giovedì 19 gennaio 2012

Federali_mattino_19.1.12. L’Italia padana e’ munnezza. - Per Egan-Jones il rating dell'Italia e' gia' dallo scorso novembre a BB, livello junk.---Moody's, in 2012 recessione per Italia e altri 3 Paesi. L'Italia, la Grecia, il Portogallo e la Spagna saranno in recessione nel 2012, ma questo sarà un anno difficile anche per la Germania dove la crescita del Pil rallenterá in modo notevole dal 3,1% del 2011 allo 0,5% del 2012.---L’agenzia di rating Fitch conferma quanto già era emerso dalle parole del suo direttore generale Edward Parker, a proposito di un imminente declassamento dell’Italia, entro la fine del mese.---Sviluppo Sud: (...) offrire ai cittadini informazioni e strumenti per conoscere in tempo reale le nostre decisioni, per valutarle e per esprimere la loro motivata “voce”.

Rifiuti, l'ira di Emiliano «Siamo costretti ad aumentare la Tarsu»
Sciopero tir, Sicilia in ginocchio
Regione Basilicata acquista da Enel terreno intorno al lago di Monticchio
Sviluppo Sud, incontro Governo-Enti locali
Fitch conferma ipotesi declassamento, ora rischio collaterali BCE
Germania: Egan-Jones, taglia rating su debito ad AA-, Outlook Negativo
Moody's, in 2012 recessione per Italia e altri 3 Paesi



Rifiuti, l'ira di Emiliano «Siamo costretti ad aumentare la Tarsu»
BARI - Sembrano essersene accorti soltanto loro due, e chissà se è davvero un caso. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, e Michele Emiliano, accomunati in questi mesi da voci che li vorrebbero alla testa di un nuovo partito del Sud: gli unici a lanciare l’allarme sugli effetti disastrosi che il decreto Monti avrà sui bilanci e - a cascata - sulle tasche dei cittadini. Per far quadrare i conti, infatti, i Comuni (in particolare quelli del Mezzogiorno) saranno obbligati ad aumentare le aliquote di Ici (ora Imu) e Tarsu (ora Tres). Emiliano, che ieri ha partecipato a Palazzo Chigi all’incontro con il premier Monti e i governatori del Sud, nelle scorse settimane aveva scritto al presidente dell’Anci, Graziano Delrio, per segnalare gli effetti perversi innescati dall’articolo 13, comma 17, del Dl 201/2011. La norma prevede infatti che lo Stato taglierà l’ammontare dei trasferimenti disposti attraverso il fondo perequativo di una somma pari a quella che i Comuni incasseranno dall’applicazione dell’aliquota base di Imu e Tres. Detto in altri termini: a livello di entrate, applicando la sola aliquota base i Comuni non incasseranno nemmeno un centesimo in più.
«Tutti i comuni - scrive Emiliano - si vedranno costretti ad utilizzare in maniera pesante la “leva fiscale” al fine di assicurare perlomeno l’equilibrio di bilancio con la tenuta dei servizi essenziali ed obbligatori per legge, il tutto unitamente all’ulteriore gravame di dover spiegare ai propri concittadini l’assenza di benefici per le casse comunali derivanti dall’introduzione ed innalzamento del prelievo fiscale». Da quest’anno lo Stato non rimborserà più ai Comuni il mancato gettito dell’Ici «prima casa». Trasferimenti che saranno compensati, appunto, attraverso il fondo sperimentale di riequilibrio (e a regime, dal 2014, attraverso gli effetti della cedolare secca).
Ma, appunto, il decreto Monti ha di fatto azzerato l’utilità del fondo di riequilibrio: messa così, infatti, non riequilibria un bel niente. «Questa norma assomiglia molto al gioco delle tre carte - dice l’assessore al Bilancio, Gianni Giannini -: qui vince sempre il banco, cioè il ministero dell’Economia. Il governo Monti non ha fatto altro che scaricare sui Comuni la responsabilità di un incremento delle aliquote, incremento al quale noi saremo costretti per far quadrare i nostri conti». Con un’ulteriore beffa: se l’applicazione delle nuove aliquote di base dovesse produrre un gettito superiore all’ammon - tare dei trasferimenti previsti attraverso il fondo di riequilibrio, i Comuni dovranno versare allo Stato la differenza. L'Imu prevede un'aliquota base dello 0,76% (7,6 per mille), che i Comuni possono aumentare o diminuire sino a 0,3 punti percentuali. Per l'abitazione principale l’aliquota scende allo 0,4%, con una «leva» in aumento o in diminuzione pari a due punti base.
A Bari è ancora troppo presto per fare previsioni: gli uffici aspettano infatti che le nuove norme si cristallizzino, e poi effettueranno una serie di simulazioni. Sull’Imu, ad esempio, bisogna partire dal gettito Ici registrato nel 2007, applicare le rivalutazioni sui cofficienti catastali (anche queste di competenza statale) e verificare come è variata la base imponibile. Sull’aliquota per la prima casa (lo 0,4%) Bari registrerà una perdita secca dello 0,025% (nel 2007 l’imposta era infatti dello 0,425%). Sull’aliquota base, per il meccanismo spiegato prima, le rivalutazioni catastali andranno a esclusivo vantaggio del bilancio statale. L’unica possibilità di aumentare il gettito è dunque di agire sulle aliquote. E lo stesso discorso può essere ripetuto anche per la Tres. Se ne saprà di più nelle prossime settimane. «Di certo - spiega Giannini - dovremo riscrivere i regolamenti tributari in vigore, oramai non più applicabili né emendabili. Dopodiché, dopo aver ascoltato le forze politiche e le parti sociali, prenderemo una decisione sulle aliquote». Le previsioni, però, non sono positive. Nella lettera a Delrio, infatti, Emiliano sottolinea la «consapevolezza delle problematiche quasi insormontabili» che i Comuni «dovranno affrontare in ordine alle ricadute dirette sui territori amministrati», e chiede all’Anci di consultare i ministeri dell’Economia e dell’Interno per chiarire la portata del «comma 17» e indicare ai Comuni «la via maestra nella redazione dei bilanci di previsione». [m.s.]

Sciopero tir, Sicilia in ginocchio
Nuovi blocchi nel Catanese, manifestazione sulla Palermo-Agrigento, tensione a Gela. Esaurita la benzina, scarseggiano le scorte nei supermercati
di ALFREDO PECORARO (ANSA)
PALERMO. Il picco di tensione si è raggiunto a Gela con i blocchi che hanno impedito per diverse ore agli operai turnisti di entrare nella Raffineria per lavorare e ad Agrigento dove decine di trattori in corteo hanno invaso il centro della città. Nel resto della Sicilia, da Siracusa a Palermo da Messina a Catania i supermarket sono semivuoti, manca l'acqua minerale e negli scaffali gran parte dei prodotti sono esauriti. Molti distributori di carburante sono ormai chiusi e nei pochi rimasti aperti le code sono lunghissime. A Priolo, i bar hanno abbassato le saracinesche, a Siracusa la Prefettura ha disposto la scorta delle autobotti per il rifornimento della ambulanze, delle auto delle forze dell'ordine e dei mezzi dell'aeroporto Fontanarossa. Questa è la Sicilia al terzo giorno di sciopero dei tir, con blocchi in diverse zone dell'isola e con le tradizionali organizzazioni che invocano l'intervento del premier Mario Monti.
Autotrasportatori,agricoltori e pescatori presidiano strade, porti e tangenziali, rallentano la circolazione per distribuire volantini e impediscono i rifornimenti a grandi magazzini, industrie, distributori di benzina. Ma se Confindustria e le altre organizzazioni si dissociano e chiedono con insistenza al governo di mettere fine alla protesta che sta causando notevoli danni alle imprese, la mobilitazione, messa in piedi dai trasportatori dell'Aias e dal movimento agricolo dei 'Forconi', sta suscitando sempre più consensi tra altre fasce della popolazione. Ai pescatori di alcune marinerie, come Catania e Santa Flavia, oggi si sono aggiunti gruppi di artigiani e commercianti mentre gli studenti hanno organizzato manifestazioni di solidarietà dopodomani. A fianco dei manifestanti anche Giacomo Scala, presidente dell'Anci Sicilia, l'associazione dei comuni.
In ogni Prefettura sono operative le unità di crisi, mentre polizia e carabinieri controllano l'ordine pubblico nelle zone più calde: raffinerie, porti, svincoli di strade statali come a Bolognetta (Pa) e lungo lo scorrimento veloce per Sciacca (Ag). In piazza assieme a padroncini e agricoltori, senza bandiere di partito e sindacali, sono scesi anche gruppi di militanti di Forza Nuova e anarchici. Così alle iniziali rivendicazioni - riduzione del costo del carburante e dei pedaggi autostradali - si aggiunge il malessere sociale dovuto all'aumento delle tasse, alla crisi economica, al calo dei consumi. A Catania, per esempio, hanno sfilato in corteo, assieme agli agricoltori, anche singoli commercianti e con loro il vescovo di Caltagirone, Calogero Petri. A Gela in piazza pure i lavoratori edili che si sono accodati al corteo funebre organizzato dagli agricoltori che hanno portato in spalla il feretro: un tronco d'albero a forma di croce con attorno carciofi, peperoni, arance e melenzane. A Vittoria il mercato ortofrutticolo, il più grande d'Italia, è rimasto chiuso. Stesse scene a Pachino, dove si produce il pomodorino. "Se si continua così i negozi di alimentari saranno costretti a chiudere", dice Antonella Di Liberto di Confcommercio Palermo. Per la Coldiretti, invece, decine di tonnellate di alimenti stanno marcendo nei tir e il Codacons annuncia esposti. Il governatore Raffaele Lombardo ha convocato un incontro a Palazzo d'Orleans. Con i nove prefetti dell'isola domattina ci saranno anche i rappresentanti dell'Aias, dei 'Forconi' e dei pescatori. Delegazioni di manifestanti saranno ascoltate domani anche dalle commissioni dell'Assemblea regionale siciliana. Autotrasportatori e 'Forconi' contestano il monopolio della grande distribuzione che costringerebbe "alla fame" i piccoli produttori, mentre i prezzi al consumo continuano ad aumentare.

Regione Basilicata acquista da Enel terreno intorno al lago di Monticchio
POTENZA – La Regione Basilicata ha acquistato dall’Enel il terreno che circonda il Lago grande di Monticchio, a Rionero in Vulture (Potenza), su una superficie complessiva di circa 22 ettari per un costo complessivo di 250 mila euro: il contratto è stato firmato stamani, a Potenza, nel corso di un incontro a cui hanno partecipato il governatore lucano, Vito De Filippo, l’assessore regionale all’ambiente, Agatino Mancusi, e il responsabile dell’Unità immobiliare di Enel Servizi, Fiorentino Galasso.
L'Enel servizi aveva deciso di vendere i terreni circostanti il lago nel 2007, attraverso la società Dalmazia, con un bando pubblicato il 19 luglio: la Regione ha deciso poi di acquisire il lotto, ricevendo diritti e doveri che derivano dall’immobile, compresa la convenzione tra la Dalmazia e la Provincia di Potenza, che ne è ente gestore. “Si tratta di un grande sforzo della Regione – ha detto De Filippo – in un momento di crisi economica che porta gli enti pubblici a dismettere i beni, non ad acquisirli. Abbiamo però voluto comprare i terreni per tutelarli e valorizzarli, anche attraverso gli investimenti dei Piot, per una pagina importante della nostra attività amministrativa”. Per Mancusi, “ora è il momento dello sviluppo concreto dell’area, che pur essendo sotto tutela 'Sic' può avere un percorso comune di crescita sostenibile”. Galasso ha infine spiegato che al bando avevano partecipato “anche investitori privati, ma quella con la Regione è stata una trattativa articolata portata avanti con un obiettivo reciproco: fare in modo che fossero i cittadini lucani e quelli provenienti da ogni dove a godere della bellezza dei luoghi che circondano i laghi di Monticchio”.

Sviluppo Sud, incontro Governo-Enti locali
17 Gennaio 2012
“Lo sviluppo del Mezzogiorno è un contributo decisivo per una crescita sostenibile e durevole dell’Europa”: con queste parole il Presidente del Consiglio Mario Monti ha commentato l’incontro tenutosi questa mattina a Palazzo Chigi, alla presenza dei Ministri Fabrizio Barca, Corrado Clini, Corrado Passera e Francesco Profumo, con i Presidenti delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, i sindaci dei capoluoghi di Regione del Sud e un rappresentante dei piccoli comuni meridionali indicato dall’Anci.
L’incontro di questa mattina ha permesso di proseguire il lavoro iniziato il 15 dicembre scorso e di definire le linee del documento “Il Mezzogiorno per l’Europa” che farà il punto sugli interventi in corso, in vista degli appuntamenti tra il Governo e le istituzioni UE in agenda per le prossime settimane, sulla base dello stesso spirito di leale e forte collaborazione tra i vari livelli di governo.
Nato dall’esigenza di dare conto dell’attuazione degli impegni per il rilancio del Sud, assunti nel Vertice Euro del 26 ottobre 2011, il documento indicherà in primo luogo i principi che informano in questa fase l’azione congiunta di tutti i livelli di governo:
• integrare politica regionale e nazionale per lo sviluppo, rafforzando i presidi di competenza offerti dal Governo centrale;
• ridurre l’incertezza dei flussi di finanza pubblica, anche con la deroga introdotta per il cofinanziamento dei fondi comunitari;
• concentrare gli interventi su un numero limitato di priorità, sviluppando l’azione del precedente Governo: scuola, sicurezza e giustizia; mobilità; cura degli anziani e dell’infanzia; interventi su frane e versanti; promozione dell’innovazione come volano di sviluppo dell’industria e dei servizi sociali;
• mettere al centro i risultati attesi e non solo i processi per conseguirli;
• offrire ai cittadini informazioni e strumenti per conoscere in tempo reale le nostre decisioni, per valutarle e per esprimere la loro motivata “voce”.
Lungo queste linee, il documento conterrà i progressi compiuti rispetto al 15 dicembre nell’attuazione del Piano di Azione Coesione (fondi regionali comunitari). Rimarcherà inoltre l’impegno in atto ad avviare l’utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione (fondi regionali nazionali), sulla base delle azioni concordate tra Stato e Regioni, attraverso l’attuazione degli interventi delle delibere CIPE e di nuove, imminenti delibere.
Riguardo entrambi i fondi regionali, verranno segnalati all’Europa gli specifici interventi in atto di particolare rilevanza per il rilancio dello sviluppo del Sud, e le azioni di rigore e semplificazione con cui le Regioni partecipano all’impegno dell’intero Paese in questa direzione.
Il documento conterrà anche i principali provvedimenti per il Sud già approvati dal governo: si tratta, in particolare, di 9,6 miliardi di euro sbloccati per il potenziamento delle reti infrastrutturali; dell’avvenuto superamento dello squilibrio di risorse per garantire il funzionamento dei servizi di trasporto pubblico locale; dell'impegno concreto e già in atto per colmare entro il 2013 il divario digitale, accelerando fortemente lavori e procedure.
Nei prossimi giorni, i tecnici dell’amministrazione centrale continueranno il lavoro a sostegno degli interlocutori delle Regioni, per la definizione della programmazione degli interventi e dei fondi alla base del documento.
Infine, nel corso della riunione il governo ha assicurato alle istituzioni locali la propria disponibilità a individuare una soluzione condivisa sul tema del trasporto ferroviario di lunga percorrenza.

Fitch conferma ipotesi declassamento, ora rischio collaterali BCE
Giuseppe Timpone - 18 gennaio 2012
L’agenzia di rating Fitch conferma quanto già era emerso dalle parole del suo direttore generale Edward Parker, a proposito di un imminente declassamento dell’Italia, entro la fine del mese. In un’intervista realizzata alla trasmissione “Ballarò” e mandata in onda ieri sera, il capo analista David Riley ha affermato che l’Italia ha una valutazione A+, che risulterebbe essere alta, rispetto ai rendimenti che continuano ad essere molto sostenuti sul mercato secondario.
Sempre secondo Riley, l’Italia avrebbe già fatto progressi con le ultime misure approvate, ma è molto probabile che entro gennaio si vada verso un “downgrade” dei suoi titoli. Sullo sfondo c’è lo scenario di un default greco, che potrebbe avvenire molto probabilmente a marzo.
Una delle conseguenze negative di questa nuova ondata di declassamenti verso il nostro Paese sarebbe sul piano delle garanzie richieste per i titoli depositati in cambio di liquidità della BCE.
Infatti, la scorsa settimana, i nostri titoli di stato sono passati in serie B, dopo che Standard & Poor’s li ha declassati a BBB+. Questo prevede un modo differente di calcolo delle garanzie prestate dalle banche, perché la BCE effettua un taglio del 5,5% sul loro valore, a fronte dei prestiti accordati, se parliamo di titoli con rating A; ma se questi hanno giudizio B, allora il taglio sarebbe del 10,5%.
In poche parole, le banche italiane riceverebbero minori prestiti per il 5%, a fronte dello stesso importo richiesto da banche che presentano in garanzia bond con rating A.
Per questo, il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, ha chiesto che la BCE non dia seguito a questa politica, attenuando così le conseguenze negative del declassamento di Standard & Poor’s e degli altri in arrivo.

Germania: Egan-Jones, taglia rating su debito ad AA-, Outlook Negativo
18 Gennaio 2012 - 18:53
 (ASCA) - Roma, 18 gen - Egan-Jones, agenzia di rating che copre oltre 1.250 emittenti di obbligazioni, ha tagliato il merito di credito sul debito pubblico della Germania da AA a AA-, a causa dell'aumento degli impegni finanziari di Berlino per sostenere l'Eurozona.
 Egan-Jones, fondata nel 1995, fornisce servizi agli investitori istituzionali ed e' generalmente piu' severa di S&P, Moody's e Fitch che insieme controllano il 60% delle quote di mercato del business del rating.
 Per Egan-Jones il rating dell'Italia e' gia' dallo scorso novembre a BB, livello ''junk(spazzatura)''. La societa' di rating Usa e' stata la prima, tra le anglossassoni, la cinese Dagong lo aveva gia' fatto, ha togliere la tripla A al debito pubblico degli Stati Uniti.
com/men

Moody's, in 2012 recessione per Italia e altri 3 Paesi
L'Italia, la Grecia, il Portogallo e la Spagna saranno "in recessione nel 2012", ma questo sarà un anno difficile anche per la Germania dove "la crescita del Pil rallenterá in modo notevole dal 3,1% del 2011 allo 0,5% del 2012". E' questa la previsione dell'agenzia internazionale di rating Moody's che in una nota, spiega che stima nei paesi in recessione, un aumento dei fallimenti, e un calo dei prezzi immobiliari, con inevitabili effetti sui prestiti erogati soprattutto alle pmi.

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