Gramellini contro De Magistris
«Si è sottomesso alla superstizione»
«Finge di non sapere il significato di quel gesto»
Il sindaco: l'ho fatto in modo del tutto naturale
NAPOLI - «Ho baciato la teca di San Gennaro, embè?» sembra dire il sindaco. Eppure il dibattito - pro e contro - sul gesto compiuto al Duomo, l'omaggio al patrono, infuriava prima e , a quanto pare, anche dopo il famoso «bacio» di devozione all'ampolla col sangue. Massimo Gramellini su La Stampa attacca: «Gesto di sottomissione alla superstizione e anche alla Curia, inutile far finta di non capire». Ma Luigi De Magistris, su Radio Kiss Kiss, fa spallucce: «Si è trattato di un gesto che ho trovato assolutamente naturale, il dibattito non appassiona nessuno, i napoletani hanno altro a cui pensare» esordisce. E poi spiega meglio: «Tutte le istituzioni, a partire dal prefetto e dagli ufficiali delle forze dell'ordine, l'hanno baciata. E poi non dimentichiamoci che si tratta sempre del sangue di una persona, un martire, che rappresenta l'unità di tutti i cittadini napoletani, al di là della propria confessione religiosa. Da sindaco, rappresento la laicità di un'istituzione ma la mia politica è improntata all'apertura verso tutte le religioni: sono credente e cattolico ma presto costruiremo una moschea in città e al contempo, mi piace ragionare sul registro delle unioni civili».
«ABITUDINI SCLEROTIZZATE» - Basterà questa difesa d'ufficio a placare l'ira funesta del corsivista del quotidiano torinese (la rubrica Buongiorno è un piccolo cult)? Ecco cosa scrive oggi mettendo in combinato disposto il «demagogo» Di Pietro e il primo cittadino partenopeo. «De Magistris finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città». Prosegue: «Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità».
DI PIETRO E GIGGINO - Mette infine in relazione Di Pietro e «Giggino», sodali di partito. Il primo nella bufera per la candidatura del figlio in molise. «Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato - conclude Gramellini - quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione».
Alessandro Chetta
Nessun commento:
Posta un commento