Castel del Monte, primo radar della storia
'Ndrangheta, sequestrati beni per 190mln di euro
'Ndrangheta, Pignatone: In 2 anni sequestrati beni per 1600 mln
Napoli. Emergenza rifiuti, pronto l’Esercito
Immigrati, una nuova vita nell'Isola: In sedici vogliono rimanere a Cagliari
Castel del Monte, primo radar della storia
Un sistema di fortificazioni e una rete di vedette
Fra mare e terra al centro c'è il maniero di Federico II
Limpiar las islas, «ripulire» le isole allontanando chiunque la cui presenza non fosse legittimata e «costruire su tutti i punti della costa, dietro indicazione dei regi ingegneri, torri in vista una dell’altra in modo da costituire nell’insieme una continua ininterrotta fortificazione (...) affinché vedendo fuste - cioè natanti sospetti - facesi foco di continuo e che tutte dette torri dovessero corrispondere l’una con l’altra nel tirare mascoli et nel far foco». I rapporti degli ambasciatori del re Filippo II a Madrid e i decreti vicereali di difesa del Regno di Napoli emanati prima nel 1563 da don Pedro de Toledo e poi da don Parafan de Ribera, duca di Alcalà, non lasciano dubbi sulla ferrea volontà di quel governo di costruire nel Mezzogiorno d’Italia un sistema di avvistamento e, dunque, di difesa del territorio da ogni forma di approdo più o meno clandestino, piratesco o corsaro che fosse; si trattasse cioè di mercenari del mare che agivano per il proprio tornaconto, nel primo caso, ovvero per un governo che rilasciava lettere di corsa, vere e proprie autorizzazioni ai saccheggi, opera di disturbo a coste e navi nemiche compresa.
Ed è lo storico Vittorio Faglia a spiegare come «molti e di diversa bandiera erano i corsari ma tutti in quei secoli furono pirati: Papi, Imperatori, Sultani e condottieri». Un ruolo, quello delle torri, che però non evitò, per esempio, la presa di Vieste il 15 luglio del 1554 da parte del corsaro turco Draguth approdato con le sue settanta galee; intanto, la logica difensiva già avviata nel 1290 dagli angioini consegnava al Rinascimento meridionale e pugliese le tipiche architetture la cui sequenza ordinata segna ancora oggi il territorio. Spesso innalzate su preesistenti torri romane, a base troncoconica e con uno sviluppo cilindrico, quelle della prima metà del Cinquecento, quadrangolari, invece, a partire dal 1567, sempre collegate visivamente l’una con l’altra: «La preferenza delle torri quadre rispetto alle tonde permetteva un uso più razionale dell’artiglieria perché la piazza d’arme (ultimo livello di copertura delle torri) poteva ospitare più pezzi senza che si intralciassero nelle manovre durante l’uso» (da L’isola delle sirene Li Galli di Romolo Ercolino). Una sorta di tam tam, telegrafo senza fili, radar dell’antichità affidato alla solerzia di quei guardiani capitani torrieri (nel Settecento anche ecclesiastici, donne e monache) che con segnali di fuoco di notte, di fumo di giorno o al suono di campane facevano rimbalzare dal mare sino all’interno, dalle periferie estreme sino ai grandi centri urbani, torre dopo torre, notizie di pericoli.
«A quel sistema torriero partecipavano anche i cavallari - spiega la storica dell’arte Michela Tocci, direttrice di Castel del Monte -. Gli era vietato possedere barche e pescare perché non si distraessero, preposti com’erano a presidiare a cavallo spiagge e foci dei fiumi dove gli incursori più spesso approdavano per approvvigionarsi di acqua dolce. C’erano anche le guardie con le feluche con lo stesso compito via mare. Nel 1748 si contavano ben 397 torri costiere nel Regno di Napoli, 121 in Puglia: 25 in Capitanata, 16 in Terra di Bari e 80 in Terra d’Otranto. Ma già Federico II di Svevia - precisa la Tocci - agli albori del 1200, aveva ben compreso come il controllo del potere dovesse passare attraverso una politica di fortificazione di tutta la costa del regno meridionale e della Puglia in particolare, prima testa di ponte dall’Africa e dall’Oriente per l’Europa, e terra fertile le cui prospettive certe di lucro erano note sin dalla notte dei tempi in tutta l’area mediterranea».
Fra le 36 città demaniali del regno svevo ben 17 erano centri urbani pugliesi, 12 dei quali costieri. «L’imperatore -racconta la Tocci - ne ordinò la fortificazione con strutture castellari, ciascuna dotata di un sistema di torri-satellite a distanza regolare l’una dall’altra. Sino a Castel del Monte, l’edificio ottagonale dai canoni di raffinata architettura e decorazione scultorea che peraltro faceva da riferimento visivo persino tra la costa adriatica, la zona di Canosa e l’entroterra dell’attuale Basilicata intercettando i segnali di tutte le "vedette", punto più alto sul livello del mare. Citato persino nel Compasso de navegare, il portolano duecentesco per l’orientamento in mare, come una montagna longa enfra terra et alta, e la dicta montagna se clama lo Monte de Sancta Maria, et à en quello monte uno castello».
Maria Paola Porcelli
'Ndrangheta, sequestrati beni per 190mln di euro
21/04/2011 La Guardia di Finanza da questa mattina è impegnata in Calabria, in Lombardia, in Campania ed a Roma, per il sequestro di beni per un valore superiore ai 190 milioni di euro. Si tratta di ben 40 imprese, con tutto il loro patrimonio aziendale, operanti, principalmente, nel settore dei trasporti in quello agrumicolo e nel commercio. A queste vanno aggiunte 44 abitazioni, 4 ville, 12 autorimesse, oltre a 60 terreni, 56 autoveicoli e 108 autocarri.
L’attività che ha completamente annientato la potenza economica di una pericolosa consorteria 'ndranghetistica, poggia sui provvedimenti emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sez. Misure di Prevenzione – sulla base di una specifica richiesta formulata dal Procuratore Capo di Reggio Calabria e dal Sostituto Cerreti.
Tra i beni sequestrati anche due società di calcio che militano nel campionato di Serie D, Girone I, l’Interpiana di Cittanova ed il Sapri. I beni, secondo l’accusa, erano riconducibili alla cosca Pesce di Rosarno, che avrebbe utilizzato le due formazioni per accrescere il proprio consenso sul territorio. Le due formazioni, attualmente, occupano posizioni di centro classifica.
Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, indicato come il capo della cosca. Proprio sabato scorso, però, Giuseppina Pesce ha fatto sapere tramite il proprio legale, di avere interrotto la collaborazione con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. Il sequestro di oggi nasce dall’approfondimento patrimoniale delle indagini che avevano portato a due operazioni, denominate All Inside, condotte ad aprile ed a novembre dello scorso anno, nel corso delle quali erano stati arrestati, rispettivamente 40 e 24 presunti affiliati alla cosca Pesce.
Due mesi fa, la Dda di Reggio Calabria ha chiuso le indagini emettendo 80 avvisi di conclusione indagini. L’inchiesta si basa proprio sulle dichiarazioni di Giuseppina Pesce. Nei giorni scorsi, il ministero dell’Interno ha fatto sapere che si costituirà parte civile, nella persona del prefetto Giancarlo Trevisone, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, nel procedimento contro gli affiliati alla cosca Pesce. Nell’ambito dell’inchiesta All Inside, i carabinieri, nel febbraio scorso, avevano perquisito la sede della squadra di calcio Interpiana, sequestrata oggi.
'Ndrangheta, Pignatone: In 2 anni sequestrati beni per 1600 mln - rpt
Roma, 21 apr (Il Velino) - “In due anni e mezzo sono stati sequestrati beni per 1600 milioni di euro che per un’economia povera come quella di Reggio-Calabria è una cifra enorme. Probabilmente l'organismo di custodia giudiziaria dei beni sequestrati alla criminalità è l’azienda più importante della provincia”. E’ quanto ha detto il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone a Sky Tg24 commentando l’operazione anti-‘ndrangheta condotta dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri e che ha portato al sequestro di beni per 190 milioni tra cui anche di due società di calcio che militano in serie ‘D’. “L’operazione ha consentito di sequestrare circa 50 aziende prevalentemente tra Calabria e Lombardia attive nei settori di tradizionale interesse della criminalità come le attività commerciali, l’edilizia, i trasporti, l’agricoltura. Sequestrati anche 50 appartamenti, cinque ville e 820 autocarri. Poi ci sono queste due squadre di calcio che testimoniano da parte dell’a ‘ndrangheta della ricerca del consenso”
(ilp) 21 apr 2011 09:14
Napoli. Emergenza rifiuti, pronto l’Esercito
Il prefetto: il loro impegno è decisivo
Arriva il capo di Stato Maggiore, Biagio Abrate
Da giugno i controlli della tracciabilità dei rifiuti
Napoli - A Monteruscello i rifiuti si allungano per decine di metri, un serpentone nauseabondo. Al corso Vittorio Emanuele, davanti alle scale del Petraio, nel centro di Napoli, hanno raggiunto un metro di altezza e impediscono il passaggio a chi proviene dalle rampe. Istantanee, due tra le tante possibili, di un’altra giornata di passione, sul fronte immondizia. Nei cumuli c’è di tutto: scarti alimentari che, se trattati negli impianti di compostaggio, diventerebbero preziosissimo fertilizzante. Plastica che potrebbe essere trasformata in altra plastica o in pail. Vetro riutilizzabile. Invece, tutto marcisce sotto il sole. Napoli e provincia restano sporche, nonostante ieri la metropoli abbia recuperato 300 tonnellate di arretrato. Ne restano circa 1200 tonnellate. «I nostri responsabili di zona» , dice Claudio Cicatiello, presidente di Asìa, «sono tempestati di telefonate dai presidenti delle Municipalità. Ognuno pretende priorità nelle operazioni di raccolta, ognuno lamenta boicottaggi ed ingiustizie» .
POTREBBE ESSERE PULITA PER PASQUA - A questi ritmi di prelievo e scarico, la metropoli potrebbe essere pulita a Pasqua. Sempre che, naturalmente gli impianti di tritovagliatura non si blocchino. Giugliano e Caivano, infatti, sono saturi di frazione organica, evacuata con difficoltà verso le altre regioni. Si accumula anche il secco, perché Acerra funziona solo con due forni. Il terzo è ancora una volta sottoposto a lavori. Come già in passato, non è escluso neppure che, ancora una volta, si chieda ai militari di ripulire le strade. Serve a poco, se mancano i siti di sversamento, ma trasmette una immagine di efficienza. Ieri erano a Napoli capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, e il generale di Corpo d’armata, Vincenzo Lops. Sono stati anche al termovalorizzatore di Acerra. «L’attività che i militari svolgono a Napoli nell’ambito dell’ Operazione Strade Pulite non è inferiore, per importanza, a quella svolta sui teatri operativi come il Kosovo» , ha detto Abrate. Ieri ha incontrato anche il prefetto Andrea De Martino, che ha evidenziato «l'importanza della presenza dei militari in Campania e a Napoli» .
L'AZIONE DELL' ESERCITO - Quanto ad una possibile prosecuzione dell’ operazione Strade Pulite, il generale ha precisato: «Siamo pronti a fare fronte a questa emergenza - ha puntualizzato fino a quando sarà necessario» . Dal primo giugno, intanto, informa la Regione, in Campania partirà il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Mentre proseguono le polemiche politiche sulla decisione di permettere di scaricare i rifiuti di Napoli nel Sannio e in Irpinia.
Fabrizio Geremicca
Immigrati, una nuova vita nell'Isola: In sedici vogliono rimanere a Cagliari
Stregati dall'accoglienza di Cagliari: un piccolo gruppo dei 700 tunisini sbarcati due settimane fa al Porto Canale potrebbe ricominciare la propria vita, dopo la fuga dal Nord Africa, proprio dal capoluogo sardo. Quattro invece dovrebbero tornare in patria, per motivi familiari. "Sono 16 gli ospiti che per il momento hanno deciso di non partire - ha detto l'assessore provinciale delle Politiche sociali Angela Quaquero al termine della visita nel deposito dell'Aeronautica di viale Elmas diventato temporaneo centro di accoglienza dei migranti - alcuni ci hanno detto di essere rimasti favorevolmente colpiti dalla città. Se dovessero decidere di rimanere, la Provincia è pronta a mettere a disposizione i suoi servizi. I nostri mediatori sono già attivi dal momento dell'arrivo in città dei migranti". Insieme a Quaquero questa mattina c'erano l'assessore delle Politiche giovanili Marta Ecca e la commissione provinciale Politiche sociali. "Una struttura di accoglienza temporanea - ha detto Quaquero tracciando un bilancio della visita - rispettosa delle esigenze personali degli ospiti. Merito anche del lavoro di chi si sta occupando di loro. E delle forze dell' ordine che alimentano un clima di serenità all'interno del centro". Sono circa 350 i migranti ancora ospiti in viale Elmas. "Sono quasi tutti dei ragazzi - ha spiegato Ecca - li abbiamo trovati sereni e sorridenti: sembrano molto fiduciosi". Al sopralluogo c'era anche il presidente della Commissione Politiche sociali Emanuele Armeni: "Siamo molto attenti a questa situazione - ha detto - e bisogna dire che in Commissione c'è stata subito la massima coesione: tutti insieme, maggioranza e opposizione".
Giovedì 21 aprile 2011 15.33
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