giovedì 5 luglio 2012

(4)_5.VII.12/ Informativa urgente: “Io non faccio il cascamorto; se casco, casco morto per la fame” (Toto’, in Miseria e Nobilta’, 1954, Mario Mattoli).

Informativa urgente del Presidente Monti alla Camera dei Deputati sugli esiti del Consiglio europeo del 28-29 giugno
Tutti i tagli: dalla sanità ai dipendenti pubblici
Spending review: tagli a PA e Sanita', stop a Iva. Ecco la bozza del Dl
La crisi cambia il menù degli italiani: nel 2012 più pasta (+3%) e meno carne (-6%)
Cig: Cgil, peggioramento e' strutturale. Serve politica industriale
Maggioranza tedeschi, no a nuovi aiuti
Cipro: l'ultimo comunista a guida Ue, ci aiuti Mosca
Grecia: Samaras vede troika; risanamento si', ma basta tagli
Comitato Interministenale per il Credito ed il Risparmio


 Informativa urgente del Presidente Monti alla Camera dei Deputati sugli esiti del Consiglio europeo del 28-29 giugno
5 Luglio 2012
Resoconto in corso di seduta
MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri.
Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio per l'opportunità di riferire alla Camera sui risultati del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, così posso chiudere il cerchio che si era aperto con il dibattito di martedì della scorsa settimana sugli obiettivi di politica europea del Governo e l'adozione delle mozioni di indirizzo.

Dai vostri interventi nel dibattito avevo potuto trarre un'indicazione convergente: non doveva essere un Consiglio europeo come gli altri, come i numerosi altri Consigli europei che dall'inizio della crisi non hanno dato risposte risolutive e all'altezza delle aspettative. Credo di poter dire che il Consiglio europeo della settimana scorsa sia stato in effetti un Consiglio diverso da quelli del recente passato per la portata e per la qualità delle decisioni prese.

Ho già avuto modo di dire nel mio intervento al Senato, due giorni fa, che considero i risultati del Consiglio europeo un passo avanti per un'Europa più vicina alle aspirazioni dell'Italia, più orientata cioè alla crescita, più stabile e solidale, dotata di una governance più coerente e più democratica.

Conoscete già le decisioni principali prese dal Consiglio: è stato approvato un Patto per la crescita e l'occupazione che mobiliterà circa 120 miliardi di euro al servizio degli investimenti, delle imprese e dell'occupazione, in particolare dei giovani e delle donne; è stata riconosciuta l'importanza di condurre il risanamento delle finanze pubbliche in modo differenziato e più orientato alla crescita, proteggendo e incentivando gli investimenti pubblici produttivi; è stato confermato il ruolo del mercato unico come motore della crescita.

Il Consiglio ha inoltre preso atto del rapporto intitolato: «Verso un'autentica Unione economica e monetaria», preparato da quattro personalità istituzionali europee - il Presidente del Consiglio Van Rompuy, il Presidente della Commissione Barroso, il Presidente della Banca centrale europea Draghi e il Presidente dell'Eurogruppo Juncker - che ha definito una tabella di marcia per proseguire il percorso verso una maggiore integrazione finanziaria, fiscale e anche democratica in seno all'Unione economica e monetaria.

Infine, i Capi di Stato e di Governo dell'area euro hanno concordato una serie di linee di azione per spezzare il circolo vizioso tra debito sovrano e fragilità del settore bancario, una serie di linee d'azione che sono essenzialmente tre: l'intervento del meccanismo europeo di stabilità in favore della Spagna non avrà lo status di creditore privilegiato (se lo avesse avuto, ci sarebbero state certe conseguenze ostative dell'efficacia dell'intervento); si è aperta la possibilità di usare i fondi del Fondo «salva Stati» e del meccanismo europeo di stabilità per ricapitalizzare direttamente le banche, una volta che si è istituito un meccanismo di vigilanza unico a livello europeo; in terzo luogo, si è infine decisa la possibilità di ricorrere al Fondo «salva Stati» o, successivamente, al meccanismo di stabilità in modo più flessibile ed efficace per evitare differenziali eccessivi fra i tassi di rendimento dei titoli del debito sovrano per quei Paesi della zona euro - vorrei sottolinearlo - che sono in regola con le condizioni poste nel quadro del semestre europeo e del Patto di stabilità e crescita.

L'Italia è stata attiva nel concorrere alle decisioni su molti di questi temi, seguendo l'impulso che veniva anche dal Parlamento, molto dal Parlamento. Questo vale, in particolare, per i temi legati alle politiche per la crescita, dove ci siamo adoperati perché i temi del completamento del mercato unico e del rafforzamento della sua governance avessero un rilievo adeguato.

Inoltre, il Governo italiano si è adoperato perché vi fosse - quante volte il termine è risuonato in quest'Aula, così come in quella del Senato - un riconoscimento del ruolo degli investimenti pubblici produttivi nel sostenere l'attività economica in una fase di consolidamento fiscale e di riforme strutturali. C'è bisogno, infatti, di puntellare nel breve periodo gli interventi destinati ad accrescere, nel medio e lungo termine, la crescita potenziale.

Siamo soddisfatti delle conclusioni del Consiglio europeo su questo punto, perché seguono la trama, se non certamente la lettera, della golden rule e riconoscono la necessità di trattare diversamente la spesa in conto corrente e la spesa in conto capitale quando si esamina la salute dei conti pubblici di uno Stato membro. Quindi, a quattordici anni dalla nascita del Patto di stabilità e di crescita, l'espressione «crescita» nella denominazione del Patto esce dallo stato embrionale e meramente simbolico.

Come è noto, l'Italia si è inoltre adoperata, in modo particolare, perché il Consiglio europeo prendesse misure per la stabilizzazione dei mercati finanziari. Questo è avvenuto anche ponendo una riserva all'adozione delle conclusioni del Consiglio europeo relative alla crescita fino a che non fosse stata trovata un'intesa sugli aspetti relativi alla stabilizzazione a breve termine. Colgo qui l'occasione per illustrare un punto di procedura che ha destato qualche sorpresa e temporanea irritazione in alcuni Capi di Stato e di Governo a ventisette: quando il giovedì sera abbiamo raggiunto facilmente un accordo sull'importantissimo, a nostro parere, Patto per la crescita, io, in primo luogo, e subito dopo il collega Mariano Rajoy abbiamo fatto presente che, pur essendo pienamente soddisfatti di questo importante passo in avanti, non ritenevamo di poterlo in quel momento formalmente approvare in un contesto che richiede il consenso unanime e che avremmo subordinato la nostra adesione piena al Patto all'individuazione concorde di soluzioni ragionevolmente soddisfacenti per quanto riguarda l'altro obiettivo di meccanismi di stabilizzazione dei mercati finanziari della zona euro.

Eravamo consapevoli dell'apparente anomalia, perché il giovedì sera abbiamo condizionato un accordo raggiunto nella sostanza a ventisette ad un altro accordo, che sarebbe stato auspicabilmente da raggiungere il venerdì su un'altra materia e a diciassette. Ma abbiamo creduto di giocare sul fatto che il documento stesso che era stato messo sul tavolo come bozza delle conclusioni del Consiglio europeo a ventisette sottolineava, proprio nel preambolo, con grande chiarezza, che questo Consiglio europeo sarebbe stato dedicato - finalmente, aggiungo io e aggiungiamo tutti - all'obiettivo della crescita e che, tuttavia, in questa fase, l'ostacolo principale alla crescita è la tuttora percepita instabilità e fragilità dei mercati dei titoli sovrani dei Paesi della zona euro.

Abbiamo, quindi, ritenuto - credo senza forzature - di dire che proprio il dichiarato obiettivo della riunione di questi due giorni non sarebbe conseguito e non sarebbe percepito pienamente né dai nostri cittadini né dai mercati se ci astenessimo, dopo avere individuato due problemi legati, dal dare almeno un principio di soluzione anche al secondo, che viene dichiarato ostativo di una proficua soluzione sul primo.

Questo poi - devo dire - ha ritardato un pochino il rientro in patria degli altri dieci Capi di Stato e di Governo, che, però, sono stati poi lieti di poter dichiarare alle loro opinioni pubbliche un patto e un risultato complessivo sulla crescita più robusto, perché anche i Paesi non della zona euro vedono benissimo come la crisi della zona euro sia un inciampo per le politiche di crescita dell'Europa tutta. Come sappiamo, anche il Governo americano ha questo punto di vista. Abbiamo, quindi, in definitiva, contribuito a qualcosa che non è assolutamente perfetto, ma che è un passo avanti credo significativo.

Crediamo di avere così collocato nella decisione complessiva del Consiglio europeo pressappoco tutti gli obiettivi che, con varia forza, dall'uno e dall'altro settore del Parlamento italiano, ma, complessivamente, con un alto tasso di consenso, ci erano stati da voi rappresentati e da noi, in qualche modo, anche sollecitati nel Parlamento.

Rispetto alla ricorrente espressione di andare a Bruxelles a «battere i pugni sul tavolo», devo confermare che non l'ho mai fatto in tutti questi mesi preparatori al vertice di giovedì e venerdì e che non l'ho fatto neanche nel vertice di giovedì e venerdì, ma credo di avere fatto in quei mesi e giovedì e venerdì l'equivalente, in termini proficuamente diplomatici, di quella più genuina espressione, spesso usata nel contesto italiano, ma che, indubbiamente, rende l'idea.

Siccome si può essere tanto più assertivi quanto più si hanno le carte in regola, devo sottolineare la grande coerenza che esiste tra ciò che insieme, con il vostro appoggio e affrontando tutti insieme, spesso, l'impopolarità, abbiamo fatto in questi mesi in Italia per cercare di migliorare la complessa navigazione dell'economia italiana e quello che abbiamo fatto sul piano europeo.

Lasciatemi esprimere, quindi, un ringraziamento molto vivo al Parlamento - questo l'ho già fatto varie volte - ma, in Parlamento, anche al Governo, in particolare nella persona del Ministro per gli affari europei Enzo Moavero Milanesi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberali per l'Italia-PLI), che, con una tessitura paziente e forte, ha veramente aiutato moltissimo a conseguire questi risultati, così come, per la filiera delicata e importante dei ministri economici e finanziari, il Viceministro Grilli, ma, più in generale, tutta la struttura che a Roma e a Bruxelles lavora per l'Italia in Europa.

Vorrei concludere osservando che vi sono state - come è naturale dopo eventi, per carità, non storici, ma di una certa importanza - letture diverse dei risultati del Consiglio, con interpretazioni anche contrapposte su presunti vincitori e presunti vinti.

Io credo che il Consiglio europeo non sia un gioco. Per la verità, non è neanche un gioco e, comunque, è un gioco che dura intere giornate e notti. Comunque non è un gioco e non è a «somma zero», per cui se lavoriamo bene, sia pure dopo dibattiti a volte molto serrati, la somma è positiva, ci guadagna l'Europa in prospettiva e ci guadagniamo tutti. Credo che questo sia stato un caso appartenente a tale categoria, così come anche ieri quando, nel corso dell'incontro bilaterale governativo con la Germania, abbiamo potuto convenire con la Cancelliera Merkel che la cultura della stabilità e della disciplina delle finanze pubbliche resta la base per impostare la crescita e la crescita è una base fondamentale e indispensabile perché la cultura della stabilità non sia velleitaria e di breve momento e ceda poi, alle prime difficoltà, alla cultura del disordine nella gestione dell'economia.

Sono convinto che questo Consiglio europeo segni una svolta positiva, perché ha dato un segnale di dinamismo politico che non ci si attendeva alla vigilia del Consiglio stesso. Io considero dinamismo politico - forse sono il meno qualificato in quest'Aula per dirlo - anche il fatto che si lavori partendo da testi base ben preparati dalle competenti istituzioni comunitarie, ma poi ci si metta del valore aggiunto che deriva dalla discussione politica, anche vivace, come sicuramente è avvenuto in queste due giornate.

Si è detto molto anche sul fatto che restano incertezze riguardo all'applicazione delle conclusioni del Consiglio europeo. Credo che su questo punto possiamo essere sereni, ma sempre con gli occhi molto aperti. Le conclusioni del Consiglio europeo non cambiano il giorno dopo o tre giorni dopo, non sono - trovo scritta un'espressione troppo letteraria - qualcosa che rischia di arrivare al porto ormai ridotto allo scheletro, come accade ne «Il vecchio e il mare» di Hemingway. Sono lieto che ieri il Parlamento europeo, con un voto a larga maggioranza, si sia compiaciuto per «La possibilità del ricorso, in modo flessibile ed efficace, agli strumenti del Fondo salva-Stati e del meccanismo di stabilità per gli Stati membri che rispettano le raccomandazioni specifiche per Paese», e così via.

Nella prospettiva italiana, infine, credo che questo Consiglio sia stato importante. Vi è una connessione sempre più stretta tra vicende europee e vicende italiane. Se l'Italia ha giocato - come quanto meno gli osservatori internazionali hanno creduto di rilevare - un ruolo da protagonista nel negoziato comunitario, prima e durante l'incontro di Bruxelles, è stato anche perché ha potuto contare su risorse fondamentali di coesione politica e di credibilità: coesione politica e credibilità. La condivisione di responsabilità politica tra le forze che, con costi e sofferenze, ma sempre dando il loro contributo, sorreggono l'attività di questo Governo e la coesione, che sempre, soprattutto nei momenti più difficili, è avvenuta, sono state per noi un carburante essenziale.

Sono anche grato al Parlamento - ed alla Camera in particolare, data la dinamica che si è verificata - per avere accelerato l'adozione della riforma del mercato del lavoro, votandola il 27 giugno, come avete fatto, una riforma accolta - lo sappiamo - con molte riserve in Italia, ma che osservatori attenti e severi, come le istituzioni internazionali, hanno giudicato in modo molto positivo.

Il Presidente della Commissione europea, Barroso, proprio il giorno 27 sera, ha salutato l'approvazione della riforma con grande soddisfazione in quanto - sono sue parole - «manda un segnale forte della determinazione dell'Italia ad affrontare i seri problemi strutturali che hanno a lungo impedito al Paese di raggiungere il suo pieno potenziale».

È importante, chiuso questo percorso che è giunto al Consiglio europeo, che, da un lato, noi ci accingiamo, come stiamo facendo, a sorvegliare e a valorizzare il risultato del Consiglio nelle sedi più tecniche, che sicuramente saranno molto impegnative, a partire dall'Eurogruppo di lunedì e, d'altro lato, per quanto riguarda il Parlamento, che il Parlamento, direi con la mente sgombra da possibili impreviste difficoltà del quadro complessivo europeo, proceda rapidamente alla ratifica della fiscal compact e del trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità, consentendo di concludere l'iter di approvazione entro la fine del mese.

So bene quanto la Camera e il Senato hanno lavorato approfonditamente su questo tema. Lasciatemi dire che ormai, doppiato il capo del Consiglio europeo, la «tabellina» che sta nelle tasche dei Capi di Governo che vogliono stimolarsi gli uni con gli altri, è quella della data di ratifica prevista o avvenuta, in certi casi, nel proprio Paese, di questi due fondamentali passi. Naturalmente il cammino della politica economica interna - e questo è compito primario del Governo - deve tenere il passo con questa accelerata speriamo davvero dinamica europea.

Per questo intendo a breve presentare al Parlamento i provvedimenti per la riqualificazione e la riduzione della spesa pubblica, che siamo soliti chiamare spending review, ma che, come è stato fatto autorevolmente osservare qualche ora fa, rappresenta uno di quei concetti, che, quasi tutti, se non Pag. 48proprio tutti, possono agevolmente essere espressi anche nella lingua italiana e, quindi, non sempre per capirli meglio è necessario tradurli in inglese.

Vi ringrazio molto per il sostegno che ci avete dato in tutti questi mesi e per la vostra attenzione.

Tutti i tagli: dalla sanità ai dipendenti pubblici
Stretta in 'periferia'. Nel mirino la giustizia, stop alle auto blu, difesa sotto torchio
05 luglio, 20:19
di Francesco Carbone
Taglio a statali, scuole, amministrazioni locali e uffici periferici. Ma anche la giustizia e, tra i tagli più simbolici le 'famigerate' auto blu. Sono i macro-capitoli su cui si tiene il taglio alle spese pubbliche che, insieme al 'pacchetto' del supercommissario Bondi consentiranno di 'sterilizzare' l'aumento dell'Iva quest'anno e a renderlo più leggero (un solo punto) l'anno prossimo. Ecco i 'grandi' capitoli dell'intervento così come previsto dalle bozze in entrata al Cdm.

- PACCHETTO BONDI: Dovrebbe essere la parte più 'corposa' ed abbattersi su tutte le amministrazioni. Target: 5 miliardi. Si tratterebbe di un meccanismo per eliminare i picchi in alto della spesa pubblica per l'acquisto di beni e servizi. Come nel caso della sanità. Si fissa il prezzo migliore per un bene (quello che si spunta sul mercato 'unico' telematico, ad esempio quello che fa la Consip) e si taglia tutto quello che eccede il livello fissato.

- MENO TRAVET E MENO UFFICI: E' uno dei tagli più contestati: dopo una verifica della Funzione Pubblica si procederà al taglio del 10% del personale e del 20% della dirigenza. Unica rassicurazione è che si derogherà alle regole introdotte dalla riforma Fornero. Quindi niente esodati nel pubblico impiego. Non è tutto qui però. I travet avranno meno spazio per lavorare: meno uffici e meno metri pro-capite. I buoni pasto si ridurranno a 7 euro, le ferie non potranno essere monetizzate. E sempre per risparmiare gli uffici pubblici dovranno necessariamente chiudere una settimana a Ferragosto, e tra Natale e Capodanno. Stop ai concorsi per i dirigenti. Arriva la "valutazione individuale", una sorta di pagella del ministeriale.

- SALVI, PER ORA, I PICCOLI OSPEDALI: Anche la sanità dovrà dare il suo contributo ai tagli. Ma i piccoli ospedali - rassicura il Governo - non spariranno per decreto. Ci sarà un'analisi legata alle necessità del territorio. In ogni caso tra le chiusure, il taglio dei posti letto, il taglio alle spese farmaceutiche e per l'acquisto di beni e servizi sono attesi 5 miliardi.

- VIA PROVINCE MA AD AGOSTO: Anche le amministrazioni locali dovranno cedere altro terreno. Le Province dovrebbero essere quasi dimezzate (dalle attuali 110 si passerebbe a una sessantina) ma non subito. Se4 ne parlerà forse con un decreto già il mese prossimo. Ma calano intanto i trasferimenti per Regioni, Province e Comuni. Tra gli altri interventi anche quello sui Cda della miriade di società pubbliche (potranno avere solo 3 membri).

- UN 'COLPO' AI SINDACATI: In caso di revisione degli organici i sindacati saranno solo informati, e sarà possibile farlo anche dopo che il dirigente di turno avrà deciso. Saranno tagliati i permessi retribuiti per assentarsi dal lavoro per attività sindacali (taglio del 10%). E un taglio sempre del 10% ai trasferimenti dei Patronati. Infine i compensi ai Caf: scende da 14 a 13 euro per dichiarazione.

- TAGLIO AI TRIBUNALI ARRIVA SUPERPREFETTURA: Finora le ipotesi circolate sui tagli prevedono la chiusura di una trentina di tribunali, di 37 procure e di 220 sedi distaccate. Gli avvocati per protesta si incatenano. Arrivano intanto le superprefetture. Gli uffici territoriali dello Stato del Comune capoluogo di Regione assorbiranno le funzioni di tutte le amministrazioni periferiche che hanno sede nella stessa regione.

- MENO 200 MLN A UNIVERSITA',+200 MLN A PRIVATE: L'operazione sarebbe a saldo 'zero' ma sta già scatenando molte polemiche. Tra i tagli delle 'bozze' c'é infatti un solo segno più ed è a favore delle scuole non statali alle quali arriverebbero 200 milioni. La stessa cifra sarebbe però risparmiata con tagli alle Università. Il ministero dell'istruzione e dell'Università comunque ironizza: i taglia dell'università e le risorse per le scuole private non sono in collegamento.

- DIFESA SOTTO TORCHIO: Innanzitutto dovrà calare il numero dei militari in servizio. E 'in misura non inferiore al 10% del totale degli organici delle forze armate. Ma anche gli alloggi della Difesa saranno ceduti con maggior facilita'. Si taglia il fondo per le missioni di pace (-8,9 milioni); il Fondo per gli armamenti (100 milioni); quello per le vittime dell'uranio impoverito (-10 milioni). E ne fa le spese anche il progetto della mini-naja voluto dal precedente governo (-5,6 milioni).

- AUTO-BLU: Sono il pallino di tutti i governi. Da anni. Forse anche perché rappresentano il simbolo più evidente del potere. Il taglio previsto è del 50% rispetto alla spesa sostenuta per acquisto e manutenzione nel 2011.

Spending review: tagli a PA e Sanita', stop a Iva. Ecco la bozza del Dl
05 Luglio 2012 - 20:29
 (ASCA) - Roma, 5 lug - Dai tagli ai dipendenti della pubblica amministrazione alla sospensione dell'incremento dell'Iva fino a giugno del 2013 per arrivare alla salvaguardia di altri 55 mila lavoratori esodati e al capitolo ''sanita'''.
Prende forma in queste ore l'ultima versione del decreto sulla Spending review di cui discute il Consiglio dei ministri, riunito a Palazzo Chigi da ormai due ore.
 Ecco cosa prevede la bozza del dl all'esame dell'esecutivo guidato da Mario Monti.

 TAGLI ALLA P.A. Tagli del 20% degli uffici direngiali e del 10% del personale delle amministrazioni dello Stato. Il provvedimento e' diretto nei confronti delle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, delle agenzie, degli enti pubblici non economici, degli enti di ricerca, degli enti pubblici.

 SOSPENSIONE INCREMENTO IVA FINO A GIUGNO 2013. Sospensione dell'incremento dell'Iva fino al giugno del 2013. Oltre a cio', la bozza prevede la riduzione dell'incremento dell'Iva dal 2014, con l'eliminazione dell'incremento dello 0,5% sempre al 2014.

 ALTRI 55 MILA ESODATI SALVAGUARDATI. Oltre ai 65 mila lavoratori esodati, gia' salvaguardati, la bozza prevede la salvaguardia per ulteriori 55 mila lavoratori esodati ''ancorche' maturino i requisiti per l'accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011''.

 RIDUZIONE 50% SPESE PER AUTO BLU. Le amministrazioni pubbliche non potranno sostenere spese superiori al 50% di quelle effettuate nel 2011 per le auto blu.

 RIDOTTO DI 200 MLN IL FONDO UNIVERSITA'. ''Il fondo per il finanziamento ordinario delle universita' - si legge - di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 24 dicembre 1993, n.537, e' ridotto di 200 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013''.

 LIMITE 7 EURO PER BUONI PASTO STATALI. Limite di 7 euro per i buoni pasto dei lavoratori statali a decorrere dal 1* ottobre 2012. Anche per il personale qualifica dirigenziale.

 9 MILIONI PER EMERGENZA NEVE. Sono in arrivo 9 milioni per l'emergenza neve che, a febbraio scorso, ha travolto l'Italia. E' quanto prevede l'ultima bozza del dl sulla Spending review.

 210 MLN A SCUOLE E UNIVERSITA' NON STATALI. Duecento milioni di euro alle scuole non statali e 10 milioni alle universita' non statali per l'anno 2013.

 400 MLN PER AUTOTRASPORTO NEL 2013. Per il 2013 e' autorizzata la spesa di 400 milioni di euro da destinarsi a misure di sostegno al settore dell'autotrasporto merci.

 1 MLD PER MISSIONI INTERNAZIONALI. Per le missioni internazionali italiane, nel 2013, viene stanziato 1 miliardo di euro. ''Ai fini della proroga (...) della partecipazione italiana a missioni internazionali - si legge -, la dotazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e' incrementata di 1.000 milioni di euro per l'anno 2013''.

 TAGLIATA SPESA PRESIDENZA CONSIGLIO. Si prevede una ''riduzione delle spese di funzionamento sul proprio bilancio autonomo tali da comportare un risparmio complessivo di 5 milioni di euro per l'anno 2012 e 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013''.

 TAGLIATI 18 MILA POSTI LETTO IN OSPEDALI. Circa diciottomila posti letto in meno negli ospedali italiani.
Sembra invece sparito dal provvedimento il taglio delle strutture con meno di 80-120 posti letto.
 L'obiettivo del governo e' quello di arrivare a una media di 3,7 posti letto per 1.000 abitanti dagli attuali 4 posti.
Si tratterebbe dunque di una riduzione di 0,3 posti ogni mille abitanti che, calcolando il numero dei cittadini italiani, porta a una cifra orientativa di 18 mila posti letto in meno.

 RIDUZIONE SPESA DIFESA. Il Ministero della difesa ridetermina le spese per i programmi relativi al rinnovamento e all'ammodernamento dei sistemi d'arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale, in modo tale da garantire un risparmio di spesa di importo non inferiore a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014, anche in termini di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni.

 ENTI SOPPRESSI. L'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, l'Istituto nazionale di astrofisica e il Museo storico della fisica e centro di studi e ricerche ''Enrico Fermi''. Sono alcuni degli enti soppressi secondo la bozza del dl sulla Spending review all'esame del Consiglio dei ministri. ''L'Inran - si legge - e' soppresso a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto''.

E ancora: ''Dalla data di entrata in vigore del presente decreto l'Istituto nazionale di ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, l'Istituto italiano di studi germanici e l'Istituto nazionale di alta matematica sono soppressi e i relativi organi statutari decadono''.

 Dalla data di entrata in vigore del presente decreto ''l'Istituto nazionale di astrofisica e il Museo storico della fisica e centro di studi e ricerche 'Enrico Fermi' sono soppressi e i relativi organi statutari decadono fermo restando quanto previsto al successivo comma 3''. Infine, ''dalla data di entrata in vigore del presente decreto L'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e' soppresso e i relativi organi statutari decadono fermo restando quanto previsto al successivo comma 3''.
map/sam/

La crisi cambia il menù degli italiani: nel 2012 più pasta (+3%) e meno carne (-6%)
ultimo aggiornamento: 05 luglio, ore 16:49
Roma, 5 lug. (Adnkronos) - La crisi taglia i consumi e cambia il menu degli italiani che hanno già attuato la spending review a tavola dove portano più pasta (+3%) e meno bistecche (-6 %), con una flessione media dei consumi alimentari in quantità stimata pari all'1,5%. E' quanto emerge nel rapporto della Coldiretti su 'La crisi cambia la spesa e le vacanze degli italiani', illustrato dal presidente Sergio Marini sulla base dei dati relativi ai primi cinque mesi del 2012 elaborati da Coop Italia per l'Assemblea Nazionale della Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat sui consumi delle famiglie.
"Ad essere ridotti in quantità - sottolinea la Coldiretti - sono anche gli acquisti di pesce (-3%) e ortofrutta (-3%), mentre salgono quelli di pane (+3 %) e leggermente di carne di pollo (+1%)". Se ben il 43% degli italiani ha ridotto rispetto al passato la frequenza dei negozi tradizionali, una percentuale del 29% ha invece aumentato quella nei discount, mentre il 57 % ha mantenuto stabili i propri acquisti nei supermercati secondo l'indagine Coldiretti/Swg. "Il fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell'intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani", ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.

La crisi cambia anche le abitudini degli italiani che dicono addio alla tradizionale colazione al bar e scelgono di farla a casa aumentando gli acquisti di caffé macinato (+1%), latte (+2%), biscotti (+3%) con il miele che cresce del 4% e le fette biscottate addirittura del 5%. Un'abitudine che - sottolinea la Coldiretti - riguarda anche i pranzi e le cene sempre più spesso preparate in casa e che fa crescere i consumi di olio di oliva (+7%), ma anche di vini tipici (+6%) a conferma della tendenza a trascorrere più spesso momenti conviviali a casa.

Cig: Cgil, peggioramento e' strutturale. Serve politica industriale
05 Luglio 2012 - 18:13
 (ASCA) - Roma, 5 lug - ''La crisi economica e produttiva si avvita e si cronicizza con un deciso e strutturale peggioramento''. E' quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, in merito alle rilevazioni sulla cassa integrazione diffuse oggi dall'Inps, sottolineando come ''i numeri della cassa si stiano stabilizzandosi oramai a livelli elevatissimi''.
 Da quanto si evince dai dati, osserva la dirigente sindacale, ''l'aumento delle ore di cassa integrazione ordinaria sono la dimostrazione di come le aziende non si attendano a breve una ripresa produttiva, determinando il mantenimento di tensioni occupazionali molto gravi, specialmente nei settori industriali''.
 Per Lattuada ''e' ora che il Governo prenda atto che servono interventi concreti di politica industriale da un lato e di politica fiscale dall'altro, con un'azione sui redditi da lavoro e da pensione da finanziare anche attraverso una patrimoniale per rilanciare la domanda. Non sara' di certo il decreto sviluppo a poter garantire la ripresa produttiva e la crescita'', conclude.
red/glr

Maggioranza tedeschi, no a nuovi aiuti
Dice sondaggio Spiegel. "Irragionevole" sostenere paesi in crisi
05 luglio, 17:23
(ANSA) - BERLINO, 5 LUG - La maggioranza dei tedeschi ritiene irragionevole la promozione di nuovi aiuti miliardari per i Paesi in crisi. E' quello che emerge da un sondaggio commissionato dello. "I tedeschi perdono la pazienza", scrive il magazine sul web. Il 54% dei cittadini non ritiene sensato investire nuovi aiuti miliardari per salvare la moneta unica".
Il 41% degli intervistati ha risposto di essere invece favorevole a un ulteriore impegno tedesco. Il 69% ha risposto di temere un aumento dei prezzi.

Cipro: l'ultimo comunista a guida Ue, ci aiuti Mosca
Christofias punta su Russia per evitare la tagliola della troika
05 luglio, 18:27
(dall'inviato Enrico Tibuzzi) (ANSAmed) - NICOSIA, 5 LUG - Un comunista, anche se atipico, alla guida dell'Ue in uno dei momenti piu' delicati della crisi economica che ormai da quattro anni tiene in ostaggio l'Europa: questo il destino toccato a Demetris Christofias, presidente della Repubblica di Cipro, che oggi ha inaugurato ufficialmente il semestre di presidenza cipriota dell'Unione.
 Una sorte bizzarra quella di Christofias, 66 anni il prossimo agosto, arrivato alla poltrona piu' importante di Cipro nel 2008, lo stesso anno in cui l'isola adotto' la moneta unica europea. ''Saranno la vita e la gente a dire se sono l'ultimo comunista d'Europa'', risponde Christofias, con il sorriso sulle labbra, ai cronisti che gli chiedono se si considera l'ultimo esponente di una specie in via d'estinzione.
 Ma intanto il 'compagno-presidente' - che gestisce un Paese dove il modello capitalista la fa da padrone - sfrutta al meglio le sue ottime relazioni con Mosca. Davanti alla necessita' di ottenere aiuti finanziari per rilanciare l'economia e salvare il suo sistema bancario - colpito e semi affondato dalla crisi della Grecia - gioca su due tavoli per tentare di evitare la tagliola delle misure d'austerita' gia' imposte da Ue e Fmi ad Atene, Lisbona e Dublino.
 Nicosia e' infatti decisa a trattare sia con l'Ue e sia con la Russia: ''Non vedo nulla di sbagliato in questo'', sottolinea il presidente. ''Non bisogna avere pregiudizi - aggiunge - la Russia di oggi non e' piu' l'Unione sovietica. Se le loro condizioni saranno accettabili, perche' no? Quelle dell'Ue potrebbero essere piu' dure. Speriamo in una risposta positiva da Mosca''.
 La Troika Ue-Bce-Fmi e' in questi giorni a Nicosia per spulciare i conti pubblici ciprioti in vista del negoziato sulle condizioni alle quali concedere gli aiuti. Ma fonti governative avvertono che su un punto Cipro non intende assolutamente cedere: le agevolazioni fiscali di cui beneficiano le imprese, considerate un elemento vitale per l'economia del Paese.
 ''Gia' in occasione dell'adesione portammo l'aliquota da poco piu' del 4% al 10% e 35.000 imprese, sulle 100 mila allora presenti, scelsero di andarsene'', spiegano le stesse fonti. Al momento l'ipotesi piu' accreditata e' che Nicosia chieda all'Ue solo i fondi destinati alla ricapitalizzazione delle banche e a Mosca quelli necessari per ridare ossigeno all'economia. Cifre esatte non ce ne sono, ma le necessita' finanziarie di Cipro dovrebbero oscillare complessivamente tra i 4 e 10 miliardi di euro.
 Ma non e' solo sul fronte economico che Cipro gioca la sua partita alla guida dell'Ue. I negoziati con la Turchia per superare la divisione dell'isola ''sono in stallo da due anni e la responsabilita' e' di Ankara'', ha detto Christofias, il quale, a suo dire, non intende cadere nella trappola del boicottaggio preparata per la sua presidenza dalla Turchia.
''Questo atteggiamento verso la presidenza Ue e' un boomerang per Ankara che cosi' si sta auto isolando''.
 Quanto alle vicende siriane, il presidente cipriota ha detto di essere ''molto preoccupato'' per quanto sta accadendo a poco piu' di 100 miglia dalle sue coste. ''Spero non si ripeta quanto accaduto in Libano, ma in ogni caso siamo pronti a fare la nostra parte ora come allora. Il Medio Oriente e' una regione esplosiva, mi auguro che si possa trovare una soluzione pacifica sotto la guida delle Nazioni Unite''. (ANSAmed).

Grecia: Samaras vede troika; risanamento si', ma basta tagli
Privatizzazioni in alternativa a riduzioni stipendi e pensioni
05 luglio, 19:47
(di Furio Morroni) - (ANSAmed) - ATENE, 5 LUG - Il nuovo governo greco guidato dal premier conservatore Antonis Samaras "vuole lavorare con piu' efficacia e determinazione alla riforma fiscale, accelerare il programma di risanamento economico e quello delle riforme strutturali e delle privatizzazioni per arrivare alla ripresa dell'economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro e garantire la coesione sociale del Paese". Ma, per far cio', pretende che si dica basta alle troppo dure misure di austerita' e, soprattutto, a ulteriori riduzioni di stipendi e pensioni.
 Questo, in sintesi, il contenuto del comunicato diffuso oggi ad Atene al termine del primo incontro tra Samaras e i tre rappresentanti della troika, Poul Tomsen (Fmi), Servaz Deruz (Ue) e Klaus Masuch (Bce) svoltosi al Megaro Maximou, l'edificio che ospita la sede del governo, e durato circa un'ora. I tre funzionari della troika sono tornati nella capitale ellenica dopo quattro mesi di assenza a causa delle due consultazioni elettorali tenutesi nel Paese: la prima, inconcludente, del 6 maggio, e la seconda del 17 giugno.
 Il premier ha spiegato inoltre ai rappresentanti della troika la sua posizione riguardo il futuro dell'economia greca cosi' come l'aveva illustrata nella sua lettera inviata ai leader dell'eurozona che hanno preso parte all'ultimo Vertice europeo a Bruxelles. Per questo Samaras, dovendo fare i conti con la forte opposizione guidata da Syriza (sinistra radicale), che si batte per l'abolizione del Memorandum sottoscritto da Atene per ottenere gli aiuti internazionali, ha chiesto che le misure di austerita' volute dalla troika siano piu' mirate, che non vi siano ulteriori tagli a stipendi e pensioni, di ottenere aiuti supplementari per i meno abbienti e i disoccupati e, soprattutto, avere altri due anni di tempo per ridurre il deficit. Samaras, in particolare, ha ribadito la propria opposizione alla richiesta della troika di licenziare 15.000 dipendenti del settore pubblico entro quest'anno (su un totale di 150.000 entro il 2015) perche' una misura del genere, come ha ribadito il portavoce del governo Simos Kedikoglou, ''non avrebbe alcun effetto positivo sull'economia'' ed ha confermato la volonta' politica dell'esecutivo di attuare le riforme che riguardano le privatizzazioni e la fusione o la chiusura di Enti inutili.
 Prima della riunione con Samaras, i funzionari della troika avevavano incontrato il neo ministro delle Finanze, Giannis Stournaras, che aveva prestato giuramento pochi minuti prima alla presenza del capo dello Stato, Karolos Papoulias, e dello stesso Samaras.
 "L'economia del Paese ha attraversato due difficili elezioni ed il programma di risanamento e' in ritardo per certi aspetti e in regola per certi altri", ha detto Stournaras parlando con i giornalisti al termine dell'incontro. "I funzionari della troika - ha aggiunto - mi hanno detto scherzando che lunedi', alla riunione dell'Eurogruppo, per me non sara' facile ed io ho risposto loro che ne sono consapevole". Domenica mattina Stournaras avrà un nuovo incontro con i funzionari della troika per discuttere il contenuto delle dichiarazioni programmatiche del governo sulle quali il dibattito comincera' in Parlamento domani e si concluderà domenica notte con la votazione della fiducia. (ANSAmed).

Comitato Interministenale per il Credito ed il Risparmio






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