Forza Oltre padani:
Bozen. Gli Schuetzen trentini: «Niente festa per i 150 anni d'Italia».
Bozen. Bolzano: Rai alla Provincia, la redazione italiana lancia l'allarme.
La Valle d'Aosta resiste al boom dei baby imprenditori.
Padani':
Torino. Fiat, andare all'estero non e' ridurre Italia.
Milano. Festa lombarda, lite sull'esito del voto.
Bologna. Pdl pronto ad appoggiare un leghista" Bernardini in pole.
Sobria discrezione:
Roma. Dell'Utri: il Pdl va ristrutturato subito.
Bozen. Gli Schuetzen trentini: «Niente festa per i 150 anni d'Italia». Il nuovo comandante della federazione degli Schuetzen trentini, Paolo Dalprà, dichiara che per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia non c'è niente da festeggiare. «Nel 1861 il Trentino non era Italia». TRENTO. Si rifà ai valori religiosi e della tradizione. Anche della patria, ma non quella italiana, se è vero che il nuovo comandante della federazione degli Schützen trentini, Paolo Dalprà, dichiara che per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia non c'è niente da festeggiare. «Nel 1861 il Trentino non era Italia»: liquida la questione così, Dalprà dopo l'investitura di ieri.
Chiamati a raccolta i delegati delle 18 compagnie trentine, ieri i cappelli piumati si sono dati appuntamento nella sala di rappresentanza della Regione per il rinnovo delle cariche. Lo storico comandante della federazione Carlo Cadrobbi ha passato il testimone alla nuova generazione. Paolo Dalprà, 42 anni, capitano della compagnia di Folgaria che ha fondato nel 2004 (dal 2008 è stato anche il referente culturale), nonché assessore al bilancio della giunta comunale del suo paese, è il nuovo comandante della federazione trentina eletto con 105 voti su 120.
Enologo delle Cantine Ferrari da 20 anni, Dalprà era l'unico candidato e predestinato a rivestire il ruolo di nuovo comandante: è risultato il più votato rispetto agli altri nominati alle cariche di vicecomandante, segretario e cassiere (vedi box a fianco, ndr.). Commosso, Cadrobbi che nel suo lungo mandato ha visto fiorire le quasi venti compagnie (quest'anno si aggiungono alle 18 esistenti quelle di Roncone e di Castellano), è stato nominato per acclamazione comandante onorario. Fu lui, nel 1982, a fondare il primo nucleo di cappelli piumati a Mezzocorona, sull'onda della nostalgia verso il Tirolo storico, onda che da allora non si è più fermata ed ha raggiunto i 430 associati attuali. L'assemblea ha visto schierati un centinaio di delegati, comprese le rappresentanti femminili, che stanno diventando una componente in crescita per gli schützen. Come accennato, il nuovo comandante nel discorso di investitura ha ringraziato tutti i suoi sostenitori, ma soprattutto i suoi genitori e Dio.
«Il mio pensiero va ai miei genitori - ha esordito Dalprà - che mi hanno trasmesso i valori riassumibili in quelli professati dagli Schützen, Dio, patria, famiglia. Mi sembra giusto richiamarmi anche a Dio, in un momento come questo dove il sentimento religioso è sempre più in ribasso. E' giusto rifarsi a questi valori, anche andando controcorrente, perché sono quelli in cui ci riconosciamo».
Per quanto riguarda i punti del programma, Dalprà li riassume così: «Il mio impegno sarà rivolto a tre temi. Il primo è di puntare sull'informazione e farci conoscere, utilizzando sempre più il sito internet. Il secondo è rivolgerci ai giovani, organizzando iniziative sociali e culturali ed il terzo è dare un ruolo anche alle donne, che finora sono state relegate a vivandiere, mentre potrebbero dare un contributo essenziale in segreteria e per la gestione del sito».
Detto ciò, Dalprà non si sottrae dall'affrontare le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia. La premessa, scontata, è «di non volere fare polemiche», per poi aggiungere: «Saranno i 150 anni di unificazione dell'Italia, ma il Trentino allora era sotto l'Austria, quindi ci chiamiamo fuori. Il governo austroungarico era efficiente e la burocrazia funzionava meglio, per cui non abbiamo molto da festeggiare. E penso che sia un sentimento comune a tanti trentini».
Bozen. Bolzano: Rai alla Provincia, la redazione italiana lancia l'allarme. Preoccupazione dei giornalisti per le trattative in corso a livello nazionale tra Svp e governo: "Il servizio pubblico dev'essere unitario e autonomo", dice il comitato di redazione. BOLZANO. La Provincia ha iniziato le trattative con la Rai sulla sede locale. Dopo l'incontro con Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi e sottosegretario alla Presidenza del consiglio, i colloqui si sono spostati a livello di vertici Rai.
La discussione in questo momento, chiarisce il deputato Siegfried Brugger (Svp), componente della Commissione dei 6, riguarda la convenzione per i programmi di lingua tedesca e ladina, finanziati oggi alla Rai dalla Presidenza del consiglio (15 milioni).
Le nuove trattative vengono monitorate con preoccupazione, fa sapere Piergiorgio Veralli (componente del comitato di redazione della redazione italiana): «Si ripresentano i timori sulla possibile rottura dell'unitarietà del servizio pubblico e sulla sua autonomia». Dopo i contatti con Bonaiuti, Brugger, il collega Karl Zeller, il direttore generale della Provincia Hermann Berger e il caporedattore di Rai Sender Bozen Robert Asam si sono incontrati con Gianfranco Comanducci (vicedirettore generale Rai), Luigi De Siervo (direttore dello sviluppo commerciale) e il direttore della Tgr Alberto Maccari.
La scorsa settimana c'è stata una riunione, sempre a Roma, con Comanducci, cui è stato invitato Carlo Corazzola, direttore della sede regionale Rai.«Come sancito dall'Accordo di Milano, la Provincia si farà carico della convenzione per le trasmissioni di lingua tedesca e ladina», ricorda Brugger, che però anticipa, «al di là della convenzione, questa potrebbe essere una opportunità di rilancio e miglioramento per tutta la sede Rai di Bolzano.
Non a caso ci arrivano voci di interesse anche dall'interno della redazione italiana. Qualsiasi passo verrà compiuto con il consenso degli interessati. Ci siamo già scottati le mani», prosegue Brugger, ricordando la norma di attuazione bloccata nel 2007 (governo Prodi) dopo la protesta delle redazioni di Bolzano, «la Provincia non può e non vuole entrare nella componente giornalistica». Rispetto alla precedente mobilitazione compatta, la redazione tedesca avrebbe oggi una posizione più possibilista. Peter Malfertheiner (del cdr della redazione tedesca) fa sapere: «Ci interessa una discussione trasparente. Con la redazione italiana organizzeremo a fine marzo un convegno su questo tema, in cui inviteremo il presidente provinciale Durnwalder, la commissione dei 6, un costituzionalista, rappresentanti delle televisioni di Baviera e Svizzera». Riassume Veralli: «Va chiarito qual è l'obiettivo della Provincia: se è la convenzione finanziaria o un contratto di servizio con poteri gestionali. Se l'operazione riguarderà solo i programmi tedeschi e ladini, si rischia di frantumare l'unità del servizio pubblico. Se vengono chiesti poteri gestionali, su tutta la sede o solo sulle redazioni tedesca o ladina, il timore riguarda l'indipendenza del servizio pubblico. Negli incontri la Provincia ha presentato delle richieste, attendiamo che vengano chiarite». Brugger conclude: «La Rai tedesca e ladina vorrebbero rilanciare la competitività del servizio: più ore di servizio, strumenti tecnici rinnovati. La parte tecnica potrebbe diventare comune a tutta la sede, da qui l'interesse da parte anche italiana. La convenzione potrebbe non bastare, si dovrebbe lavorare su accordi tra Rai di Bolzano e sede centrale. Comanducci suggerisce che a Bolzano potrebbero partire progetti pilota». (fr.g.)
La Valle d'Aosta resiste al boom dei baby imprenditori. In Italia crescono del 5,2% in un anno. Ma chez nous restano poco più di 1.800 gli under 40 che lavorano in proprio. 07/03/2011. AOSTA. È dello 0,1% l'aumento di giovani imprenditori artigiani valdostani nel 2010. In termini assoluti, un valore che corrisponde a due soli lavoratori autonomi in più rispetto al 2009, quando erano 1.814. Una situazione che resta dunque invariata nonostante, a partire da Carema, ci sia stata una crescita a tratti sorprendente: nel solo Piemonte sono stati 7.390 gli under 40 che si sono messi in proprio nell'anno passato, con un incremento del 13,4%.
Complessivamente in Italia sono stati 32.160 i giovani tra i 15 e i 39 anni che nel 2010 hanno tentato la fortuna mettendosi in proprio. O meglio «che hanno fatto una scelta anti-crisi», come ha spiegato l'Assemblea nazionale giovani imprenditori che, riunita a Firenze venerdì 4 e sabato 5 marzo, ha presentato il V Osservatorio sull'imprenditoria giovanile realizzato dall'Ufficio studi di Confartigianato su elaborazioni di dati Infocamere. Crescono dunque del 5,2% in un anno, passando da 615.239 a 647.399 «i giovani "capitani" nelle cui mani è affidato il futuro della piccola impresa italiana». Di questi ben 120.094 lavorano in Lombardia, 64.923 in Veneto e 64.140 in Emilia-Romagna. L'incremento più significativo spetta al Mezzogiorno (+8,9%) che sistema due regioni sul podio delle più feconde per l'aumento di baby imprenditori: la Calabria (+19%) guida la classifica, precedendo il Piemonte e la Sicilia (+11,9%).
Sono tre invece le regioni del Nord che mostrano una diminuzione rispetto al 2009: il Friuli-Venezia-Giulia dove i giovani imprenditori scendono del 6%, la Liguria con un calo del 3,9% e il Trentino-Alto-Adige in cui la flessione è del 2,5%.
Le costruzioni (43,2%) e le attività manifatturiere (22,1%) sono le attività in cui i giovani artigiani sono maggiormente impegnati, ma anche quelle con i trend più divergenti. Infatti se le prime crescono del 20,1% rispetto all'anno precedente, le seconde diminuiscono del 14,4%.
Tra le costruzioni, vedono un aumento del 27,2% quelle specializzate - come la demolizione e preparazione del cantiere edile, l'installazione di impianti elettrici e idraulici e il completamento e la finitura di edifici - mentre, con 1.082 nuovi imprenditori artigiani, la consulenza informatica e la produzione di software superano incrementi del 50%. Oltre 10mila inoltre i giovani che hanno scommesso nei servizi di ristorazione.
Tra le attività manifatturiere, le flessioni più significative riguardano la lavorazione del legno, dei mobili, della carta e la stampa (-20,7%), seguita dal tessile e dall'abbigliamento (-15,1%), dalla lavorazione dei metalli (-3,6%) e dagli alimentari e bevande (-3,4%). Thierry Pronesti
Torino. Fiat, andare all'estero non e' ridurre Italia. Elkann: 'Esempio di come un'azienda possa crescere all'estero e accettare la sfida dei mercati mondiali'. 07 marzo, 09:24. TORINO, 7 MAR - "Andare all'estero non significa che quello che c'é in Italia si riduce": lo dice il presidente di Exor, John Elkann, sull'ipotesi del trasferimento della sede della Fiat e della possibile quotazione in Usa. "Fiat - aggiunge Elkann in un'intervista pubblicata oggi dal Financial Time - è un grande esempio di come una società italiana possa crescere all'estero e accettare la sfida dei mercati mondiali. L'orgoglio per le proprie radici - sottolinea - non dovrebbe essere un freno per la crescita".
EXOR HA 1 MLD PER NUOVI INVESTIMENTI - Exor, la società di investimento controllata dalla famiglia Agnelli, ha a disposizione oltre un miliardo di euro per nuovi investimenti: lo afferma il presidente di Exor, John Elkann, in un'intervista pubblicata oggi dal Financial Time ricordando che il valore netto degli attivi di Exor e di 9 miliardi di euro. "Dobbiamo anzitutto accettare la sfida con il mondo - afferma Elkann - ci sono un sacco di opportunità, ma dobbiamo attrezzarci per essere in grado di affrontare meglio i problemi".
PRONTI DILUIRE QUOTA SE SOCIETA' PIU' GRANDE - Exor darebbe il suo sostegno all'ipotesi di una diluizione della quota del 30% in Fiat a fronte di un progetto finalizzato a creare una società di maggiori dimensioni: lo dice il presidente di Exor, John Elkann, in un'intervista pubblicata oggi dal Financial Times.
Milano. Festa lombarda, lite sull'esito del voto. Scambio di accuse sul sondaggio web. La Lega: brogli. Formigoni: giusto sentire la gente. MILANO - L'accusa è pesante: brogli. Virtuali, certo, perché il referendum in questione è solo un sondaggio online. Che non ha alcun valore istituzionale ma che fa litigare quanto le urne vere. Si parlerebbe di una festa, eppure. Del giorno più adatto per celebrare la futura festa della Regione Lombardia.
Da nemmeno 48 ore il quesito è sul web, sul sito personale di Roberto Formigoni. Quasi duemila e duecento voti per decidere in sostanza tra il 29 maggio, la battaglia di Legnano, e il 22 marzo, l'ultima delle Cinque Giornate di Milano. Un testa a testa. Trenatanove per cento a 43. Staccatissima la terza delle sette «opzioni», il sette dicembre, il giorno del santo patrono milanese (che raccoglie non più del sette per cento dei voti). Perché la questione è anche politica.
Con il Carroccio che «tifa» per il 29 maggio, la Lega lombarda che si solleva contro l'imperatore Federico Barbarossa, l'odiato invasore. Per i lumbard, anzi, quella è l'unica data possibile, esito naturale del compromesso raggiunto in Consiglio regionale settimana scorsa. Via gli emendamenti, stop all'ostruzionismo. In cambio del 29 maggio giorno di festa regionale e della croce di San Giorgio nuova bandiera lombarda. «È tutto ancora da decidere, ci penserà il comitato di tecnici che l'aula nominerà», la brusca frenata arrivata dal Pdl e dallo stesso governatore Roberto Formigoni nelle ore successive.
Un sondaggio, dunque. «Che non vuole sostituirsi in nessun modo al lavoro del comitato», sottolinea il presidente lombardo. Che poi però aggiunge: «È legittimo, anzi giusto che la politica stia al passo coi tempi e si adegui alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. E ascoltare il parere dei cittadini è sempre un fatto positivo». Formigoni dribbla però l'interrogativo clou. Cosa voterei? «Mi pronuncerò in aula, in occasione del dibattito in Consiglio. Non prima. Anche se entrambe le date mi sembrano valide. La battaglia di Legnano è citata anche nell'inno di Mameli e il 22 marzo è un simbolo riconosciuto. Vedremo. Decideremo con calma e sceglieremo una data capace di unire tutti».
Toni soft che non servono però a placare le polemiche. «Il sondaggio di Formigoni - attacca il consigliere lumbard Massimiliano Romeo - lascia onestamente molti dubbi. Siamo sicuri che coloro che partecipano al sondaggio rappresentano la vera volontà dei lombardi? O non si rischia invece, proprio grazie al sondaggio, il ripetersi di un confronto fra opposte fazioni politiche che nulla può giovare all'iniziativa?».
E poi la denuncia più bruciante: «Nei risultati del sondaggio sabato pomeriggio stravinceva il 29 maggio, data della battaglia di Legnano. Dopo qualche minuto dall'intervento del nostro capogruppo Galli che criticava il sondaggio, i risultati sono cambiati e il 22 marzo, la data proposta dal Pd, ha conquistato la cima della classifica. Anche per questo qualche dubbio sulla trovata di Formigoni continuo ad averlo». «Il sondaggio è certificato e garantito», la secca replica dello staff di Formigoni. Impossibile poi votare dallo stesso computer più d'una volta nell'arco delle 24 ore. Impossibile, insomma, il «cammellaggio» virtuale, con voti a pioggia su questa o quella data sotto comando altrui. Ma anche Davide Boni, presidente lumbard dell'aula del Pirellone, è quantomeno scettico rispetto all'iniziativa del governatore: «È bene ricordare come il coordinamento del comitato tecnico-scientifico sia stato affidato all'ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Per questo è sbagliato che il presidente della giunta lanci ora referendum e sondaggi online che rischiano soltanto di allungare i tempi».
Botta e risposta. Con replica affidata questa volta al capogruppo pdl Paolo Valentini: «Non si capisce perché il presidente Boni e gli amici leghisti siano così nervosi davanti all'iniziativa di sondare informalmente il parere dei cittadini lombardi sulla data migliore per celebrare la Lombardia. Evviva la politica che non è autoreferenziale ma che sa ascoltare la gente». Per votare c'è tempo: il sondaggio rimarrà sul sito di Formigoni fino a domenica prossima. Andrea Senesi
Bologna. Pdl pronto ad appoggiare un leghista" Bernardini in pole. Bologna, 7 marzo 2011 - Il giorno della Lega Nord. Consiglio federale a Bellerio: oggi si sceglie il vicesindaco di Milano e si propone anche un ruolo da protagonisti a Bologna, con Manes Bernardini in prima fila per un’eventuale candidatura. La Lega proclama autonomia, col ministro Roberto Maroni invoca la volontà di decidere da sola sulle candidature.
Risultato? Nel centrodestra, alla fine, potrebbe spuntarla proprio il Carroccio. La partita è diventata ormai nazionale: la base del Pdl ha espresso la volontà di tutelare il simbolo e accetterà il civismo di Stefano Aldrovandi solo se l’imprenditore ammetterà in lista almeno dieci nomi del partito. Condizione, questa, che pare lontana, anche se il senatore Filippo Berselli, coordinatore regionale del partito, dichiara che la partita è ancora aperta.
Resta però l’incognita di un veto romano («Non ancora giunto», afferma l’onorevole Fabio Garagnani) e l’eventuale posizionamento di Bologna sulla casella leghista nello scacchiere nazionale.
Roma. Dell'Utri: il Pdl va ristrutturato subito. «Per il partito puntiamo su Verdini. Scajola? Non è più il suo tempo. Ruby, Berlusconi si presenti e si difenda». ROMA - «Mio caro amico, io apprezzo molto la sua diplomazia dialettica, ma o si decide a farmi una domanda diretta, a dirmi perché mi ha chiamato, o sarò io che...».
Ha ragione, senatore Marcello Dell'Utri. La domanda è questa: crede di poter dare qualche consiglio a Silvio Berlusconi, alla vigilia di settimane che per lui s'annunciano piuttosto delicate?
«E lei davvero pensa che Silvio abbia bisogno di qualche mio consiglio?».
Tutti abbiamo bisogno di consigli. Per esempio: lei cosa gli consiglierebbe di fare con il Pdl?
«Ah, beh!... gli consiglio di muoversi, di mettere mano con urgenza alla struttura del partito».
Con urgenza?
«Già. Stiamo perdendo tempo, purtroppo. Una certa ristutturazione avrebbe dovuto farla parecchi mesi fa e...».
Ristrutturazione. Può essere più preciso, senatore?
«Vede: c'è gente che sta lì ormai da quindici anni, altri hanno due, tre, a volte addirittura quattro incarichi... sono diventati dei collezionisti di incarichi... Ci sono presidenti di Provincia e di Regione che non mollano la poltrona, che stanno seduti non ricordo più nemmeno da quando. E tutto questo, per un partito, è deleterio».
Gira voce che Claudio Scajola, dopo la vicenda giudiziaria legata alla sua casa con vista sul Colosseo, possa tornare nel partito con un ruolo di rilievo.
«No no, non esiste...».
Lei dice che non...
«Intendiamoci: quando fece il coordinatore del partito, una decina di anni fa, Scajola assolse il compito con grande bravura. Solo che adesso...».
Adesso?
«Non mi sembra che un certo tipo di ritorno possa essere realizzabile».
Lei ha un'idea precisa su come andrebbe rinforzato il partito.
«Direi proprio di sì...».
Prosegua.
«Allora, io penso questo: il coordinatore di un partito è un po' come l'amministratore delegato di un'azienda. E perciò mi chiedo: quanto durerebbe un'azienda con tre amministratori delegati? Poche settimane, temo. Purtroppo, il Pdl di coordinatori ne ha esattamente tre. Troppi, francamente».
Va bene, capito: ne basterebbe uno. E lei chi sceglierebbe tra Bondi, La Russa e Verdini?
«Verdini, senza dubbio!».
Verdini che...
«Che non solo è un uomo di una certa, e non scontata, cultura. Ma che è pure uno straordinario organizzatore e motivatore. Perché, vede: io penso che, a questo punto, il Pdl abbia bisogno non solo di una nuova struttura organizzativa, ma anche di nuovi entusiasmi. Ci sono ad esempio dei giovani che meriterebbero di avere più spazio. C'è tutta una base che chiede di essere coinvolta nella vita del partito da troppo tempo affidata alle solite facce...».
A chi sta pensando?
«Ma no, lasci stare...».
No, senatore, scusi: La Russa e Bondi, li abbiamo individuati. Poi, nella struttura piramidale del partito, ci sono i capigruppo di Camera e Senato, cioè Cicchitto e Gasparri.
«Ma un capogruppo vale l'altro... cosa vuole che sposti un capogruppo? No, mi ascolti: è l'ossatura complessiva del partito che va ripensata. E Berlusconi, posso assicurarglielo, sta riflettendo proprio su questo».
Ci sarà anche un rimpasto nell'esecutivo a Palazzo Chigi?
«Sì, certo».
Berlusconi dovrà pensare a un mucchio di cose, mentre, sul suo orizzonte, si stagliano quattro processi.
«Già... però siccome Berlusconi è Berlusconi, ne verrà fuori brillantemente».
Ma non sarà facile. Specie nella vicenda Ruby dove...
«Io sono convinto che il cambio di strategia, l'idea insomma di presentarsi in aula, sia assolutamente giusto».
Interpreti questa nuova strategia.
«Credo che Silvio si sia reso conto che continuare a battere la strada dei vari impedimenti non avrebbe portato da nessuna parte e, anzi, avrebbe persino nascosto qualche rischio concreto».
Rischi, senatore, di che natura?
«Come appare evidente, il processo Ruby avrà un eccezionale effetto mediatico e diventerà, con ogni probabilità, un processo politico... E allora se la scena deve essere questa, beh, tanto vale che Berlusconi si presenti in aula e si difenda».
Ci saranno le telecamere di tutto il pianeta e Berlusconi ha una certa familiarità, diciamo così, con le telecamere.
«Sì, lui è notoriamente piuttosto abile. E tuttavia, ecco, con l'affetto che si può immaginare, vorrei dargli un altro piccolo consiglio...».
Sarebbe?
«Mah... mettiamola così: forse un po' di sobrietà, a volte, non guasterebbe. E non aggiungo altro».
Anche perché con un po' di sobrietà in più, non sarebbe accusato di prostituzione minorile e concussione.
«Eh no, scusi, non prenda le mie parole alla lettera...! Io parlo di sobrietà in generale... non so, per esempio: anche quando dichiara, quando parla, a volte Berlusconi esagera un po', no?».
(Marcello Dell'Utri, palermitano, 69 anni, senatore della Repubblica per il Pdl, creatore di Publitalia, fondatore di Forza Italia, ammiratore dell'Opus Dei, uomo potente, scaltro, capace di rara gentilezza, appassionato collezionista di libri antichi - è lui ad aver scoperto alcuni diari, dalla controversa autenticità, di Benito Mussolini - condannato in Appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è uno dei pochi, fraterni amici del Cavaliere). Fabrizio Roncone
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