Brindisi. «Lei viene dal Sud? Allora, niente lavoro»
«Gente del Sud non ne voglio più»
Meno operai e artigiani, più manager
Il Giappone si ferma: un minuto di silenzio per le 19mila vittime
Grecia: elezioni anticipate dopo 15/4
Brindisi. «Lei viene dal Sud? Allora, niente lavoro»
di Pierluigi Potì
BRINDISI - «Un consiglio spassionato a tutti quelli che come me mandano il proprio curriculum vitae in risposta ad annunci di lavoro al nord. Visto che la legge lo permette, omettete di scrivere che siete meridionali; sotto al vostro nome, riportate solo il vostro cellulare e basta, ma non scrivete dove abitate: avrete molte più possibilità di essere chiamati almeno per un colloquio. Sperimentato sulla mia pelle: provare per credere».
Più che un consiglio, è l’amara riflessione che Giuseppe Salvia (è il nome e cognome del protagonista di questa storia che potremmo definire incredibile se non fosse che... purtroppo capita spesso) ha “postato” sul proprio profilo di Facebook dopo - come lui stesso ha detto - aver sperimentato sulla sua pelle quanto sia arduo per i meridionali in cerca di lavoro entrare nelle “grazie” degli imprenditori del nord.
Giuseppe ha 37 anni e, come una moltitudine di altri brindisini, pur avendo un diploma all’Alberghiero, è in cerca di un impiego. Avendo già lavorato al nord (e sinanche per 5 anni a Londra come vice-manager nel ristorante di un albergo a 5 stelle) ed essendosi, quindi, già calato alla perfezione in quella realtà, ha pensato bene di inviare un curriculum a più aziende del settentrione, in risposta ad alcuni annunci di lavoro: «Ovviamente - spiega il diretto interessato - ho riportato, oltre alle precedenti esperienze lavorative, tutti i miei dati, compresa la città d’origine (appunto Brindisi). Ho atteso diversi giorni, ma non ricevevo alcuna risposta. Ho provato ad insistere ed ancora niente, finchè ho inviato una mail ad un imprenditore. Non uno qualsiasi di quelli che avevano messo l’annuncio su internet, ma quello che proponeva il lavoro che più mi si addiceva. E, nella mail, ho utilizzato un escamotage, per così dire, provocatorio, chiedendogli a bruciapelo se fosse stato opportuno per me non indicare la mia provenienza. Ebbene, la risposta (che riportiamo integralmente nell’articolo in basso, ndr) mi è arrivata in men che non si dica (e per questo, comunque, lo ringrazio, quanto meno... per il tempo che mi ha dedicato) e ha subito fugato ogni mio sospetto, confermandomi, purtroppo, l’esistenza di questa discriminazione contro i meridionali».
«Non si tratta, come si potrebbe immaginare, di una discriminazione a sfondo razziale - specifica subito Giuseppe -, ma di un luogo comune che, purtroppo, etichetta il meridionale come un tipo svogliato, furbo, infido, lassista e attendista: provate a cercare su internet questo “binomio” e vedrete che, d’incanto, si apriranno migliaia di pagine e siti. Un luogo comune che ci troviamo appiccicati e che, specie negli ultimi anni (prima non era così marcato), impedisce a noi del sud di avere chance di colloqui e assunzioni di lavoro nell’Italia settentrionale. Credo dipenda in gran parte dal fatto che, in tempi più recenti, si è consolidata e radicata tra gli imprenditori una direttiva in virtù della quale le candidature di meridionali e gay sono da scartare a priori. Ma questo è un discorso sbagliatissimo: ci possono essere le “pecore nere” (come, del resto, esistono ovunque), ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio». «E questo aspetto - aggiunge - l’ho anche sottolineato nell’ultima mail che mi sono scambiato con l’imprenditore lombardo, in cui ho evidenziato (ma anche questo non è stato sufficiente) che, in tutti gli anni in cui ho lavorato al nord e a Londra, per contare i giorni di malattia che ho avuto basterebbero le dita di una sola mano».
Se per un meridionale, insomma, le opportunità di lavoro “a casa propria” sono ridottissime, quelle al nord - a tali condizioni - diventano addirittura nulle: «Eppure - conclude Giuseppe - il vero luogo comune che riguarda i meridionali è quello secondo cui sono persone solari, affabili e calorose. Basta con l’etichettarci come scansafatiche o, peggio ancora, come mafiosi. Personalmente, sono orgoglioso della mia origine, tanto è vero che l’ultima mail l’ho firmata con il mio nome e cognome, riportando tra parentesi... terrone al 100%!!!».
«Gente del Sud non ne voglio più»
«Sempre pronto a dare buoni consigli». Ma se questi sono buoni consigli...
Non ha peli sulla lingua, nè usa mezzi termini, l’imprenditore del nord nella mail di risposta al brindisino Salvia circa i chiarimenti chiesti sui motivi della mancata presa in considerazione della sua candidatura e in ordine all’opportunità di non indicare la provenienza meridionale per avere maggiori chance di essere assunto.
«Io - scrive in premessa l’imprenditore lombardo - per ben due volte nella mia vita ho sposato sicule. Avendo lavorato a Frosinone, poi in Puglia poi in Sardegna, i miei migliori amici sono di quelle parti. Quindi non posso essere accusato di razzismo e se mai lo fossi, potrebbero accusarmi di questo i nordici. Devo anche chiarire che la sua candidatura è stata per il momento accantonata perché, trattandosi di una prova con molti rischi nei primi mesi e con poche prospettive economiche preferiamo evitare di coinvolgere persone che devono trasferirsi».
«Venendo alla sua precisa domanda - continua entrando nel merito - penso che essere meridionale non è oggettivamente un vantaggio ma non per ragioni razzistiche (il razzismo è sempre stupido e lo è ancora di più quando è rivolto ai propri concittadini). Quello che svantaggia i meridionali non è uno stupido preconcetto o la superstizione. E' la statistica, fatta di numeri che non sono controvertibili. Per quelli di carattere generale, basta guardare il telegiornale e annotare da quali regioni arrivano alcuni tipi di notizie. Per ciò che riguarda il mio albergo posso dirle che è formato per il 60% da gente del nord, per il 30% da meridionali e per il 10% da stranieri: 20 persone in tutto». «Negli ultimi 12 mesi - aggiunge - ho avuto 5 dipendenti che hanno fatto lunghe malattie (superiori alla settimana) ma non per gravi disgrazie, bensì per lievi indisposizioni valutate dai medici di una durata di 2 o 3 giorni, ma che si sono poi reiterate per 4 o 5, con successivi certificati. Come se in tutti i casi il medico non avesse potuto capire di che gravità fosse la "malattia", in 4 casi su 5 le persone non sono più rientrate senza dare il preavviso. Vuole sapere la provenienza di queste persone? Statisticamente avrebbero dovuto essere 3 del nord (ovvero il 60%) e invece erano al 100% del sud».
«Inoltre - dice ancora l’imprenditore - una dipendente che ho personalmente sempre detestato, l'ultima volta che l'ho vista mi ha fatto un bel discorso: “Sono stanca di stare a Milano voglio ritornare a Napoli ma lì non troverò lavoro. Mi licenzi così prendo l'indennità di disoccupazione e mi impegno a non farle una causa di lavoro”. Musica per le mie orecchie visto che la detesto. Tuttavia ho rifiutato perché mi ritengo una persona onesta e questa sarebbe una truffa ai danni dello Stato e soprattutto di chi perde davvero il proprio lavoro. Da allora è in malattia e, oltre a truffare lo Stato, genera problemi organizzativi dell'albergo».
Ormai è un fiume in piena: «Per 10 anni, ho diretto un call center basato su 2 centrali operative, una a Milano e una a Cagliari. Stesso lavoro, stesso contratto, stesso stipendio. Si sa che i sardi sono il popolo più longevo del mondo mentre i milanesi sono grigi, malaticci e stressati. Negli anni 2005, 2006 e 2007 abbiamo fatto una statistica: su 100 giornate retribuite a Milano ne abbiamo avuto 97,6 effettivamente lavorate. A Cagliari su 100 ne abbiamo avuto 58».
«Come vede - conclude - le ho volentieri dato il mio tempo per rispondere alla sua domanda. Ora ne faccio io una a lei: se fosse un imprenditore o meglio un dirigente d'azienda costretto per vivere a dimostrare l'efficienza del prodotto offerto e la redditività del capitale investito, preferirebbe aprire la sua azienda al Nord o al sud. Preferirebbe assumere meridionali o settentrionali? Credo di conoscere la sua risposta. Per quanto mi riguarda io cerco di andare avanti senza privilegiare o postergare alcuno. Ma le assicuro che vivo male».
Meno operai e artigiani, più manager
Così il mondo del lavoro cambia faccia
Bankitalia: lo slittamento verso l'alto colpa della delocalizzazione
roma
Il mondo del lavoro in soli 16 anni ha cambiato faccia. Meno operai sì, ma anche meno impiegati, insegnanti e artigiani. Cresce invece il peso di imprenditori, manager e professionisti in settori tecnici e intellettuali. A tracciare il quadro del «Cambiamento delle opportunità lavorative in Italia» è uno studio pubblicato da Bankitalia. Il 'paper' mostra uno slittamento verso le alte qualifiche e indica, tra le motivazioni, anche la delocalizzazione di attività per acquisizione dati o assembleamento prodotti.
Il Giappone si ferma: un minuto di silenzio per le 19mila vittime
Tokyo, 11 mar. - (Adnkronos) - Un minuto di silenzio. Il Giappone si è fermato oggi alle 14.46 (ora locale, le 6.46 in Italia), l'ora della tragedia, per ricordare, con un minuto di silenzio, le 19 mila vittime, contando anche i 3000 dispersi, del terremoto e dello tsunami che un anno fa devastarono il nord est del Paese.
L'imperatore Akihito, l'imperatrice Michiko e il primo ministro Yoshihiko Noda hanno preso parte a una cerimonia commemorativa a Tokyo. "Spero che i cuori delle persone siano sempre con coloro che sono stati colpiti e che tutti continuino a lavorare per migliorare le condizioni delle aree colpite", ha detto Akihito, che a metà febbraio si e' sottoposto a un intervento di bypass.
L'imperatore ha anche espresso la propria gratitudine per il sostegno ricevuto dal Giappone da ogni parte del mondo. "Molte persone dall'estero hanno risposto al disastro inviandoci squadre di soccorso e offrendo aiuto in vari modi. Sono profondamente riconoscente per la gentilezza mostrata dalla gente di tutto il mondo", ha detto ancora Akihito.
La scossa di magnitudo 9 che colpì il nord est del Giappone e il conseguente tsunami causarono il più grave disastro nucleare dai tempi dell'incidente di Chernobyl del 1986. Oltre 19mila persone morirono a causa del sisma e dello tsunami, che distrussero oltre 370mila abitazioni e edifici.
Molto è stato fatto sul fronte della ricostruzione: le strade sono state rispristinate e gran parte dell'enorme quantitativo di macerie, rimossa, ma 260mila persone vivono ancora in alloggi di fortuna nelle prefetture di Iwate, Myagi e Fukushima.
Una situazione che ha sollevato critiche in Giappone, dove si punta il dito contro la lentezza con cui le autorita' stanno rispondendo all'emergenza ricostruzione. Il premier Noda ha promesso di accelerare le attivita' nelle regioni colpite. "Il governo lavorera' per favorire la ricostruzione, senza ulteriori ritardi, nella zone colpite", ha detto Noda.
Grecia: elezioni anticipate dopo 15/4
Al termine della Pasqua ortodossa
11 marzo, 13:16
(ANSA) - ATENE, 11 MAR - Le elezioni politiche greche anticipate si svolgeranno ''subito dopo'' il 15 aprile, data della Pasqua ortodossa. Lo ha indicato il leader conservatore Antonis Samaras, il cui partito Nuova Democrazia fa parte della ampia coalizione al governo. Secondo Samaras, ''gli obiettivi fissati per questi ultimi cinque mesi sono stati raggiunti. Il leader conservatore si riferiva all'accordo sullo 'swap' con i creditori privati, che ha impedito il fallimento del Paese.
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