Coldiretti: in agricoltura 90mila occupati in
meno
Istat. Lavoro e retribuzioni nelle grandi
imprese
Grecia, il 60% dei privati lavora senza
stipendio.
Grecia:Schaeuble,rischio buco entro 2014
30/10/2011
- LA STORIA: Val d’Aosta, il paradiso dei baby-pensionati
Economia - L'UNIONE SARDA: La rivolta dei senza
lavoro
02.09.2013
PORTO TORRES C'è chi
dorme alla stazione, dopo avere sistemato moglie e figli da qualche parte. C'è
chi vive in un garage, senza luce né acqua. C'è chi si è visto privare dei
figli, giura un operaio senza lavoro da 14 mesi, perché impossibilitato a sostentarli.
A Porto Torres in pochi anni i disoccupati sono saliti a quota 6500. Numeri
dietro cui si celano storie di ordinaria disperazione, che questa sera, alle 17
approderanno in municipio, nella sala del consiglio comunale: una occupazione
pacifica per ricordare l'agonia di tutto un territorio, con numeri da paura. I
disoccupati di Porto Torres, fuoriusciti dal tessuto industriale e
dall'indotto, hanno scelto di sollecitare così il sindaco Beniamino Scarpa per
fermare in qualche modo l'emorragia di migliaia di posti di lavoro. TERRITORIO
IN AGONIA «All'esterno non si conosce la disperazione che attanaglia il
territorio - dice un operaio licenziato da oltre un anno - E spesso a rimanere
senza stipendio sono famiglie monoreddito. La mia è una situazione come tante:
avevamo una dignità, una casa, con quello che guadagnavo si riusciva ad
arrivare a fine mese. Adesso vivo nella stazione, l'amministrazione comunale
chiude un occhio. A mio modo sono fortunato: ho acqua e luce. C'è chi non ha
nemmeno quelli e ha perso anche gli affetti più cari. Oggi vogliamo provare
tutti insieme a chiedere un aiuto, non sappiamo più dove andare, cosa fare per
tirare avanti. E l'esercito dei disoccupati è composto dalle persone più varie:
ci sono gli operai sputati fuori dalla zona industriale; ma ci sono anche gli
artigiani, i piccoli imprenditori, i titolari di attività cominciate
coraggiosamente, finiti anche loro sul lastrico. Ci sono problemi di
sussistenza, molti non sanno proprio dove andare a vivere. Il Comune è in
crisi, per avere una casa popolare devi essere da anni in graduatoria. Anche
quella strada è sbarrata». IL SINDACO Il sindaco Scarpa li ascolterà questa
sera. L'altro ieri aveva puntato i piedi, chiedendo un ruolo di primo piano per
il suo Comune nei processi di salvaguardia del lavoro nell'area produttiva di
Porto Torres. Ora attende una risposta da Eni, governo nazionale e Regione.
Coldiretti: in agricoltura 90mila occupati in
meno
L’AGRICOLTURA perde
90mila occupati e fa registrare uno dei cali più pesanti tra i diversi settori
con una riduzione del 10,1 per cento, anche per effetto del maltempo con un
andamento climatico disastroso che ha provocato danni superiori al miliardo
alle coltivazioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti
sull’occupazione, in riferimento ai dati diffusi oggi dall’Istat.
Sul risultato pesa
dunque l’andamento stagionale primaverile sfavorevole con pioggia continua che
ha ostacolato il normale svolgimento delle semine mentre l’inizio dell’estate è
stato segnato da violente tempeste. La forte riduzione del numero degli
occupati è il risultato – continua l’organizzazione agricola – di un calo sia
nei lavoratori dipendenti (-9,4 per cento) che in quelli indipendenti (-10,7
per cento) e riguarda si il nord Italia (-14,8 per cento) che il sud (-11,3 per
cento) ma non le regioni del centro che al contrario crescono (+8,7 per cento).
Prospettive migliori
– conclude la Coldiretti - si hanno per il terzo trimestre con lo svolgimento
elle campagne di raccolta della frutta e per la vendemmia. Riguardo ai dati
Istat oggi sull’inflazione ad agosto, secondo la Coldiretti “è deflazione nel
piatto degli italiani per effetto della crisi che fa crollare i consumi e taglia
addirittura i prezzi dei prodotti alimentari che mostrano in generale un
andamento negativo (-0,1 per cento) con punte del – 6,5 per cento per i
vegetali freschi sul piano congiunturale”.
Diminuzioni
congiunturali nel carrello della spesa – segnala la Coldiretti - si registrano
anche per la frutta fresca (-2,1%) mentre aumenti molto contenuti fanno segnare
il pesce fresco di mare (+0,6%), carne suina (+0,3 per cento), latte fresco
(+0,2 per cento), burro (+0,7%) e i vini (+0,4 per cento).
Il calo dell’inflazione
per i prodotti alimentari – osserva l’organizzazione – è dovuto non soltanto
alla riduzione delle quantità acquistate, ma anche al diverso modo di fare la
spesa degli italiani. Si evidenziano gli effetti di una crisi che ha costretto
7 italiani su 10 a tagliare le spese per l’alimentazione.
Istat. Lavoro e retribuzioni nelle grandi
imprese
A giugno 2013 l'indice destagionalizzato
dell'occupazione nelle grandi imprese diminuisce, rispetto a maggio, dello 0,1%
al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) e dello 0,3% al
netto degli occupati in Cig.
Nel confronto con giugno 2012 l'indice
grezzo dell'occupazione nelle grandi imprese diminuisce dell'1,4% al lordo e
dell'1,3% al netto dei dipendenti in Cig.
Al netto degli effetti di calendario, il
numero di ore lavorate per dipendente (al netto di quelli in Cig) aumenta,
rispetto a giugno 2012, dello 0,6%.
L'incidenza delle ore di cassa integrazione
guadagni utilizzate è pari a 34,1 ore ogni mille ore lavorate, in diminuzione
di 2,9 ore ogni mille rispetto a giugno 2012.
A giugno la retribuzione lorda per ora
lavorata (dati destagionalizzati) registra una diminuzione del 2,7% rispetto al
mese precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo aumenta dell'1,6%.
Rispetto a giugno 2012 la retribuzione
lorda e il costo del lavoro per dipendente (al netto di quelli in Cig)
registrano rispettivamente una riduzione dell'1,7% e dell'1,3%.
Considerando la sola componente
continuativa, la retribuzione lorda per dipendente aumenta, rispetto allo
stesso mese dell'anno precedente, del 2,5%.
Grecia, il 60% dei privati lavora senza
stipendio.
Segnali di fine
crisi per l'economia, ma non per i greci
Redazione IBTimes
Italia
Oltre un milione di
persone nel settore privato greco lavora senza stipendio da mesi: è quanto
afferma il portale Greek Report, citando un'indagine mirata effettuata dal
maggiore istituto di previdenza sociale del Paese, l'IKA.
Secondo gli
ispettori del citato istituto soltanto 700.000 degli 1,8 milioni di lavoratori
del settore riceve regolarmente uno stipendio, sebbene ridotto, mentre i
rimanenti presterebbero la propria opera a titolo praticamente gratuito in
violazione delle leggi sul lavoro locali.
I ritardi nei
pagamenti vanno da tre a dodici mesi, ma molti lavoratori sospettano che questi
arretrati non verranno mai corrisposti, come pure le vacanze pagate maturate ma
non godute. Le denunce sono tuttavia rare, poiché i lavoratori temono di
perdere il proprio posto in un momento in cui la crisi continua a far esplodere
il tasso di disoccupazione, attualmente al record del 27,6 per cento. Per
questo motivo i lavoratori preferiscono continuare a lavorare per mantenere la
propria posizione in attesa che la situazione migliori e l'azienda ricominci a
corrispondere il salario.
Anche nei casi in
cui vi sono delle denunce, tuttavia, attualmente alle aziende conviene pagare
le multe che vengono comminate dagli ispettori del lavoro piuttosto che pagare
gli stipendi.
La speranza è
l'ultima a morire: il PMI greco rilasciato lunedì dimostra che il
deterioramento delle condizioni del business greco continua a rallentare.
Secondo Markit l'indice che misura l'attività dei direttori degli acquisti del
manifatturiero greco è salito al massimo da 44 mesi a questa parte, pur
rimanendo al di sotto della soglia dei 50 punti che separa la contrazione
dall'espansione (per la precisione 48,7). I nuovi ordini, in particolare,
risultano essersi stabilizzati, mentre gli ordini destinati all'esportazione
risultano essere in crescita per la prima volta ad agosto 2011. Anche in
Grecia, dunque, come altri Paesi colpiti dalla austerity tedesca, la ripresa
economica sembra essere guidata principalmente dalla crescita altrui, mentre la
domanda domestica sembra comunque destinata a rimanere depressa a lungo per
colpa di un mercato del lavoro ormai ridotto a polvere.
Grecia:Schaeuble,rischio buco entro 2014
Potrebbero mancare
almeno 4 mld di euro per pacchetto attuale
02 settembre, 15:03
(ANSA) - BERLINO, 2
SET - Nel programma di salvataggio per la Grecia attualmente in corso ci
potrebbe essere un buco di almeno 4 miliardi di euro entro la fine del 2014. E'
quanto ha sostenuto a Berlino il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, in
una seduta straordinaria della commissione bilancio del Bundestag. Ci potrebbe
essere un certo problema, avrebbe detto Schaeuble secondo quanto riporta la
Dpa. Stando ad alcuni partecipanti alla seduta il buco è stato quantificato
nell'ordine di almeno 4 miliardi.
30/10/2011
- LA STORIA: Val d’Aosta, il paradiso dei baby-pensionati
Uno ogni 57 abitanti
e quasi tutti sono ex dipendenti pubblici
Pierangelo Sapegno
AOSTA
Quando le cose vanno
male, sono i numeri il nostro nemico. Non ce n’è mai uno che vada bene. Gli
ultimi dicono che il record dei baby pensionati è della Val d’Aosta, regione
autonoma, bella, pulita, mai in passivo, o quasi mai: 2213, uno ogni 57
abitanti, per una sberla che costa allo Stato 38 milioni di euro l’anno. Poi
uno ascolta Giuseppe De Rita e capisce che non deve nemmeno stupirsi: «La Valle
d’Aosta ha sempre vissuto, anche nella sua notevole agiatezza, su meccanismi di
trasferimento di denaro pubblico. Per esempio, in Trentino Alto Adige
l’economia reale è molto più forte e c’è un vasto tessuto imprenditoriale». Il
fatto è che quando venivamo su per raccontarne il modello - una volta l’anno,
più o meno -, trascuravamo tutti questo piccolo particolare. Nel 2000, per
l’Istat, questa era la regione con il maggior reddito pro capite: il pil era
pari a 47 milioni e 347 mila lire per abitante. Nel 2007, prima della crisi, la
Confindustria collocava Aosta al quinto posto nella graduatoria nazionale per
lo sviluppo, dopo Modena, Milano, Como e Bologna, che era già una gran bella
compagnia, e sarebbe addirittura stata prima se gli indicatori fossero stati
soltanto i depositi bancari, i consumi di energia elettrica e il numero di
auto. Gli facevano perdere posti - ma guarda caso - il tasso di occupazione e
quello di industrializzazione. Sempre nel 2007, il reddito medio per contribuente
era di 18mila e 487 euro.
Oggi, se uno guarda
i numeri ci rimane male due volte. Perché scopre, tanto per cominciare, che le
baby pensioni distribuite dallo Stato in Valle ammontano a 18 mila e 934 euro
lordi a testa, cioè a qualcosina in più - briciole - di quello che era il
reddito medio pro capite prima della crisi. C’è qualcosa che non torna. O forse
tutto torna. Nel frattempo, Aosta, assieme ad altre 7 regioni italiane, era
uscita dalle classifiche europee del pil pro capite, scivolata dal 21˚ posto a
chissà dove, proprio fuori, superata da territori polacchi, della Repubblica
Ceca e persino della Romania. E’ il volto globalizzato della crisi, sarà meglio
rassegnarci. Adesso, che la Valle d’Aosta sia la patria dei baby pensionati non
dovrebbe essere una cosa che ci deve scandalizzare troppo. Le baby pensioni non
sono mica pensioni truffa, o invalidità finte. Sono benefici ottenuti per
legge. «E io», come dice una di loro, Patrizia Nuvolari, 56 anni e da 14 con
l’assegno mensile dell’Inps in tasca, «sono stata costretta ad andarci. Mi
diano un lavoro, e lo prendo di corsa, rinunciando alla pensione». Il problema,
però, è un altro: è l’immagine che avevamo di Aosta, delle sue strade pulite
attorno ai resti romani, delle sue baite e dei suoi chalet di montagna con i
gerani sui balconi e la neve dei panettoni. Se anche Aosta non è più un modello
del benessere, ma una patria dell’assistenzialismo, che fine faranno tutte le
belle parole sugli esempi da prendere e quelli da seguire? Forse, non ne
abbiamo più.
Certo è che tutte
queste baby pensioni hanno una loro logica, come spiega il segretario regionale
della Cgil, Domenico Falcomatà: dal 1981, la Regione ha avuto il reparto
fiscale, ha goduto cioè di una forma di federalismo per cui i nove decimi dei
soldi versati allo Stato rientrano nelle casse regionali. E dove lo trovi
subito il lavoro dipendente che ti paga le tasse? Nel pubblico, of course. «Il
dato perciò è influenzato da questa concentrazione sproporzionata di dipendenti
pubblici. Anche perché bisogna aggiungere che il territorio è poco
industrializzato, visto che il suo tessuto imprenditoriale si è perso negli
anni ed è sempre più in crisi». E tutti gli incentivi che la Regione
ultimamente sta studiando, dice ancora Falcomatà, «non sono bastati a invertire
la rotta». Di fatto in Valle d’Aosta i baby pensionati sono quasi
esclusivamente ex impiegati statali, che hanno goduto del permesso di uscire
dal lavoro prima della riforma Amato. Sono quasi tutti concentrati al Nord. Se
qui c’è la densità più alta, il numero più elevato è quello della Lombardia
(110 mila), seguito dal Veneto (56 mila), dall’Emilia Romagna (52.626) e dal
Piemonte (48.414). Al Sud, invece, trionfano le pensioni di invalidità: sempre
assistenzialismo è.
Eppure, come spesso
capita, c’è un’altra faccia della medaglia e le cose non sono sempre quello che
sembrano. In questo senso, Patrizia Nuvolari è un caso emblematico. Lei ripete
che è stata costretta ad andare in pensione, «perché mi avevano proposto un
trasferimento che era impossibile da accettare, vivendo io da sola, con una
bambina». Così, dice, ha dovuto approfittare della finestra che le veniva
offerta e andarsene via, quando era sui 40 anni. «Ma ci tengo a dire che avrei
lavorato ancora, e che ci rimasi malissimo. Ora prendo 600 euro al mese, non mi
vergogno a dirlo. Ma se mi danno un lavoro alla stessa cifra rinuncio
immediatamente alla mia pensione». Solo che nel frattempo Patrizia ha aperto un
blog, che si chiama Patuasia, che critica e attacca anche duramente la casta e
i suoi privilegi e la politica della Regione. E allora? «Ah!, adesso lo so che
vi buttavate su questa cosa! Ma io non ho mai rubato niente. E voi non dovete
prendervela con quelli che rispettano le leggi, ma con chi fa le leggi
ingiuste». E’ solo che come per la Val d’Aosta si finisce sempre per trovare
qualcosa che non coincide: è la contraddizione del sistema. Regala 2 lire per
tenersene due milioni. E lei rinuncerebbe all’uno per cento, come ha proposto
qualcuno a Roma? «Va bene, cosa cambia? Io ci rinuncio. Ma qualcun altro
rinunci anche ai suoi privilegi, che sono molto più importanti». Siamo sempre
lì. Da dove cominciamo?
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