lunedì 29 ottobre 2012

(1) XXIX.X.MMXII/ Bozen, oltrepadania: tutrice o badante, pannoloni sono.===Le microimprese (con meno di 10 addetti), rappresentano il 94,9% delle imprese attive, il 47,8% degli addetti e il 31,1% del valore aggiunto realizzato. Nelle grandi imprese (con almeno 250 addetti), che ammontano a 3.495 unita', si concentrano il 19,0% degli addetti e il 31,9% del valore aggiunto. Nelle microimprese il 63,5% dell'occupazione e' costituita da lavoro indipendente.

La top 10 delle imposte più odiate dagli italiani nel 2012
Imprese: Istat, calano nel 2010 (-0,3%) ma sale valore aggiunto (+12,3%)
Rifiuti: Ue, in 2020 ancora in discarica il 28%
Bozen, oltrepadania. Monti: la potenza tutrice non serve più

La top 10 delle imposte più odiate dagli italiani nel 2012
1. IVA
2. IMU
3. Aggio esattoriale
4. Accise su benzina, energia elettrica e metano
5. Canone Rai
6. TIA/TARSU
7. Bollo auto
8. Contributi consorzi di bonifica
9. Ticket sanitari
10. Imposte sui redditi/Irap
ROMA - Questa è nuova la top ten delle imposte più odiate dagli Italiani. Lo studio, effettuato dal Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di Krls Network of Business Ethics per conto Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani è stato condotto su un campione casuale di cittadini maggiorenni residenti in Italia, intervistati telefonicamente nella prima settimana di ottobre.
Come si evidenzia nella classifica, la tassa più invisa agli Italiani è l'IVA che, con l'aumento delle aliquote dal 21% al 22% e! dal 10% all'11%, scala la classifica della top ten di ben 7 posizioni rispetto al 2011.
Al secondo posto si colloca l'IMU che ha inciso considerevolmente nel 2012 nel bilancio familiare.
Al terzo posto si colloca l'aggio esattoriale percepito dagli Agenti della riscossione che, unitamente agli interessi della riscossione, viene considerato anche l'imposta più ingiusta.
Il quarto posto viene occupato dalle accise su benzina, energia elettrica e metano che quest'anno hanno fatto lievitare sensibilmente il costo del carburante fino a farlo diventare il più caro in Europa.
Al quinto posto si piazza il Canone Rai che è risultato anche l'imposta più evasa dagli italiani.
Dal sondaggio è emerso che due cittadini su tre pensano che il Canone Rai sia un "abbonamento annuale" e non una tassa.
In generale le imposte più odiate sono quelle sono indirette, che si pagano senza tener conto del reddito pro capite.
Se, infatti, sembra logico da parte del cittadino parteci! pare al prelievo fiscale collettivo in maniera progressiva rispetto al reddito percepito durante l'anno, non sembra altrettanto accettabile vedersi tassare ripetutamente in base ai consumi. Tale imposizione colpisce il cittadino senza tener contro della propria capacità contributiva in dispregio al dettato costituzionale.
Infatti, paradossalmente, le imposte indirette incidono maggiormente sulle famiglie più povere anziché su quelle più benestanti.
In alcuni casi, poi, addirittura si assiste ad una doppia imposizione indiretta come nel caso dell'applicazione dell'IVA sulle accise presente sull'acquisto di carburante o nel consumo di energia elettrica.
Solo 1 cittadino su 5 capisce perché paga le tasse. 4 cittadini su 5 si considerano sudditi di una amministrazione finanziaria troppo burocratizzata che viola i diritti dei contribuenti.
Ciò che incentiva maggiormente l'evasione fiscale in Italia, che nel 2012 si conferma al primo posto in Europa con il 21% del prod! otto interno lordo evaso pari a 340 MLD di euro ed è cresciuta del 15,3% raggiungendo - considerando anche l'evasione derivante dall'economia criminale - la cifra astronomica di 180,9 miliardi di euro all'anno, sono gli sprechi di denaro della pubblica amministrazione, la sua inefficienza, la scarsa qualità dei servizi offerti che unitamente alle violazioni allo statuto dei diritti del contribuente, i mancati rimborsi fiscali, il fisco lunare e l'inefficacia delle esattorie rendono superfluo la gran parte del lavoro fatto nella lotta all'evasione fiscale dalla Guardia di Finanza e dalle Agenzie fiscali. Le esattorie, ogni anno, riscuotono per gli enti impositori, meno del 10% di quanto accertato.
Dallo studio emerge anche che in Italia l'economia sommersa è circa il doppio di quella della Francia e della Germania. Nella speciale classifica delle economie sommerse, l'Italia è seguita dalla Grecia con il 20,8%, Romania con il 19,1%, Bulgaria con il 18,7%, Slovacchia con il ! 17,2% e Cipro con il 17,1%.
I principali evasori in Italia sono gli industriali (32,7%) seguiti da bancari e assicurativi (32,2%), commercianti (10,8%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%).
A livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%).
Perché si evade? Dall'indagine condotta per Contribuenti.it Magazine è emerso che il 42% dei contribuenti evade per l'insoddisfazione verso i servizi pubblici erogati dallo stato a fronte dell'alto prelievo fiscale, per il 39% per la complessità delle norme (fisco lunare) ed il mancato rispetto dei diritti dei contribuenti e solo il 19% per la scarsità dei controlli o per mancanza della cultura della legalità.
Inoltre, l'84,7% degli intervistati ritiene che il nostro sistema fiscale favorisce l'evasione. Un cancro che per il 66,7% degli italiani è da estirpare, risposta che raggiung! e punte del 70,3% nel Sud e del 69,6% nel Centro.
"Per combattere l'evasione fiscale bisogna privilegiare i controlli sostanziali sui grandi contribuenti anziché quelli formali fatti sui lavoratori dipendenti/ autonomi - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - E' necessario riformare il fisco italiano e la riscossione dei tributi, istituendo Lo Sportello del Contribuente presso tutti gli organi diretti ed indiretti della pubblica amministrazione, seguendo ciò che avviene nei principali paesi europei. I grandi contribuenti sono diventati maestri nell'evasione fiscale e la stanno esportando anche negli altri paesi europei. Serve una rivoluzione etica che coinvolga l'intero Paese. Solo chi paga regolarmente le tasse deve poter partecipare ai bandi pubblici o ai finanziamenti agevolati".
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 3314630647 – 0642828753

Imprese: Istat, calano nel 2010 (-0,3%) ma sale valore aggiunto (+12,3%)
29 Ottobre 2012 - 10:12
 (ASCA) - Roma, 29 ott - Nel 2010 le imprese attive dell'industria e dei servizi di mercato sono 4.372.143 e occupano circa 16,7 milioni di addetti, di cui 11,2 milioni sono dipendenti. La dimensione media delle imprese si conferma particolarmente contenuta (3,8 addetti per impresa).
Lo rende noto l'Istat. specificando che, complessivamente, le imprese italiane realizzano un valore aggiunto di circa 708 miliardi di euro. Il valore aggiunto per addetto e' pari a 42,4 mila euro; il costo del lavoro per dipendente risulta di 34,0 mila euro; la retribuzione lorda per dipendente ammonta a 24,4 mila euro e l'incidenza dei profitti lordi sul valore aggiunto e' del 26,6%. Rispetto al 2009, anno di profonda crisi produttiva, aggiunge l'Istat, si registra una flessione del numero delle imprese (-0,3%) e degli addetti (-1,6%), ma un sensibile aumento del valore aggiunto (+12,3%).
 Le microimprese (con meno di 10 addetti), rappresentano il 94,9% delle imprese attive, il 47,8% degli addetti e il 31,1% del valore aggiunto realizzato. Nelle grandi imprese (con almeno 250 addetti), che ammontano a 3.495 unita', si concentrano il 19,0% degli addetti e il 31,9% del valore aggiunto. Nelle microimprese il 63,5% dell'occupazione e' costituita da lavoro indipendente.
 Il settore dei servizi di mercato - con il 76,0% di imprese, il 63,3% di addetti e il 56,9% di contributo alla creazione di valore aggiunto - si conferma, in termini quantitativi, il piu' importante settore dell'economia nazionale. L'industria in senso stretto rappresenta il 10,1% delle imprese, il 25,8% degli addetti e il 34,6% del valore aggiunto, mentre nel settore delle costruzioni si concentrano il 13,9% delle imprese, il 10,9% degli addetti e l'8,5% del valore aggiunto.
 Sempre nel 2010, ciascun dipendente ha lavorato in media 1.629 ore (8 ore in piu' rispetto al 2009), con livelli superiori alla media nelle costruzioni (1.669) e nell'industria in senso stretto (1.651) e inferiori nel settore dei servizi (1.610). Infine, le imprese italiane hanno sostenuto una spesa per investimenti fissi lordi pari a circa 138 all'anno precedente.
com-sen/

Rifiuti: Ue, in 2020 ancora in discarica il 28%
Numeri non in linea con gli obiettivi della Commissione Ue
29 ottobre, 10:55
BRUXELLES - Senza nessun cambio di rotta nelle politiche, l'Unione europea nel 2020 avra' ancora una media del 28% di rifiuti urbani che finira' nelle discariche. E' questo lo scenario previsto dall'ultimo rapporto dell'agenzia europea dell'ambiente (Aea) su risorse materiali e rifiuti, che prevede che la media del riciclo dei rifiuti urbani arrivi al 49% nel 2020.
Numeri non in linea con la strategia della Commissione europea, che punta ad eliminare l'immondizia in discarica e a limitare la produzione di energia solo ai rifiuti non riciclabili. In Italia viene ancora interrato il 40% dei rifiuti, mentre in sei Stati virtuosi (Belgio, Danimarca, Germania, Austria, Svezia e Olanda) la stessa percentuale si ferma al 3%.
Applicando la direttiva sulle discariche in tutta l'Ue e migliorando la gestione dei rifiuti urbani, secondo l'agenzia europea per l'ambiente a guadagnarci sarebbe anche la lotta contro i cambiamenti climatici, visto che verrebbero tagliate 44 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2020 rispetto al 2008, inclusi i benefici provenienti da un maggior riciclo e riuso.
Evitare di buttare tutto il biodegradabile in discarica porterebbe questa cifra a 77 milioni di tonnellate di CO2, la stessa quantita' di riduzione prevista dalla direttiva Ue sulla performance energetica degli edifici per il 2020. ''Il trend generale - afferma Almut Reichel dell'Aea - nella produzione dei rifiuti, inclusi quelli pericolosi, e' in salita, sebbene le cifre piu' recenti indichino un declino legato probabilmente alla crisi economica in Europa. Dall'altro lato, la gestione dei rifiuti e' migliorata''.
Se nel 1995 veniva riciclato o inviato al compostaggio solo il 17% dell'immondizia urbana prodotta da Ue piu' Norvegia e Svizzera, nel 2010 la cifra e' salita al 38%. Allo stesso tempo ''l'economia europea - aggiunge Reichel - dipende ancora pesantemente dall'import di materie prime: nel 2011 ha toccato quota 1.6 miliardi di tonnellate (circa 3,2 tonnellate a persona), con carburanti e lubrificanti in testa''. La strategia Europa 2020 adottata dal Consiglio a giugno del 2010 invece vuole migliorare l'efficienza delle risorse per arrivare ad una crescita sostenibile.

Bozen, oltrepadania. Monti: la potenza tutrice non serve più
Il premier: «Il contenzioso con l’Austria è risolto, l’autonomia collabori al risanamento». La Svp: non rinunciamo a Vienna                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    
BOLZANO. La potenza tutrice? Non ha più senso. Il premier Monti smonta uno dei tabù dell’autonomia altoatesina. Lo fa in un’intervista al giornale viennese Kurier. Il ragionamento è semplice: la tutela della minoranza di lingua tedesca è garantita dalla Costituzione, l’autonomia è salda e non si tocca. Ergo: la tutela internazionale dell’Austria non serve più. L’Alto Adige è una questione interna allo Stato italiano. Apriti cielo. Dalla Svp agli Schützen, tutti contro il presidente del consiglio.
«Non intendiamo tagliare l’autonomia dell’Alto Adige - ha detto Monti al Kurier-. La tutela delle minoranze etniche e linguistiche è ancorata nella nostra Costituzione, assieme dobbiamo però sanare i conti pubblici». Intervistato in inglese, il premier italiano ha aggiunto: «L’autonomia altoatesina è un modello ben collaudato». Monti ha sottolineato che di recente a Merano il presidente Giorgio Napolitano ed il suo omologo austriaco Heinz Fischer hanno ricordato il ventennale della chiusura della vertenza internazionale.
Alla domanda se sia ancora necessaria la tutela dell’Austria nei confronti della popolazione suditirolese, Monti risponde: «Credo che poichè il contenzioso è stato ricomposto davanti alle Nazioni Unite non vi sia più necessità che l’Austria eserciti questo ruolo. Parliamo qui di problemi interni all’Italia e non vi è necessità quindi di competenze per Vienna. La Provincia autonoma di Bolzano dispone nell’ambito del diritto italiano e della Costituzione di tutti gli strumenti giuridici per far valere le proprie posizioni».
Immediata la reazione della Svp, che ha sparato ad alzo zero sul premier. «Quando c’è di mezzo l’autonomia altoatesina, non si tratta mai solo di un affare interno italiano - attacca l’Obmann Richard Theiner - chiediamo al presidente del consiglio di rispettare l’ancoraggio internazionale dell’autonomia ed insieme il ruolo speciale dell’Austria per l’Alto Adige. Il governo italiano, nei mesi passati, più volte è intervenuto nelle competenze esclusive e concorrenti della Provincia di Bolzano. Se Mario Monti sostiene di non voler limitare l’autonomia, allora deve rispettare le competenze dell’Alto Adige». Theiner ricorda che la Provincia di Bolzano, ripetutamente, ha espresso la propria disponibilità a partecipare al risanamento del bilancio statale. «Per noi però è inaccettabile che il governo cali dall’alto provvedimenti violando le prerogative autonomistiche», afferma Theiner che conclude annunciando che «la Svp si opporrà anche in futuro alla politica nemica dell’autonomia del governo».
Duro anche Durnwalder: «Se l’Italia mantiene gli impegni sottoscritti a suo tempo riguardo all’autonomia, l’esercizio della funzione di tutela da parte austriaca non sarà necessario, ma tale ruolo non è in discussione - sottolinea -, non è fuori luogo quando assistiamo a ripetute violazioni del sistema pattizio dell’autonomia speciale da parte del governo nazionale, che scavalca le competenze provinciali. Il contributo dell’Alto Adige al risanamento della finanza pubblica non è in discussione: abbiamo sempre confermato che siamo pronti a fare la nostra parte, ma questo deve avvenire in un confronto aperto tra Bolzano e Roma nel rispetto dei principi dell’autonomia». Alla forma di tutela dell’Austria, considerato l’ancoraggio internazionale dell’autonomia altoatesina, «non rinunceremo mai. Ma non sarà necessario intervenire se il governo italiano rispetterà gli impegni presi e le competenze assegnate all’autonomia». Un “altolà”a Monti arriva anche da Vienna. «La funzione di tutela dell’Austria non è in discussione e non è cambiata con la ricomposizione del contenzioso davanti alle Nazioni Unite- dice in una nota ufficiale il ministero degli Esteri -. Questo non toglie - aggiunge - che la stragrande maggioranza dei problemi, come per esempio quello della toponomastica, vengano risolti a livello nazionale tra Bolzano e Roma».



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