giovedì 17 febbraio 2011

Federali del Mattino. Principio ispiratore federale che risponde proprio all’esigenza di liberarsi dai vincoli opprimenti di un centro decisionale univoco. Suo figlio ha grosse difficoltà col tedesco, perciò le consigliamo di iscriverlo alle elementari italiane. La Svp ha deciso conseguenze che dal mito ci fanno piombare nella realtà. 17 febbraio 2011.

Sezione diciassette febbraio, festa nazionale del gatto:
1. Firenze. Auguri a tutti i gatti! Diciassette febbraio, festa nazionale del gatto.

Sezione Forza Oltre padania:
2. Aosta. Italia 150: Union Valdôtaine, non è questo Stato che vogliamo.
3. Bozen. L'asilo: non sai il tedesco, vai dagli italiani.
4. Bozen. Ormai tutti pensano per sé.
5. San Marino. Tutti i 19 magistrati nel mirino.
6. San Marino. Frontalieri, incontro ANIS – Governo.

Sezione amministratori padani:
7. Riva del Garda. Nemmeno un minuto di silenzio per i bimbi Rom.
8. Rivarolo. Giovani Padani, 'guerrieri' della Lega.
9. Venezia. Federalismo contrattuale. Industriali veneti divisi.
10. Pavia. Evasione fiscale astronomica.
11. Bologna. La sicurezza secondo Merola: vigili contro l'evasione fiscale.
12. Liguria. Fincantieri, «impegno del governo per i siti liguri».
13. Catania. Una mega tendopoli ospiterà gli immigrati.
1. Firenze. Auguri a tutti i gatti! Diciassette febbraio, festa nazionale del gatto. Chi non conosce ancora la ricorrenza, in auge da qualche anno, a Firenze può degnamente festeggiare il felino visitando la rassegna «Gattart» a lui dedicata. Diciassette febbraio, festa nazionale del gatto. Chi non conosce ancora la ricorrenza, in auge da qualche anno, a Firenze può degnamente festeggiare il felino visitando la rassegna «Gattart» a lui dedicata. Una mostra ad hoc giunta alla sua ventesima edizione che ospita il meglio delle arti e degli artisti internazionali esercitati, per l'occasione, con la figura del gatto. Il titolo esatto della rassegna (inaugurazione giovedì 17 ore 18.30 alla presenza del Presidente del Consiglio Comunale, Eugenio Giani e del critico d’arte, Giampaolo Trotta) è GATTART FIORA LEONE 2011.  «Fiora Leone – racconta la nipote Violante Bellini, attuale organizzatrice e promotrice della mostra di pittura, scultura, ceramica e fotografia dedicata all’affascinante mondo dei gatti – era mia nonna, un'artista e un'amante dei gatti tanto da averne sei». La dieci giorni si svolge presso Antichità via dei Fossi, via dei Fossi, 55r che apre gratuitamente le sue porte fino al 27 febbraio. La celebrazione del felino passa così dalla pittura tradizionale, fino ad opere meno convenzionali e divertenti «come il collage di Luisa Frigerio -racconta Violante Bellini – artista di Brescia amata anche da Marta Marzotto che ha ritagliato per la nostra mostra figure di gatti che ha quindi montato su una tavola da lei dipinta». E sarà ancora una volta una festa del colore e di creatività messa in campo da gattofili d’autore: i colori naturali di David Gollins inglese che vive al confine tra Umbria e Toscana «è un pittore molto amato all'interno della nostra rassegna – spiega Violante e le sue opere vanno subito a ruba». Ci sono poi le linee morbide e i colori acrilici della svedese, fiorentina d'adozione Nina Nordén, “allieva di Alfio Rapisardi come per si capisce dalla tecnica stilizzata utilizzata” una lampada in bronzo e i trompe l’oeil di Cristine Angelien, nata a Newport e trasferitasi definitivamente in Toscana dove vive e lavora. «Per l'occasione ha creato dei veri e propri bambolotti-gatto - anticipa Violante". Tra le iniziative ospitate all'interno di Gattart 2011, sabato 26 la presentazione del libro “All’ombra del Gatto nero”di Marina Pacini Alberghini storica felina e Presidente dell’Accademia dei Gatti Magici. Laura Antonini
2. Aosta. Italia 150: Union Valdôtaine, non è questo Stato che vogliamo. 16/02/2011. AOSTA. «Facciamo parte di uno stato che rispettiamo ma che non è quello che auspicavamo e che vogliamo. Noi lavoriamo per uno Stato federale che poco a che fare con il federalismo di cui si parla oggi». Ego Perron, presidente dell'Union valdotaine, forza politica di maggioranza relativa in Valle d'Aosta con 17 consiglieri regionali su 35 e che occupa i posti chiave del governo valdostano, spiega cosiì la "posizione tiepida" assunta dal movimento autonomista per i 150 anni dell'Unità d'Italia. «Se decidono di chiudere le scuole - aggiunge - le chiuderemo, ma non è una questione che anima i nostri dibattiti». Commentando poi la partecipazione ufficiale alle celebrazioni nazionali per i 150 anni, Perron precisa: «Le Istituzioni hanno obblighi differenti, nel movimento invece convivono sensibilità diverse: per questo è necessario equilibrio e responsabilità ben sapendo che la sintesi dell'Union valdotaine trova la massima espressione nell'Autonomia e nello Statuto Speciale che celebreremo il 27 febbraio, festa della nostra autonomia». (ansa)
3. Bozen. L'asilo: non sai il tedesco, vai dagli italiani. Al «St.Johann» le maestre sconsigliano di proseguire alle elementari tedesche. di Davide Pasquali. BOLZANO. «Suo figlio ha grosse difficoltà col tedesco, perciò le consigliamo di iscriverlo alle elementari italiane». Lo scrivono ai genitori italiani le maestre dell'asilo St. Johann.
C'è da non crederci, ma succede davvero. E qualcuno dovrà fornire circostanziate spiegazioni. Alcuni genitori di bimbi non di lingua tedesca iscritti all'ultimo anno della scuola materna in lingua tedesca Sankt Johann - l'asilo di riferimento del Centro per i bimbi tedeschi, ma assai ambito e quindi assai frequentato anche da figli di italiani e stranieri - si sono visti sottoporre nei giorni scorsi un foglietto di carta prestampato, da datare e sottoscrivere. Elaborato dalla maestre, in testa al documento sta scritto: "Asilo San Giovanni". Dunque, un documento con veste ufficiale.
Dopo la riga lasciata libera per scriverci il nome e il cognome del bimbo o della bimba colpita dalla scomunica, si prosegue così: "... ha grosse difficoltà nell'usare la lingua tedesca, il suo vocabolario è limitato e si esprime prevalentemente in italiano. La capacità di comprensione passiva è solo poco presente. Secondo le nostre osservazioni, la frequenza di una scuola tedesca per lui/lei non è consigliabile". Si prosegue: "Con questa comunicazione dichiaro di essere stato informato dal corpo insegnante riguardo allo stato linguistico di mio figlio/mia figlia e che ci è stato consigliato di mandare il bambino nella scuola italiana». Data, firma.
Al proposito, il consigliere provinciale della Lega Nord Elena Artioli ha presentato una interrogazione in consiglio provinciale. Perché il documento sa tanto, troppo, di discriminazione. Della serie: ormai, da diversi anni, il nostro asilo è preso d'assalto dai bimbi non germanofoni. Non sia mai che colonizzino anche la scuola elementare.
Il problema della Mischung negli asili tedeschi del capoluogo è nota, anche se mai misurata statisticamente. Per lo meno in maniera ufficiale, perché i dati, nelle scuole, sono altro che noti. Lo stesso intendente scolastico tedesco, Peter Höllrigl, già in passato aveva ammesso: «Nei nostri asili non si organizzano corsi di italiano o potenziamenti, anche perché l'immersione, in pratica, c'è già». E pare che a diversi genitori di lingua tedesca il fatto non vada affatto a genio.
4. Bozen. Ormai tutti pensano per sé. Editoriali. di Paolo Campostrini. La Svp ha deciso: si occuperà solo dei tedeschi. Anche Durnwalder ha deciso: non sarà più il presidente di tutti. Un partito e una giunta hanno scelto di non candidarsi più a governare un territorio unitario ma di gestire la separazione. A pensarci, il problema non è che Durnwalder non festeggi l’anniversario dell’unità d’Italia ma che non abbia mai voluto festeggiare neppure quello dell’autonomia. Ne avrebbe la possibilità. E gli avevano pure offerto alcune date: l’accordo di Parigi, il patto De Gasperi-Gruber, la firma del Pacchetto, la quietanza liberatoria. Tappe fondative di una nostra magna charta della convivenza. Facendo crescere il sospetto che tanta Svp non accetti la prima festa perchè non considera la seconda un’occasione per festeggiare. Sembra preda di un retropensiero: che anche l’autonomia resti solo una tappa di avvicinamento all’autogoverno, un passaggio intermedio verso le magnifiche sorti e progressive di una minoranza che fa una tremenda fatica a vedersi nella rete dei popoli europei e ritiene la propria sorte l’ombelico continentale. Si tratta di una visione identitaria più che politica. Di più: prepolitica. Di conseguenza non in grado di leggere politicamente passaggi come questo dei 150 anni. Durnwalder potrebbe vedere l’Italia di oggi come un Paese che ha elaborato un patto autonomistico senza uguali nel mondo e dunque onorandolo, onorala. Non vede per la semplice ragione che questo patto per lui ha una valenza inferiore ai 200 anni di Hofer. Perchè è preda del mito e non della storia. Perchè guarda indietro e il suo universo di riferimento è rimasto ibernato al 4 novembre 1918 e a quella vigilia vorrebbe tornare. Non vuole celebrare perchè non riesce a scindere l’Italia di Mussolini e Tolomei da quella di Moro; la patria dello Statuto Albertino da quella dello Statuto di autonomia; il Paese centralista scelbiano da quello che ha prodotto dalla Costituzione repubblicana e la tutela in profondità delle minoranze.  Con una serie di conseguenze che dal mito ci fanno piombare nella realtà. 1) La prima è che così facendo, Durnwalder certifica la divisione della nostra società. E lo fa con precisione scientifica: qui qui gli italiani, di là i tedeschi. 2) Ribadisce la scomparsa di un luogo unitario (la giunta, la presidenza della Provincia) capace di tenere sotto il suo ombrello le diverse sensibilità. Di coprirle e valorizzarle, senza necessariamente condividerle. Come avviene nelle democrazie mature e dovrebbe accadere in una autonomia consolidata. 3) Straccia la sostanza e in gran parte la forma del dettato statutario. Perchè il Pacchetto non è solo una legge di rango costituzionale. E’ di più: un patto tra due popolazioni. Che accettano la democrazia (e dunque le regole della maggioranza) solo alla condizione che essa protegga la minoranza nazionale rispetto allo Stato centrale e che, a specchio, difenda la minoranza nazionale italiana dentro i confini provinciali dalla forza dei numeri dei sudtirolesi divenuti maggioranza territoriale. Un patto che le istituzioni autonomistiche sono tenute a incarnare proprio nel momento in cui sono in grado di non agire solo in rappresentanza etnica ma, appunto, territoriale. La giunta dovrebbe essere la nostra giunta, non la loro. Non è stato così: Durnwalder non si è mosso da presidente ma da primo rappresentante del gruppo etnico tedesco e leader Svp. E, quel che è più grave, la Svp ha deciso di restare un partito etnico. Di non più assumersi la responsabilità di incarnare la complessità ma di gestire l’ordinario.
Gli italiani prendono atto. Non hanno i numeri per scalfire un potere ormai etnicizzato ma possono inziare ad attrezzarsi per affrontarlo. Per difendere, più che l’identità di un singolo gruppo, la possibilità che tutti i gruppi possano sentirsi a casa loro. E’ un compito che potrebbero condividere con la Svp. Se solo volesse.
5. San Marino. Tutti i 19 magistrati nel mirino. 14/02/11 07:26. [romagnanoi] Il dossier in Procura a Rimini per evasione fiscale dovrebbe essere smistato in altre Procure. La notizia dell’inchiesta della Finanza sui magistrati di San Marino ha scosso il Titano e allertato il Belpaese, tanto che anche il Corriere della Sera è tornato sul dossier depositato alla Prcura di Rimini e in mano al procuratore capo, Paolo Giovagnoli. Per il Corriere della Sera non si tratterebbe di alcuni giudici, ma di “tutti e 19 i magistrati”, che sono tutti italiani, seppur di diversa provenienza, “per cui le singole posizioni saranno stralciate e inviate alle Procure di competenza”.
Le indagini in atto, come già annunciato ieri, sono volte ad accertare se i magistrati, pur dichiarando di risiedere sul Titano, in realtà vivano di fatto in Italia, eludendo così il fisco. Come prevede la normativa sammarinese, infatti, questi fondamentali ruoli istituzionali devono essere ricoperti da “stranieri”, evitando così all’origine ogni potenziale incompatibilità o conflitto di interessi, ma da qualche parte le tasse bisogna pur sempre pagarle.
Per di più non è nemmeno una questione nuova, visot che già a San Marino sono stati presentati due esposti. Uno è firmato Sylviane Stefanelli ed è stato presentato all’ufficio di Stato Civile, nell’autunno scorso, ed è volto a indagare sulla reale residenza di tre magistrati. L’altro presentato alla Gendarmeria, brigata di Città, poche settimane fa è nei fatti simile al primo.
6. San Marino. Frontalieri, incontro ANIS – Governo. 9/02/11 18:49. [Fixing] Incontro al vertice oggi pomeriggio per l’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese a Palazzo Begni. Il Presidente Paolo Rondelli, il Segretario Carlo Giorgi e il Funzionario William Vagnini si sono incontrati con il Segretario di Stato alle Finanze Pasquale Valentini e con il Coordinatore Luca Beccari per fare il punto della situazione relativamente a quella che giornalisticamente continuiamo a definire la “supertassa” per i frontalieri.
A quanto emerso al termine dell’incontro l’esecutivo pare intenzionato a proseguire sulla strada intrapresa. In compenso però, accontentando almeno in parte le istanze degli industriali, è emersa per la prima volta la disponibilità da parte della Segreteria alle Finanze di provare a mettere in campo un intervento per salvaguardare almeno i lavoratori frontalieri con redditi bassi e figli a carico.
A tal proposito una prima verifica tecnica è già stata fatta, ma sono necessari ulteriori approfondimenti per riuscire a perfezionare l’efficacia del provvedimento.
La piccola buona notizia per i lavoratori frontalieri riguarda l’addizionale del 15% sull’imposta netta dovuta per l’esercizio 2010 che, come è stato confermato per la prima volta oggi pomeriggio, sarà a carico dei soli residenti e non dei lavoratori frontalieri.
Per ANIS una parte delle sollecitazioni sono state dunque raccolte, ma resta la necessità di verificare la corretta applicabilità degli interventi previsti. Nelle prossime settimane sono previsti ulteriori incontri.
7. Riva del Garda. Nemmeno un minuto di silenzio per i bimbi Rom. 16/02/2011 20:06. RIVA DEL GARDA - Il caso, segnalato da l'Adige nell'edizione di oggi, è esploso dopo la scelta di due consiglieri comunali rivani di non partecipare al minuto di silenzio deciso in apertura di civico consesso in segno di lutto per la morte dei quattro bambini rom a Roma. Un terzo consigliere pur senza lasciare i banchi ha comunque preferito non alzarsi in piedi. L'atteggiamento dei tre è stato oggi stigmatizzato dalle forze politiche della sinistra altogardesana, che chiedono le dimissioni dei consiglieri e criticano anche il sindaco Mosaner per la sua diplomatica reazione di fronte ad un gesto che definiscono "raccapricciante". Da parte sue, il segretario provinciale del Patt, Ugo Rossi, ha fatto le sue scuse a nome del partito autonomista, per il comportamento del suo consigliere rivano. Ma ha anche chiesto, sulla vicenda, di abbassare i toni.
8. Rivarolo. Giovani Padani, 'guerrieri' della Lega. Presentati a Rivarolo. Daranno nuova linfa al Carroccio in Canavese. RIVAROLO. Sono quattro ragazzi tra i 19 e i 28 anni di Cuceglio, Agliè, Forno, Pavone i nuovi referenti dei Giovani Padani in Canavese. A presentarli sono stati i deputati Walter Togni e Davide Cavallotto, esponenti locali della Lega come Alessandro Giglio Vigna e Marco Succio, venerdì scorso, nella sede rivarolese del Carroccio. I quattro ragazzi saranno il punto di riferimento del movimento giovanile della Lega Nord in zone diverse del Canavese ed avranno il compito di catalizzare gli interessi dei giovani, di farsi interpreti dei loro problemi, di avvicinarli alla vita politica, ma anche di allargare il consenso in vista delle prossime elezioni amministrative.  «Abbiamo sempre dato importanza ai giovani- ha affermato Togni -, per questo diamo loro concrete possibilità affinché crescano collaborando con i vecchi pilastri del partito. Come gli indiani d'America, ritengo che siano i nostri guerrieri, ma che debbano agire ascoltando il consiglio dei saggi anziani».  Il più giovane è Fabio Bellini, 19 anni, studente in scienze politiche, dj per passione. La sua candidatura a consigliere comunale nella lista "Noi per Cuceglio" ha già suscitato polemiche in paese. D'ora in poi sarà il coordinatore dei suoi coetanei padani a Cuceglio e dintorni. Non lontano da lui opererà Nadir Usula, classe 1989, che vive ad Agliè, dove si occupa di logistica farmaceutica. Per l'alto Canavese, il punto di riferimento è Davide De Martini, 26 anni, di Forno, responsabile dell'ufficio tecnico presso un'industria. I Giovani Padani di Pavone, Perosa, San Martino e Comuni limitrofi, possono fare riferimento ad Andrea Geretto, 28 anni, addetto alla vendita presso un'azienda di Pavone, dove risiede. (o.d.p.)
9. Venezia. Federalismo contrattuale. Industriali veneti divisi. Vicenza e Verona non seguono il modello dell’intesa raggiunta a Treviso. No di Zuccato, Bolla: «Per noi non è la strada giusta». VENEZIA — C’è una linea che attraversa il sistema confindustriale veneto, che corre su un tema di questi tempi centrale e che mette di fronte, su posizioni lontane, da un lato il presidente di Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega, e dall’altro i suoi omologhi delle organizzazioni di Vicenza, Roberto Zuccato, e Verona, Andrea Bolla. La questione ruota attorno alla contrattazione collettiva territoriale, quella che ha portato, la scorsa settimana, alla sigla di un accordo specifico fra Unindustria Treviso e le organizzazioni sindacali. Un documento immediatamente «benedetto » dal leader veneto di Confindustria, Andrea Tomat (trevigiano anch’egli), e dal presidente della Regione, Luca Zaia, il quale vi aveva letto niente meno che la concretizzazione di un «principio ispiratore federale che risponde proprio all’esigenza di liberarsi dai vincoli opprimenti di un centro decisionale univoco». L’intesa di Treviso fissa un criterio per poter allargare il parterre delle imprese interessate all’applicazione di integrativi aziendali collettivi attraverso la definizione di parametri tipici per ciascun settore e su base locale. Condizione, peraltro, che pare diventata pure vincolante, ai fini dell’ottenimento della tassazione ridotta e della decontribuzione dei premi aziendali, in base a una circolare del ministero del Lavoro e dell’Agenzia delle entrate, emanata lunedì scorso. Legislazione a parte, il dato che spicca è che mentre a Treviso si trova la quadra, a Vicenza e a Verona gli addetti ai lavori storcono il naso. Dalla terra berica il presidente degli industriali Roberto Zuccato manda a dire, attraverso il Giornale di Vicenza, che il federalismo non va per forza applicato a ogni ambito e modularlo anche in chiave imprenditoriale «significa fare scelte ideologiche che non c’entrano niente con quelle esigenze di flessibilità e produttività delle nostre aziende. Noi abbiamo bisogno della contrattazione aziendale e questo livello è più che sufficiente». Il modo di ragionare del pari grado veronese, Andrea Bolla, è sincronizzato: «Il federalismo non è un brand da prendere a scatola chiusa e va declinato secondo le situazioni specifiche. Se poi parliamo di federalismo contrattuale, visto da Verona non è strada da percorrere». Bolla fa propria, in particolare, la preoccupazione di Zuccato legata al rischio di un’ulteriore stratificazione normativa. «Abbiamo bisogno di semplificazione. Nella nostra provincia, dove le relazioni industriali sono ottime, l’introduzione di un terzo livello possibile di contratto, oltre quello nazionale e aziendale, può essere fonte di complicazione ulteriore. Verona è caratterizzata da un’estrema eterogeneità di settori industriali e di dimensioni aziendali, qui tra l’altro c’è un maggior numero di medie imprese strutturate. Quindi, quello che va bene per Treviso può non andar bene per il nostro territorio». Luigi Brugnaro, presidente degli industriali veneziani, rimanda invece i commenti al termine di una fase di studio più attento. «Non posso esprimere un giudizio senza conoscere i dettagli dell’accordo di Treviso, al quale dedicheremo prossimamente una riunione di giunta provinciale. È certo che, in generale, noi siamo per un contratto nazionale il più leggero possibile e per un secondo livello, più solido e più ampio, in azienda». Di fronte alle obiezioni dei primi due colleghi, il trevigiano Vardanega tiene soprattutto a non mettersi in contrapposizione, riconoscendo la possibile esistenza di diversità fra territori anche contigui e storicamente omogenei, limitandosi soltanto ad osservare che l’associazione delle piccole imprese (Apindustria) di Vicenza di un contratto territoriale si è già dotata. «Il nostro è un accordo elaborato sulla base di istanze ed esigenze dei nostri colleghi. Abbiamo voluto dare una risposta, anche per accedere ai benefici sulle tasse e sui contributi, alle realtà che non hanno la capacità di immaginare un integrativo aziendale e non hanno sindacato al proprio interno». Per quanto riguarda i pericoli di complicazioni, Vardanega rassicura: «E' stata la nostra prima preoccupazione. Ma, attenzione, la nostra proposta non è aggiuntiva ma alternativa, e su base volontaria. I livelli contrattuali, insomma, rimangono sempre due». Gianni Favero. 16 febbraio 2011
10. Pavia. Evasione fiscale astronomica. Nel mirino una ditta che vende raccordi per oleodotti. VOGHERA. Una maxi evasione fiscale, con una pesantissima accusa di contrabbando, è stata accertata dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Pavia. A finire nel mirino delle fiamme gialle è stata un'importante azienda con sede legale in Oltrepo.  La società indagata dalla procura di Voghera, dove i finanzieri hanno depositato gli atti, è specializzata nel commercio internazionale di raccordi per oleodotti e gasdotti. La sede è in un comune dell'Oltrepo orientale. L'indagine ha portato ad accertare una quantità di merci contrabbandate negli ultimi due anni per un valore complessivo di oltre due milioni e mezzo di euro. Si tratta in assoluto di una delle più importanti operazioni eseguite negli ultimi anni dalla guardia di finanza della provincia di Pavia. I finanzieri, come recita il comunicato del comando provinciale, «hanno portato alla luce un articolato sistema di frode finalizzato all'evasione dei tributi doganali attraverso l'elusione dei dazi antidumping».  Le fiamme gialle, coordinate dal colonnello Domenico Grimaldi, hanno indagato per diversi mesi. Tutto ruota sul concetto di «dumping».  «Si tratta - spiegano i finanzieri - di una specifica strategia commerciale ed economica, che mira a realizzare illeciti vantaggi nella concorrenza con altri operatori economici giocando sul costo delle merci prodotte in alcuni paesi e poi importate e utilizzate in altri paesi. Per evitare questi indebiti vantaggi, le dogane applicano dei dazi in entrata, che servono a pareggiare i conti. Sono le norme antidumping: chi le aggira commette un illecito e si configura a tutti gli effetti il reato di contrabbando».  Nel dettaglio l'azienda incriminata faceva produrre in Cina dei tubi e dei raccordi metallici, per lo più in speciali leghe di acciaio ad alta tecnologia. Tubi e raccordi venivano poi importati e rivenduti ad aziende specializzate nella costruzione di impianti petroliferi, oleodotti e gasdotti. L'azienda oltrepadana, in pratica, contava sul fatto che la produzione in Cina costa assai meno che nei paesi occidentali. Dopo avere raccolto le ordinazioni dalle grandi multinazionali del settore, l'azienda commissionava la produzione ad alcune ditte cinesi e poi ne curava l'importazione in Italia. Al momento di passare la frontiera con i container, però, i responsabili della ditta non dichiaravano di cosa si trattava realmente, ma dichiavano qualità merceologiche inferiori: e quindi pagavano di meno.  «Sulla bolletta doganale - spiegano le fiamme gialle - bisogna riportare la classificazione di qualità, un codice internazionale che viene attribuito a ogni prodotto in base a ben determinate tabelle. A ogni codice corrisponde una cifra da pagare al momento dell'importazione, e cioè un dazio. Se si indica un codice che corrisponde a una qualità di merce diversa, si paga meno. E in questo modo si ottiene un illecito vantaggio concorrenziale nei confronti delle altre imprese che vendono le stesse cose a prezzi normali».  Nel dettaglio il sistema di frode attuato dalla società pavese consisteva nell'indicare, sulla documentazione esibita in dogana, una qualità di acciaio diversa da quella effettivamente importata. E così invece di pagare la percentuale antidumping pari al 58,6% del valore del bene importato, la ditta pagava solo il 3,7%. Non è stato facile per la finanza identificare l'illecito. I controlli doganali, infatti, vengono fatti a campione e riguardano soprattutto merci con un «elevato tasso di rischio di frode fiscale» come l'elettronica o i beni di lusso. Un controllo superficiale dei tubi e dei raccordi non permetteva di scoprire l'inganno. Per dimostrare la frode, i finanzieri di Pavia hanno dovuto fare dei prelievi di materiale e sottoporlo a perizia.  La procura non ha voluto precisare qual'è l'azienda coinvolta.
11. Bologna. La sicurezza secondo Merola: vigili contro l'evasione fiscale. Il candidato sindaco del centrosinistra lancia la sua nuova idea di legalità che prevede anche corsi di formazione per i dipendenti pubblici per scoprire le tecniche di infiltrazioni mafiose. Bologna, 16 febbraio 2011 - Vigili-bobbies per presidiare meglio i quartieri. Ma anche vigili urbani impegnati a tempo pieno per dare la caccia agli evasori fiscali e per controllare i cantieri contro il lavoro nero e i rischi per gli operai. Virginio Merola, candidato sindaco del centrosinistra, alla vigilia del primo rendez-vous con la coalizione che dovra’ sostenerlo alle amministrative, presenta un pacchetto di misure su legalita’ e sicurezza. L’occasione e’ un incontro sulla mafia a cui il candidato ha partecipato di recente, sposando la proposta dell’associazione “Libera” perche’ il 21 marzo sia la giornata in ricordo delle vittime di tutte le mafie. Per combattere la criminalita’ organizzata, riferisce lo stesso Merola sul suo sito, “ho anche avanzato l’idea di attivare corsi di formazione per i pubblici dipendenti, in collaborazione con le imprese, la Camera di Commercio e le associazioni di categoria, per avere un aggiornamento sulle tecniche di infiltrazioni mafiose”. Gia’ oggi l’Ateneo di Bologna ha fra i suoi insegnamenti un corso su mafia e antimafia, “potrebbe dunque essere l’Universita’ l’attore che tiene questi corsi di formazione in collaborazione con il Comune di Bologna”. Ma Merola lancia anche alcune proposte per la repressione dei reati sul fronte amministrativo. Ci vuole a suo avviso “un impegno maggiore della polizia municipale in tre settori importanti. Innanzitutto dovrebbe esserci la vera polizia di prossimita’, nei quartieri. Magari le stesse persone affinche’ i cittadini e gli esercenti possano considerarli come punto di riferimento”. La Polizia municipale “dovrebbe poi controllare maggiormente i cantieri per abusi edilizi, perche’ questo e’ uno dei settori in cui e’ piu’ facile che si infiltri la mafia”. Inoltre, scrive ancora Merola, “nei cantieri ci sono molti infortuni sul lavoro e morti, maggiori controlli della polizia municipale potrebbe evitare molti incidenti”. Infine, i “vigili dovrebbero essere impegnati maggiormente nella lotta all’evasione fiscale”. Gia’ nella campagna per le primarie il democratico aveva insistito molto su questo punto: la lotta all’evasione, ad esempio con veri controlli sulle dichiarazioni Isee, e’ visto come un modo per arrivare ad una maggiore equita’ nell’accesso ai servizi nel momento in cui i tagli costringono a tirare la cinghia. Attenzione poi anche agli appalti. “E’ in momenti come questo, di crisi economica, che la mafia si infiltra anche nei nostri territori. Bisognerebbe evitare dunque appalti al massimo ribasso e occorre stare attenti ai subappalti”.
12. Liguria. Fincantieri, «impegno del governo per i siti liguri». 16 febbraio 2011. «Il Governo è fortemente impegnato a garantire una riorganizzazione della cantieristica italiana. In questo ambito stiamo ponendo una particolare attenzione ai problemi di riposizionamento aziendale ed industriale e di riqualificazione produttivo degli stabilimenti liguri». Così il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani rispondendo durante il question time ad un’interrogazione sulle tre sedi liguri di Fincantieri: Genova Sestri Ponente, Riva Trigoso (Sestri Levante) e Muggiano (La Spezia). Dal tavolo nazionale sulla cantieristica attivato presso il ministero, ha spiegato Romani, «è emersa la possibilità di una razionalizzazione dell’assetto industriale ligure che dovrebbe portare alla concentrazione presso lo stabilimento di Muggiano delle attività di costruzione navale per il settore militare, e la specializzazione del cantiere Riva Trigoso nell’attività della meccanica e della componentistica».
Per quanto riguarda il cantiere di Sestri Ponente «il governo - ha detto Romani - è impegnato, assieme alle amministrazioni locali, alla Fincantieri e all’Eni, nella predisposizione di un programma finalizzato alla realizzazione di un progetto di ribaltamento a mare che ha un costo di quasi 350 milioni». Entro il prossimo mese di marzo è prevista, ha annunciato il ministro, «la definizione degli impegni di tutte le parti interessate». L’impegno da parte del governo, ha aggiunto, sarà di circa 70 milioni di euro, cifra che sarà reperita «nel piano di sviluppo e potenziamento delle attività portuali». Romani ha poi annunciato alcune commesse. La marina militare - ha detto - proceduto all’assegnazione di importanti ordini e Fincantieri è riuscita acquisire significative commesse internazionali riguardo le quattro fregate e «probabilmente» due sommergibili vi sono poi in vista contratti con India e col Brasile, «delle quali forse - ha detto - avremo notizie nei prossimi giorni».
13. Catania. Una mega tendopoli ospiterà gli immigrati. Da redazione. Creata il 16/02/2011 - 11:30. Giorgio Mottola. EMERGENZE. Il governo ha deciso che tutti i richiedenti asilo provenienti dal Maghreb verranno trasferiti in un unico centro di accoglienza a Catania, che però è un’area alluvionale. Un’unica grande tendopoli ospiterà gli immigrati provenienti dal Maghreb. «Villaggio della solidarietà», lo hanno ribattezzato Maroni e Berlusconi. I richiedenti asilo, che in questi giorni hanno attraversato il Mediterraneo, verranno trasferiti nel giro di un paio di settimane a Mineo, piccolo paese di cinquemila abitanti in provincia di Catania, dove sarà allestito il campo di accoglienza. Che sorgerà al centro di un’area alluvionale. Intanto, negli ultimi due giorni si sono bloccati gli arrivi dalla Tunisia. Il nuovo fronte di emigrazione è però l’Egitto. Lunedì notte è stato bloccato in provincia di Ragusa un barcone con a bordo una cinquantina di egiziani. Per fronteggiare l’emergenza il ministro Maroni ha chiesto ieri ufficialmente il sostegno dell’Europa. «Abbiamo bisogno di cento milioni di euro per affrontare questa crisi nei prossimi tre mesi», ha spiegato il capo del Viminale. I soldi servirebbero per l’allestimento delle strutture di accoglienza. Ma soprattutto per l’attività di perlustrazione del Mediterraneo, che, stando a quanto ha precisato Maroni, non comprenderebbe per ora i respingimenti. Dopo le polemiche di ieri che hanno contrapposto il Viminale al Commissario per gli affari interni Cecilia Malmstrom, l’Ue annuncia di voler collaborare. «Siamo comunque pronti a fornire il nostro aiuto sia all’Italia che alla Tunisia», hanno fatto sapere ieri dalla Commissione europea.
I soldi di Bruxelles dovrebbe dunque servire anche ad allestire il mega centro di accoglienza di Mineo. Ieri Maroni e Berlusconi hanno fatto una visita lampo nel comune siciliano durata circa mezz’ora (il premier è tornato immediatamente a Roma dopo aver saputo del rinvio a giudizio). Nel piccolo centro catanese è già presente una struttura residenziale, abbandonata da diversi anni. Si tratta del “Residence degli aranci”, 404 villette a schiera che possono ospitare fino a duemila persone: si estende su un’area di 18mila metri quadrati. Per una decina di anni è stata abitata dai militari americani della base di Sigonella, che però hanno dovuto trasferirsi. È sufficiente infatti qualche pioggia in eccesso per trasformare il Residence in un’enorme pozzanghera.
Per i dirigenti della Pizzarotti, la società che gestisce la struttura, è un vero e proprio affare. A causa dei gravi problemi idrogeologici che presenta l’area, negli ultimi anni non erano riusciti ad affittarla. A Berlusconi hanno spiegato che il Residence può ospitare fino a 7mila persone. Eppure gli americani che ci hanno abitato non sono stati mai più di 1500. Tutt’altro che entusiasta il sindaco di Mineo Giuseppe Castania. Si dice spaventato dall’arrivo degli immigrati: «Settemila è un numero enorme, che renderebbe insicuro il territorio. Gli abitanti del mio comune sono appena 5300».
A Lampedusa nonostante il sovraffollamento del Centro di identificazione ed espulsione (ci sono 2000 migranti a fronte della capienza limite di 800), la convivenza con la popolazione locale sembra procedere in modo tranquillo. I tunisini hanno organizzato ieri pomeriggio per vie dell’isola un corteo pacifico per ringraziare gli ospiti italiani.
 

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