Ambasciatore Usa a Bari «Tutti gli americani parlano della Puglia»
Crisi, appello di Draghi: "Governi siano più ambiziosi nel varare misure per la crescita"
Crisi: Bruxelles pronta a negoziati con Ungheria per aiuti finanziari
Ticino. Il fallimento della politica economica europea
Ambasciatore Usa a Bari «Tutti gli americani parlano della Puglia»
BARI – “In America tutti parlano della Puglia e vogliono venire qui: è una terra molto affascinante, dove si respira un’atmosfera di una direzione nuova, veramente interessante”. Lo ha detto l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, David Thorne, incontrando i giornalisti con il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, col quale si è incontrato oggi a Bari.
“L'Italia – ha spiegato Thorne – rimane un Paese molto ammirato dall’America e dagli americani: in questo momento di crisi e di difficoltà economiche, l’America vuole fare tutto il possibile per assistere l’Italia e la Puglia dove abbiamo grandi imprese che stanno andando avanti per esempio con l’energia solare e con l’aeronautica”.
“I legami tra i due Paesi – ha sottolineato – saranno sempre molto stretti.
“La Puglia – ha precisato Vendola - vuole essere costantemente a disposizione di chiunque voglia percorrerla, attraversarla e piantare una radice: le nostre porte sono spalancate e accoglieremo con cordialità il più giovane dei turisti e il più importante degli imprenditori”.
“In questi ultimi anni – ha ricordato – abbiamo avuto il piacere di ospitare un numero crescente di turisti americani nel nostro territorio. Anche grazie allo sviluppo del cinema si è creata curiosità e la Puglia è diventato un luogo glamour: siamo attrattivi, lo diciamo senza presunzione. Siamo attrattivi sapendo della modestia delle nostre forze e tuttavia siamo anche in grado di ospitare gli investimenti del sistema d’impresa del Nord Amerca”.
“E' grande – ha proseguito Vendola – il piacere di accogliere qui, nella sede della presidenza della Regione Puglia, l’ambasciatore David Storn accompagnato dal console, perchè sono presenze di grande auotorevolezza e perchè il rapporto tra il nostro lembo di Italia e il popolo americano è un rapporto fatto delle storie dei nostri migranti, delle comunità pugliesi che in tutti gli Stati Uniti d’America continuano a contribuire con grande lealtà alla prosperità di quella nazione e continuano a conservare legami affettivi, sentimetali, straordinari con la nostra terra”.
“Noi – ha concluso Vendola – consideriamo i pugliesi d’America pugliesi a tutti gli effetti, e siamo fieri quando contribuiscono al benessere di uno dei luoghi più importanti della nostra vita come l’America”.
Crisi, appello di Draghi: "Governi siano più ambiziosi nel varare misure per la crescita"
Bruxelles, 25 apr. (Adnkronos/Ign) - I governi dell'Unione Europea devono essere "più ambiziosi" nel varare misure per stimolare la crescita. E' il monito lanciato dal presidente della Bce, Mario Draghi, intervenuto davanti alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo.
Per il presidente della Banca centrale europea, sul lato delle politiche di bilancio, in molti Paesi, Spagna in particolare, "sono stati fatti dei progressi, ma vanno completati da riforme strutturali che facilitino la crescita, l'avviamento di nuove aziende e l'occupazione. I governi - ha esortato, parlando degli squilibri macroeconomici fra i vari Paesi dell'eurozona - devono intraprendere politiche determinate per affrontare le principali debolezze nel settore fiscale".
"La situazione finanziaria dei mercati è notevolmente migliorata nei primi 3 mesi dell'anno" ha detto ancora Draghi, ma "gli ultimi dati macroeconomici sono ambigui e segnalano incertezza per le prospettive economiche dell'area euro. Ogni exit strategy è prematura" e "anche con un 'firewall' più grande, i Paesi dell'Eurozona devono continuare a operare correzioni di bilancio e strutturali necessarie". L’aumento dei fondi a disposizione del Fmi di 430 miliardi di dollari, deciso la scorsa settimana, è un fatto positivo, ha infatti spiegato il governatore della Bce, ma ora è d'"importanza cruciale che il meccanismo di stabilità europeo (Esm) sia pienamente operativo" e "la Bce puo' fornire il proprio sostegno", ha assicurato.
Quindi, rispondendo alla domanda di un europarlamentare italiano, ha spiegato che "un consolidamento fiscale attuato solo attraverso l'aumento delle tasse è sicuramente recessivo. Sarebbe meglio tagliare spese improduttive, ma nell'urgenza è più facile aumentare le tasse"
Draghi si è infine detto favorevole al "modello sociale europeo" ma a condizione che "sia sostenibile", cioè non basato su un alto livello di debito. "Il valore della solidarietà sociale -ha detto - appartiene alla mia cultura". Per l'Europa è il momento di darsi obiettivi a lungo termine, una visione, ma bisogna fissare anche le condizioni in base alle quali realizzarla. E' successo quando fu progettata la moneta unica e ora siamo in condizioni analoghe".
Crisi: Bruxelles pronta a negoziati con Ungheria per aiuti finanziari
25 Aprile 2012 - 12:49
(ASCA-AFP) - Bruxelles, 25 apr - La Commissione europea e' pronta ad avviare negoziati per fornire sostegno finanziario all'Ungheria dopo aver avuto rassicurazioni dal governo di Viktor Orban sull'indipendenza della banca centrale di Budapest.
''La Commisisone europea - ha detto il portavoce di Bruxelles, Olivier Bailly - e' pronta ad avviare negoziati per un'assistenza finanziaria'' all'Ungheria. Bailly ha specificato che cio' avviene dopo aver ricevuto rassicurazioni da Budapest sull'indipendenza della banca centrale ungherese e sulla sua rinuncia a portare il caso presso la Corte di giustizia europea.
sen/
Ticino. Il fallimento della politica economica europea
di Ronny Bianchi - 04/25/2012
Devo confessare che fino a poche settimane fa ero convinto che la politica monetaria europea potesse alla fine trovare una soluzione d’uscita dalla crisi. Gli ultimi fatti mi hanno però fatto cambiare opinione.
Ma, prima di entrare nei dettagli, premetto che l’idea della moneta unica europea continuo a considerarla buona perché garantisce la stabilità monetaria tra i vari Paesi membri. In effetti, fino alla crisi del 2008 l’euro ha dimostrato di poter diventare una moneta importante negli scambi internazionali e di aver raggiunto una stabilità importante. Ma evidentemente quando le cose vanno bene, è facile ottenere buoni risultati. I problemi si manifestano durante le crisi e quella del 2008 ne ha evidenziati parecchi.
Essenzialmente sono emersi due problemi strutturali. Il primo è di aver esteso la moneta unica a Paesi che non garantivano un assetto economico sufficientemente robusto per adottare una moneta forte e stabile. I due esempi più evidenti sono Grecia e Italia, che oltre a non rispettare tutti i parametri di Maastricht, uscivano da anni di politiche di svalutazione finalizzate al rilancio delle esportazioni (in particolare l’Italia) e quindi in difficoltà a utilizzare altri strumenti quali l'aumento della produttività per rilanciare la crescita.
Il secondo errore sono stati i parametri di adesione, che hanno poi determinato anche il tipo di politica monetaria adottata dalla Bce. Riassumiamoli brevemente: rapporto tra deficit pubblico e Pil non superiore al 3%; rapporto tra debito pubblico e Pil non superiore al 60%; tasso d’inflazione non superiore all’1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi e permanenza negli ultimi 2 anni nello Sme senza fluttuazioni della moneta nazionale (valido per i primi a entrare). Belgio, Italia e, in seguito, Grecia furono esonerati dal secondo perché impossibilitati a ridurre il loro debito pubblico sotto il 100 per cento.
Ma il vincolo più penalizzante è stato quello concernente l’inflazione, che ha imbrigliato da subito qualsiasi politica economica espansiva, ma che si è manifestato nella sua assurdità soprattutto dopo la crisi del 2008.
Tale esuberanza emersa in diversi Comuni malcantonesi potrebbe nascondere una crescita di particolarismi e contrasti latenti a fronte di una tendenza che spinge invece ad affrontare i problemi assieme al vicino di casa possibilmente guardando oltre i confini delle ramine. Due facce della stessa medaglia. Non arriviamo a dire che non si debba votare o che la consultazione sia inutile. Nemmeno vogliamo montarne un “caso”. Le candidature sono tutte legittime e ogni municipale eletto ha la facoltà di farsi avanti. Ricordiamo soltanto, però, che i vincenti delle sfide di domenica ricopriranno un ruolo che non attribuisce chissà quali maggiori poteri rispetto agli altri membri di Municipio. Se non qualcosina in più in termini di rappresentanza dell’ente locale, un voto che vale doppio in determinati e circoscritti casi, maggiore visibilità e prestigio sociale. Comporta peraltro anche un impegno supplementare a quello richiesto ai colleghi di esecutivo. Tutto qui. Si tende però a dimenticare che talvolta il faccia a faccia determina qualche effetto collaterale a carico della collettività dei nuovamente chiamati alle urne. Uno è inevitabile e relativamente lieve: il gioco non è gratuito. Ha un suo costo, sebbene contenuto. L’altro è meno prevedibile, ma presenta rischi di lasciare tracce. Alcune vicissitudini capitate nelle passate legislature, ma anche più recentemente in qualche paese malcantonese, insegnano che il problema principale potrebbe essere quello di innescare sterili conflittualità o di alimentare quelle già presenti (solo di bandiera o, peggio, nate da questioni caratteriali o interpersonali) che nuocciono a una buona amministrazione della Cosa pubblica. L’auspicio è che questi conflitti si affievoliscano, come succede nella maggior parte dei casi dopo il voto. In altri, poche situazioni, è tuttavia successo che il sano confronto politico, di idee e proposte, si trasformi e generi divisioni fra la popolazione con ricadute negative non pensabili. Peccato, perché oltre all’onorificenza, il ruolo di sindaco è quello di assumere e ogni tanto difendere posizioni diverse dalle sue, dovrebbe anche (o piuttosto) essere pure super partes, in quanto rappresentante istituzionale di tutti. Però “the show must go on,” com’è giusto che sia. E allora si voti.
A patto che poi si accetti serenamente l’esito della consultazione e, nel caso in cui ci fossero stati colpi sotto la cintura, si ponga fine alla “guerra” domenica pomeriggio. E che infine si (ri)cominci a intraprendere un percorso comune.
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