venerdì 9 novembre 2012

(1) IX.XI.MMXII/ Gaudemus, belpaese padanino ha fatto 13.

L'UNIONE SARDA - Politica: L'inno nazionale si canterà a scuola, l'ira dei sardisti
LA NUOVA SARDEGNA - Politica: I sardisti e l’indipendentismo, è rottura con Cappellacci?
Prod Industriale: Istat, a settembre -4,8% su anno. 13* calo consecutivo
Lavoro, allarme Unioncamere: "120mila dipendenti in meno nel IV trimestre 2012"
Crisi: Giovani Confcommercio, in 18 mesi chiusa una impresa al minuto
P.A.: Confcommercio, pagamenti in 85 giorni in Trentino, 974 in Calabria

L'UNIONE SARDA - Politica: L'inno nazionale si canterà a scuola, l'ira dei sardisti
09.11.2012
ROMA D'ora in poi l'Inno di Mameli dovrà esser studiato e cantato nelle scuole italiane. Il Senato ha, infatti, approvato in via definitiva con la sola opposizione tenace e chiassosa della Lega Nord, il disegno di legge che introduce questo canto risorgimentale, scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, nei programmi scolastici. E nell'Isola, già per bocca del capogruppo sardista in Consiglio regionale Giacomo Sanna, si annuncia una fiera opposizione: «In un momento come questo, in cui le scuole cadono a pezzi e gli insegnanti non hanno un futuro, a Roma si inventano questa cosa fuori dal tempo. Si consolino, l'Italia è molto diversa dagli Stati Uniti, queste cose in Sardegna non attecchiranno». Uguale condanna è arrivata dai leader indipendentisti Bustianu Cumpostu e Doddore Meloni, che hanno invitato gli insegnanti e i dirigenti scolastici alla «obiezione civile».
LA FESTA Intanto il Parlamento ha istituto il 17 marzo, in continuità con il festeggiamento dei 150 anni, come “Giorno dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera”, allo scopo di promuovere i valori di cittadinanza e di consolidare l'identità nazionale.
L'INNO Il canto che incita alla ribellione verso lo straniero e alla libertà con la chiusa «l'Italia chiamò» non sarà più solo motivo di applausi (e fischi) negli stadi quando gioca la nazionale e dovrebbe avere una diffusione capillare. Ma, si sa, l'inno di Mameli non è mai piaciuto ai leghisti che, nell'aula del Senato, lo hanno contestato. Solo il segretario Roberto Maroni ha gettato acqua sul fuoco cavandosela con una battuta: «Quando si canta, purché non sia stonato, per me va sempre bene».
LE REAZIONI «Sdegno» per le bordate leghiste è stato espresso dai senatori degli altri gruppi. Il senatore democratico Giovanni Procacci, tra gli applausi, ha chiesto: «Perché demonizzate la storia e la memoria del Paese? Alberto da Giussano, vostro simbolo, è ricordato nell'inno che disprezzate». Ma la Lega fino all'ultimo, con il giochetto di interventi in dichiarazione di voto in dissenso dal gruppo, ha continuato a protestare contro quella che ha definito «una imposizione» alle «libere genti della Padania». Alla fine, il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri ha salutato il «voto storico» del Senato che «riafferma i valori dell'identità nazionale».

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: I sardisti e l’indipendentismo, è rottura con Cappellacci?
09.11.2012
CAGLIARI Come deciso al congresso, il Psd’Az ha presentato in Consiglio regionale la mozione sull’indipendenza della Sardegna. E nella prossima conferenza dei capigruppo chiederà che venga discussa in aula. Firmata da Giacomo Sanna, Paolo Dessì, Paolo Maninchedda ed Efisio Planetta (il quinto consigliere, Christian Solinas è assessore), la mozione chiede all’assemblea sarda di «dichiarare solennemente la Sardegna nazione indipendente» e che questa dichiarazione «sia sottoposta al voto del popolo sardo attraverso il referendum consultivo». La mossa congressuale era stata pensata per rilanciare l’azione sulla «sovranità» e fare in modo che il Psd’Az non venisse sorpassato dalle altre sigle dell’indipendentismo. Ma forse era stata pensata anche come tattica politica. È da tempo che i sardisti sono insofferenti nei confronti di Cappellacci e degli alleati (soprattutto Pdl e Udc). Il voto sulla mozione potrebbe servire loro per giustificare uno “strappo” che molti danno per inevitabile.

Prod Industriale: Istat, a settembre -4,8% su anno. 13* calo consecutivo
09 Novembre 2012 - 10:12
 (ASCA) - Roma, 9 nov - A settembre la produzione industriale scende del 4,8% su base annuale corretta per gli effetti di calendario. Lo comunica l'Istat. Si tratta del 13* calo consecutivo. Nella media dei primi nove mesi dell'anno la produzione e' diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
 Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. La diminuzione piu' marcata riguarda l'energia (-7,8%), ma cali significativi si registrano anche per beni intermedi (-5,8%) e beni strumentali (-4,2%), mentre una flessione piu' contenuta si rileva per i beni di consumo (-2,5%).
red/men

Lavoro, allarme Unioncamere: "120mila dipendenti in meno nel IV trimestre 2012"
ultimo aggiornamento: 09 novembre, ore 12:07
Roma, 9 nov. (Adnkronos) - Per il lavoro subordinato, il saldo complessivo si manterra' negativo anche per fine anno: quasi 120mila i posti di lavoro in meno, in parte determinati dalla fisiologica conclusione di contratti stagionali o comunque a termine. E' quanto emerge da un'indagine relativa al IV trimestre 2012 del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro.
Sono circa 158mila entrate di lavoratori alle dipendenze - ripartite tra 91mila assunzioni non stagionali, 40mila stagionali e quasi 27mila interinali - e 60mila nuovi contratti di lavoro autonomo. Nel complesso saranno quindi oltre 218mila gli ingressi nelle imprese dell'industria e dei servizi entro la fine del 2012.
Per il lavoro subordinato, il saldo complessivo si manterra' negativo anche per fine anno: quasi 120mila i posti di lavoro in meno, in parte determinati dalla fisiologica conclusione di contratti stagionali o comunque a termine; 12 mila di essi saranno lavoratori in somministrazione o interinali. I restanti 107mila lavoratori dipendenti persi, a carattere non stagionale e stagionale, si distribuiscono in tutte le regioni, ad eccezione del Trentino Alto Adige in cui l'occupazione e' sostenuta dall'arrivo della stagione turistica, dove si prevedono 2.700 posti di lavoro in piu' entro fine anno. Sul fronte delle altre forme contrattuali si segnalano riduzioni di poco inferiori alle 12mila unita' per i collaboratori a progetto.
La domanda di lavoratori alle dipendenze per la fine dell'anno (al netto degli interinali) risulta tuttavia lievemente superiore rispetto alle previsioni delle imprese espresse per il IV trimestre 2011 (il peggiore dagli ultimi due anni). A livello territoriale, in 17 regioni le assunzioni risultano in aumento rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso. Il confronto anno su anno delle entrate mostra poi una crescita della domanda nei settori industriali piu' fortemente orientati all'export e nei servizi.
Si evidenzia, inoltre, una lieve ripresa rispetto ai trimestri precedenti dei contratti a tempo indeterminato e determinato, dopo il calo subito nel trimestre precedente, e il rilancio dei contratti di apprendistato, sui quali la riforma del lavoro ha puntato molte carte.
Emerge tuttavia una sempre piu' ampia spaccatura tra lavoro stabile e le altre forme di lavoro, sia subordinato, sia autonomo: fatto 100 il totale delle entrate previste nel IV trimestre dell'anno, il 19% sara' destinato al lavoro stabile e l'81% a tutte le altre forme. Va a tal proposito evidenziato pero' che le imprese, interpellate a settembre nell'ambito del Sistema informativo Excelsior e quindi ancora non pienamente edotte rispetto ai contenuti della riforma del mercato del lavoro varata a luglio, nel rispondere abbiamo messo in evidenza lo stato di incertezza del momento congiunturale, che le induce si' ad assumere, ma fa loro preferire rapporti di lavoro meno vincolanti.
''Nel programmare le entrate di nuovo personale'', ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ''le imprese manifestano tutta l'incertezza di questa fase congiunturale. Si ha quasi la sensazione che il tessuto produttivo, soprattutto nelle aree vocate all'export, abbia la tentazione di allargare la propria base occupazionale ma poi tema di fare il passo piu' lungo della gamba, introducendo in forma stabile nei propri organici nuovo personale''.

Crisi: Giovani Confcommercio, in 18 mesi chiusa una impresa al minuto
09 Novembre 2012 - 11:57
 (ASCA) - Venezia, 9 nov - Negli ultimi 18 mesi sono 635 mila le imprese che hanno chiuso in Italia. Tra queste e le aziende che hanno aperto, il saldo negativo e' di 20 mila. Lo ha detto Paolo Garimberti, presidente dei Giovani di Confcommercio, incontrando i giornalisti per il Forum di Venezia. ''Quindi ha chiuso i battenti una impresa ogni minuto. Con un contesto piu' favorevole avrebbero potuto sopravvivere''.
fdm/sam/

P.A.: Confcommercio, pagamenti in 85 giorni in Trentino, 974 in Calabria
09 Novembre 2012 - 11:49
 (ASCA) - Venezia, 9 nov - Novantacinque miliardi: i numeri dei ritardati pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione hanno ormai assunto ''le proporzioni di quattro robuste manovre finanziarie''. Lo affermano i Giovani di Confcommercio, presentando con Mariano Bella, a Venezia, il bianco su ''Credito e burocrazia: il 'gattopardo' delle imprese''.
 ''I ritardi in molti casi - si e' detto - mettono a rischio la stessa sopravvivenza delle imprese. Nel settore delle forniture di beni e servizi alla Sanita', per citare uno dei piu' eclatanti, ci sono regioni relativamente 'virtuose' come il Trentino Alto Adige o il Friuli, dove si viaggia a medie di 85 e 99 giorni, cui fanno da contraltare i 396 del Lazio, i 795 della Campania e addirittura i 974 della Calabria. E, per le imprese operanti in questo comparto, l'ammontare dei crediti raggiunge una cifra intorno ai 5-7 miliardi. Nell'arco di un decennio i tempi sono drasticamente peggiorati: nel 2000 l'Italia era quart'ultima, con una media di 135 giorni di attesa; nel 2010 e' invece sprofondata all'ultima posizione, superata anche dalla Grecia, con ben 186 giorni di attesa in media. Era dunque inevitabile che su tutta la partita si accendessero i riflettori di Bruxelles.
Che ha quindi approvato una nuova Direttiva specifica, la 2011/7/UE, per imporre tempi stretti sui saldi in sospeso e sulla routine. Direttiva che l'Italia ha recepito in questi giorni''.
fdm/



Nessun commento: