domenica 30 gennaio 2011

Notizie Federali del Mattino: maiali in estinzione e bunga bunga padovani, 30 gennaio 2011.

Sezione Sud Tirolo ed assimilabili:
1. Bozen. Nel Pdl rivolta contro Bondi. Si sfalda il gruppo Biancofiore.
2. Bozen. Seconda lingua: corsi e master alla Lub.

Sezione Padania ed assimilati:
3. Venezia. Legge Speciale, sì del governo.
4. Venezia. Forcolin: «Troppe mamme straniere».
5. Mestre. Carta d'identità, patente e passaporto col velo islamico?
6. Padova. Piatto unico, l'Usl "concede" venti grammi in più.
7. Padova. Bonus ai vigili se fanno più multe.
8. Padova. La Lega al Pdl: "A Padova il candidato sindaco sarà nostro".
9. Padova. I segreti della cricca delle escort.
10. Padova. Caso Costa, una escort.
11. Reggio Emilia. Il maiale reggiano a rischio.

Sezione ultima cella:
12. Castellammare. Napoli. L'ultimo varo.

1. Bozen. Nel Pdl rivolta contro Bondi. Si sfalda il gruppo Biancofiore. BOLZANO. Terremoto nel Pdl dopo l'intesa Bondi-Provincia sui monumenti: l'ala che fa riferimento a Biancofiore è pronta a lasciare il partito. Oggi alla deputata il difficile compito di calmare gli animi in una riunione che si preannuncia infuocata. Ieri l'addio di Forest. E con il consigliere comunale se ne sono già andati anche il consigliere di circoscrizione nel capoluogo, Gianni Cuda, Roberto Fracchetti e Alessandro Forest. Questi ultimi ex dirigenti di An e iscritti al Pdl. Il gruppo che da anni segue l'onorevole Michaela Biancofiore, prima in Forza Italia e poi nel Popolo della libertà è rimasto interdetto.
«L'indignazione è generale», dice Enrico Lillo, vicecapogruppo del Pdl legato alla Pasionaria. «Siamo tutti arrabbiati», spiega il consigliere provinciale Maurizio Vezzali. L'idea è quella di dare un segnale forte nei confronti di Roma. «Far nascere sul territorio un nuovo partito», ancora Vezzali, secondo il quale quasi tutti - nel Pdl che fa riferimento alla Biancofiore - sono d'accordo. La posizione è emersa in una riunione cui ha partecipato anche Mario Tagnin, capogruppo in Comune, pure lui contrariato per come «il governo e il Pdl nazionale abbiano bypassato il partito a livello locale». Da capogruppo vuole mantenersi sopra le parti.
Un malumore crescente - cui Forest e gli altri 3 hanno già dato libero sfogo andandosene dal Pdl - con il resto del gruppo-Biancofiore che aspetta la riunione di questa sera con la Pasionaria che avrà il difficile compito di calmare gli animi. «Ci siamo dati una tregua fino all'arrivo di Michaela che ha il compito di ambasciatrice del governo. Sentiremo da lei le motivazioni di quanto deciso dal ministro Bondi, poi trarremo le nostre conclusioni», ancora Vezzali. La frana si è aperta all'indomani dell'accordo sottoscritto tra il ministro Bondi e Durnwalder sul tema dei monmumenti.
«C'è la voglia di creare un partito territoriale e anche Tagnin e Vezzali sono sulla stesso livello di indignazione generale», ancora Lillo. Ufficialmente tutti se la prendono con il governo e non con la Biancofiore. Anzi attaccano pure Giorgio Holzmann, reo di «avere indotto Roma a trattare con la Svp da anni a questa parte». Ma il malumore verso tutti i parlamentari è palese, oltre la solita battaglia tra le due anime del Pdl, che vede però il deputato bolzanino in una fase di attesa, dopo aver spiegato che sui monumenti dialogare con la Svp era un obbligo, ma non un imperativo quello di spostare il duce a cavallo. Cosa che ieri il presidente Durnwalder - all'Alto Adige - ha detto di voler fare in ogni caso, seppur consultandosi con la comunità italiana. Chi non ha perso tempo nel lasciare il Pdl è Filippo Forest, che dal gruppo consiliare pidiellino in Comune a Bolzano - quello di cui fa parte anche Biancofiore - passa al gruppo misto.
«Ponendo l'accento sull'inesistente livello morale della politica di oggi, la vicenda Bondi ha posto una pietra tombale sull'esperienza Pdl in Alto Adige», così Forest, da anni legatissimo alla Pasionaria. L'approdo non sarà verso Fli o Unitalia, quanto verso un nuovo progetto politico tutto da definire.
2. Bozen. Seconda lingua: corsi e master alla Lub. Costituito un gruppo di lavoro: si formeranno maestri italiani e tedeschi di L2. BOLZANO. In Alto Adige si lavora molto per migliorare l'apprendimento della seconda lingua, ma alcuni punti dolenti ancora sussistono. Uno riguarda la formazione dei docenti di L2, sia italiana che tedesca, alle scuole elementari. Solo nelle scuole tedesche, su settecento insegnanti di madre lingua italiana circa un centinaio non sono titolati, ossia specificamente preparati. E per l'altra metà del cielo altoatesino pare non vada molto meglio. Per questo, su proposta dell'intendenza scolastica tedesca si è avviato un gruppo di lavoro fra ispettori provinciali di L2, esperti in didattica linguistica presso l'istituto pedagogico e docenti della Libera università di Bolzano. Lo scopo è individuare le modalità migliori per preparare in un futuro assai prossimo maestri elementari in grado di insegnare la loro lingua madre come L2. Le ipotesi, sulla cui rapida realizzazione premono entrambe le intendenze, italiana e tedesca, sono un corso di specializzazione per l'insegnamento della seconda lingua nell'ambito del corso di laurea quadriennale in scienze della formazione primaria e un master post laurea di primo livello per chi già è laureato e desidera specializzarsi tout court o ulteriormente. L'intenzione è di avviarli presso la facoltà di scienze della formazione di Bressanone.  L'idea, attivamente sostenuta dall'intendente alla scuola in lingua tedesca Peter Höllrigl, dal direttore dell'istituto pedagogico tedesco Rudolf Meraner e dalla professoressa Jolanda Caon - la quale, sempre per conto dell'istituto pedagogico, da 15 anni si occupa di coordinare e monitorare i progetti per l'insegnamento di italiano L2 nelle scuole sudtirolesi - è nata nella mente del professor Marco Mariani, già preside del liceo classico Carducci e oggi ispettore provinciale di italiano come L2 nelle scuole di lingua tedesca.  «Le scuole elementari in lingua tedesca - spiega Mariani - sono differenti dalle italiane. Queste sono concentrate in poche città, le altre sono capillarmente diffuse sul territorio. Abbiamo difficoltà nel reperimento degli insegnanti di L2, ossia di maestri di madre lingua italiana. Non tutti sono disposti a trasferirsi nelle valli. Alcuni li peschiamo fuori provincia, ma spesso il turn over è elevato, perché non è semplice abituarsi alla realtà sudtirolese. Attualmente, su 700 maestri di italiano, circa 100 non sono titolati, perché i presidi devono garantire la presenza dell'insegnante di italiano, e quindi pescano anche fuori dalle graduatorie». In media «i nostri docenti di italiano sono preparatissimi. Abbiamo fior fiore di laureati: lettere antiche e moderne, scienze dello spettacolo, Dams. Ma la realtà globale è assai variegata. Ci sono anche diplomati, perché prima del 2002 non occorreva la laurea per insegnare alle elementari. E ci sono laureati in altre discipline. Per dire, abbiamo anche dei dottori in farmacia». Per questi docenti, adeguati perché di madre lingua italiana, ma non specializzati nell'insegnamento della loro lingua come L2, si sono avviati ampi progetti di formazione in servizio. In attività un esercito di tutor, coordinatori, addetti al monitoraggio. Ma non basta, si deve guardare oltre. «Queste sono contromisure si potrebbe dire di emergenza, anche se molto curate. Ma la soluzione per il futuro può essere solo una: formare maestri elementari in grado di insegnare la loro lingua madre come L2 secondo gli standard scientifici più accreditati. L'idea è piaciuta molto ed è stata ben accolta dai docenti di Scienze della formazione. Stiamo lavorando assieme. Il compito della Lub è costruire percorsi curricolari specialistici. Ad occuparsene è un super gruppo di lavoro, di cui fanno parte fra gli altri il preside Franz Comploj e i professori Liliana Dozza, Rita Franceschini, Hans Drumbl e Siegfried Baur». Stanno pensando all'istituzione di una specializzazione in L2 all'interno del corso di laurea in formazione primaria e a un master di primo livello. 
3. Venezia. Legge Speciale, sì del governo. Passa la bozza Brunetta ma si aspetta il federalismo. La Legge Speciale di Brunetta comincia il suo viaggio. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza messa a punto dal ministro. Con una riserva: il testo definitivo sarà pubblicato la settimana prossima, dopo il federalismo comunale.  «Ci sono questioni che riguardano la finanza locale e bisogna rendere coerenti i due testi», spiega Brunetta, «per questo l'abbiamo approvata con la formula "salvo intese"». Il testo, continua il ministro, non è ancora ufficiale. «Ma il governo ha accolto con entusiasmo la proposta, a cominciare dal presidente del Consiglio e dal ministro Calderoli». Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, pdl come Brunetta, oggi ministro dell'Agricoltura, ha però stroncato la nuova legge con una dichiarazione all'Ansa: «Troppo venezianocentrica, intorno a Venezia capitale non ci sono i servi della gleba». Brunetta tira dritto: «Galan? Ma se è stato il più grande sostenitore del testo in Consiglio dei ministri...».  «La nuova legge», spiega con orgoglio Brunetta, «è stata migliorata rispetto al testo originale». Sono stati introdotti con più precisione i temi della bonifica di Marghera («Entro tre anni dalla presentazione del Piano le industrie dismesse dovranno essere smantellate»). C'è anche la Città metropolitana, l'asso nella manica del centrosinistra che Brunetta ha adesso previsto nella nuova formulazione. Salvo sostituire la guida del Comune di Venezia con quella della Provincia, che corrisponderà al nuovo governo nmetropolitano. Rivista anche la parte dei finanziamenti, con la possibilità di attingere alla fiscalità locale - anche questa una proposta che è allo studio di Ca' Farsetti e della commissione Legge Speciale presieduta da Maurizio Baratello - a cominciare dalle accise sui petroli e sul gas, l'Iva, i ticket su aerei, navi e treni. «Stiamo a vedere», commenta freddo il sindaco Giorgio Orsoni, «mi pare che questa legge sia stata già annunciata molte volte. Vediamo il testo». Brunetta non esclude un confronto con le altre proposte presentate una volta che il Ddl avrà cominciato il suo iter in Parlamento, alla metà di febbraio. «Se c'è la volontà io sono disponibile», dice, «certo la base di partenza dovrà essere la legge approvata dal governo». In pista ci sono altre proposte di legge, a cominciare da quella del senatore del Pd Felice Casson, poi dei deputati del Pd Martella, Viola, Murer e Baretta. Infine quelle annunciate dalla Lega e dall'Udc. Tutti d'accordo sulla necessità di introdurre nella nuova legge Speciale - 27 anni dopo la 798, approvata all'unanimità dal Parlamento nel 1984, quasi trenta dopo la prima del 1973, ancora peraltro in parte inapplicata - correttivi per la salvaguardia socioeconomica. Buone intenzioni perse per strada, dopo che nell'ultimo decennio le risorse sono finite quasi esclusivamente al Mose, la città ha perso ancora funzioni. E' una delle critiche rivolte ad esempio da Italia Nostra. Nella nuova legge sono previsti come interventi prioritari infrastrutture che poco hanno a che fare con la salvaguardia della città, come la sublagunare e l'area offshore per il Porto in Adriatico. E ancora non è chiaro come saranno trovati i finanziamenti per i restauri. E a questo, assicura Brunetta, penserà il federalismo fiscale.
4. Venezia. Forcolin: «Troppe mamme straniere». San Donà. «Le nostre vanno a partorire altrove, serve un centro d'eccellenza». SAN DONA'. «I bambini del Basso Piave devono poter nascere in reparti di eccellenza, le nostre mamme non vogliono più stare attaccate a quelle extracomunitarie che le stanno superando in numero e bambini». Il deputato e sindaco di Musile, Gianluca Forcolin, conia il nuovo concetto di «federalismo neonatale» e denuncia un sentimento a suo dire diffuso. Le puerpere e partorienti locali non accetterrebbero ricoveri e visite in sale affollate da ragazze di altri paesi e culture e scelgono altri ospedali. Sullo sfondo, una natalità sempre più bassa nell'Asl 10, mentre è in crescita quella dei bimbi extracomunitari. «Due punti nascita, San Donà e Portogruaro - spiega Forcolin - non possono essere di qualità per poco più di mille parti all'anno. Ormai si parla di 80-90 per cento di parti di extracomunitari in zona. Molte mamme si lamentano di una convivenza difficile nei nidi, le sale di aspetto dei ginecologi, le strutture sanitarie in genere, dovuta in buona sostanza a motivi socioculturali, ad usanze e abitudini che contrastano con le nostre, per non dire igiene e pulizia. Le nostre mamme decidono così di andare a partorire in altri ospedali, quali Motta, Oderzo, Treviso». Il 16 dicembre scorso, c'è stato un accordo Stato-Regioni che ha fornito le 10 linee di azione per la promozione e il miglioramento della qualità e della sicurezza nel percorso nascita e la riduzione del taglio cesareo. Questo perché il parto cesareo è gravato da maggiori rischi per la salute della mamma e del bambino. La prima delle dieci linee di azione consiglia una riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a mille all'anno, prevedendo l'abbinamento delle unità ostetrico/ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche. «Ricapitolando - continua Forcolin - le nascite a San Donà sono meno di 700 e a Portogruaro meno di 600. I dati confermano quello che dice l'accordo e cioè che i cesarei si fanno di più nei centri dove ci sono poche nascite, infatti a Portogruaro ne fanno il 34% mentre a San Donà, sono sul 30%. L'accordo prevede ancora punti nascita con meno di mille nati, ma li considera di livello inferiore. Si tratta quindi di scegliere: due punti nascita con minor qualità delle prestazioni o un solo punto nascita di eccellenza. Per la salute delle mamme e dei bambini sicuramente la seconda sarebbe la scelta migliore».
5. Mestre. Carta d'identità, patente e passaporto col velo islamico? MESTRE. «Nuove» religioni in città, nuove abitudini. L'impatto del cambiamento investe Mestre e Venezia a diversi livelli. Uno di questi riguarda senz'altro la burocrazia, con problemi di adattamento _ dall'una e dall'altra parte _ che ogni giorno vengono segnalati.
Carta d'identità. Sono due le segnalazioni di problemi nel comune di Venezia, per ottenere o rinnovare la carta d'identità per una donna velata, concluse positivamente in entrambi i casi, ma solo dopo mille difficoltà. Il problema è nato, a quanto sembra, da una scarsa precisione della legislatura. «Per avere la carta d'identità con il velo - testimonia una signora di Chirignago che preferisce restare anonima - ho dovuto litigare a lungo, nonostante la possibilità sia prevista dalla legge. Mi risulta che il mio non sia un caso unico, e che addirittura sia stato chiesto a una signora un certificato che dimostrasse la fede islamica come condizione per la foto con il velo». Alle parole della signora, si associa anche Daniela: «Mia cugina porta il velo e, quando si è recata in Comune per la carta d'identità, il funzionario si è rifiutato di rilasciarla. Noi ci siamo informati e, visto che la legge italiana non lo vieta, siamo tornati il giorno dopo pronti alla protesta. C'era un altro funzionario, che non ha fatto alcun problema». «In effetti - spiegano all'ufficio Anagrafe - la legge italiana dice che la foto deve essere fatta a volto scoperto, ma che per motivi religiosi si può indossare un copricapo, specificando pure gli esempi: velo e turbante. Noi cerchiamo di accontentare le persone e di rispettarle il più possibile, ma naturalmente chiediamo anche di avere rispetto per le persone agli sportelli che, magari, hanno dei dubbi e devono risolverli. Per ogni problema, facciamo presente che sul sito internet della polizia sono presenti vari esempi di cosa è possibile indossare e cosa no nelle foto ufficiali».
Passaporto. Discorso diverso, invece, se il problema riguarda il passaporto. «Certi paesi - spiegano all'Anagrafe - esigono che siano evidenti del tutto i tratti somatici caratterizzanti, e fra questi inseriscono sempre i capelli e, ad esempio per il visto negli Stati Uniti, anche le orecchie, che normalmente il velo lascia coperte. In questo caso, noi non possiamo che fare presente che ci potrebbero essere problemi al momento dell'ingresso nel Paese, e consigliare la foto più scoperta». «Il velo islamico - interviene Silvia Olivetti, islamica mestrina - così come prescritto dal Corano, prevede che il viso resti scoperto. Pertanto ciò che è obbligatorio per una islamica osservante è indossare un velo che copra il collo, i capelli, le orecchie e che sia possibilmente ampio abbastanza da coprire il seno. Per la legge italiana e per molti altri paesi questo tipo di velo è assolutamente legale».
Patente di guida. Dubbi e problemi arrivano anche per le islamiche che vogliano prendere la patente automobilistica. Se per i documenti si ricade nei casi già presi in considerazione, la disputa è sul poter effettuare l'esame di guida indossando il velo, visto che anche in questo caso sono arrivate testimonianze via internet (da Milano) su richieste di togliere il velo al volante. «Da noi - dicono da una autoscuola di via Miranese - c'è proprio in questi giorni una signora islamica che ha già frequentato, sostenuto l'esame scritto e farà la pratica con il velo, e non è affatto un problema, né per noi né per la sicurezza».
«Chiaramente - aggiungono da Marghera - il velo deve essere il più semplice possibile, per non intralciare la visibilità laterale della conducente. A volte però, lo dobbiamo riconoscere, è difficile farlo capire a chi si trova davanti una signora velata alla guida e talvolta agli stessi vigili».
6. Padova. Piatto unico, l'Usl "concede" venti grammi in più. L'Usl manda i medici nelle scuole per parlare con i comitati di genitori. PADOVA. Venti grammi di cibo e altrettanti di condimento in più nel piatto unico, oltre alla messa in soffitta del discusso tortino di patate, sostituito da una «nostrana» pasta e fagioli. Il concetto è chiaro: il Comune va incontro alle esigenze dei genitori.
In cambio, si aspetta più collaborazione dai genitori. Ad esempio, educando i figli a mangiare la verdura, come spiegano i medici del Servizio igiene dell'Usl 16. I dottori Giovanni Tambuscio e Stefania Tessari confermano le tesi del direttore dell'Usl, Fortunato Rao: il menù di Palazzo Moroni è perfetto e aiuta a tenere in forma i propri bimbi.
I CAMBIAMENTI. Novanta grammi al posto di 70 per le elementari, 110 invece di 90 per le medie. I piatti di pasta diventano più abbondanti: «Un aumento che abbiamo già messo in atto, anche se la sperimentazione non è ancora finita, ascoltando quanto richiesto dai genitori», spiega l'assessore alle Politiche scolastiche Claudio Piron. Stesso discorso per l'arrosto e per i condimenti di pizza e gnocchi di patate: 20 grammi in più a testa. Il tortino di patate e formaggio viene sostituito dalla pasta e fagioli, nonostante i medici suggerissero che andava riproposto per più tempo, per abituare i bambini: «Se serve aumenteremo frutta e verdura», ricorda l'assessore.
TUTTO PERFETTO. Il dottor Tambuscio spiega con chiarezza. «Il nostro servizio prende in carico il menù proposto dal Comune e lo analizza: equilibrio e grammature sono perfette». Il piatto unico «non è una novità: lo si dà già a Vicenza, Milano e in molti altri Comuni. Capisco magari lo sconcerto iniziale, ma i genitori possono stare tranquilli: il pasto è completo ed equilibrato». Vanno considerate le calorie: «L'apporto energetico è tutt'altra cosa rispetto al senso di sazietà. Un esempio: si potrebbero dare alimenti come il pane in maggiore quantità placando il senso di fame, ma non fornendo ai ragazzi le calorie per affrontare la giornata. Invece bisogna capire che i ragazzi devono mangiar bene, fatto fondamentale per crescere sani».
GLI INCONTRI NELLE SCUOLE. Saranno proprio i medici dell'Usl ad affrontare i genitori dei comitati-mense, martedì e mercoledì prossimo, per rispondere alle domande sul cibo. Ecco il calendario completo: martedì alle 18 alla Donatello in via Pierobon, mentre alle 20,30 ci si sposterà alla Galilei in via della Biscia. Il giorno dopo toccherà alla Ardigò in via Agnusdei (dalle 18 in poi) e in serata alla Falconetto di via Dorighello.
7. Padova. Bonus ai vigili se fanno più multe. La denuncia di Cisl e Uil funzione pubblica: a Cadoneghe e Vigodarzere ci hanno chiesto di aumentare le sanzioni perché le entrate nel bilancio del Comune sono scarse.  PADOVA - Un sistema di valutazione legato al numero delle multe. E’ la novità che il direttore generale e il comandante dell’Unione dei Comuni del Medio Brenta hanno ufficialmente annunciato ai sindacati. «I vertici dell’Unione – spiegano Ettore Furlan (Cisl-Fp) e Paolo Manfrin (Uil-Fpl) – ci hanno comunicato che gli agenti devono elevare un maggior numero di sanzioni amministrative perché le entrate sono scarse. Ci hanno informato che il nuovo sistema di valutazione della produttività dovrebbe essere legato agli accertamenti compiuti e alle sanzioni elevate». L'Unione dei Comuni del Medio Brenta è un ente locale formato dai municipi di Cadoneghe e Vigodarzere, nella cintura di Padova, e conta su circa trentamiala abitanti. «E’ una decisione grave. Noi respingiamo con forza questa logica repressiva. Agli agenti di polizia locale sono riconosciuti compiti di prevenzione e di vigilanza anche sull’osservanza delle norme contemplate dal codice della strada. Collegare la produttività al numero di multe comminate significa condizionare gli operatori ad attività vessatorie nei confronti dei cittadini ed in particolare degli automobilisti», hanno ribadito i sindacalisti della Cisl e della Uil funzione pubblica.
8. Padova. La Lega al Pdl: "A Padova il candidato sindaco sarà nostro". Bitonci è già pronto. Il deputato e primo cittadino di Cittadella all'inaugurazione della sede di Abano con Gobbo e Goisis: "Sono un soldato della Lega: se me lo chiedono, lo farò. Personalmente non mi dispiacerebbe". ABANO. «Sono un soldato e come tale mi comporto. Se la base e i vertici del partito mi chiederanno di candidarmi sindaco di Padova, lo farò». Sorride Massimo Bitonci, deputato della Lega Nord e sindaco di Cittadella. «Personalmente non mi dispiacerebbe. Ma ci sono anche potenziali alternative, come Roberto Marcato, Maurizio Conte o altri», aggiunge.
L'ipotesi Bitonci in corsa verso palazzo Moroni rimbalza all'inaugurazione della nuova sede leghista di Abano, occasione per «lanciare» Flavio Manzolini alle comunali. Ecco Gianpaolo Gobbo, segretario nazionale della Lega: «Lo vedo bene. Bitonci non ha bisogno di complimenti, è un uomo valido e molto apprezzato, la base sarà determinante nella scelta del candidato per Padova».
Lo stesso concetto viene ripreso dal vice presidente della Provincia, Roberto Marcato: «Mi sembra che abbia dimostrato di saper essere un buon amministratore, vedo positivamente una sua possibile candidatura. C'è tempo. Quello che è sicuro è che, dopo gli errori nelle scelte del passato, già a partire dalle prossime elezioni il rapporto con i nostri naturali alleati del Pdl subirà un notevole cambiamento, in quanto i pesi ora sono mutati».
Il deputato Paola Goisis, candidato sindaco nella sua Este, vede di buon occhio Bitonci a Padova. «Ha saputo sopportare dieci anni di governo a Cittadella. Sarebbe l'uomo giusto e saprebbe prendersi la responsabilità di amministrare anche Padova». La leghista scandisce concetti politici in perfetta sintonia con l'èra Zaia in Regione: «Nel 2009 per palazzo Moroni abbiamo commesso errori di valutazione che non si possono più ripetere. Mi aspetto dal Pdl un atto di umiltà e obbiettività. Ci sono comuni come Abano, Este e la stessa Padova, nei quali abbiamo mancato il risultato elettorale in passato perché abbiamo fatto delle scelte errate. Ora è il momento della Lega. Siamo stati leali in passato. Adesso tocca al Pdl dimostrare di esserlo nello stesso modo».
Il messaggio politico emerso all'inaugurazione della nuova sede di Abano è forte e chiaro. Riassume Gobbo: «Si fa asse lungo tutto il fronte, la Lega presenta i suoi candidati e ci confronteremo poi con il Pdl. In ogni caso o si va avanti sul federalismo oppure dovremo rivedere tutto e restituire la parola ai cittadini. I fatti personali di questo o quello a noi non interessano. Vogliamo serietà. Seguiamo la linea impartita da Capo. Umberto Bossi sa sempre quel che fa. Non siamo mai cambiati, mentre attorno si vedono girare gli stessi personaggi dei tempi di Tangentopoli, che hanno cambiato e continuano a cambiare bandiera».
9. Padova. I segreti della cricca delle escort: sms e mail di Costa e i suoi collaboratori. I carabinieri passano al setaccio tutti i messaggi e le telefonate. Nel mirino di investigatori e magistrati anche i proprietari delle ville sui Colli utilizzate per i "bunga bunga". PADOVA. C'era quella che chiedeva di cambiare la foto. Quella che voleva che oscurassero il viso e le parti intime. Quella che si raccomandava che la inserissero in un'altra provincia. Per Alessandro Costa aggiornare il sito era una specie di secondo quanto redditizio lavoro.
L'ex assessore del Carroccio di Barbarano e vigile urbano di Noventa Vicentina (ora sospeso) - arrestato con l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione - si teneva in costante contatto tramite sms ed e-mail con i suoi collaboratori (tutti denunciati) che contattavano le ragazze, a volte le fotografavano, e riscuotevano i soldi degli annunci pubblicati sul web: 150 euro per un mese, 100 per quindici giorni. Che fosse diventata per lui una seconda occupazione lo dimostra la corrispondenza. Occupazione che gli permetteva di vivere alla grande.
«Ciao Andrea - scrive, infatti, un suo collaboratore - non ci sono un granché di modifiche per cui te le scrivo. Per quanto riguarda i soggetti: togli E. che è tornata a casa, quando torna mi chiama, avanza su e giù (sul sito) ancora una settimana di annunci. Porta in alto (...). Sposta (...) da Padova a Bologna, sia su Best che su Bakeca. Aspetto come sempre conferma di avvenute modifiche, per oggi e tutto. Domani ho una giornata full, piena zeppa di appuntamenti, si correrà parecchio, speriamo di portare a casa a pieno».
Ma Alessandro Costa, alias Andrea, come si faceva chiamare da tutti, veniva contattato via sms anche dalle clienti. Ogni giorno l'ex assessore doveva spostare gli annunci da una sezione all'altra per rispettare gli accordi. Poi c'erano anche i grattacapi. «Ti scrivo per sapere degli inserimenti che non conosco - il tono della e-mail di un altro collaboratore - se l'ha inserita R. o un altro non importa. Mi sembra che sia stato detto che la cliente è di chi la fa, anche se cambia città. Per me va bene lo stesso devi cambiare la città di V. Poi sono stato da quella che hai inserito di Mestre. E' una str. Anzi, è la sua tutrice che è str... Vogliono una settimana gratis poi decidono. Io la toglierei subito avvisandola con un sms anche perché se non ha chiamate non lo fa lo stesso. Poi si è arrogata il diritto di avere una settimana gratis e mi ha fatto girare i...». Nel frattempo, i carabinieri della Compagnia di Padova del maggiore Dionisio De Masi e del Radiomobile del tenente Luca Bordin stanno continuando a indagare: si cercano le ville sui Colli Euganei e sui Colli Berici, utilizzate come location per gang bang e orge. I proprietari rischiano la confisca dei beni.
10. Padova. Caso Costa, una escort: «L'ex assessore? Lo conosco, è venuto a riscuotere». Il racconto di una squillo padovana: «Senza pubblicità non si lavora». PADOVA. «L'ex assessore? Sì, lo conosco. La prima volta che ho inserito la mia foto sul sito Bestannunci è venuto a riscuotere di persona. Si faceva chiamare Andrea. So che faceva il vigile e girava in Porsche. Sì, certo che mi è sembrato strano. Ma chi se ne frega. In fin dei conti mi dispiace che l'abbiano arrestato. E che i suoi collaboratori siano finiti nei guai. Era gente che lavorava». Ventisei anni, ex studentessa universitaria, vive e "lavora" a Padova, da quando ha smesso di "battere il marciapiede". Lei è una delle ragazze clienti del sito dell'assessore bunga bunga, fedele e fidelizzata. Ed è lei stessa a spiegare il perché.
«C'è poco da fare - racconta la ragazza - senza annunci sui siti non si lavora. La prima volta che hanno oscurato Bestannunci non ho ricevuto più alcuna telefonata. Un disastro. Poi si sono rifatti vivi. Ed è ricominciato il lavoro. Io uso spesso i siti. Ci sono quelli gratuiti e quelli in cui è necessario pagare. Più sono conosciuti e più si lavora».
Gli affari, comunque sia, non vanno benissimo. Colpa della crisi che ha costretto alla cura dimagrante il portafoglio dei clienti. Lei, tuttavia, non si lamenta. «Ognuna ha il suo giro - conclude - io ho cominciato ballando ai lap dance. Lì ho conosciuto persone che mi hanno convinto a prostituirmi. Si guadagna bene. Lo facevo in strada. Ma appena ho potuto mi sono presa un appartamento. Lavorare in casa è meglio. Anche se non è sicuro, come dimostra la vicenda di Monselice. Se ho paura? Beh, sto attenta. Ho sempre.
11. Reggio Emilia. Il maiale reggiano a rischio. L'allarme lanciato dalla Coldiretti: può scomparire. REGGIO. «Il nostro settore suinicolo è provato da diversi anni di crisi a causa della concorrenza estera, forte e sleale, e dell'eponenziale aumento dei costi di produzione. C'è il rischio concreto che il maiale reggiano possa scomparire». E' l'amara annotazione di Giovanni Pasquali direttore provinciale della Coldiretti.  Quella che era una consistente fonte di reddito per migliaia di reggiani sta dunque rivelandosi sempre meno redditizia: il riconoscimento dei prezzi delle carni è troppo basso. «E' arrivato il momento - insiste Pasquali - di azioni concrete per tutelare una produzione che storicamente fa parte della nostra realtà agricola».  L'analisi avviene alla vigilia dell'incontro di lunedì 31, a Mantova, dei rappresentanti di settore delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna, del responsabile nazionale di Coldiretti per la zootecnia, Giorgio Apostoli, e del neo presidente dell'Anas (Associazione nazionale suinicultori) Andrea Cristini. Reggio presenzierà con una delegazione composta da una decina di allevatori e tecnici.  «Il momento è cruciale - prosegue Pasquali - perché dopo anni di battaglie per la promozione delle carni suine, ora la legge sull'etichettatura è reale e concreta per il maiale locale come per tutte le altre produzioni made in Italy». Perché questa crisi che sembra non finire? Perché rispetto agli 800mila capi che si allevavano 15 anni fa nel reggiano ora ce ne sono solo 380mila? Ma così facendo non rischiamo di diventare totalmente dipendenti dalle importazioni anche per un prodotto di spicco come i prosciutti?  «Senza la trasparenza dell'origine - dice il dirigente Coldiretti - l'inganno ha dilagato in questi anni danneggiando sia i consumatori che gli allevatori che sempre più spesso chiudono le loro imprese per mancanza di riconoscimento economico da parte del mercato». La retrocessione della suinicoltura reggiana appare dunque inarrestabile e irreversibile. Come documentano anche le recenti quotazioni registrate dalle Camere di commercio di Cremona, Mantova e Modena, dove la carne suina di capi di 160-180 chili viene remunerata solo ad 1,225 euro al chilo. «Con una spesa di 10 euro per l'acquisto di carne suina - conclude Pasquali - l'allevatore si paga un caffè». Una realtà incomprensibile se si considera che l'Italia produce solo il 60% del consumo interno e quindi ne deve importare il restante 40% spesso senza alcuna certezza sulla provenienza. Così che dentro la stessa struttura si macellano e si lavorano sia capi nazionali che esteri e si stagionano cosce Dop e cosce straniere. Ben due prosciutti su tre che compaiono sugli scaffali dei negozi derivano ormai da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna. Senza che ciò risulti precisato ed anzi mascherato con indicazioni fuorvianti come «Di Montagna» o «Nostrano» che non spiegano, e anzi sono spesso ingannevoli sull'origine di ciò che il consumatore compera e mangia.
12. Castellammare. Napoli. L'ultimo varo di una nave della Fincantieri di Castellammare. CASTELLAMMARE - Ultimo varo per l'azienda navale Fincantieri Potrebbe essere l'ultimo varo per l'azienda navale Fincantieri di Castellammare di Stabia, infatti, è stato varato il troncone di prua della nave da crociera "Riviera" della Costa Crociere che, nelle prossime ore, sara'preso in carico da un rimorchiatore e trasferito nel cantiere navale della Fincantieri di Genova dove sarà completato l'assemblaggio della nave. Da oggi i lavoratori della Fincantieri di Castellammare di Stabia non hanno più commesse, il cantiere si svuota e gli operai andranno (nella migliore delle ipotesi) in cassaintegrazione, resteranno nel cantiere per la manutenzione ordinaria all'incirca 60 dipendenti (tra operai e impiegati).
 

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