venerdì 13 luglio 2012

(1)_XIII.VII.MMXII/ Baa2 e’ certo, -2,4 forse.

Ue blocca i fondi della Regione, Lombardo: "Prenderemo le misure del caso"                                                                     Crisi, Moody's taglia titoli Italia
Squinzi pessimista: rischio calo Pil 2012 oltre 2,4%
Ticino. Crisi economica, che la politica riprenda presto il timone


Ue blocca i fondi della Regione, Lombardo: "Prenderemo le misure del caso"                                                                                                                 
L'Ue blocca i soldi alla Regione A rischio fondi per sei miliardi
Il presidente della Regione: "I rilievi della Commissione europea, a quanto pare, riguardano certificazioni, controlli e gestioni. Adempimenti tutti di carattere prettamente tecnico di cui chiederemo conto ai dirigenti che se ne sono occupati"
PALERMO. «I rilievi della Commissione  europea, a quanto pare, riguardano certificazioni, controlli e  gestioni. Adempimenti tutti di carattere prettamente tecnico di  cui chiederemo conto ai dirigenti che se ne sono occupati». Lo  afferma il presidente della Regione siciliana, Raffaele  Lombardo, sulla spesa dei fondi europei.       «Intanto - aggiunge il governatore - ovvieremo ai rilievi e  adotteremo ogni misura che riterremo adeguata a superare la  difficoltà. È una comunicazione, peraltro datata, rispetto  alla quale la buona collaborazione che abbiamo avviato con il  ministero della Coesione territoriale credo che ci abbia fatto  già superare parecchi dei rilievi che ci sono stati mossi».

Crisi, Moody's taglia titoli Italia
"Pesa clima politico". Allarme Bce su debito e disoccupazione
13 luglio, 06:14
(ANSA) - ROMA, 13 LUG - Moody's taglia di due scalini, da A3 a Baa2, il rating sui titoli di Stato italiani; l'outlook resta negativo. Il clima politico aumenta i rischi, spiega l'agenzia di rating. E allarme dalla Bce: debito e disoccupazione bloccano la ripresa. Pessimismo anche da Confindustria: potremmo perdere più del 2,4% del Pil, secondo Squinzi. In Cina +7,6% la crescita economica.

Squinzi pessimista: rischio calo Pil 2012 oltre 2,4%
13 luglio, 04:06
ROMA - Difficile immaginarsi miglioramenti nella seconda parte dell'anno e quindi il calo del pil italiano nel 2012 potrebbe anche andare oltre il 2,4%. Cosi', in sintesi, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi ipotizza un peggioramento dello scenario della crisi, a pochi giorni dalle previsioni del Centro studi degli industriali che indicavano un arretramento della crescita del 2,4%, parlando dell'''orlo di un abisso''. Proprio ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, aveva indicato una probabile contrazione intorno al 2% ed oggi il neoministro dell'Economia Vittorio Grilli ha spiegato di non aver ancora fatto le stime ma di prendere sempre ''con massimo rispetto quello che ci viene da Bankitalia''. La precedente stima dell'istituto centrale avanzata il 31 maggio scorso era ''di una contrazione dell'1,5% con uno scenario buono''. Oggi arrivando al Forum annuale del Comitato Leonardo il presidente degli industriali prima si schermisce - ''sono in silenzio stampa'', ''ho perso la voce'', scherza evitando di rispondere ad alcune domande sulla concertazione dopo le fortissime polemiche dei giorni scorsi - ma poi parla chiaro e tondo: di crescita, di sviluppo e di quella riforma di lavoro che proprio non lo soddisfa, e su cui ''aspetta di farsi convincere'' dal ministro Fornero. ''Nella migliore delle ipotesi il pil calera' nel 2012 del 2,4%, ma in effetti, probabilmente, sara' anche qualcosa di piu', perche' nella seconda parte dell'anno faccio fatica a vedere miglioramenti'', dice Squinzi sottolineando pero' come ''si stiano facendo dei passi molto interessanti anche con la spending review'' e che nel dl sviluppo ci sono ''tante buone idee''. ''Abbiamo -dice- grandi aspettative che vengano tradotte in pratica''. Quello che invece non funziona, continua a ribadire il numero uno degli industriali, e' la riforma del Lavoro, che ''non ha migliorato sensibilmente la flessibilita' in uscita e in compenso ha abbassato la flessibilita' in entrata''.''Credo che qualche correttivo sia necessario'', dice poi raccontando di averne parlato piu' volte con il ministro del lavoro , Elsa Fornero che ''nel confronto a tu per tu'' e' sembrata una ''persona molto disponibile'' e ''continua a ripetere vedrai che io ti convincero'''.Quindi, aggiunge Squinzi, ''aspetto di farmi convincere, visto che sono disponibile e aperto al dialogo''. Il ministro Fornero conferma il dialogo avviato con il numero uno di Confindustria e a distanza replica:''lo convinco ogni giorno'', ''lo vedo spesso'' e ''mi sono impegnata nel tempo che mi resta da ministro a convincere gli scettici che questa riforma e' una buona riforma all'interno delle circostanze'', ''non e' una buona riforma in senso assoluto ma non esiste una buona riforma in senso assoluto''.

Ticino. Crisi economica, che la politica riprenda presto il timone
di Matteo Caratti - 07/13/2012
L’ultima volta che ci siamo trovati impantanati nella palude di una crisi economica di quelle dure a morire, cioè un paio d’anni fa, dopo qualche mese di bassa, erano cominciati gli appelli del tipo ‘è ora di smetterla’, ‘dobbiamo invertire la rotta’, ‘pensiamo positivo’. Come se la crisi la si potesse allora scacciare partendo dalla base, ovvero da noi stessi cittadiniconsumatori e dalla nostra volontà di ferro di darle un taglio e di far tornare rapidamente il sereno. Che nostalgia.
Stavolta invece il giochetto, per molti aspetti anche psicologico, non funziona più (o perlomeno non funziona ancora). Perché? Perché lentamente sta radicandosi nell’opinione pubblica la convinzione che, se è pur vero che molto dipende in primis da noi, cosa pensare se poi, quando ti rialzi in piedi e ricostruisci una nuova casa dopo che la precedente è stata ridotta in macerie, arriva un nuovo tornado? La risposta è ovvia: ma chi me lo fa fare di provare a ripartire? Sì, perché il tornado e i suoi fratelli possono scatenarsi quando meno te lo aspetti e chi ha oggi la forza politica e/o economica per fermarli?
Una famiglia di tornado che accorcia sempre più i cicli economici e che, non appena inizia la ripresa, ci fa ricadere in una nuova crisi. Una famiglia che, ormai lo abbiamo imparato, ha manifestazioni diverse, ma un solo preciso cognome: ?nanza speculativa. Un nuvolone nero che avvolge il globo.
Di fatto, fuor di metafora, si tratta di una quantità enorme di capitali mossi liberamente al di qua e al di là di ogni con?ne nazionale, investiti tutto sommato da non molte società che sono però assai danarose. Società che giocano ai dadi con il sistema e che scommettono (anche aiutate da chi assegna le pagelle, le famose agenzie di rating) come se nulla fosse sul bello o sul brutto tempo di questo o quel fenomeno economico. Ad esempio, sulla sorte di un Paese alle prese con l’amletico dubbio, euro sì - euro no.
Non appena incassate le dorate vincite delle scommesse, il nuvolone riparte e chi lo telecomanda pensa immediatamente alla prossima lucrosa puntata.
Così, chi come noi sta ai pedi dalla catena, rimane scottato due volte: verrà in?uenzato dai movimenti speculativi e, a seconda di cosa ha ‘in cantina’, correrà a vendere titoli o divise (in perdita) o a ritirare denari dalle banche, creando così un effetto moltiplicatore a favore di chi specula. Ma non è tutto: il povero cittadino dovrà pure subire i contraccolpi delle misure di risparmio che i vari governi vareranno, visto che, a differenza della potente ?nanza, difficilmente potrà cambiare luogo di residenza per sottrarsi alla morsa dell’austerità.
Non stupiamoci quindi se, fra qualche tempo, una parte consistente dell’opinione pubblica, stufa di queste crisi generate da chi specula senza ?ne, arricchendosi sempre più e aumentando come non mai le differenze fra chi più ha e chi meno ha, ?nirà in piazza a manifestare la propria rabbia per l’insopportabile impotenza. Una rabbia già alimentata da altri mutamenti epocali, in particolare quello della globalizzazione. Mutamenti ai quali si aggiungono ora le nuove mazzate, cucinate dai governi per tenere a galla le barche in avaria, e anche l’incertezza, nemica numero uno della ripresa. Nemica di chi non si ?da più di spendere (qualche esempio a caso: cambiando l’auto meno frequentemente, rinunciando a certe vacanze), o di investire (l’imprenditore riduce i posti di lavoro e non rinnova i contratti collettivi) perché non si sa più quel che potrà riservarci il domani.
Come uscirne? Spetta ai governi convincere i cittadini – e non sarà facile! – che stanno davvero lavorando per un nuovo patto sociale, i cui contenuti non devono solo essere la richiesta di nuovi sacri?ci, ma anche uno scudo di misure contro le deleterie speculazioni ?nanziarie.
Insomma, siamo ancora al capitolo delle regole per impedire le continue scorribande. Quello di cui si parlava già al tempo dei subprime Usa. Uno dei primi tasselli di un domino in?nito rovinosamente caduto. Se la buona volontà del piccolo cittadino di uscire dalla crisi conta forse un po’ meno, altre volontà contano decisamente di più. Attendiamo che ?nalmente si manifestino con convinzione per far sì che la politica riprenda il timone e non si accontenti di tappare le falle di rotte che lei non ha deciso.

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