martedì 17 aprile 2012

am_17.4.12/ Mescolano cartuscelle: il Ministero dello sviluppo padano-sabaudo scrive export “extra Ue” e legge “in Ue”. – Gianluca Iozzi: In un quadro economico così allarmante, l'esecutivo avrebbe dovuto mettere in campo misure di crescita. Ma così non è stato. Escluso qualche timido tentativo di liberalizzazioni, per il resto si sono viste soltanto misure che causeranno una profonda depressione economica.---Marianna Berti: A causa della crisi sta aumentando il numero di coloro che decidono, per fare fronte alle spese quotidiane, di vendere i gioielli di famiglia. Ne e' una prova il proliferare dei 'Compro oro'. Collane, anelli, orecchini, orologi e quant'altro in oro viene raccolto deve poi essere trasformato in lingotti che nella gran parte dei casi prendono la strada della Svizzera, considerata un hub internazionale per l'oro.

Il commercio extra UE dell’Italia - Febbraio 2012
Export oro in Svizzera, e' boom per crisi
Monti ha salvato l’Italia?
Bce, no acquisti bond scorsa settimana
Crisi: non cessa pressione dei mercati su debito Spagna
Marchionne: ‘Serbia paese affidabile, Fiat attirera’ altri investitori in Serbia’

Il commercio extra UE dell’Italia - Febbraio 2012
Gli scambi con l’Unione Europea
Nel mese di febbraio l’export italiano all’interno dell’U.E. è aumentato, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, del +4,1%. È da due anni – ossia da febbraio 2010 - che il tasso di crescita mensile nell’area registra sempre valori positivi.
Nei primi due mesi dell’anno in corso le nostre esportazioni sono incrementate del 4%, passando dagli oltre 32,6 miliardi di euro, di gennaio - febbraio 2011, a 33,9 miliardi.
Dal punto di vista della destinazione geografica delle nostre merci, in ambito comunitario, incrementi significativi si sono realizzati nell’area dell’euro (+3,2) e, in particolare, in Belgio (+11,2%), in Germania (+7,5%) e in Francia (+4,8%).
A fronte di questo le importazioni hanno segnato, sempre durante lo stesso periodo, un decremento pari al 3,8% che ha portato la nostra bilancia commerciale con l’Unione Europea a chiudere il primo bimestre di quest’anno con un surplus di 1,2 miliardi di euro.
Gli scambi complessivi
Nonostante la difficile situazione economica che sta vivendo il nostro paese, le esportazioni italiane continuano a manifestare forti segnali di ripresa. Solo nel mese di febbraio le vendite di nostri prodotti nel mondo sono cresciute del 7,3% a fronte di un incremento, molto più contenuto, delle importazioni pari allo 0,8%.
I segnali di questo interesse, nei mercati internazionali, dei beni targati made in Italy si possono anche evincere dalla crescita altrettanto importante che ha conosciuto l’export italiano durante i due mesi del 2012, ampliandosi, rispetto al periodo gennaio – febbraio 2011, del 5,9%, con un guadagno – in termini assoluti – di poco meno di 3,3 miliardi di euro.
Sempre nel primo bimestre di quest’anno, le nostre esportazioni sono cresciute in tutte le aree del mondo, con l’unica eccezione – per le recenti vicende politico e istituzionali vissute - del Nord Africa.
Dinamiche particolarmente energiche si sono realizzate nei cosiddetti Paesi Europei non U.E. (+19%), in America centro-meridionale (+10,5%) e nell’Africa sub-sahariana (circa il 9%). Dal punto di vista settoriale, meritano attenzione i risultati estremamente positivi registrati nei comparti della metallurgia, della meccanica, dell’abbigliamento e del cuoio, settori tradizionalmente di punta del Made in Italy.
Il tallone d’Achille per il nostro paese rimane sempre il settore energetico (petrolio greggio e gas naturale) che, a causa degli elevati prezzi delle materie prime, ha apportato ai nostri conti con l’estero, in soli due mesi, un peggioramento di circa 12,7 miliardi di euro.

Export oro in Svizzera, e' boom per crisi
Italiani vendono gioielli e lingotti per avere liquidi, +109,1% esportazioni
16 aprile, 20:02
di Marianna Berti
ROMA - La crisi morde e le famiglie vendono l'oro di famiglia. E' quanto emerge, tra le righe, dei dati Istat sul commercio estero. Il 2012 non e' iniziato nel migliore dei modi per il Made in Italy, le esportazioni non registrano piu' crescite a doppia cifra e su base mensile a stento si mantengono positive. Ma c'e' un'eccezione: la fotografia dell'Istat sui flussi commerciali, aggiornati a febbraio, mostra come l'export si salvi soprattutto grazie alle vendite di prodotti in metallo verso la Svizzera. Una voce che fa registrare un'impennata del 109,1% su base annua, trascinando la confederazione al primo posto tra i Paesi in cui le vendite crescono di piu' (+35,6%). A fare la differenza sono le esportazioni di lingotti, l'ultimo dato dell'Istat sull'oro greggio non monetario parla di un rialzo del 149,8% (gennaio). Con tutta probabilita' l'Italia si sta liberando di una quantita' di metallo prezioso che non puo' piu' permettersi. A causa della crisi sta aumentando il numero di coloro che decidono, per fare fronte alle spese quotidiane, di vendere i gioielli di famiglia. Ne e' una prova il proliferare dei 'Compro oro'. Collane, anelli, orecchini, orologi e quant'altro in oro viene raccolto deve poi essere trasformato in lingotti che nella gran parte dei casi prendono la strada della Svizzera, considerata un hub internazionale per l'oro. Infatti, dopo che la trattativa al bancone si e' conclusa seguono una serie di passaggi, di solito l'oro viene venduto ai Banco Metalli, operatori professionali che ne fanno un lingotto. Un Compro Oro di Milano, la ditta Al Monte, spiega che ''un aumento degli affari si e' registrato gia' dalla fine del 2011. Noi acquistiamo l'oro che poi viene mandato in Svizzera per essere fuso''. Il titolare di Comprorodiroma Enrico De Giovanni fa sapere che la sua societa' ''fa riferimento a un Banco metalli'', in seguito ''l'oro va alle banche e dalle banche va poi all'estero''. Un'altra spinta all'export dell'oro arriva dai distretti orafi (Valenza, Arezzo, Vicenza), che, duramente colpiti dalla crisi, preferiscono liberarsi di scorte giudicate eccessive. La riduzione dei consumi di oreficeria prosegue ormai da diversi anni e l'aumento delle quotazioni si riflette sui prezzi finali (+25,3% a febbraio) non aiutando la ripresa della domanda. Il settore produttivo non riesce quindi ad assorbire la quantita' di oro disponibile, sempre piu' massiccia. E anche se in Italia la richiesta di oro da investimento sta salendo, con un incremento dei privati che detengono lingotti nei caveau, non e' comunque in grado di assorbire l'eccedenza. Insomma, l'export di oro verso la Svizzera non e' fatto solo di lingotti trasferiti e depositati negli istituti di credito elvetici, ma arriva anche da famiglie al rosso che monetarizzano i gioielli ereditati e da imprese specializzate nella produzione di alta qualita' costrette a fare qualche passo indietro.

Monti ha salvato l’Italia?
Gianluca Iozzi
Recentemente il premier Mario Monti ha affermato che l'Italia è fuori pericolo, che non ci saranno nuove misure di austerity, e che ha salvato il paese. Ma è davvero così?
Una prima smentita in tal senso arriva dal Financial Times, che ha pubblicato i documenti riservati dell'Eurogruppo che si è tenuto il 30 aprile a Copenaghen. In particolare l'articolo del Financial Times si riferisce al dossier dal titolo "La situazione di Bilancio in Italia",  compilato dalla Commissione Europea.
Ma qual è la situazione economica prospettata dai documenti? Da un lato affermano che "Roma da maggio 2010 ha varato misure davvero notevoli per consolidare il bilancio, pari a più di 100 miliardi di euro ed equivalente al 7% del Pil". Tutto questo ha contribuito a riguadagnare la fiducia dei mercati, "ed ora è in rotta verso l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, dopo aver segnato un deficit pari al 3,9% del Pil nel 2011".
Dall'altro lato però "gli sforzi dell'Italia per raggiungere gli obiettivi di bilancio potrebbero essere messi a rischio da prospettive deprimenti per quanto riguarda la crescita e da tassi d'interesse relativamente alti". Per questo motivo "il governo dovrebbe essere pronto a evitare ogni ritardo nell'esecuzione delle misure e intraprendere ulteriori azioni se necessario".
Se il paese non cresce, quindi, le manovre varate dal governo non faranno altro che prolungare l'attuale recessione in cui versa l'Italia.
Ma il premier è tranquillo, il paese è fuori pericolo secondo il suo punto di vista. Per chi ancora non fosse convinto del fatto che in futuro serviranno nuove manovre, è utile dare un'occhiata ai dati.
La produzione industriale su base annua, a febbraio 2012 ha registrato un calo del 6,8%. Che cosa significa questo dato? La risposta è semplice: le imprese a causa del calo della domanda da parte dei consumatori producono sempre meno, conseguentemente i consumi scendono, causando un calo del Pil. E se il Pil scende, c'è da scommettere che il governo varerà nuove misure di austerità, per cercare di uscire dalla crisi.
Altro dato da tener presente è l'inflazione, che nel mese di marzo si è tenuta stabile al 3,3%, e ha registrato un aumento dello 0,5% rispetto al mese precedente.
A febbraio invece  il tasso di disoccupazione è stato del 9,3,%, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato al 31,8%. Le retribuzioni, in un arco di tempo che va da febbraio 2011 a febbraio 2012, sono diminuite del 40%.
In un quadro economico così allarmante, l'esecutivo avrebbe dovuto mettere in campo misure di crescita. Ma così non è stato. Escluso qualche timido tentativo di liberalizzazioni, per il resto si sono viste soltanto misure che causeranno una profonda depressione economica.
Appena insediato, Monti disse che i suoi provvedimenti si sarebbero basati su: rigore, crescita ed equità. Fino adesso si è visto solo il rigore.
In questa cornice si inserisce anche il "regalo fatto" dal governo alle banche, garantendone le passività. Ovvero, lo Stato garantisce le obbligazioni che le banche emettono per finanziarsi. A quanto ammonta questo finanziamento? Ammonta a 200 milioni di euro all'anno, dal 2012 al 2016. Complessivamente un miliardo di euro.
Ora sorge un dubbio: questo governo è pieno di banchieri come Corrado Passera, che si è dimesso da banca Intesa, per fare il ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Nella lista troviamo anche Elsa Fornero, il ministro tagli-pensioni che era vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, c'è Piero Gnudi, attuale ministro del Turismo che sedeva nel consiglio di Unicredit. Infine troviamo Mario Ciaccia, che è stato uno dei principali dirigenti del gruppo Intesa, mentre adesso ricopre la carica di viceministro di Passera alle Infrastrutture.
È forse una coincidenza che nel governo ci sono tutti questi ex banchieri?

Bce, no acquisti bond scorsa settimana
Pausa da cinque settimane di fila
16 aprile, 16:08
(ANSA) - ROMA, 16 APR - La Banca centrale europea non ha effettuato acquisti di titoli di Stato europei nella scorsa settimana. L'istituto centrale ha cosi' sospeso gli acquisti per cinque settimane di fila.

Crisi: non cessa pressione dei mercati su debito Spagna
16 aprile, 19:18
(ANSAmed) - MADRID, 16 APR - Non cessa la pressione dei mercati sulla Spagna. Lo spread, che è il termometro della solvenza che i creditori attribuiscono al debito spagnolo, ha segnato oggi in chiusura i 435 punti base di differenziale del bond iberico a 10 anni, rispetto al buon tedesco di riferimento. In chiusura della Borsa, l'indice Ibex-35, ha segnato una nuova flessione dello 0,57%, unica piazza in Europa a chiudere in numeri rossi, rispetto ai lievi aumenti fra lo 0,4% e lo 0,6% di Milano, Francoforte, Parigi e Londra. Molti analisti considerano che l'aumento della spread concide con il rifiuto della Banca centrale europea di continuare ad aiutare i Paesi con problemi finanziari mediante l'acquisto di bond sul mercato secondario. (ANSAmed)

Marchionne: ‘Serbia paese affidabile, Fiat attirera’ altri investitori in Serbia’
Il progetto della Fiat a Kragujevac va oltre la ristrutturazione e il miglioramento dell’impianto esistente, ma vuole trasformare l’area in una zona fiorente e attrattiva per ulteriori investimenti stranieri. Lo ha dichiarato l’AD di Fiat, Sergio Marchionne, nel corso della sua visita ieri a Kragujevac, per l’apertura ufficiale dello stabilimento che a maggio prevede l’avvio della produzione in serie della nuova ‘500-L’. “La Serbia è un paese con una forte tradizione industriale – ha precisato Marchionne – e una forza lavoro giovane e altamente qualificata. Questi elementi sono stati determinanti per la nostra decisione di investire in Serbia”. L’Ad ha poi citato Novak Djokovic, numero uno del tennis mondiale, come “eccellente esempio di quel tipo di forza, determinazione e coraggio che esistono qui in Serbia. Un esempio di cosa questa nazione e la sua gente sono in grado di raggiungere”. Marchionne ha confermato inoltre le cifre della produzione prevista a fronte di un investimento di circa 1 miliardo di euro. Le vetture prodotte saranno 200mila all’anno, una volta che lo stabilimento sarà entrato a pieno regime. I posti di lavoro creati saranno circa 2.400 entro il 2012, oltre ad altri 1000 grazie all’indotto attorno allo stabilimento. “L’auto che abbiamo deciso di produrre qui – ha proseguito Marchionne – è un modello chiave per Fiat, e un segnale che indica le nostre ambizioni di sviluppo futuro”. Il modello verrà lanciato il prossimo autunno, con esportazioni pianificate per l’Europa e per il mercato d’oltreoceano. La monovolume, secondo quanto annunciato precedentemente, avrà un prezzo base di circa 16mila euro, e sarà prodotto in tre versioni, due a benzina e una a diesel.

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