Politica ed economia:
1. La Svizzera non è così democratica come si pensa.
Finanza e debiti sovrani:
2. Weber: portare a 30 anni i bond di Grecia e Irlanda.
3. Il fondo «salva Stati» della Ue marcia verso il rafforzamento.
1. La Svizzera non è così democratica come si pensa. Di Isobel Leybold, swissinfo.ch - La Svizzera è nota per la sua democrazia diretta. In uno studio sulla democrazia, però, su 30 paesi è riuscita a posizionarsi solamente al 14esmio posto. I primi della classe sono Danimarca, Finlandia e Belgio. Fanalini di coda Francia e Gran Bretagna.
Il barometro della democrazia, elaborato dall'Università di Zurigo in collaborazione con il "Wissenschaftszentrum" di Berlino, è il primo nel suo genere. Lo studio analizza lo sviluppo di 30 paesi ritenuti le migliori democrazie al mondo dal 1995 al 2005.
Per elaborare i dati sono stati utilizzati 100 indicatori empirici volti a misurare come i paesi gestiscono i tre principi democratici libertà, qualità e controllo. Inoltre sono state prese sotto la lente d'ingrandimento nove funzioni basiche della democrazia, come il ruolo del sistema legislativo, la trasparenza e la partecipazione.
«Non sono molto sorpreso del risultato svizzero», afferma il corresponsabile del progetto Marc Bühlmann dell'Università di Zurigo.
Bählmann spiega che la Confederazione ha ottenuto un buon risultato in ambito di libertà individuali e capacità governative. Questi lati positivi sono però controbilanciati da un livello basso di trasparenza soprattutto per quando riguarda le regole per il finanziamento dei partiti o le leggi sulla libertà di informazione.
Partecipazione. «Una delle caratteristiche più interessanti, è la possibilità di partecipazione. Ci sono veramente tante opportunità in questo senso. Ma sono soprattutto le persone con una certa educazione e uno stipendio alto, piuttosto uomini che donne, persone anziane invece di giovani a utilizzare queste possibilità», spiega Bühlmann.
«Questa partecipazione unilaterale avviene a scapito della qualità globale della partecipazione. In realtà noi pensiamo che una democrazia prenda in considerazione tutti i lati e tutte le opinioni dei cittadini. Ma in Svizzera non è il caso».
Coloro che non prendono parte al processo politico non si sentono sufficientemente informati. Secondo Bühlmann occorre provvedere ad un'educazione politica, iniziando a livello scolastico.
Il professor Wolfgang Merkel di Berlino, corresponsabile dello studio, ha affermato che la Svizzera è stata ammirata a lungo per la sua democrazia diretta. Un esempio di questo sistema è il voto per referendum e le iniziative popolare. Come quella su cui si vota in febbraio sulla riduzione dell'accesso alle armi.
«Ma non basta avere degli strumenti come il referendum per essere un paese altamente democratico», sottolinea il professore: «La Svizzera è una buona democrazia ma non è nei primi ranghi se consideriamo tutti i 100 indicatori».
Paesi scandinavi in testa. Dei primi cinque posti, quattro sono occupati da paesi scandinavi. Una sorpresa per tutti, anche per i ricercatori, è stato il terzo posto del Belgio. Il piccolo paese è infatti spesso confrontato con problemi politici e separazione linguistica.
Merkel ha affermato che la forza democratica del Belgio predomina sui problemi. La popolazione, per esempio, non viene esclusa dalla partecipazione a livello politico come invece avviene in Svizzera.
Alla fine della lista del barometro ci sono Polonia, Sud Africa e Costa Rica. Ma anche alcuni grandi paesi occidentali europei, due dei quali limitrofi della Svizzera, si trovano nelle ultime posizioni: Italia (22), Gran Bretagna (26) e Francia (27).
La Francia ha perso punti per quanto riguarda la libertà di culto e l'Italia per la libertà di stampa. La Germania (11° posto), dal canto suo, ha invece ottenuto un risultato migliore rispetto alla Svizzera soprattutto perché la partecipazione alle elezioni è più alta e meno selettiva.
Ci si aspettava che gli Stati Uniti (10) si posizionassero tra i primi. Invece, lo studio ha confermato che la democrazia ha risentito dell'attacco alle torri gemelle. Anche l'Italia di Silvio Berlusconi ha subito una retrocessione e si piazza al 22esimo posto.
Andamento generale positivo. Per la prima volta, uno studio definisce lo sviluppo della democrazia tra il 1995 e il 2005. I ricercatori hanno scoperto che non si può parlare di un peggioramento generale. Nel complesso, tra il 1995 e il 2000 la democrazia è migliorata. Si è poi registrato un lieve peggioramento tra 2000 il 2005. Rispetto al 1995, però, il livello è comunque migliore nel 2005.
Sono stati fatti progressi soprattutto per quanto riguarda l'aumento della trasparenza e della rappresentanza. Quest'ultima è migliorata grazie alla sempre maggiore partecipazione femminile al dialogo politico. La trasparenza, invece, è stata incentivata dalle esigenze portate avanti da popolazione, ONG e corti dei conti.
I due ricercatori ritengono difficile stilare pronostici. I dati di cui dispongono permettono solo di elaborare un'analisi fino al 2005. In ogni caso, entrambi affermano che non sono emersi elementi che farebbero credere a una crisi della democrazia.
«Nei media, a volte, l'impressione generale è che la democrazia e la fiducia diminuiscano costantemente», conclude Bühlmann, «in realtà, abbiamo scoperto che anche i primi della classe migliorano sempre, anno dopo anno. Certo ci sono delle eccezioni, ma per la maggior parte dei paesi si può osservare uno sviluppo positivo della democrazia».
Isobel Leybold, swissinfo.ch. Zurigo (traduzione e adattamento, Michela Montalbetti)
2. Weber: portare a 30 anni i bond di Grecia e Irlanda. V.D.R. DAVOS. Dal nostro inviato. Il presidente della Bundesbank Axel Weber, candidato alla successione di Jean-Claude Trichet alla Bce, ha suggerito ieri al vertice di Davos nel corso di una riunione tra ministri finanziari e governatori di estendere i prestiti di Grecia e Irlanda a 30 anni con un interesse del 5% dagli attuali tre e sette anni. Una mossa che se accettata dai capi di governo potrebbe aiutare i due paesi a evitare la ristrutturazione del debito. La Germania potrebbe aver chiesto in cambio della dilazione di adottare regole fiscali simili al suo meccanismo di riduzione del debito. Austerità in cambio di maggior tempo per ripagare i debiti. La mossa secondo alcune fonti non escluderebbe il buyback del debito greco.
Una notizia che dovrebbe dare tranquillità all'euro e ai mercati che invece si aspettavano un posizione più intransigente della Bundesbank.
Su un altro fronte la giornata non era cominciata sotto i migliori auspici nella querelle continua a Davos tra banchieri e regolatori. Dopo l'attacco di Gary Cohn, dirigente di Goldman Sachs contro la nuova regolamentazione americana che favorirebbe lo shadow banking system, è toccato ieri a Bob Diamond, boss di Barclays Bank, continuare la polemica. Nel corso di un panel Diamond ha detto che il settore bancario offre i suoi «sinceri ringraziamenti ai governi e ai banchieri centrali per aver salvato il settore nel corso della crisi finanziaria». Pochi minuti dopo Christine Lagarde, ministro delle Finanze francesi ha ribattuto secca: «Il modo migliore per il settore bancario di dire grazie è di aumentare i prestiti, ridurre i bonus e aumentare i ratios dei capitali».
Diamond ha avuto il buon gusto di non ribattere al ministro e tutto è stato rinviato a un colloquio successivo, sempre a Davos ma stavolta a porte chiuse, durato due ore, tra regolatori, banche e autorità finanziarie.
Nelle stanze del Wef il clima, tra banchieri e regolatori, si è disteso. Le regole nel sistema bancario ci sono. Bisogna «prenderle e applicarle per andare avanti», ha riferito al termine dell'incontro l'amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni che, in un colloquio a Davos, ha sollecitato ad «arrivare velocemente a un set di regole concordate» e a un maggior dialogo «tra banche e regolatori». Tutto questo, ha spiegato, «per avere la certezza per le banche europee di arrivare a criteri condivisi e applicati uniformemente ovunque, per non avere in Europa regole più stringenti che in altri paesi».
Tra i punti da chiarire restano come evitare che i fallimenti danneggino i contribuenti e il nodo delle "too big to fail". In particolare la posizione degli americani sulle Sifi «non è chiara e stringente come quella che si sta discutendo in Europa», dice ancora Ghizzoni.
«Se il mercato ritiene che gli stress test fatti in precedenza non sono sufficientemente affidabili, rifacciamoli e facciamoli anche sulla liquidità. L'incertezza e la volatilità sono sempre negativi», ha concluso il banchiere.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-30/weber-portare-anni-bond-081152.shtml?uuid=AawzkI4C
3. Il fondo «salva Stati» della Ue marcia verso il rafforzamento. WORLD ECONOMIC FORUM DI DAVOS. Difesa a spada tratta dei leader europei della moneta unica. Vertice della finanza. L'idea è portare a 440 miliardi, contro i 250 attuali, la capacità effettiva, però l'accordo potrebbe non essere pronto per il vertice europeo del 4 febbraio. DAVOS (SVIZZERA)
I leader dell'area euro vanno verso un'intesa per rafforzare il fondo salva-Stati. E da Francia e Germania arriva l'impegno: l'Europa ha imparato la lezione della crisi, non sarà più lassista sui deficit.
La quiete del Forum economico mondiale nell'esclusiva località sciistica di Davos è stata interrotta da alcuni scontri fra un centinaio di manifestanti e la polizia, che al lancio di bottiglie ha risposto con gli idranti. Lontano dalle proteste, grazie alle imponenti misure di sicurezza svizzere, il gotha dell'economia e della finanza globale ha proseguito indisturbato riunioni e le tavole rotonde. E da Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici, arriva la conferma che i leader Ue lavorano per rafforzare il fondo salva-stati: «il nostro scopo è rinforzare l'effettiva capacità di prestito del Fondo e ampliare il suo utilizzo», dice Rehn al Wall Street Journal. L'idea è portare a 440 miliardi, rispetto ai 250 attuali, la capacità effettiva del fondo, anche se l'accordo potrebbe non essere pronto per il vertice Ue del 4 febbraio. E si discute anche sull'ipotesi che lo European Financial Stability Facility, che potrebbe emettere altri 3-5 miliardi di titoli a breve, possa anche comprare bond.
La questione della crisi del debito europeo è stata al centro del principale dibattito di stamani al World Economic Forum, da cui emerge che l'economia globale è in ripresa, ma a due velocità con Cina e India locomotive e il mondo industriale al traino. Christine Lagarde, il ministro delle Finanze francese intervenuta accanto all'omologo tedesco Wolfgang Schaeuble, ha difeso a spada tratta l'unione monetaria. «Siamo a un punto di svolta», dopo aver infranto tutte le regole ora nell'area euro «abbiamo imparato la lezione».
Francia e Germania - ha spiegato Lagarde - non ripeteranno l'errore del 2005, quando bloccarono i tentativi della Commissione Ue di infliggere loro una multa per deficit eccessivo in violazione del Patto di stabilità. Insomma - prosegue Lagarde - «siamo determinati a portare avanti il lavoro che era stato lasciato incompiuto». E Schaeuble ha voluto infondere ottimismo sullo sforzo europeo di risanamento dei conti: «l'euro sarà stabile e non ci saranno grandi shock», ma «ridurre il deficit è una precondizione per la crescita sostenibile». E ancora, «trarremo le conseguenze» della crisi e «creeremo gli strumenti per difendere l'intera area euro».
Una difesa in contrasto con le parole di Bob Diamond, numero uno di Barclays, piuttosto scettico: la crisi europea si sta facendo «più cronica che acuta» e non si esclude affatto che ci sia ancora volatilità sui mercati europei «di quando in quando». Parole che non sono affatto piaciute alla Lagarde. «Devo dirmi in disaccordo con Bob Diamond» - ha detto la francese - «l'area euro ha imboccato la svolta».
MINI-SUMMIT FINANZA. Ottimismo sulla ripresa, attenzione alla crisi dei debiti sovrani in Europa necessità di collaborare sul nuovo quadro normativo della finanza, con le banche che chiedono certezza sulle nuove regole.
Queste le linee principali del mini-summit di stamani dove banche e assicurazioni hanno fatto il punto con la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale e le istituzioni di regolamentazione finanziaria. Un dibattito a porte chiuse che si tiene ogni anno nell'ambito del Forum di Davos e durante il quale, in questa tornata, si è parlato innanzitutto delle regole della finanza nell'ottica - racconta l'amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni - di arrivare in futuro ad un quadro competitivo omogeneo.
Con il vice-direttore generale del Fmi, John Lipsky, e un presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, «molto soddisfatto di quello che è stato fatto» - racconta Ghizzoni - «si è discusso di regole in termini positivi».
Poi c'è lo scenario economico. Rispetto a un anno fa - racconta Ghizzoni, «mi sembra che nel complesso ci sia un po' più di ottimismo». Quasi tutti - racconta il numero uno di Unicredit - pensano che il 2011 confermerà la ripresa. C'è ottimismo soprattutto sui paesi emergenti, anche gli Usa sono in fase di recupero».
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