venerdì 30 settembre 2011

Preside', con tutto il Dovuto Rispetto, i discorsi Ve li scrivono na schifezza. E vuo' sape' pecche'? Ok: 1. Il Presidente della Repubblica italiana non la manda a dire, fa. Puo' fare. 2. I morti son morti, e bisogna rispettarli, in specie per la loro Idea. 3. Se quelli strillano vuol dire che sono a corto. E Lei sa di cosa. 4. Il Lombardo-Veneto esisteva, chiedere agli austriaci: hanno avuto qualche problema, con quelli. 5. Il popolo padano esiste, altrimenti non esisterebbe un nutrito plotone che lo rappresenta al Governo. 6. I problemi di competitivita' della padania sarebbero pur cavoli dei padani. 7. La Costituzione italiana? Il problema e' anteposto alla stessa; radici innestate, non condivise. Ed una pletora di altre quisquiglie, per cosi' dire. 8. Il Presidente della Repubblica non ha mai dubbi, altrimenti noi cittadini quanti ne dovremmo coltivare?

Napolitano: «Grottesco pensare a stato lombardo-veneto. Necessaria una nuova legge elettorale»
Celestina Dominelli





Duro intervento di Giorgio Napolitano, in visita a Napoli, sul tema della secessione. «Nel '43-'44 l'appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile», ha detto il Capo dello Stato parlando all'Università di Napoli. «Si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia», ha aggiunto Napolitano, per il quale «discutere di federalismo fiscale o di un Parlamento che abbia una rappresentanza delle Regioni è del tutto lecito. Per il resto, ove dalle chiacchiere, dalle grida e dalla propaganda si passasse ad atti preparatori di qualcosa che viene chiamata secessione tutto cambierebbe».

«Grottesco uno stato lombardo-veneto, il popolo padano non esiste»
«Ho avuto modo di dire che la secessione è fuori dalla storia e ho aggiunto fuori dalla realtà del mondo di oggi - ha proseguito il capo dello Stato - Perché se si guarda al mondo d'oggi appare grottesco semplicemente il proporsi di creare che cosa?... Uno stato lombardo-veneto? Che quindi calchi la scena mondiale competendo poi con la Cina, con l'India, con il Brasile, con gli Stati Uniti, con la Russia... Mi pare che il livello di grottesco sia tale che dovrebbe bastare questo richiamo a far capire che si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia». «Il popolo padano non esiste, il messaggio è chiaro», ha sottolineato poi Napolitano.

«La secessione non è praticabile nemmeno per via democratica»
Napolitano è anche tornato sulla polemica sollevata dal capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, che qualche giorno fa aveva sottolineato che la sovranità del popolo sta al di sopra delle prerogative del presidente della Repubblica. Secondo Napolitano un'affermazione del genere denota «scarsa consapevolezza dell'articolo 1 della Costituzione. Si dice che la sovranità appartiene al popolo, ma - ha precisato il capo dello Stato - ci si dimentica della virgola dopo la quale c'è scritto che il popolo esercita la sua sovranità nell'ambito della Costituzione e delle leggi. E nella Costituzione e nelle leggi non c'è spazio per una via democratica alla secessione, io non avrei dubbi».

«Necessaria una nuova legge elettorale»
Il capo dello Stato è intervenuto anche sul tema del rinnovamento della legge elettorale, nel giorno in cui il comitato per il referendum per l'abolizione del Porcellum ha presentato un milione e duecentomila firme all'Ufficio Centrale della Suprema Corte. «Non tocca a me fare nuove leggi, ma credo che la necessità di un nuovo sistema elettorale sia innegabile», ha risposto Napolitano alle domande di studenti e docenti della facoltà di Giurisprudenza di Napoli, sottolineando l'importanza delle preferenze per un rapporto di fiducia tra eletti ed elettori: «La fiducia nasce innanzitutto dalla possibilità di influenzare direttamente la scelta della persona da eleggere e fare in modo che risponda», ha detto il capo dello Stato.
Pur non indicando un sistema elettorale preciso da adottare, il presidente della Repubblica non ha mancato di tracciare le differenze tra il passato, quando c'erano le preferenze, e la legge attuale che non le prevede. Prima, «c'era un vincolo forte. Se l'eletto in Parlamento non mostrava di avere acquisito competenza, la volta successiva correva il rischio di non essere rieletto. Adesso pare non sia tanto importante fare bene in Parlamento, ma mantenere buoni rapporti con chi ti nomina».
 30 settembre 2011

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