Oltre padania, dove la Costituzione alimenta famiglie ed imprese:
Bozen. Tommasini: una maestra tedesca in ogni sezione della materna italiana.
Trento. Vertici Schuetzen, si cambia. Dalprà al posto di Cadrobbi.
Padania, dove l’economia mangia debito pubblico:
Milano. La «festa della Lombardia» agita la maggioranza Pdl-Lega.
Mantova. E dall'Italia piovono critiche. "Preferiscono le sagre".
Veneto. Industria veneta: avanti adagio, ma si risale.
Sezione corrispondenza di sentimenti:
Odio Napoli, record di pagine su Fb.
Bozen. Tommasini: una maestra tedesca in ogni sezione della materna italiana. E' tra le richieste che il Pd avanzerà al gruppo di lavoro con la Svp sulla scuola bilingue. BOLZANO. Formare docenti ad hoc per le lezioni veicolari; far entrare a regime gli scambi fra scuole superiori; un insegnante tedesco in ogni sezione d'asilo italiano. Sono le richieste che il Pd avanzerà al gruppo di lavoro con la Svp sull'apprendimento linguistico.
Il Pd ha designato i membri del gruppo di lavoro sull'apprendimento linguistico: ne faranno parte l'assessore provinciale alla scuola italiana Christian Tommasini, il deputato Luisa Gnecchi e tre esperti del mondo della scuola, il consigliere comunale meranese Daniela Rossi, il consigliere comunale bolzanino Andrea Felis più un quinto membro ancora da designare da parte del circolo Pd di Bressanone. Con tutta probabilità dovrebbe trattarsi del dirigente di scuola dell'infanzia Gianfranco Cornella. Nel prossimo trimestre, assieme ai membri nominati dal partner di giunta, la Svp, si farà il punto sullo status quo dell'apprendimento linguistico e si comincerà a sondare la fattibilità di progetti innovativi per la scuola.
«Le sperimentazioni ormai sono terminate», sostiene ora l'assessore Tommasini. «Siamo ben al di là dello sperimentare: oggi l'insegnamento veicolare, il Clil, gli scambi, sono istituzionalizzati, sono curricolari».
«Due anni fa - prosegue - a inizio legislatura, mi ero ripromesso di portare una sezione con Clil in tutte le scuole della Bassa Atesina, il terreno forse più fertile in questo senso. Più di qualcuno era scettico, lo vedeva come un progetto eccessivamente pretenzioso, ma a settembre si partirà a Bronzolo, l'ultimo istituto non ancora attivato in tal senso». Negli ultimi anni «si è accelerato molto» e non per nulla ultimamente fioccano interrogazioni in consiglio provinciale. «Perché non ci siamo resi conto che siamo molto più avanti di quel che pensiamo. Ovviamente è giusto che il dibattito ci sia, anche all'interno della Svp». Per quanto riguarda il Pd, l'intenzione è soprattutto di «permettere non solo ai figli delle élite mistilingui di via Fago ma anche ai figli degli operai monolingui di via Resia le stesse opportunità». I nodi fondamentali su cui discutere nel gruppo di lavoro con la Svp saranno tre. «Per estendere le opportunità è necessario disporre di un corpo insegnante ad hoc. Finché si sperimenta in poche scuole bastano pochi docenti motivati, se si tenta di estendere si rischia di arenarsi se non ci sono abbastanza professori a disposizione, in particolare per le medie e le superiori, dove oltre alla lingua servono le competenze specifiche. Dovremo attivare la Lub». Secondo aspetto, gli scambi: «La riforma delle Superiori non dice che si possono fare, dice che si fanno. Dovremo trovare le modalità per attivarli a metterli a regime in tutta la provincia».
Terzo e ultimo nodo: anche per evitare che i bimbi italiani affollino le scuole materne dell'altro gruppo linguistico «ci piacerebbe che in tutte le sezioni delle scuole dell'infanzia ci fossero una maestra italiana e una tedesca. Oggi sono solo 18; ce ne vorrebbe qualche decina». Non ne andrà dei posti di lavoro, perché in tal modo si arginerà l'emorragia di bimbi italiani dai loro asili.
Trento. Vertici Schuetzen, si cambia. Dalprà al posto di Cadrobbi. 06/03/2011 12:53. TRENTO - Cambio della guardia al vertice degli Schuetzen del Trentino. Lascia il comandante Carlo Cadrobbi e gli subentra Paolo Dalprà. L'avvicendamento si è svolto a Trento in un'assemblea, alla quale è seguita una sfilata dei "tiratori scelti" in piazza Dante. Cadrobbi lascia dopo 23 anni il vertice dei 400 Schuetzen trentini, eredi delle truppe anti-napoleoniche dell'eroe tirolese Andreas Hofer. Dalprà è assessore comunale a Folgaria.
Milano. La «festa della Lombardia» agita la maggioranza Pdl-Lega. di Gianni Trovati. Il fuoco cova per ora sotto la cenere, ma la Festa della Lombardia decisa la scorsa settimana in consiglio regionale rischia di accendere qualche scintilla nella maggioranza Pdl-Lega. La Festa, prevista dal nuovo statuto della regione e spinta da un ordine del giorno votato la scorsa settimana per superare l'ostruzionismo del Carroccio sulla partecipazione lombarda al 150esimo dell'Unità nazionale, deve ancora trovare una forma e una data, e su entrambi i punti la tensione è assicurata.
La questione del calendario vede la Lega schierata sul 29 maggio, anniversario della battaglia di Legnano (1176), mentre il Pd punta sul 22 marzo (1848, in ricordo delle cinque giornate di Milano). Sul tema si deve esercitare una commissione di «esperti», che sarà costituita nei prossimi giorni, ma nel frattempo il governatore Roberto Formigoni ha lanciato un sondaggio sul proprio sito per chiedere ai navigatori la loro data preferita. Già sabato il Carroccio ha mugugnato sull'iniziativa del refedendum online, il capogruppo della Lega in consiglio regionale Stefano Galli ha espresso sul sondaggio «dubbi e riserve», ma si è rallegrato della vittoria (temporanea) del 29 maggio. I «dubbi e le riserve» si sono moltiplicate domenica, quando la classifica è cambiata e il 22 marzo sponsorizzato dal Pd ha preso il sopravvento. «Siamo sicuri - si chiede il consigliere regionale padano Massimiliano Romeo - che coloro che partecipano al sondaggio rappresentano la vera volontà dei lombardi? Ieri pomeriggio stravinceva il 29 maggio; dopo qualche minuto dall'intervento del mio capogruppo Galli, che criticava il sondaggio, i risultati sono mutati e il 22 marzo ha conquistato la cima della classifica».
Si vedrà; intanto Il testa a testa fra Legnano e Milano oscura le altre date inserite dal governatore nel ventaglio di opzioni: in pochissimi scelgono il 15 maggio (1796; ingresso di Napoleone a Milano), il 3 agosto (1778; inaugurazione della Scala) e l'11 luglio (1859; pace di Villafranca fra Napoleone III e Francesco Giuseppe, al termine della seconda guerra d'Indipendenza). Nessuno, poi, esprime la propria preferenza per il 3 settembre (1818; avvio del Conciliatore), forse perché nelle menti dei lombardi non è così vivo il ricordo della rivista anti-austriaca che ospitò gli interventi di Silvio Pellico e Giovanni Berchet.
Qualche voto in più arriva per il 7 dicembre, che però a Milano è già festa (Sant'Ambrogio): anche perché, e qui arriva il secondo problema, sono ancora da decidere le modalità della festa. Il Carroccio, che ha tuonato contro il 17 marzo che chiude gli uffici e le scuole una tantum, preme invece per «una festa con tutti i crismi» (parole del capogruppo Galli) che si traduca in un giorno di vacanza da lavoro e lezioni, mentre Roberto Formigoni ha precisato che ci sono «mille modi alternativi» per celebrare la ricorrenza. Bisognerà trovarne uno che soddisfi anche gli alleati leghisti. 6 marzo 2011
Mantova. E dall'Italia piovono critiche. "Preferiscono le sagre". La notizia del taglio dei contributi al Festivaletteratura non poteva passare sotto silenzio. Un taglio emblematico che ha fatto scattare la protesta sul web e anche commennti critici di scrfittori e giornalisti. Gian Antonio Stella: "Peferiscono le sagre". Per Alain Elkann invece "la colpa è tutta di Tremonti". di Igor Cipollina. MANTOVA. «Vergogna». La notizia del taglio al Festivaletteratura accende d'indignazione il popolo del Web. I commenti si rincorrono sul sito della Gazzetta, che lancia anche una raccolta firme. «State uccidendo la città», urlano i lettori accusando il sindaco di complicità con il ministro Tremonti («la cultura non si mangia»). Intanto su facebook il gruppo "Festivaletteratura non si tocca, dillo con la tua maglietta" ha raccolto 400 iscritti in poche ore, promettendo una bufera blu. E gli scrittori, increduli, gridano all'autolesionismo.
A innescare la rabbia di mantovani, internauti e autori non è la cifra (60mila euro), ma il gesto. Festivaletteratura ha spalle larghe e sponsor generosi, sopravviverà. Però «il taglio suona come uno schiaffo», concordano gli interpellati. «Il passo falso del primo sindaco di centrodestra», che pure aveva assicurato: il Festival non si tocca. Così sei mesi fa all'inaugurazione in piazza Erbe, dove Sodano confessava di essere «emozionatissimo». Colpa di Roma, certo, ma sventolare la coperta accorciata da Tremonti non basta a calmare gli animi.
Pescato con un piede già in vacanza, lo scrittore e giornalista Gian Antonio Stella è telegrafico e ricorre all'ironia: «Andiamo avanti con la fiera del polipo, della castagna, della salsiccia, del crauto e della zucca, naturalmente. Continuiamo con tutte le bellissime tradizioni culturali mantovane». Fine della conversazione. Non passa nemmeno un minuto ed è Stella a richiamare: «Dimenticavo la sagra del pisello, visti i tempi».
Massimo Cirri, storico conduttore di Caterpillar su Radio2, riflette a voce alta: «Non mi sembra un buon investimento su Mantova, che negli ultimi quindici anni si è identificata con il suo Festivaletteratura. Lavorare contro la propria identità è farsi male da soli»
Federico Taddia risponde al cellulare con la voce affannata di chi sta facendo altro. Va di fretta, sta chiudendo un pezzo, quasi si scusa, ma appena sente «Festivaletteratura» si scioglie. «Il taglio è emblematico di come alla cultura siano ormai riservate solo le briciole - ragiona -. È sintomatico di una situazione generale, nello specifico di Mantova mi pare che il sindaco stia peccando di zero lungimiranza».
«Non si tratta soltanto di investire in cultura, ma sulla città, i giovani, il territorio. C'è chi dice che la cultura non si mangia, ecco credo che il Festival sia la dimostrazione dell'esatto contrario. Negli ultimi anni ha portato alla riscoperta di Mantova». L'articolo da chiudere è messo tra parentesi: «Posso aggiungere un'altra cosa? Penso che gli amministratori facciano un po' i furbi, sanno che possono tagliare i fondi perché tanto dietro al Festival c'è gente che darà il doppio con la metà delle risorse. E questo è ancora più, grave, vuol dire approfittarsene».
Infine Taddia si concede un alito di speranza: «Taglino pure i fondi, ma l'energia dei volontari non potranno mai fiaccarla». Bruno Gambarotta non si capacita dell'autogol in termini di comunicazione: «Ogni anno a Mantova arrivano i più grandi scrittori del mondo e tutti i responsabili delle pagine culturali. In Italia esistono 1.200 festival, ma nessuno è come quello di Mantova. La città è un teatro, è difficile da raggiungere mai poi non si vorrebbe più andare via. Il taglio al Festivaletteratura è espressione dell'incultura dominante, al pari di chi invita ad andare a lavorare il 17 marzo».
Alain Elkann va controcorrente e invita «gli amici del Festival» a essere indulgenti con il sindaco, che ha usato delle forbici dolci fermandosi al 50%. Al Centro Te, invece, il taglio ha morso fino all'80%. Il vero colpevole è a Roma, si chiama Giulio Tremonti: «La cultura è la Cenerentola di tutti i tempi, ora i fondi sono diventati miserrimi. Sono certo che Sodano abbia meditato prima di procedere al taglio. Che fare? Di necessità virtù o, alla napoletana, aspettare che passi la nottata». Aggrappandosi alla luce alle stelle.
Veneto. Industria veneta: avanti adagio, ma si risale. I DATI ELABORATI DALLA FONDAZIONE NORDEST. Hanno innestato la marcia settori forti che erano stati più bastonati dalla crisi, come metalmeccanico e occhialeria. Dopo la maxi-caduta del 2008-9 i numeri sono in crescita, grazie soprattutto all'export in Paesi extra-Ue. Ma rimangono rischi. 06/03/2011. Per capire come e dove sta andando l'economia veneta, sfogliate all'indietro le pagine del calendario fino al 2007. Produzione e vendite di quell'anno rappresentano un po' l'Everest del sistema industriale, la vetta a cui adesso si sta cercando di ritornare, dopo le tempeste che, da Lehman (settembre 2008) in poi hanno fatto precipitare in... pianura la maggior parte delle aziende e, di conseguenza, delle famiglie che dalla rete di piccole e medie imprese venete trae stipendi e benessere.
Dagli indicatori economici dell'ultimo trimestre 2010 e dalle previsioni per il primo trimestre 2011, elaborati da Fondazione Nord Est per Confindustria Veneto, possiamo dire di essere riusciti a riconquistare il campo base.
CAMPO BASE. Insomma, il 2010 ha permesso di rimettere in sesto morale e bilanci, di ricostituire un punto di partenza consistente, una sorta di campo base, appunto, da cui tentare di riprendere finalmente l'assalto alle posizioni di primo piano a cui eravamo abituati.
La vetta resta lontana ma i risultati messi a segno nella parte finale del 2010 autorizzano a guardare con fiducia all'obiettivo futuro piuttosto che al baratro in cui l'economia veneta rischiava di sprofondare. Il campione di 1.072 aziende (193, cioè il 18%, vicentine) utilizzato dalla Fondazione Nord Est, «conferma una progressiva risalita dell'economia veneta - segnala la nota di Confindustria Veneto - verso i valori pre-crisi, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente».
La produzione (vedi grafico) cresce del 6,3%, le vendite in Italia del 6,2%, quelle nell'Unione europea del 6%, quelle extra Ue del 7,9%. Resta il problema dell'occupazione, in calo dello 0,7%.
SETTORI. I settori più forti del Veneto, quelli che avevano subito la bastonata più forte durante la recessione globale, sono quelli che hanno innestato la marcia più decisa per uscire dal tunnel ad alta velocità. Se guardiamo per esempio la produzione, l'ultimo trimestre segnala una crescita sempre più marcata del metalmeccanico, che mette a segno un +10,6%, per non parlare dell'occhialeria, star del momento con un +17,6%. Salgono anche alimentare (+4,1%), tessile, abbigliamento e concia (+4,8%), e legno/arredo (+1,9%), ma con velocità un più ridotta rispetto ai trimestri precedenti. Dati che sono più o meno confermati anche sul fronte delle vendite, a conferma che la ripresa sembra essere molto di più di una speranza.
«Questa fase di ripresa - avverte però Confindustria Veneto - è accompagnata da un sensibile aumento dei costi delle materie prime (+7,0%), e ne risentono soprattutto il comparto delle materie plastiche e gomma (+10,1%), metalmeccanico (+9,1%) e alimentare (+6,4%).
OCCUPAZIONE. Come tutti avevano previsto, la ripresa abbastanza marcata di produzione e vendite non è stata sufficiente a rilanciare l'occupazione. Eppure il calo frazionale (-0,7%) registrato in Veneto è considerato un «segnale positivo» da Confindustria, che sottolinea come sia «ripreso significativamente il trend delle assunzioni», anche se riconosce che «le prospettive sui tempi di recupero rispetto ai livelli pre-crisi restano ancora lontani per quasi tutti i settori».
PREVISIONI. Se il 2010 si è chiuso all'insegna dell'ottimismo, anche le previsioni delle imprese venete per i primi tre mesi del 2011 erano, come dire, discrete, all'insegno di «una progressiva stabilizzazione» della crescita. Dati non sufficienti, però, ad andare molto lontano dal campo base di cui si diceva. Perché le previsioni di crescita della produzione del 4,4%, del 3,3% per gli ordini dall'Italia e del 4,6% dall'estero non sono quel che si dice il modo più rapido per tornare in vetta. Idem dicasi per l'occupazione. Se poi si ricorda che queste previsioni sono state raccolte prima delle rivoluzioni in Nordafrica, la scalata all'Everest diventa ancora più complicata. Marino Smiderle
"Odio Napoli", record di pagine su Fb. Il sociologo: colpa della politica. NAPOLI. Su Facebook è record di pagine razziste contro Napoli. Sono circa 150 quelle che inneggiano all'odio, più di 20 quelle che fanno appello alla potenza sterminatrice del Vesuvio per distruggere la città con tutti i suoi cittadini. Nonostante le segnalazioni, il gestore del social network non le cancella. «C’è una tradizione intellettuale e, addirittura, parlamentare di antimeridionalismo. Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia bisogna ricordare anche che molti politici e ministri hanno parlato di “razza maledetta”. Insomma, non tutto nasce per caso. E i partiti che oggi fanno della divisione il loro spot, non fanno che alimentare questo odio», dice Alfredo
Alietti. professore di Sociologia urbana dell’Università di Ferrara, tra i maggiori studiosi italiani del razzismo, e membro di gruppi internazionali di ricerca sul fenomeno. «Il rischio di alimentare l’odio contro i napoletani c’è, non ci sono dubbi. Ma non è questo l’unico problema - afferma lo studioso -, pensiamo ad esempio quanti sono i siti antisemiti».
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