Sezione Forza Oltre padania:
1. Aosta. Il 17 febbraio è ufficiosamente la Giornata della libertà di coscienza, religione e pensiero.
2. Bozen. Fisco in Alto Adige: la Volkspartei non incassa la norma.
3. Milano. Case del Pio Albergo Trivulzio, affitti «scontati» a politici e amici.
Sezione potatura:
4. Jesolo. Venezia. Ruby si tuffa nella vasca degli squali.
5. Ferrara. Crescono i fallimenti e i concordati.
6. Larino. CAMPIONATO REGIONALE DI POTATURA: APERTE LE ISCRIZIONI.
Sezione un po’ Ricotta:
7. Draghi o l'Uomo senza Qualità?
8. Italia Ostaggio del Degrado.
9. Reggio Calabria. Fedele: il Piano per il Sud colmerà il gap infrastrutture tra Nord e Sud.
1. Aosta. Il 17 febbraio è ufficiosamente la Giornata della libertà di coscienza, religione e pensiero. 17/02/2011. AOSTA. Oggi, 17 febbraio, è la "Giornata nazionale della libertà di coscienza, di religione e di pensiero". Si tratta, in realtà, di una ricorrenza ufficiosa. Lo ricorda la Consulta valdostana per la laicità delle istituzioni, che spiega: "anche il consiglio comunale di Aosta ha unanimemente approvato, nell'ottobre scorso, un ordine del giorno a favore dell'istituzione della data del 17 febbraio come Giornata nazionale della libertà di coscienza, di religione e di pensiero. Rimaniamo in attesa che il Parlamento riconosca ufficialmente il valore di questa data".
Il 17 febbraio è stato scelto perché coincide con due avvenimenti storici: nel 1848 furono concessi al Valdesi i diritti civili e politici. Due secoli prima, nel 1600, a Campo dei Fiori a Roma l'Inquisizione cattolica mise al rogo il filosofo Giordano Bruno.
Nell'ambito della Giornata nazionale, la Consulta della Valle d'Aosta (che riunisce associazioni, Chiese e valdostani) invita "tutti i cittadini sensibili ai temi della laicità" a partecipare a due appuntamenti in programma sabato prossimo: alle ore 18 presso il Tempio valdese di Aosta si terrà una commemorazione; alle ore 21.00 a Verrayes è in programma falò di "Tor de Pot".
2. Bozen. Fisco in Alto Adige: la Volkspartei non incassa la norma. Toponomastica: la legge verso il rinvio. BOLZANO. Battuta d'arresto a Roma alla seduta della Commissione dei 6 e dei 12. Nulla di fatto per la norma di attuazione che recepisce l'Accordo di Milano sul federalismo fiscale. Si riprenderà la discussione il 2 marzo. E' solo uno dei fronti che vede impegnate Provincia ed Svp, cui viene chiesta versatilità nelle trattative.
LA PARITETICA. E' stata la Commissione dei 12, presieduta da Mario Malossini, a discutere il testo della norma. Ma rispetto alle attese della vigilia, gli uffici del ministro delle Finanze non hanno depositato i loro pareri. Le obiezioni principali sono note, perché comunicate nei contatti di queste settimane, ma i documenti non sono stati presentati. Tutto rinviato al 2 marzo per la ripresa della discussione. Karl Zeller (Svp) ha intanto presentato alcne proposte di modifica. Tra queste, quella che riguarda la Commissione paritetica, prevista dalla norma, che dovrà individuare i principi e le modalità di accertamento fiscale. La Commissione dovrebbe essere costituita da quattro membri, due nominati dall'Agenzia delle entrate e due dalla Provincia. Zeller: «Ho chiesto che venga inserito anche un rappresentante dei Comuni e che venga previsto il coinvolgimento della guardia di finanza». E' stato anche disciplinato che nuovi tributi locali introdotti a livello nazionale non debbano essere recepiti da Bolzano e Trento. Quando verranno depositati i pareri dei ministeri, inizierà la trattativa, che sarà tecnica «ma anche politica», anticipa Zeller. Non è escluso che il governo decida di superare le obiezioni dei propri funzionari (ad esempio sul meccanismo del credito d'imposta).
LA TOPONOMASTICA. La Svp ha deciso che la legge andrà varata. Ieri sembrava rientrato l'allarme per la norma di attuazione che Luis Durnwalder starebbe accarezzando sulla toponomastica, per condizionare poi la legge provinciale. L'indiscrezione trapelata congela tutto. Si torna allora alla sede naturale della discussione, il consiglio provinciale, dove è depositato il testo della Svp che introduce il criterio dell'uso e una commissione che sovrintenda la materia tecnica. Qui la Svp deve fare i conti con un fatto inedito: tutti i consiglieri italiani, compresi i due del Pd stanno costruendo una linea comune. «Solo così abbiamo più forza nella trattativa», spiegano. Gli italiani chiedono alla Svp di rinviare la discussione in aula di sei mesi per discutere sui punti controversi. Sul piatto ora Alessandro Urzì (Fli) inserisce una novità. Se la Svp dimostra ragionevolezza sul rinvio, è la proposta, qualcuno dell'opposizione potrebbe garantire la presenza in aula durante la votazione del presidente del consiglio provinciale. Nella scorsa seduta l'elezione di Julia Unterberger è stata affossata per l'assenza (voluta) di tutti i consiglieri di opposizione. «Se la Svp dimostra larghezza di vedute sulla toponomastica», sottolinea Urzì, «e Julia Unterberger sottoscrive un testo di tutela delle prerogative del consiglio e delle minoranze, perché ostacolare la sua elezione?». Il capogruppo della Svp Elmar Pichler Rolle è impegnato in un giro di contatti, «poi riferirò al partito». Glissa sull'elezione del presidente come sorta di contropartita, ma sulla pausa di sei mesi ribadisce disponibilità. Rilancia a sua volta sulle «misure contro l'ostruzionismo».
I MONUMENTI. Il ministro Bondi ha garantito massima libertà di manovra al presidente Luis Durnwalder sui monumenti fascisti. Le polemiche corali nel mondo italiano hanno convinto la Provincia a non forzare la mano. Risultato, concorso di idee sul rilievo di Mussolini in piazza Tribunale e condecisione con il Comune. Deve essere nominata una commissione con cinque componenti (3 di nomina provinciale, 2 comunale). L'attenzione ora è focalizzata sui profili che i due enti sceglieranno. Anche su questo, trattative in corso. (fr.g.)
3. Milano. Case del Pio Albergo Trivulzio, affitti «scontati» a politici e amici. Tra i locatari anche il consigliere comunale Manca, Buonocore e l'ex tesoriere di Forza Italia. MILANO - Eccoli, i primi nomi (vali all'elenco). Tra gli inquilini del Pat ci sono ex segretari di partito, onorevoli, ex assessori e consiglieri comunali, in una girandola di nomi che comprende figli, parenti ingombranti e amici dei potenti. Il lupo perde il pelo ma non il vizio e le case di pregio della Baggina continuano ad essere affittate a prezzi stracciati ai soliti noti, nelle pieghe di criteri per le assegnazioni che lasciano troppi margini alla discrezionalità e che le opposizioni in Comune e in Regione sintetizzano in una parola: affittopoli. Era il 17 febbraio 1992. I carabinieri piombarono al Pat nell'ufficio del presidente Mario Chiesa e per la Prima Repubblica fu l'inizio della fine. Sono passati vent'anni e molte cose sono cambiate. Ma non tutte, evidentemente. Di certo il 17 febbraio non è una data fortunata per il Pio Albergo Trivulzio. E di certo non è passata di moda l'abitudine di disporre del patrimonio pubblico per far piacere a qualcuno. Oggi come allora. Nello storico feudo nato nel 1771 per aprire le porte ai poveri.
Nel giorno in cui il garante della privacy accende il semaforo verde alla pubblicazione dei nomi, ecco che si apre un primo squarcio negli elenchi degli affittuari finora così gelosamente custoditi dal presidente del Trivulzio, Emilio Trabucchi. E basta un rapido sguardo per capire che il direttore generale non l'ha raccontata proprio giusta ai consiglieri comunali che in commissione a Palazzo Marino, inutilmente, hanno cercato di ottenere la lista dei contratti del Pat e che si sono sentiti rispondere che, comunque, di politici tra gli inquilini non ce n'erano. Sono più di mille gli alloggi del Pio Albergo in città, ma è sufficiente esaminarne alcuni per capire che l'identità degli affittuari da salvaguardare dalla «morbosità del pubblico» (parole di Trabucchi) non è quella del cittadino qualunque. In via Santa Marta 15 spicca un contratto intestato dal 2003 al consigliere comunale del Pdl Guido Manca, ex assessore alla Sicurezza del centrodestra e presidente di Metroweb: canone di 5015 euro annui per 70 metri quadrati lordi. Nello stesso palazzo ha trovato casa, sempre dalla stessa data, il nipote di Francesco Cossiga, Piero Testoni, parlamentare del Pdl eletto in Sardegna. Il suo affitto è un po' più caro: 8.438 euro per un'abitazione di 83 metri quadrati. Entrambi i contratti sono scaduti nel 2008, ma non risultano oggetto di nuovo bando. E per i contratti scaduti il Pat ha fatto sapere che è stata concordata la proroga con i sindacati con un aumento medio del 30 per cento. Un appartamento di 45 metri in via Paolo Bassi 22 è stato invece destinato dai vertici della Baggina a un tal Alessandro Manca, forse però è solo un omonimo del figlio di Guido. Canone: 1.644 euro.
Ma l'elenco dei politici o dei loro parenti non finisce qui. In via Moscova 25 vive in una casa di 128 metri quadrati per un affitto di 5.655 euro all'anno Luciano Buonocore, politico di lungo corso, co-fondatore del Pdl dove ha portato in dote la Destra Libertaria di cui era segretario. Attualmente è presidente del consiglio comunale di Peschiera Borromeo. Il suo contratto d'affitto scadrà nel 2013. Lo stabile di corso di Porta Romana 116 ha aperto invece le porte, nel 2002, a Domenico Lo Jucco. Contratto scaduto nel 2009: per 121 metri quadrati un canone annuo di 10.242 euro. Lo Jucco, gavetta in Publitalia al fianco di Marcello dell'Utri, è stato tra i fondatori di Forza Italia e del partito azzurro è stato anche tesoriere.Del resto, perché sorprendersi? Il Pat è un'istituzione antica e antiche sono le abitudini. Rossella Verga
4. Jesolo. Venezia. Ruby si tuffa nella vasca degli squali. La giovane protagonista delle feste di Arcore sarà la madrina dello Shark Expo. JESOLO. Sarà Karima El Mahroug, meglio conosciuta come «Ruby» la madrina per l'apertura ufficiale prevista per la fine di marzo della Shark Expo 2011 in piazza Brescia al lido di Jesolo. La giovane marocchina, al centro dello scandalo che ha coinvolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si tufferà nella vasca degli squali dell'esposizione al lido. I gestori hanno voluto un personaggio d'eccezione per salutare la stagione in grande stile e con un pizzico di gossip che ci sta sempre bene. E chi più della ragazza, ora 18enne, passata alla storia come la «nipote di Mubarak», e finita tra le protagoniste suo malgrado nelle indagini contro il premier, poteva meglio garantire l'audience per riaccendere i riflettori sulla mostra all'esordio primaverile? Ruby tra gli squali ha già imparato a convivere da tempo, anche se non ha incontrato ancora quelli in una vasca. Il suo manager sta trattando con il responsabile della mostra per il cachet e l'esibizione, poi bisognerà attendere solo la data a fine marzo per il suo arrivo a Jesolo. Certo è che dopo altri tuffi eccellenti, come quello di esponenti di spicco dell'amministrazione veneziana, tra cui Francesca Zaccariotto, che poi vinse le elezioni a Ca' Corner, quindi soubrette come Antonella Elia, la scelta di Ruby appare davvero azzeccata e non solo per la mostra degli squali, visto che la ragazza ormai celebre in tutta Italia potrebbe anche fare un salto in spiaggia o magari in qualche locale. Si vedrà, intanto l'unico problema sembrerebbe essere il tuffo in vasca. Ruby, infatti, non sa nuotare e quindi l'aggravante del bagnetto in compagnia degli squali potrebbe creare qualche problema, comunque facilmente risolvibile con una lenta opera di convincimento e l'assistenza degli esperti. L'importante è vederla arrivare con il suo fascino orientale, la curiosità ed il mistero che suscita dopo le sue presunte sortite a Villa San Martino. L'operazione doveva restare top secret, ma le prime voci sono già trapelate e adesso cresce l'attesa per vedere sul litorale la ragazza dello scandalo che nel sexgate italiano che sta facendo traballare il premier e tutto il Governo.
5. Ferrara. Crescono i fallimenti e i concordati. Nel 2010 aumentati del 32%, ma c'è chi rinuncia perché costa troppo far fallire le imprese. Il presidente del tribunale Maiorano: un segno evidente delle difficoltà delle aziende ferraresi. FERRARA. E’ la crisi economica vista dal tribunale. E non è un bel vedere, non è un bel contare, i numeri. A maggior ragione se dietro questi c’è una realtà da decifrare, che aggrava ancor di più l’economia della nostra provincia. Ma i fallimenti sono un campanello d’allarme? Non più, o meglio solo un segnale da interpretare, spiega il presidente del tribunale Pasquale Maiorano, perché «ormai prima di presentare istanza di fallimento un creditore ci pensa mille volte».
«Perché - sottolinea il presidente Maiorano - per dichiarare un fallimento occorre spender soldi, investirne con il rischio di non ottenere nulla in cambio dal fallito».
Nel 2009 erano state 142 le istanze di richieste di fallimento, e dopo la valutazione di queste sono stati dichiarati 51 fallimenti: tutte le altre istanze sono state respinte perché non vi erano condizioni o per diversi e svariati motivi tecnici.
Nel 2010 le istanze sono lievitate al numero di 180, i fallimenti dichiarati 68.
E questo aumento di cause, di quasi il 32% in un anno, ha ovviamente prodotto un aggravio di lavoro consistente per la macchina del tribunale fallimentare: per valutare l’accoglimento o meno del fallimento occorre comunque fare valutazioni, aprire istruttorie, perder tempo. I motivi dei non accoglimenti?: «Svariati, spesso si era trattato di difficoltà temporanee delle aziende poi rientrate, ancor più spesso i creditori non avevano titolo per chiederlo il fallimento» e così via.
Per quanto riguarda poi i concordati preventivi nel 2009 erano stati 4, quelli dichiarati 3. Nel 2010 quelli chiesti 13 (arrivati) e 8 accolti: dunque gli altri sono sotto esame e tra questi il caso spinosissimo della Cmr, ancora nelle fasi di valutazione del commissario Margotti.
E anche il ricorso al concordato preventivo è un indicatore importantissimo: «Il maggior ricorso al concordato può significare che si cerca a tutti i costi la mediazione tra creditori e azienda in difficoltà». Dunque, meglio pochi soldi ma sicuri che il rischio di non aver nulla in cambio in caso di fallimento.
«Le aziende in crisi ci sono eccome - sottolinea Maiorano - basti vedere il raffronto tra 2009 e 2010: dalle 146 aziende in sofferenza (richieste per 142 fallimenti più 4 concordati) si è passati alle 193 aziende in crisi nel 2010 (180 più 13): un segno di difficoltà evidentissima».
La situazione è preoccupante, vista anche dai corridoi di palazzo di giustizia: le aziende chiudono ora perché hanno esaurito tutte le risorse, poiché non c’è ripresa apparente, c’è poco da sperare, non c’è più niente da raschiare.
«Se ci fosse la sensazione di una media ripresa i creditori potrebbero temporeggiare un po’» è l’impressione del tribunale: lo facevano fino ad oggi, ora non c’è più nessuna speranza, le aziende non sembrano tenere più il passo della crisi: «perchè di questa crisi nelle aziende non si intravede la fine, e le difficoltà sono sempre più non affrontabili».
6. Larino. CAMPIONATO REGIONALE DI POTATURA: APERTE LE ISCRIZIONI. Larino. Sono aperte iscrizioni per la settima edizione del Campionato regionale di potatura dell’olivo allevato a vaso policonico. L’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’Agricoltura del Molise (Arsiam) ha deciso di mettere in piedi per il settimo anno consecutivo la rassegna che vede una massiccia partecipazione di olivicoltori provenienti da tutta la regione pronti a darsi battaglia a colpi di potatura (ovviamente disciplinata) dell’olivo allevato a vaso policonico. L’appuntamento per il 2011 sarà messo in piedi a Guardialfiera i prossimi 4 e 5 marzo. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Guardialfiera e godrà il beneficio di numerosi sponsor locali che hanno permesso la realizzazione di ogni singolo dettaglio. I primi quattro classificati accederanno di diritto alla nona edizione del Campionato nazionale di Potatura dell’olivo a vaso policonico in programma il 25 e il 26 marzo 2011 in località Monte Sixeri ad Alghero (in provincia di Sassari) nell’ambito della Rassegna nazionale degli olii monovarietali italiani. A questi quattro si aggiungerà anche il primo tra studenti dell’Istituto Tecnico Agrario di Larino che parteciperanno. Nel 2010 la rassegna regionale del Campionato di potatura è stata conquistata dal larinese Giovanni Vizzarri nella manifestazione andata in scena a Rotello. Si cerca l’erede di Vizzari che insieme ad altri quattro corregionali potrà ambire alla conquista del prestigioso "Forbici d’Oro" che nel 2009 era stato conquistato dal larinese Michele Ricci. Come già detto anche quest’anno alla competizione parteciperà un folta rappresentativa di studenti provenienti dall’Istituto tecnico Agrario di Larino. Nei prossimi giorni seguiranno comunicati stampa di aggiornamento sull’organizzazione della settima edizione del Campionato regionale di potatura dell’olivo allevato a vaso policonico.
7. Draghi o l'Uomo senza Qualità? di Riotta Gianni. CORSA ALLA BCE Draghi o l'Uomo senza Qualità? di Gianni Riotta :uscita del tedesco Axel Weber dalla corsa alla successione di Jean-Claude Trichet alla Banca centrale europea ha lasciato due soli candidati in lizza. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi contro Hermanvan Rompuy. Il lettore non equivochi, il mite presidente del Consiglio europeo van Rompuy non medita punto di lasciare la sua prestigiosa poltrona, ma il rivale di Draghi rischia di essere un suo omologo: uno sconosciuto uomo in grigio, brava persona selezionata proprio per non avere mai preso una posizione netta, realizzato un'impresa originale, contro corrente. È l'Europa degli uomini senza qualità, o, nel caso della leader della diplomaziaUe LadyAshton, delle donne senza qualità. Contro Draghi vengono usati tre argomenti: la brava gente tedesca non accetterebbe di buon grado un governatore della Bce col passaporto di un paese dell'Europa meridionale, Debito-landia; ha lavorato a Goldman Sachs e le banche d'affari anglosassoni sono guardate con antipatia nell'Europa «sociale»; infine - anche se non lo leggerete mai negli editoriali forbiti dei giornali perbene - un diffuso pregiudizio anti italiano che cronache e processi in corso tra Roma e Milano certo non contribuiscono a fugare. A queste obiezioni si potrebbe replicare punto per punto, citando il rigoroso lavoro di Draghi come leader globale al Financial Stability Board, la sua azione contro la cultura del debito che svende il futuro, e perfi no l'aplomb riservato, che non lascia prevedere davvero nulla di meno che impeccabile a Francoforte. Ma la carta cruciale a favore di Mario Draghi a capo della Bce è la regola aurea che dovrebbe sempre presiedere alle nomine dell'Unione e dei paesi euro: scegliere il miglior candidato europeo, il più originale e coraggioso, il più equilibrato e inventivo, il più innovatore e globale. Nonuomini in grigio e lottizzazioni grevi, ma leader europei che conducano l'Europa al futuro. Mentre crollavano le piramidi dei regimi arabi, di van Rompuy e della Ashton non c'era traccia. Vogliamo anche un banchiere che, davanti alle prossime turbolenze euro, sia uomo senza qualità? No, vogliamo il cittadino europeo Mario Draghi.
8. Italia Ostaggio del Degrado. Alcuni amici stranieri, attribuendomi una autorità morale che forse non ho, mi rimproverano da tempo di non esprimere adeguata indignazione, adeguato richiamo etico, almeno adeguata segnalazione del senso del ridicolo rispetto allo spettacolo che va da mesi in onda nella nostra arena pubblica.
Qualche scusante più o meno giustificativa penso di averla. Anzitutto non mi indigno, perché avverto che l'indignazione serve molto per infiammare gli animi ma poco per stabilire una seria dialettica politica, al di là delle strumentalizzazioni spesso taroccate che essa subisce. In secondo luogo non faccio richiami etici, perché sono convinto che il moralismo non si traduce mai in cultura di governo e che ancor meno ci si può aspettare dall'immoralismo di potere, specialmente in una società dove tutto galleggia su una diffusa amoralità quotidiana. Ed in terzo luogo non segnalo i pericoli di cadere nel ridicolo, perché temo che sia una battaglia persa in un sistema dove una suora conciona le folle e dove centinaia di parlamentari sottoscrivono versioni inverosimili (tipo «la nipote di Mubarak») su vicende su cui ridacchia anche il mio portiere romeno.
Non me la sento quindi di esercitare la triplice nobiltà che mi è richiesta, anche perché, anzi specialmente perché, sono convinto di un'altra e seria verità: questo è un Paese che ha un drammatico bisogno di essere governato, ma dove è proprio nel vuoto di ogni cultura di governo (cioè di comprensione e gestione del sistema) che la dialettica sociopolitica ha subito una torsione verso il basso, verso pulsioni emotive spesso avventate, verso comportamenti di pura inerzia di potere. O ci diamo una mossa a elaborare una nuova cultura di governo o continueremo ad esser prigionieri del degrado, anche istituzionale.
Da dove si parte per tale elaborazione? La risposta è difficile e comporta l'umiltà di tempi lunghi, perché il primo passo, assolutamente indispensabile, è quello di mettere in ombra per qualche anno le due parole-mito degli ultimi decenni: programmi e riforme. Non illudiamoci: chi propone programmi (magari straordinari, magari enfatizzati a «frustate») rischia di scrivere inutili scenari o pacchetti di improbabili misure; mentre chi propone riforme rischia di ripetere ipotesi ormai strutturalmente incapaci di tradursi in incisive decisioni strategiche. Posso dichiarare il mio personale dispiacere, ma non posso fare a meno di dire che i due strumenti sono troppo usurati per far da base ad una cultura di governo buona per gli anni futuri.
Avanzo quindi l'ipotesi che oggi occorre attrezzarsi a «governare la contingenza», cioè i fenomeni ed i processi che via via si presentano nell'evoluzione socioeconomica, senza farsi prendere dalla nostalgia per la magica parola «vision» su cui si basa il cosiddetto primato della politica.
È infatti evidente che nella società moderna «non ci sono che processi» (dalla globalizzazione all'esplosione dei flussi migratori), che spiovono dal di fuori e creano incertezze e sfide per tutti i soggetti sociali, piccoli e grandi che siano; essi di conseguenza possono essere gestiti solo fenomeno per fenomeno, soggetto per soggetto, caso per caso, decisione per decisione, in un crescente primato della contingenza.
È la indiscutibile realtà di fatto, con tutta la sua carica di relativismo nei giudizi e di empiria continuata nei comportamenti. Ne troviamo più che facile conferma nella attuale situazione italiana dove dobbiamo fronteggiare solo delle contingenze: la ripresa degli sbarchi di immigrati, la esplosione politica del Nord Africa, il rientro dal debito impostoci dalle nuove direttive europee, l'egoismo aziendale di molte imprese che vivono di globalizzazione, la risistemazione della finanza locale in vista del federalismo, l'incidenza del permanere della crisi occupazionale sulle decisioni economiche delle famiglie, la bolla dei due milioni di giovani che non studiano e non lavorano. Bastano, credo, questi fenomeni per mostrare quanto sia fuori luogo una politica centrata su programmi e riforme; e quanto siamo obbligati a introiettare la contingenza come riferimento strutturale di una cultura di governo meno nobilmente ambiziosa e più faticosamente quotidiana di quella che ha ispirato la politica negli ultimi decenni. Ed è questa la prospettiva su cui un po' tutti dobbiamo fare maturazione culturale: dalle imprese alle istituzioni, dalle famiglie alle rappresentanze d'interesse. Uniti tutti nel misurarci sul contingente, nell'incertezza e addirittura nella finitezza dei nostri poteri; e con una conseguente umiltà collettiva che ha meno riscontri mediatici ma maggiore qualità etica rispetto alle troppe indignazioni che oggi tengono banco. Giuseppe De Rita
9. Reggio Calabria. Fedele: il Piano per il Sud colmerà il gap infrastrutture tra Nord e Sud. REGGIO CALABRIA - «Il Piano per il Sud costituisce un’occasione unica di crescita e di sviluppo per i nostri territori e, grazie alla sintonia con il Governo nazionale, la Calabria potrà finalmente, ottenere quelle risorse necessarie da concentrare sui grandi interventi». È quanto sostiene, in una nota, il capogruppo del Pdl alla Regione, Luigi Fedele, riferendosi all’incontro svoltosi a Catanzaro tra il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti finalizzato alla diffusione del Piano per il Sud. Incontro che il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale considera «del tutto proficuo» e «segna un ulteriore passo verso l’attenuazione di alcune delle criticità che, finora, hanno marchiato in modo negativo la nostra regione», sottolinea Fedele. Il ministro Fitto ha iniziato proprio dalla Calabria la serie di incontri con i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno per illustrare nei dettagli il programma di interventi orientati ad attenuare il gap che tuttora permane tra Nord e Sud e che, a 150 anni dall’Unità d’Italia, continua a dividere il nostro Paese in termini di sviluppo, riportando all’attualità dell’agenda politica l’annosa Questione meridionale. «Il rappresentante del Governo, da uomo del Sud, e ben consapevole dell’esistenza di una classe dirigente calabrese seria e valida - prosegue Fedele -, si è recato personalmente all’incontro con Scopelliti proprio per dare prova, ancora una volta, di un’attenzione particolare del Governo verso queste tematiche. La Calabria, grazie all’azione costante del Governatore che lavora, quotidianamente, per rendere concrete le intenzioni di sviluppo e di crescita da trasferire sui nostri territori, ha finalmente imboccato la via del cambiamento». L’attuazione del Piano per il Sud, secondo Fedele, «ne è una prova». Un programma che prevede «l’utilizzo dei fondi comunitari (Fas, risorse liberate e Por) con una tempistica certa (entro il 30 aprile) stanziati per colmare quel gap infrastrutturale tra Nord e Sud che da sempre costituisce un motivo di arretratezza e di regresso per l’intero Mezzogiorno», che, come precisa il capogruppo del Pdl consisteranno in «importanti interventi che riguardano la grande capacità ferroviaria e, a livello locale, la realizzazione di infrastrutture medio grandi. Si interverrà, inoltre, su temi come la riforma degli incentivi, sicurezza e legalità, università e turismo». «L’obiettivo perseguito dal presidente Scopelliti e dal ministro Fitto - afferma Fedele - consiste nel concentrare i fondi per evitare la polverizzazione delle risorse in migliaia di interventi che rispondono a logiche che non aiutano lo sviluppo» e «diventa il passaggio fondamentale di un Piano dai risvolti totalmente positivi per l’intera Calabria». Tutti gli interventi in programma per l’attuazione definitiva del Piano, per Fedele, «segneranno una svolta decisiva per i nostri territori che potranno, così, godere di incentivi necessari ad appianare molte delle falle presenti nei settori strategici per la Calabria che, se potenziati, forniranno un aiuto considerevole per il cambiamento e il progresso per tutta la regione». «Si tratta di un piano ambizioso - ha evidenziato il presidente Scopelliti a margine dell’incontro con il ministro Fitto - che consentirà alla nostra regione di compiere il definitivo salto di qualità». Nel corso dell’incontro di Catanzaro è stata anche definita la la tempistica di attuazione del Piano che prevede entro il mese di aprile l’utilizzo dei fondi Fas 2000-2006 e 2007-2013 e del Por.
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