giovedì 21 luglio 2011

Federali.Mattino_21.7.11. Rischio rivolta. Niki Vendola: Ricordo che nel protocollo poi violato la nostra solidarietà era quantificata in 40 mila tonnellate di rifiuti da accogliere e che nel tempo intercorso tra la nostra protesta e la sentenza del Tar sono state smaltite in Puglia 66 mila tonnellate di rifiuti, senza il controllo necessario. Questo porta ad un totale di 110 mila tonnellate di rifiuti che in questi tre anni la Puglia ha raccolto dalla Campania, più della somma di tutte le altre regioni messe insieme e di queste 60 mila fuori da protocollo e in sfregio alla nostra solidarietà.----Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, prima dell'incontro con i cittadini, sottolinea che nei prossimi cinque anni, con questa Amministrazione piazza Garibaldi e corso Umberto potranno diventare quello che vogliamo.----Meno male che ci pensa il ministro Brambilla a risollevare le sorti dell’orgoglio potentino.

Potenza turistica? Il Touring sbaglia ancora
«Piazza Garibaldi sarà la porta della città»
Vendola: per i rifiuti dalla Campania Puglia rischio rivolta
Svizzera. L’ultima possibilità di sopravvivere per l’Eurozona


Potenza turistica? Il Touring sbaglia ancora
Sul sito spunta il capoluogo dimenticato sullo speciale cartaceo, con la foto di Campomaggiore. A risarcire ci pensa il ministro Brambilla: riconoscimento per la festa di San Gerardo
20/07/2011
di SARA LORUSSO
 POTENZA - Meno male che ci pensa il ministro Brambilla a risollevare le sorti dell’orgoglio potentino. Perché mentre la titolare del dicastero al Turismo scrive al sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, e comunica che la parata dei Turchi si è aggiudicata il riconoscimento assegnato alle migliori manifestazioni della tradizione italiana, l’orgoglio ferito del capoluogo, dimenticato dalle riviste di settore, sembra non poter trovare pace.
 Alla sede del Touring club devono aver trovato giusto provare a risarcire il capoluogo di regione, completamente dimenticato nello speciale, in edicola da qualche giorno (corredato di notevoli inserzioni pubblicitarie istituzionali) e tutto dedicato alla Basilicata. Tra le polemiche, il dibattito scoppiato in rete, le giustificazioni istituzionali («la Regione non c’entra»), ecco da qualche ora spuntare sul sito www.touringclub.com la citazione che mancava. Ma è ancora una volta sbagliata.
 Basta andare nell’homepage, cliccare sullo speciale (in grande evidenza) “Basilicata, l’hai vista mai?” e poi scendere in basso (ma molto in basso) nello spazio “contenuti correlati”, per trovare il tasto Potenza. Ancora un clic per leggere ed ecco l’amara sorpresa. Certo che si parla di Potenza, del sua altitudine da record, del dolente terremoto, di un clima invidiabile (se lo sono diversi mesi di freddo gelido), di via Pretoria (ma senza teatro Stabile), di una storia «che non registra particolari sussulti», salvo la ribellione anti-borboni (della medaglia al valor risorgimentale si sono ricordati).
 Peccato che la foto scelta sia quella di Campomaggiore (la didascalia non mente) e le indicazioni di servizio vadano richieste a un Urp di piazza Vittorio Emanuele che non c’è più (oggi l’ufficio turistico, realizzato con l’Apt, è a piazza Matteotti). Potenza è tutta lì, in quelle righe, per nulla risarcita.
 Meno male, allora, che c’è il ministro al Turismo. Michela Brambilla, come annunciato con lettera autografa, il prossimo 28 luglio, a Roma, consegnerà alla città, per mano di Santarsiero, un riconoscimento speciale assegnato alla “Festa di San Gerardo e la sfilata dei Turchi”. Con Potenza, saranno premiate altre città che «si sono maggiormente distinte proprio per la capacità di mantenere vivo il folclore del proprio territorio, pur rinnovando le rappresentazioni tradizionali, adeguandole al mutamento dei tempi e trasformandole in attrattori turistici, in grado di registrare una crescente partecipazione». Lo ricorda, il ministro, che «le sagre, le feste e le rievocazioni popolari rappresentano un importante momento per promuovere le tradizioni che contraddistinguono e caratterizzano in modo unico i nostri territori». Patrimonio che, se valorizzato, «può diventare un volano importante per l’economia turistica». Potenza, forse, è sulla buona strada se, tra la Parata e gli eventi collaterali organizzati dalle associazioni, si arriva, nei giorni di festa, a più di 50 mila presenze. E così, Santarsiero si dice soddisfatto. «E’ la conferma che avevamo visto giusto quando abbiamo deciso di voler affidare a un comitato storico scientifico l’organizzazione di questo importante evento», con tanto di disciplinare approvato dal consiglio comunale e «un preciso ancoraggio storico che tiene presente la tradizione». Sa bene che, anche grazie agli eventi «collaterali organizzati da altre associazioni culturali locali, è diventata senza ombra di dubbio la manifestazione della città connessa al protagonismo della comunità ed evento attrattore per i tanti turisti». Magari vale la pena ricordarlo più spesso. Chissà che ne arrivi voce anche al Touring club.

«Piazza Garibaldi sarà la porta della città»
De Magistris: «Un'ordinanza per mettere fine al degrado e recuperarla alla civiltà. Meno auto più persone»
NAPOLI - Un'ordinanza per piazza Garibaldi, che deve diventare «la porta di Napoli». Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, prima dell'incontro con i cittadini, sottolinea che «nei prossimi cinque anni, con questa Amministrazione piazza Garibaldi e corso Umberto potranno diventare quello che vogliamo». «C'è una grande arteria piena di vita - ha affermato - che deve essere aperta a tutti quelli che verranno a Napoli, cittadini, turisti». «La città cambierà volto - ha concluso - ci saranno meno automobili per strada e più persone».

Vendola: per i rifiuti dalla Campania Puglia rischio rivolta
«Serve impegno dello Stato»
BARI – “Da un momento all’altro può scoppiare una rivolta in Puglia legittima e sacrosanta”. Lo ha detto il governatore della Puglia, Nichi Vendola, nel corso di un’informativa al consiglio regionale sull'emergenza rifiuti in Campania e sui riflessi nelle altre regioni.
“E' inaccettabile – ha rilevato – che il nostro territorio sia molestato anche da un trasporto non a norma di rifiuti. Seguiamo l’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania con spasmodica attenzione perchè la Puglia può pagare in prima persona e ad un prezzo molto caro gli effetti dello sviluppo della situazione. I binari giusti in cui la situazione va condotta sono la solidarietà nei confronti della Campania e il rispetto della salute pubblica nei confronti cittadini pugliesi”.

Vendola ha ricordato che “i primi camion giunti in Puglia sulla base del protocollo con la Campania fossero fuori dalle regole sancite nello stesso protocollo ambientale, come verificato da Arpa e polizia provinciale. Abbiamo rinviato indietro i camion. A quel punto è accaduto qualcosa di molto spiacevole: la Regione Campania e la Protezione civile in rapporti diretti con le imprese che smaltiscono nelle loro discariche i rifiuti speciali hanno ignorato il protocollo, tanto che i rifiuti hanno iniziato un transito extra-protocollo nelle discariche pugliesi. Noi ci siamo rivolti alla magistratura amministrativa ed il Tar Lazio ci ha dato ragione. Poi il Consiglio di Stato ha sospeso l’esecutività di quella sentenza”.

“Per questa ragione – ha proseguito Vendola - abbiamo già in corso in Puglia i contratti: le aziende proprietarie di discariche, soprattutto nel tarantino, ne hanno con la Regione Campania per il conferimento di un minimo di 1300 tonnellate al giorno. Per cui possiamo immaginare che entro fine 2011 prenderemo altre 200 mila tonnellate di rifiuti. Sostanzialmente un trasferimento dell’emergenza dalla Campania alla Puglia”.

“Ricordo – ha concluso – che nel protocollo poi violato la nostra solidarietà era quantificata in 40 mila tonnellate di rifiuti da accogliere e che nel tempo intercorso tra la nostra protesta e la sentenza del Tar sono state smaltite in Puglia 66 mila tonnellate di rifiuti, senza il controllo necessario. Questo porta ad un totale di 110 mila tonnellate di rifiuti che in questi tre anni la Puglia ha raccolto dalla Campania, più della somma di tutte le altre regioni messe insieme e di queste 60 mila fuori da protocollo e in sfregio alla nostra solidarietà”.

Svizzera. L’ultima possibilità di sopravvivere per l’Eurozona
di Nouriel Roubini - 07/20/2011
La crisi dell’Eurozona sta raggiungendo l’apice. La Grecia è insolvente. Il Portogallo e l’Irlanda hanno recentemente visto i propri bond declassati a titoli ‘spazzatura’. La Spagna rischia tuttora di perdere il libero accesso al mercato dal momento che alle sofferenze fiscali e finanziarie si va ad aggiungere l’incertezza politica. Ora la pressione finanziaria sta piombando anche sull’Italia.

Il debito pubblico greco toccherà il 160% del Pil entro il 2012. Le alternative alla ristrutturazione del debito stanno rapidamente perdendo quota. Un salvataggio ufficiale, su vasta scala, del settore pubblico greco (da parte del Fondo monetario internazionale, della Banca centrale europea e del Fondo salva-Stati Efsf, European Financial Stability Facility) sarebbe il più grande azzardo che sia mai stato fatto: estremamente costoso e politicamente quasi impossibile, a causa della resistenza da parte degli elettori dei Paesi ‘core’ dell’Eurozona – a partire dai tedeschi.

Nel frattempo, l’attuale proposta francese di un roll-over volontario delle banche sta fallendo, perché imporrebbe tassi di interesse eccessivamente elevati per i greci. In modo analogo, i riacquisti di debito sarebbero un’enorme perdita di risorse, dal momento che il valore residuo del debito aumenta a fronte degli acquisti, facendo il gioco dei creditori a discapito dei debitori sovrani.

L’unica soluzione realistica e sensata è rappresentata da una ristrutturazione ordinata e orientata al mercato di tutto il debito pubblico greco. Ma in che modo si può ristrutturare il debito dello Stato sovrano senza imporre massicce perdite alle banche greche e alle banche straniere che detengono bond greci?

Basta ricalcare la risposta data alle crisi del debito sovrano scoppiate in Uruguay, Pakistan, Ucraina e in molte altre economie emergenti, dove la sostituzione ordinata del vecchio debito per il nuovo mostrava tre caratteristiche: lo scambio con un titolo di pari valore nominale (i cosiddetti ‘par bond’ o obbligazioni alla pari), una scadenza lunga (20-30 anni), e interessi fissati ben al di sotto dei tassi di mercato attualmente insostenibili – e prossimi o inferiori alla cedola originale.

Anche se il valore facciale del debito greco non venisse ridotto, l’estensione della scadenza garantirebbe ancora alla Grecia una massiccia ristrutturazione del debito – in base al valore attuale – dal momento che un euro di debito posseduto 30 anni fa vale oggi meno dello stesso euro posseduto un anno fa. Inoltre, l’estensione della scadenza trasferisce il rischio di roll-over sui prossimi decenni.

Il vantaggio di un bond par è che i creditori greci – banche, compagnie assicurative e fondi pensione – sarebbero in grado e autorizzati a valutare i loro bond greci a un valore pari a 100 centesimi di euro, così evitando ingenti perdite di bilancio, che a loro volta alimenterebbero un rischio di contagio finanziario.

Le agenzie di rating vedrebbero di buon auspicio questo ‘evento creditizio’, ma solo per un breve periodo di tempo, cioè per poche settimane.
Se si considera l’Uruguay, il cui rating è passato da un declassamento a ‘default selettivo’ per due settimane durante il periodo di scambio a un upgrade successivo (ma non a livello di investimenti) nel momento in cui, favorito dal cambio, il debito pubblico divenne più sostenibile. La Bce e le banche creditrici possono resistere due o tre settimane con un downgrade temporaneo del debito greco.

Inoltre, una fetta di investitori potrebbe non accettare questo tipo di offerta. Le esperienze passate suggeriscono che la maggior parte degli investitori che mantengono i titoli fino alla scadenza accetterebbero un par bond, mentre la maggior parte degli investitori istituzionali soggetti al mark-to-market accetterebbero invece un discount bond con cedole più alte (ossia un’obbligazione con un valore facciale inferiore) – un’alternativa che potrebbe essere offerta (come in passato) a tali investitori.

Allo stesso tempo, il modo migliore per arginare il contagio finanziario sarebbe quello di implementare un piano pan-europeo per ricapitalizzare le banche dell’Eurozona. A tal scopo bisognerebbe utilizzare le risorse ufficiali, come il fondo salva-Stati Efsf, non per contenere l’insolvenza della Grecia, ma per ricapitalizzare le banche del Paese, e quelle di Irlanda, Spagna, Portogallo, Italia e persino Germania e Belgio che necessitano di maggiore capitale. Nel frattempo, la Bce deve continuare a fornire risorse illimitate alle banche con problemi di liquidità.

Per ridurre il rischio di pressioni finanziarie sull’Italia e sulla Spagna, entrambi i Paesi devono insistere con l’austerità fiscale e le riforme strutturali. Inoltre, il loro debito potrebbe essere ridotto con un sostanzioso pacchetto di risorse da parte del fondo Efsf e/o con l’emissione di eurobond – un ulteriore passo avanti verso l’integrazione fiscale europea.

L’Eurozona ha altresì bisogno di politiche che ripristinino la crescita economica nella periferia europea. Senza crescita, l’austerità e le riforme non faranno che scatenare rivendicazioni sociali e una forte reazione negativa a livello politico, senza ripristinare la sostenibilità del debito. Per rilanciare la crescita, la Bce deve frenare l’impennata dei tassi di interessi e invertire la rotta. L’Eurozona dovrebbe perseguire una politica – in parte attraverso una politica monetaria più libera – che sia in grado di indebolire in modo significativo il valore dell’euro e di ripristinare la competitività della periferia. E la Germania dovrebbe rinviare il proprio piano di austerity, dal momento che l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Eurozona è un massiccio drenaggio fiscale.

Il continuo ‘tirare a campare’ dell’Eurozona non fa che accentuare lo squilibrio: tirarla per le lunghe e sprecare soldi inutilmente non porterà da nessuna parte. O l’Eurozona si muove verso un nuovo equilibrio – maggiore integrazione economica, fiscale e politica, con interventi in grado di rilanciare crescita e competitività, incluse le ristrutturazioni ordinate del debito e un euro più debole – o si ritroverà a fare i conti con default disordinati, crisi bancarie e, in ultima istanza, con lo smantellamento dell’unione monetaria.

Lo status quo non è più sostenibile. Ora solo una strategia a tutto tondo può salvare l’Eurozona.

*) Nouriel Roubini è presidente della Roubini Global Economics (www.roubini.com), professore presso la Stern School of Business della NYU, e coautore di Crisis Economics. Copyright: Project Syndicate, 2011. www.project-syndicate.org Traduzione di Simona Polverino

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