Orecchino e capelli lunghi liceale espulso a Potenza
Marsico Nuovo. Parco Val d'Agri, il posto ai figli dei politici
Bozen, oltrepadania. Censimento, caos sulla dichiarazione etnica
Ungheria: S&P taglia rating a BB+/B, outlook negativo
Medvedev: depressione globale può durare anni, in Russia serve sviluppo democratico ma non caos
Orecchino e capelli lunghi liceale espulso a Potenza
di MASSIMO BRANCATI
POTENZA - «Levati quegli orecchini», ordina il preside allo studente che si era recato da lui per una giustifica. E il ragazzo che chiede «perché». E se la cosa (orecchini, capelli lunghi, jeans alla moda) sia «espressamente vietata dal regolamento scolastico». Il preside, che si sente offeso dalla «resistenza », del ragazzo lo caccia fuori dal suo ufficio: «Sei espulso». Per dovere di cronaca, bisogna dire che il dirigente scolastico chiamato in causa, il professor Angelo Raffaele Telesca, all’invito a una replica, ha risposto alla «Gazzetta» che si tratta di «una invenzione». Che «non è mai accaduto nulla» e che la vicenda nasce dalla «volontà di strumentalizzazione della famiglia e di qualcun altro».
LO SCONTRO - Sono i genitori dello studente (che non ha ancora 18 anni ma per il quale chiedono espressamente, e con il consenso dell’interessato, di rendere noti nome e cognome) a ricapitolare il racconto del figlio nella nota inviata al Dirigente dell'Ufficio scolastico regionale: «Sei una vergogna per questa scuola. Questa scuola non ti vuole, sei espulso. Non sai stare in società, hai problemi psicologici, ti serve aiuto, ci attiveremo per aiutarti. Hai infranto le regole scritte di questa scuola».
ESPULSO - La conclusione del preside contro «l'arroganza» del ragazzo: «Sei espulso con effetto immediato. Tu fai l'ultimo anno, ci sono gli esami di Stato, vero? Ne pagherai le conseguenze». E rivolgendosi ai presenti concludeva: «Attenzione a tutti, è un elemento pericoloso. Questa scuola non ti vuole, sei espulso dalla mia scuola, vai via».
La storia comincia la mattina del 29 ottobre scorso. E poi prosegue con ulteriori capitoli il 3 e il 5 novembre successivi. Teatro è il liceo Pier Paolo Pasolini di Potenza. Va avanti fra incomprensioni, scontri, intervento della polizia, lettere all'amministrazione scolastica, impossibilità (perché impediti, sostengono loro) dei genitori di poter avere copia dell'ammonizione scritta, a firma del dirigente scolastico, con le relative motivazioni a carico dello studente; i riferimenti dei componenti dell'organo di garanzia dell'istituto; i nominativi dei rappresentanti della componente genitoriale della rappresentanza scolastica; gli orari di ricevimento dei docenti della quinta C, classe frequentata da Stefano. Protagonisti, con lo studente Stefano Lorusso, il dirigente scolastico Angelo Raffaele Telesca, e poi i genitori e la zia dello studente, Giovanni Sergio Lorusso, Mariangela Salvatore e Graziella Salvatore.
IL RACCONTO DELLA FAMIGLIA - La ricapitolazione della famiglia non si ferma ai primi concitati momenti, quando il preside ha ordinato l'espulsione immediata di Stefano: «Nostro figlio esce dall'ufficio del preside, accompagnato sempre dal collaboratore scolastico, spaventato, intimorito, frastornato e umiliato. Non sapeva cosa fare. Non aveva con sé il cellulare per chiamarci. Nè il dirigente Telesca, trovandosi davanti a un minore, ha ritenuto di chiamare noi genitori, venendo meno al suo dovere di educatore. Ma soprattutto violando la legge e anche il regolamento della sua stessa scuola. In quei momenti di disorientamento, nostro figlio incontra la sua docente di italiano la quale si preoccupa e si occupa di nostro figlio impedendogli di uscire dalla scuola. Preoccupandosi di trattenere il ragazzo e di farlo rientrare in classe. Ha cercato di mediare con il dirigente. Lo stesso ha confermato che il motivo della espulsione di nostro figlio dalla scuola è stata “causata dagli orecchini e dall'arroganza del ragazzo”».
LA DOCENTE - La docente fa presente al preside che Stefano Lorusso è sempre stato un allievo educato, intelligente e che non ha mai dato problemi (cosa peraltro confermata solo pochi giorni prima, il 28 ottobre, ai Lorusso durante le udienze scolastiche). La stessa prof ha invitato il ragazzo a chiedere scusa al preside per chiudere lì quella vicenda. E Stefano Lorusso si affida alla sua insegnante: rientra nell'ufficio del dirigente scolastico, si toglie gli orecchini, chiede scusa. A questo punto il dirigente permette al ragazzo di tornare in classe, ma lo ammonisce comunque formalmente sul registro di classe. Pare gli contestasse molteplici violazioni dei regolamenti. E l'atteggiamento arrogante tenuto con docenti e capo d'istituto.
I GENITORI A SCUOLA - Venuti a conoscenza dei fatti i genitori di Stefano, alla ripresa delle lezioni, il 3 novembre, seppur non convocati dal preside, si recano a scuola per chiedere chiarimenti e capire che cosa fosse accaduto. Il preside prima nega di aver «cacciato» il ragazzo minore dalla scuola. Ribadisce comunque, nei confronti del ragazzo, l'accusa di arroganza. Poi, lo stesso dirigente ordina ai Lorusso di andare via dalla sua scuola. Con un consiglio: «quello di iscrivere nostro figlio in un altro liceo. Inoltre, ci impedisce di parlare con i docenti di nostro figlio e di verificare con loro l'accaduto. Intima inoltre a docenti e personale di non parlare con noi e rifiuta di informarci sull'orario di ricevimento dei professori». I Lorusso inoltrano formale richiesta di poter conferire con i docenti, mentre la zia di Stefano chiedeva un intervento dell'Ufficio scolastico regionale. Inutilmente.
LA ZIA A SCUOLA - Il 5 novembre alla scuola, con delega dei genitori di Stefano, si reca Graziella Salvatore, la zia. Chiede informazioni sugli orari di ricevimento al direttore amministrativo della scuola che protocolla la richiesta ma non fornisce alcuna notizia. Non riesce a trovare l’indicazione degli orari di ricevimento neppure in bacheca. Entra in scena a questo punto il dirigente scolastico che, dopo aver rifiutato di stringere la mano alla signora, le intima di non oltrepassare la soglia («sarebbe violazione di domicilio»), si rifiuta anche stavolta di fornire qualsiasi informazione, minaccia la donna di «querela per diffamazione» continuando a intimare a docenti e personale di non parlare con la Salvatore. Infine – dicono i Lorusso – «nella concitazione, prende per un braccio la signora e la spinge verso la porta».
LA POLIZIA A SCUOLA - Graziella Salvatore allora chiede l'intervento della Polizia. Dopo qualche ora di attesa, con telefonate al dirigente scolastico (che ha fornito la sua versione alla Questura, versione ovviamente diversa da quella della famiglia di Stefano), la Polizia arriva al liceo procedendo con i rilievi del caso. Intanto i genitori hanno contestualmente chiesto l’intervento dell’Ufficio scolastico sui fatti denunciati. Attualmente risultano essere in corso gli accertamenti
Marsico Nuovo. Parco Val d'Agri, il posto ai figli dei politici
Cinque concorsi a tempo per i parenti degli amministratori e i simpatizzanti di partito. Uno dei concorsi ripetuto due volte. E quello per il settore turistico sparito nel nulla
22/12/2011 MARSICO NUOVO - Ricordate la polemica che investì il Parco dell’Appennino Val d’Agri a seguito del commissariamento da parte dell’allora ministro Prestigiacomo, che, scavalcando il presidente della Regione Vito De Filippo, nominò il commissario del Pdl, Domenico Totaro? Furono giorni di guerra, combattuta anche a colpi di ricorso nelle aule del tribunale amministrativo, che alla fine diede ragione al ministro. A ben guardare oggi si capisce ancora meglio cosa significhi avere il proprio uomo al posto giusto. E in effetti, a distanza di anni dalla risoluzione della controversia, più che alla gestione di un Parco nazionale sembra di essere di fronte alla conduzione di un’azienda familiare. Dove a entrare attraverso il portone principale sono per lo più i parenti di politici e amministratori. Insomma, la gestione dei posti di lavoro, anche al Parco dell’Appennino Val d’Agri, sarebbe funzionale al mantenimento di un certo tipo di consenso politico. Ammenoché non si voglia concludere che tutti quei nomi famosi assunti, anche se a tempo determinato dall’ente, non siano altro che una casualità. Ecco cosa è successo tra febbraio e giugno del 2011. L’ente guidato da Totaro mette a bando ben cinque concorsi per varie figure professionali: si cercano specialisti funzionari e collaboratori amministrativi, funzionari tecnici e addetti al sttore turismo . I contratti sono solo a tempo determinato ma prorogabili ulteriormente. Hanno accesso anche coloro che hanno attivato convenzioni con l’ente, per brevi periodi di lavoro. E guarda caso molti dei fortunati vincitori di concorso corrispondono ai nomi di coloro che al Parco erano già conosciuti. Ma, soprattutto, noti sono soprattutto i loro parenti. Nel gruppo infornato a giugno troviamo a esempio, la figlia del vicesindaco di Marsico Nuovo, Pasquale Casaletto; Donata Coppola è la moglie del segretario del Pdl di Tramutola, Donata Coppola, e figlio dell’ex senatore Alfredo Pierri. Simona Aulicino è invece vicina al Pdl. Teresa Orlando è la figlia dell’ex sindaco di Moliterno, Nicola Orlando, pure consigliere provinciale. E a riprova del fatto che quando si parla di posti di lavoro da spartire Pd e Pdl sanno bene come intendersi, tra i fortunati assunti troviamo anche il figlio dell’ex assessore alla Viabilità della Provincia di Potenza e attuale consigliere regionale, Pasquale Robortella, fedelissimo di De Filippo. Tutto quello che è successo in questi mesi a Marsico probabilmente è solo una coincidenza. Anche perché per tutti gli esami erano previste le prove sia scritte che orali. Eppure ci sono delle anomalie che hanno accompagnato gli iter concorsuali. A cominciare dalle selezioni del concorso per organi collegiali. Le prove sono state sostenute la prima volta, poi si è deciso di rifare il concorso. Forse perché, viene da pensare maliziosamente oggi, l’esito non è stato quello sperato. A vincere la riedizione del concorso proprio Simona Aulicino, vicina agli esponenti del Pdl. Un vero e proprio mistero aleggia, invece, intorno al concorso per addetti al turismo. Le prove sono state svolte regolarmente. Poi non se n’è saputo più niente, il bando è scomparso anche dal sito. Mistero fitto. Quel che è certo è invece che, se queste semplici coincidenze fossero confermate, ne uscirebbe il quadro un ente pubblico gestito come se fosse una cosa privata.
Mariateresa Labanca
Bozen, oltrepadania. Censimento, caos sulla dichiarazione etnica
Per alcuni rilevatori non si può barrare la casella «altro», ma le versioni sono discordanti
BOLZANO. Censimento caos. Sono saltate le regole sulla dichiarazione anonima di appartenenza ai gruppi linguistici. La categoria «altro» sembra scomparsa. Nelle case degli altoatesini i rilevatori si muovono in ordine sparso. Diverse segnalazioni all'Alto Adige attestano rilevatori che invitano a barrare la casella solo su «italiano», «tedesco» o «ladino». Episodi gravissimi, denunciano i Verdi. Con il censimento gli altoatesini sono chiamati a compilare la dichiarazione di appartenza ai gruppi linguistici.
Per la prima volta il modulo è anonimo. Esiste ancora la dichiarazione nominativa, ma viene archiviata in tribunale. La scheda prevede la possibilità di barrare la casella di appartenza al gruppo tedesco, italiano o ladino. Ma non solo, è anche prevista la possibilità di dichiararsi «altro», aggregandosi a uno dei tre gruppi. Già questa impostazione è stata criticata da chi chiede un pieno riconoscimento dei mistilingui. Ma non sta andando così. Il censimento è agli sgoccioli. Nella maggior parte dei comuni le operazioni si concluderanno il 31 dicembre. Fanno eccezione Bolzano e i centri principali, dove ci sarà tempo fino al 31 gennaio. Proprio in questi giorni scoppia il caso del censimento dei gruppi.
Diverse segnalazioni raccontano versioni antitetiche su come il modulo viene presentato dai rilevatori. Alcuni rilevatori stanno presentando il modulo avvertendo di barrare solo una delle tre caselle, tedesco, italiano,
ladino. E la casella «altro» con possibilità di aggregarsi a uno dei tre gruppi? Era l'opzione ritenuta più sensata
, anche se non perfetta, per mistilingui, stranieri e in generale chi rifiuta il sistema delle gabbie linguistiche. Niente da fare. I rilevatori riferiscono che quell'opzione non esiste più.
«E' stato un errore predisporre la scheda in questo modo, ma ormai erano state stampate decine di migliaia di moduli. Dopo il corso preparatorio ci hanno avvisato di non fare compilare la parte sottostante», spiegano. Strano che l'appuntamento statistico più importante del decennio venga gestito in questo modo, soprattutto su un tema di tale sensibilità. Ma non basta. Non tutti i rilevatori si stanno comportando così. I racconti di altri bolzanini visitati a casa per compilare la dichiarazione di appartenza vanno in direzione opposta.
I rilevatori presentano il modulo e non dicono nulla a proposito della categoria «altro», che viene dunque lasciata a disposizione dei cittadini. Contattati, alcuni di queti rilevatori cadono dalle nuvole: «Nessuno ci ha detto che la scheda sia errata in qualche parte». Serve una ulteriore prova. Al numero verde dell'Astat 800649122 abbiamo provato a chiedere se è possibile barrare la casella «altro».
Risposta sorpresa dell'operatrice: «Certamente». D'altronde era stato così anche nel 2001, quando si contarono 9.587 dichiarazioni «altro». Incredula Brigitte Foppa, la co-portavoce dei Verdi, che hanno basato la campagna di disobbedienza al censimento invitando ad annullare la scheda o eventualmente a dichiararsi «altro»: «Sono notizie gravissime. Verificheremo le segnalazioni riservandoci di prendere provvedimenti. Non è accettabile che qualcuno dica che non si può barrare "altro", mentre anche a me l'impiegato del centro civico di Bolzano non ha detto nulla. Ho invece protestato perché non garantivano privacy al momento della complilazione». (fr.g.)
Ungheria: S&P taglia rating a BB+/B, outlook negativo
Standard & Poor's ha tagliato il rating dell'Ungheria al più alto livello tra quelli spazzatura, a BB+/B da BBB-/A-3. L'outlook è negativo. La decisione giunge al termine del processo di revisione che era stato messo in atto lo scorso mese. L'outlook negativo, spiega S&P, sta a indicare che c'è una possibilità su tre che il rating del Paese subisca un altro downgrade nel prossimo anno fiscale, se le condizioni dovessero peggiorare.
Il downgrade riflette il continuo indebolimento della credibilità e l'imprevedibilità delle politiche del Paese. "Crediamo che questo indebolimento", spiegano gli analisti, "complichi il terreno di azione per gli investitori". L'agenzia ha sottolineato che i cambiamenti apportati alla costituzione e al funzionamento di alcune istituzioni indipendenti come la banca centrale del Paese e la Corte costituzionale hanno minato l'efficacia delle istituzioni del Paese. Di conseguenza tutto ciò "probabilmente avrà un impatto negativo sul piano degli investimenti e di bilancio, fattore che peserà sulle prospettive di crescita di medio termine del Paese".
I rischi al ribasso sul profilo del credito del Paese sono aumentati anche a causa del peggioramento dello scenario economico interno e globale. Il Ministero dell'economia ungherese ha commentato la decisione dell'agenzia dichiarando che il downgrade è dovuto alla crisi dell'Eurozona e non al deterioramento dei fondamentali dell'economia dell'Ungheria. L'agenzia ha anche rivisto al ribasso il giudizio sulla Banca centrale del Paese, la National Bank of Hungary, a BB+ da BBB-.
Medvedev: depressione globale può durare anni, in Russia serve sviluppo democratico ma non caos
«La depressione globale» dell'economia «può andare avanti alcuni anni» e «ci aspettano momenti non semplici», ma «la Russia ha superato con onore la crisi, e penso che supereremo anche le minacce ora all'orizzonte». Lo ha detto il presidente russo Dmitri Medvedev nel suo messaggio alle Camere unite, il quarto e l'ultimo del suo mandato, visto che la prossima primavere ci saranno in Russia le presidenziali con il premier Vladimir Putin.
La Russia dovrebbe poter vivere grazie ai propri mezzi, a fronte della prossima «depressione globale», ha spiegato il capo di stato, sottolineando «la paura per le principali riserve in valuta», ma anche la forza delle economie «in via di sviluppo» che secondo Medvedev «non possono compensare la precedente locomotiva» del mondo sviluppato.
Il presidente russo ha sottolineato che in questi anni ha lavorato per «mantenere la stabilità economica» e per garantire il futuro dei cittadini della Federazione russa. «Io mi prendo in pieno la responsabilità per quello che ancora va fatto e so che tutto ci riuscirà», ha detto.
Le riforme politiche
«La Russia ha bisogno di sviluppo democratico e non di caos». E' stato questo il messaggio di Medvedev alla piazza, così il presidente ha infatti commentato le proteste contro i presunti brogli nelle elezioni per la Duma del 4 dicembre. Una nuova manifestazione è prevista per il 24 dicembre. «È un buon segno che la società stia cambiando e che i cittadini stiano esprimendo la loro posizione in modo più attivo, ponendo domande legittime alle autorità - ha detto - è un segno che la nostra democrazia sta crescendo e maturando». «La partecipazione popolare - ha sottolineato Medvedev - è una buona tendenza di cui beneficerà il nostro Paese come anche della crescente competizione politica che ci impone di migliorare la qualità del nostro lavoro e di rispondere ai problemi di milioni di famiglie russe più velocemente».
Il presidente russo, che ha spostato a dicembre il discorso di solito tenuto a novembre proprio per parlare davanti alla nuova Duma uscita dalle urne, ha poi sottolineato la necessità di una «riforma completa» del sistema politico russo. Nel quadro di queste riforme, Medvedev ha sottolineato tra l'altro la «necessità» di tornare alle elezioni dirette dei governatori regionali oggi nominati dal Cremlino, dopo una riforma voluta dal Putin nel 2004, e ha auspicato la creazione di un tv pubblica indipendente dallo stato.
22 dicembre 2011
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