Ue a Italia, su fondi troppa politica
G20: allarme Ue, sempre più misure
protezionistiche
Grecia e disoccupazione, serviranno 20 anni per
tornare ai livelli pre-crisi
Alla Grecia serve un altro salvataggio, ma ad
Atene nessuno vuole più l'austerità
Croazia: disponibilita' su limitazione mandato
arresto Ue
Italia-Slovenia: partnership economica in
costante crescita
Nel 2012 il nostro
Paese è stato il primo esportatore
02 settembre, 11:50
(ANSA) –
LUBIANA, 2 SET - La vicinanza tra Slovenia e Italia fa si' che tra i due paesi
ci sia uno scambio economico importante, almeno dal punto di vista sloveno.
Italia e Slovenia sono partner economici naturali, e a confermarlo ci sono
anche le cifre. La Slovenia è già di per se' un paese orientato all'export e
che dell'export fa il suo cavallo di battaglia.
Fino a inizio della
crisi finanziaria l'export sloveno era andato in crescendo dal 2000 al 2009,
per registrare in quell'anno un calo del 19%. L'export totale dell'anno scorso
è stato di 20,8 miliardi di euro, ovvero lo 0,3% in più del 2011.
I tre paesi
principali di esportazione sono Germania (4,3 miliardi di euro), Italia (2,3
miliardi) e Austria (1,7 miliardi). Un discorso molto simile vale per le
importazioni con un totale di 22,05 miliardi di euro di beni importati nel
2012: i paesi principali, dai quali importa lo stato sloveno sono gli stessi,
Italia (4,05 miliardi), Germania (4,03 miliardi) e Austria (2,5 miliardi di
euro). I tre paesi citati sono i partner più tradizionali della Slovenia, sia
per la vicinanza (soprattutto Austria e Italia), ma anche per un fatto
puramente “diplomatico”. Quest'ultima annotazione vale in
primo piano per l'Austria e la Germania: i paesi germanofoni sono il punto di
riferimento europeo per la Slovenia già dall'indipendenza in poi. La Germania e
l'Austria sono stati tra i primi paesi a riconoscere l'indipendenza dello stato
sloveno. La collaborazione sul piano economico e commerciale e conseguentemente
anche l'asse con Berlino sono diventati per Lubiana veri e propri capisaldi.
La diplomazia tra la
Slovenia e l'Italia ha stentato un po' nella fase iniziale (alcune
incomprensioni nella fase di adesione della Slovenia all'UE), ma già da qualche
anno il clima è cambiato diventando molto più sereno. I rapporti commerciali ed
economici hanno fatto da precursori al miglioramento dei rapporti politici e
sono ancora oggi una solida base per la cooperazione: secondo i dati, riportati
dall'ambasciata italiana di Lubiana, l'interscambio commerciale tra Slovenia e
Italia nel 2012 è stato di 6,43 miliardi di euro (con saldo positivo di 1,68
miliardi per l'Italia) . Si può parlare di una partnership strategica: l'Italia
è il secondo partner commerciale sul mercato sloveno, mentre la Slovenia è il
mercato principale italiano nella regione dei Balcani: il peso della Slovenia è
uguale a quello di tutte le altre ex repubbliche jugoslave più l'Albania. Sulla
base di tali dati, le esportazioni italiane verso la Slovenia hanno raggiunto i
4,05 miliardi di euro (+1,4% rispetto al 2011), mentre le importazioni italiane
dalla Slovenia hanno raggiunto i 2,38 miliardi di euro nell'anno scorso (-3,9%
rispetto al 2011).
L'Italia è un
partner economico importante per la Slovenia anche per quanto riguarda gli
investimenti essendo il terzo investitore tra gli stati. Lo stock totale degli
investimenti diretti esteri (IDE) italiani in Slovenia è valutato a 754,4
milioni di euro in 481 aziende slovene (valutazione a fine 2011). Il comparto
in cui il capitale italiano è più presente è quello della finanza: sul mercato
sloveno operano Intesa San Paolo, azionista unico di Banka Koper, Unicredit con
le proprie filiali e Generali. Le aziende italiane sono presenti anche nel
settore dell'energia (Agip ed Eni). La Slovenia al contrario non ha grandi
investimenti in Italia: Roma è infatti appena al 15° posto tra le mete di
investimenti sloveni alla fine del 2011: tra le principali società, che hanno
investito in Italia, l'azienda Pipistrel di Ajdovscina, che costruisce
ultraleggeri e aveva nel 2010 ricevuto la licenza per la costruzione di una
fabbrica vicino a Gorizia. (ANSA)
Ue a Italia, su fondi troppa politica
Crea distorsioni nei
comportamenti amministrativi
02 settembre, 18:03
(ANSA) - BRUXELLES,
2 SET - Spezzare "il legame tra alta dirigenza e politica", la cui
"elevata influenza" spesso crea "distorsioni nei comportamenti
amministrativi" orientando "verso interessi di parte": è una delle
indicazioni dell'Ue all'Italia, in un documento di cui l'ANSA è in possesso,
per la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020.
G20: allarme Ue, sempre più misure
protezionistiche
Oltre 150 in un anno
da economie emergenti, da Cina a Russia
02 settembre, 19:10
BRUXELLES - Continua
il boom delle misure commerciali protezionistiche imposte dalle economie
emergenti, che rallenta la ripresa globale. E' l'allarme lanciato da un
rapporto Ue alla vigilia del G20 di San Pietroburgo, dove il tema sarà in
agenda. Dallo scoppio della crisi e nonostante i miglioramenti nell'economia
mondiale degli ultimi mesi, s'è imposto un ''trend preoccupante'' di ''misure
profondamente disturbanti il commercio'', scrive la Commissione Ue, per cui nel
solo ultimo anno sono state imposte da paesi come Cina, India, Russia, Brasile
o Argentina oltre 150 nuove misure protezionistiche mentre ne sono state
eliminate appena 18 già in vigore.
Dall'ottobre 2008
sino a oggi Bruxelles ha recensito l'introduzione di ben 688 iniziative a
restrizione del libero commercio contro 107 rimosse. E nel solo periodo primo
maggio 2012-31 maggio 2013 ne sono state adottate 154. Questo, anche se
rappresenta un ''incremento leggermente inferiore'' rispetto all'anno
precedente, testimonia - si legge nel rapporto - che ''il ritmo di rimozione è
rimasto molto debole'', mentre ''l'aumento dell'applicazione di alcuni tipi di
misure in alcune aree resta molto preoccupante''. Ciò significa che in media,
fa notare la Commissione, vengono adottate 10 nuove misure al mese ''tutte con
il potenziale di colpire in modo negativo'' il commercio globale. Nel periodo
maggio 2012/2013, i paesi più protezionistici sono stati Argentina (147),
Russia (99), Indonesia (73), Brasile (59), Sud Africa (45), Cina (36), India
(33), ma anche Vietnam (25), Corea del Sud (24), Turchia (17) e persino
l'Ucraina (8). ''Tutti dobbiamo mantenere il nostro impegno contro il
protezionismo, è preoccupante vedere così tante misure restrittive adottate e
virtualmente nessuna abrogata'', ha sottolineato il commissario Ue al commercio
Karel De Gucht, ricordando in vista dell'appuntamento in Russia che ''il G20
aveva concordato molto tempo fa di evitare tendenze protezionistiche perché
tutti sappiamo che possono danneggiare la ripresa globale nel lungo periodo''.
Grecia e disoccupazione, serviranno 20 anni per
tornare ai livelli pre-crisi
Serviranno almeno 10
anni per riportare la disoccupazione della Grecia al di sotto del 20%. È quanto
rileva uno studio realizzato dal principale sindacato del settore privato,
Gsee, citato dal quotidiano ellenico Kathimerini. Stime alla mano, l'istituto
stima anche che serviranno 20 anni o più perché il mercato del lavoro ritorni
ai livelli pre-crisi (intorno al 10%), dall'attuale 27%. Male anche il potere
d'acquisto, che entro il prossimo anno sarà dimezzato rispetto a 3 anni fa,
sotto il peso dei drastici tagli salariali pari a circa 41 miliardi di euro realizzati
nell'ultimo triennio.
Nel piano di aiuti
ad Atene attualmente in corso, intanto, c'è il rischio di un buco tra i 4 e i
4,5 miliardi di euro. È quanto ha affermato il ministro delle Finanze tedesco
Wolfgang Schaeuble, intervenendo alla commissione Bilancio del Parlamento
tedesco, secondo quanto riportano i media ellenici. Stando a quanto riferito
inoltre dal parlamentare Cdu Norbert Barthle, Schaeuble avrebbe inoltre escluso
ogni possibilità di ricapitalizzazione bancaria retroattiva attraverso il fondo
Ue salva-stati, Esm.
Ma non è tutto. La
Grecia potrebbe avere bisogno di altri aiuti esterni dato che esiste una
«possibilità realistica» che non sia in grado di ottenere l'accesso ai
tradizionali canali di mercato di rifinanziamento del debito, entro la fine del
2014, ha affermato il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ministro
delle Finanze dell'Olanda in una lettera al parlamento.
Un documento in
riposta alle interrogazioni seguite a un'intervista rilasciata il mese scorso,
in cui aveva affermato che un terzo piano di salvataggio per la Grecia era
inevitabile. Nella missiva Dijsselbloem ribadisce che la situazione della
Grecia verrà valutata durante il prossimo anno, come previsto dai ministri
delle finanze europei il novembre scorso. «Ovviamente - ha puntualizzato,
secondo quanto riporta Dow Jones - un nuovo programma di aiuti avrà bisogno di
adeguate condizionalità».
2 settembre 2013
Alla Grecia serve un altro salvataggio, ma ad
Atene nessuno vuole più l'austerità
Di Redazione IBTimes
Italia | 02.09.2013 18:38 CEST
Mentre la Grecia
attende a partire dal prossimo 16 settembre il ritorno dei tecnici della
Troika, il Ministero delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble torna a ribadire
nel corso di una sessione straordinaria della commissione Bilancio del
Bundestag che il buco nel programma di salvataggio Greco potrebbe superare i 4
miliardi di euro entro la fine del prossimo anno, costringendo a un nuovo
salvataggio stimato sopra i 10 miliardi.
Questo buco, se
confermato, rischia di dover richiedere un terzo piano di salvataggio sia pure
di dimensioni maggiormente contenute rispetto ai precedenti due, che arrivano
alla ragguardevole cifra di 230 miliardi complessivi. Il ministro delle Finanze
ha però escluso in modo categorico che si arrivi ad una ristrutturazione del
debito greco, attualmente detenuto in larga parte dalle istituzioni europee
stesse. Resta tuttavia il problema che, nonostante le due ristrutturazioni che
hanno coinvolto il settore privato e nonostante lo stabilizzarsi della
situazione dei conti pubblici ellenici, lo stock di debito pubblico continua a
salire inesorabile. L'obiettivo del 110 per cento in rapporto al Pil entro il
2022 sembra semplicemente impossibile da raggiungere senza un taglio brutale.
Schäuble ha anche
escluso che il Fondo salva-Stati permanente ESM possa intervenire in una
ricapitalizzazione retroattiva delle banche locali, per evidenti problemi di
moral hazard.
La Grecia, dal canto
suo, continua a soffrire la cronica mancanza di liquidità e continua ad essere
piuttosto lontana dal ritorno sui mercati obbligazionari: ciò rischia di
scatenare tensioni fra i creditori, poiché il Fondo monetario internazionale
non può prestare soldi ad un Paese che mostri difficoltà a finanziarsi
nell'arco di 12 mesi. Tuttavia il governo greco non sembra essere in grado di
imporre nuove misure di austerità (che verrebbero inevitabilmente richieste in
cambio della terza ciambella salvagente), non solo perché ormai molto è già
stato spolpato, ma anche perché rischia di non trovare sufficiente appoggi in
Parlamento, mentre la retorica anti austerity torna a fiammeggiare fuori dal
Palazzo. Il Paese si rischia quindi di ritrovarsi nuovamente alle urne in una
situazione molto difficile. Per questo motivo il governo di Antonis Samaras
difficilmente accetterà nuove misure di austerità che la Troika tenterà di
imporre, con effetti potenzialmente disastrosi se non si dovesse trovare un
accordo soft.
Come se non bastasse
anche la pratica Portogallo sembra tutt'altro che vicina ad essere archiviata,
specie dopo le nuove bocciature da parte della Corte Costituzionale lusitana
relativamente alla piano di austerità. Anche in questo caso non si esclude che
possa essere varato un secondo piano di aiuti, per permettere al paese di ritornare
a finanziarsi sui mercati.
Gli squarci nel velo
di morfina steso dalla Banca Centrale Europea negli ultimi mesi sulla crisi
europea si fanno continuamente più profondi: la speranza resta una crescita
economica più forte del previsto che riesca a tirar via del guado anche i Paesi
più in difficoltà. O un miracolo, che in una situazione politica ed economica
come quella europea è la stessa cosa.
Croazia: disponibilita' su limitazione mandato
arresto Ue
Se però sarà
dimostrato che "Zagabria non abbia ragione"
28 agosto, 17:27
ZAGABRIA - Il
governo croato ha risposto al commissario europeo per la giustizia, Viviane Reding,
riguardo alla controversia apertasi tra Zagabria e Bruxelles sulla validità del
mandato d'arresto europeo anche per i crimini commessi prima del 2002,
annunciando che la Croazia "è pronta ad adeguare le proprie leggi alle
normative europee", se però sarà dimostrato che in questa disputa
"Zagabria non abbia ragione".
Lunedì Mina Andreeva, portavoce di Reding,
aveva criticato il governo croato per aver cambiato la legge sul mandato
d'arresto europeo "solo tre giorni prima che Zagabria aderisse all'Ue",
il primo luglio scorso, limitandone la validità ai crimini commessi dopo il
2002, quando fu introdotto questo istituto europeo.
Reding aveva poi annunciato che del caso
avrebbe informato la Commissione, proponendo anche misure contro la Croazia,
come il congelamento dei fondi europei. Il governo del premier
socialdemocratico Zoran Milanovic è invece dell'opinione che non sia giusto che
i vecchi Paesi membri abbiano diritto alla limitazione, mentre quelli che hanno
aderito dopo il 2002 debbano implementare il mandato senza restrizioni
temporali. Il caso ha scatenato in Croazia un'aspra polemica tra il governo e
l'opposizione di centro-destra, che sostiene come la limitazione fosse stata
decisa unicamente per proteggere Josip Perkovic, ex alto ufficiale dei servizi
segreti della Jugoslavia socialista, accusato in Germania di un omicidio di
stampo politico risalente al 1983.
Ai giornali croati Andreeva ha confermato oggi
che "la lettera del ministero della Giustizia croato indica un approccio
costruttivo al problema e la disponibilità a cambiare la legge, conformandola
alle normative Ue". Fonti del governo di Zagabria continuano comunque a
sostenere che non si tratta di un passo indietro, ma di "una risposta
moderata". "Esistono Paesi che in vari modi riescono ad eludere
l'applicazione del mandato e altri che hanno diritto alla sua
limitazione", ha spiegato una fonte anonima del governo croato al giornale
Jutarnji list. "Noi chiediamo lo stesso trattamento che hanno gli altri -
ha aggiunto - e solo nel caso venga dimostrato che la Croazia non abbia
ragione, allora la legge verrà cambiata".
La portavoce della Reding ha confermato
inoltre che Zagabria ha inviato ieri sera a Bruxelles l'attesa lettera di
chiarimenti richiesta sulla questione. Sempre ieri sera, il premier croato
Zoran Milanovic ha avuto un colloquio telefonico con il presidente
dell'esecutivo europeo Jose' Barroso, che ha "ricevuto simili
rassicurazioni", ha proseguito la Andreeva.
Ora Bruxelles, ha spiegato la portavoce,
"è in contatto con le autorità croate per fare chiarezza sulle loro
intenzioni e far sì che a queste intenzioni politiche positive facciano
rapidamente seguito le azioni legislative richieste".
La Commissione aveva già avvertito di essere
pronta "nelle prime settimane di settembre a prendere misure appropriate
per far rispettare la legislazione Ue" sul mandato di arresto europeo,
ovvero ad avviare una procedura d'infrazione nei confronti di Zagabria.
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