Cancellieri: "La Sicilia non rischia il default"
Sicilia. Regione, assessore accusa: "Troppi stenografi"
A Salerno il matrimonio resta di moda: è boom
Imposta di soggiorno: una tassa "all'italiana"
Eurostat: Italia, debito pubblico da record
Crisi: peggiora Pil Spagna che cede lo 0,4% nel 2* trimestre
Cancellieri: "La Sicilia non rischia il default"
Il ministro dell'Interno: "C'è una situazione economica grave nell'Isola come anche in altre regioni italiane. Ci sono molti Comuni in difficoltà, d'altra parte basta girare lo sguardo oltre i Pirenei per vedere che c'è qualcuno che sta peggio"
TRAPANI. «Non c'è un rischio default per la Sicilia. Tuttavia c'è una situazione economica grave nell'Isola come anche in altre regioni italiane. Ci sono molti Comuni in difficoltà, d'altra parte basta girare lo sguardo oltre i Pirenei per vedere che c'è qualcuno che sta peggio». Così il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, a margine della sua visita a Trapani per la sigla di un protocollo di legalità in Prefettura, rispondendo ai cronisti sul rischio di un tracollo economico della Regione.
«Non credo che la Sicilia rischi il commissariamento, l'importante è fare i bilanci più corretti possibile e lavorare per risanare le situazioni difficili», ha aggiunto. Rispondendo a chi le ha chiesto se Lombardo abbia fatto bene ad anticipare le dimissioni da governatore ha risposto: «Sono valutazioni politiche sulle quali io non entro, sono scelte del governatore».
Sicilia. Regione, assessore accusa: "Troppi stenografi"
Parla Andrea Vecchio: "Lombardo ha parlato per circa un'ora all'Assemblea regionale Siciliana e ho visto che si alternavano circa 18 persone: uno ogni tre minuti. Mi sembra eccessivo"
CATANIA. «Il governatore ha parlato per circa un'ora» all'Assemblea regionale Siciliana e «ho visto che si alternavano gli stenografi: uno ogni tre minuti». Lo afferma l'assessore regionale alle Infrastrutture, Andrea Vecchio, spiegando di «non avercela con loro, che sono specialisti, soltanto che mi è sembrato eccessivo il loro numero». La nuova contestazione alla Regione, del cui governo fa parte da poco, arriva dall'ex presidente dell'Ance di Catania in un'intervista.
«Mi dicono che guadagnano da 2.500 a 6.000 euro al mese - osserva Vecchio - ma non sono impressionato per gli stipendi che prendono, ma per averne visti 18 che si alternavano dopo pochi
minuti». «Sto annotando in un'agenda - annuncia l'assessore - tutte le 'cose stortè che vedo, e ce ne sono a centinaia. Ho l'intenzione di scrivere un libro, e forse uno soltanto non basterà, dopo questa mia esperienza al governo regionale. Magari - chiosa Vecchio - durerà pochissimo, ma sarà un'esperienza preziosa per capire le cose che non bisogna fare nella pubblica amministrazione»
A Salerno il matrimonio resta di moda: è boom
Strappato a Napoli il record delle unioni: la provincia salernitana è prima in Italia per numero di funzioni
SALERNO - Ci sono più matrimoni, ma ce ne sono anche di meno. No, non è una papera, né l'effetto di un'insolazione. Non è nemmeno un enigma. È statistica. In particolare quella dell'Istat, che fra mille altre cose conteggia le nozze celebrate ogni anno in Italia e pubblica un resoconto zeppo di cifre e informazioni. Da poco è uscito il rapporto 2010. Ecco allora la nostra notizia con il segno positivo. La provincia di Salerno ha strappato a Napoli il primato nazionale dei matrimoni: i ricercatori ne hanno contato 5 ogni mille abitanti. Il numero assoluto (5.506) è ovviamente inferiore al dato dei territori con le grandi aree urbane. Però in rapporto alla popolazione, parametro usato per misurare la voglia di sposarsi, qui la marcia nuziale è risuonata tante più volte - e nessuno ha saputo fare meglio. Il record è pieno, dunque, soprattutto alla luce di una considerazione: nello stesso arco di tempo l'intera nazione ha fatto registrare una media del 3,6 ogni mille abitanti. La Campania si è distinta, come sempre, con un buon 4,9: miglior risultato fra le regioni. Esito identico ha fatto registrare Napoli, che nel 2004 navigava sul 6,1 e ancora nel 2008 poteva vantare un dignitoso 5,9. Poi il calo costante che fra poco cercheremo di comprendere. Ora invece — e siamo alla seconda notizia salernitana, quella con il segno meno — bisogna precisare che la flessione ha riguardato anche la nostra provincia. Il felice primato suddetto, insomma, è stato conquistato in discesa. Infatti nel 2007 la media si aggirava sul 5,5 (6.027 cerimonie), poi ha cominciato a calare e si è attestata al 5. Come mai? Il fenomeno è nazionale. Qualcosa c'entra la crisi, che toglie soldi dalle tasche e fiducia dalla testa delle persone. L'Istat usa una terminologia tecnica: «La nuzialità, a differenza di altri fenomeni demografici come ad esempio la fecondità, è particolarmente sensibile a fenomeni congiunturali». Allora c'entra anche una certa volubilità nel sentimento matrimoniale, con lunghi periodi di calo e altre fasi di relativo recupero. Comunque, a prescindere da una certa incostanza, che come abbiamo visto trova una sua giustificazione economica e sociale, in Italia «la tendenza alla riduzione è in atto dal 1972, ma nel biennio 2009-2010 il calo è stato particolarmente accentuato».
L'ISTAT - Così scrive l'Istat, tratteggiando un catalogo di motivi che ritardano il classico giorno più bello: le unioni di fatto, le convivenze pre-matrimoniali, la prolungata permanenza dei giovani in famiglia, l'allungamento dei tempi formativi, le difficoltà di trovare lavoro sicuro e abitazioni economiche. In tutto questo temporeggiare, i promessi sposi di Salerno città hanno trovato un modo per mettersi in mostra con una controtendenza. Infatti nel 2010 — che, come abbiamo visto, è anno di deficit — hanno solennizzato 562 matrimoni, un bel numero, in leggera salita rispetto al 2009 (549). Pure la volubilità, nel capoluogo, non sembra troppo accentuata, ma ogni tanto uno scarto straordinario si manifesta. Basta scorrere le tabelle per averne la conferma. 2004: 396 cerimonie. 2005: 389. 2006: 394. 2007: 594. 2008: 618. 2009: 549. 2010: 562. Stupisce per esempio il balzo del 2007, con duecento celebrazioni aggiuntive sull'anno precedente. Di quella circostanza, è facile osservare che il rito civile ha sofferto la concorrenza del richiamo religioso. Negli anni successivi, peraltro, il «sì» pronunciato davanti agli amministratori locali ha ritrovato spazio. L'anno aureo dei matrimoni negli altri comuni della sconfinata provincia salernitana è stato invece il 2006: ce ne sono stati 5.449, con un aumento di 370 sul 2005.
IL PRIMATO - Da lì però è cominciata una graduale discesa incontrastata, fino ai 4.944 del 2010, che ad ogni modo, aggiunti a quelli di Salerno, hanno fatto contare 5.506 funzioni e il primato italiano. Due anni fa, tutte le province della Campania si collocavano sopra la media nazionale: Caserta aveva 4,6 matrimoni per mille abitanti mentre Benevento si fermava a 4,1. Avellino calava addirittura a 3,9 ma pure così batteva agevolmente quasi tutto il Centro-Nord. Non per niente la Campania continua a capeggiare la classifica italiana, pur manifestando numeri e percentuali in discesa. Dietro, tengono la Puglia e la Sicilia. Le regioni più restie al vincolo coniugale sono la Lombardia e l'Emilia Romagna. Auguri a tutti gli sposi e a quelli che verranno. Tantissimi, speriamo. Anche perché così significherà che la crisi, o almeno il suo riflesso psicologico, è ormai alle spalle.
Alfonso Schiavino
Imposta di soggiorno: una tassa "all'italiana"
La applica circa il 10% dei Comuni ed oscilla da 0,20 a 5 € al giorno a persona per un introito di 150 milioni di euro.
COMUNICATO STAMPA
IMPOSTA DI SOGGIORNO: UNA TASSA “ALL’ITALIANA”
LA APPLICA CIRCA IL 10% DEI COMUNI ED OSCILLA DA 0,20 A 5 €
AL GIORNO A PERSONA PER UN INTROITO DI 150 MILIONI DI EURO
BOCCA: “LE MODALITÀ DI APPLICAZIONE E LE ESENZIONI SONO UN CONDENSATO DI FANTASIA DIFFICILE DA SPIEGARE NEL MONDO”
“L’imposta di soggiorno è una tassa sui consumatori le cui modalità di applicazione e di esenzione sono un tale condensato di fantasia difficile da spiegare non solo ai turisti italiani ma ancor di più agli stranieri”. È il commento del Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei risultati di una capillare analisi, consultabile sul sito della Federazione e svolta in collaborazione con Mercury Srl, su una tassa invisa al 72% degli italiani (indagine Federalberghi-Dinamiche 2007).
“Finora -prosegue Bocca- è stata adottata da quasi il 10% dei Comuni che la legge autorizza, con tariffe che oscillano dagli 0,20 ai 5 Euro al giorno a persona, ma un altro 5% si appresta a vararla, per un gettito complessivo stimato per il 2012 in 150 milioni di Euro in larga parte destinati a ripianare i deficit dei singoli Comuni e non a migliorare la turisticità delle singole località.
“La decisione peraltro di individuare l'esercizio ricettivo come punto di prelievo è profondamente iniqua, -evidenzia il Presidente degli Albergatori italiani- anche perché fa gravare l'onere dell'imposta e dell'imposizione su una sola delle molte attività che traggono beneficio, direttamente o indirettamente, dall'economia turistica.
“L'imposta di soggiorno dovrebbe essere abolita e le funzioni svolte dagli enti locali in campo turistico dovrebbero essere finanziate mediante compartecipazione degli stessi al gettito IVA di tutte le attività produttive, non solo terziarie, che traggono beneficio dall'economia turistica”.
Ecco alcuni esempi che mostrano in modo lampante come la tassa sia un crogiuolo di fantasia.
ESENZIONI PER I MINORI - Per una famiglia con figli piccoli che volesse visitare una località d’arte, a Napoli sono esentati i minori fino a 18 anni, a Firenze l’esenzione arriva fino a 12 anni, a Roma e Venezia fino a 10 anni, ma se la stessa famiglia volesse andare in una località termale a Tivoli, per esempio, l’esenzione riguarderebbe i figli fino a 2 anni, a Montecatini fino a 10 anni, a Fiuggi fino a 12 anni ed a Chianciano fino a 13 anni.
Per non parlare delle località marine con Viareggio che esenta fino a 18 anni, Rimini e Giardini Naxos fino a 14 anni, San Benedetto del Tronto fino a 12 anni (esteso a 13 anni se compiuti durante il soggiorno), Villasimius fino a 10 anni, Peschici fino a 10 anni, ma se si gira l’angolo del Gargano e si va a Vieste l’esenzione sale a 14 anni, mentre a Cassano allo Ionio (provincia di Cosenza) la tassa si applica anche ai neonati.
Ed ancora le località lacuali dove a Stresa (Lago Maggiore) l’esenzione copre fino a 6 anni, ad Orta San Giulio (Lago d’Orta) fino a 10 anni, a Bellagio (Lago di Como) fino ad 11 anni, a Salò fino a 12 anni, ma se si attraversa il Lago di Garda e si va a Garda l’esenzione sale a 14 anni.
O quelle montane dove in Val d’Aosta l’esenzione copre per tutti i Comuni i minori fino a 10 anni (qualora beneficino di tariffe gratuite), a Sondrio arriva a 14 anni ed a Sestriere a 16 anni.
Altrettanta fantasia la troviamo nella variegata casistica tariffaria.
LE TARIFFE DELL’IMPOSTA - A Borgia (provincia di Catanzaro) l’imposta vale 0,75 Euro per ogni stella a persona per notte fino ad un massimo di 15 notti, a Ischia da 0,90 a 3 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 7 notti, a Manerba del Garda da 0,50 a 2 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 21 notti, a Genova da 1 a 3 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 8 notti, ad Ancona da 0,50 a 3 Euro (a seconda della tariffa) a persona per notte con un massimo di 15 notti, a Torino da 1,30 a 4,90 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte con un massimo di 4 notti, a Milano da 1 a 5 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte senza limite di pernottamenti ed a Modena, martoriata dal terremoto, da 0,50 a 4 Euro (a seconda della classificazione) a persona per notte senza limite di pernottamenti.
LE REGIONI PIÙ COLPITE - Al momento la Regione che conta più Comuni tassati è la Toscana con 82, segue il Piemonte con 68, la Valle d’Aosta con 40, la Lombardia con 37, il Veneto con 20, la Campania con 16, la Puglia con 13 ed ex equo forse per prossimità territoriale la Sicilia e la Calabria con 10.
L’IMPOSTA ALL’ESTERO - Aprendoci ad una panoramica internazionale, l’imposta di soggiorno non si applica in Irlanda, a Malta, in Portogallo e nel Regno Unito. In Spagna l’imposta esisteva, poi è stata abolita. Ne è prevista la reintroduzione per la sola Catalogna, a partire dal mese di novembre 2012, con un importo massimo di 2,50 Euro, esattamente la metà di quanto previsto dalla legge italiana (5,00 Euro), ma per fare un esempio di alberghi a 4 stelle a Firenze l’albergo dovrà chiedere al cliente 4 Euro mentre a Barcellona solo 1 Euro. In Francia, infine, l’importo massimo della taxe de séjour è di 1,50 Euro per notte e per persona, giova però ricordare che oltralpe l’IVA sugli alberghi è pari al 7%, contro il 10% in Italia.
“Insomma -enfatizza polemicamente Bocca- un ginepraio concepito ‘all’italiana’, che porta ulteriore danno all’immagine ed alla credibilità all’intero Paese, proprio in un momento nel quale di tutto abbiamo bisogno, tranne che di essere messi alla berlina.
“In attesa dunque che il Governo ed il Parlamento prendano in mano la materia, -conclude Bocca- la Federalberghi ha elaborato una propria proposta di linee guida per la corretta applicazione dell’imposta di soggiorno”.
LINEE GUIDA FEDERALBERGHI PER LA DISCIPLINA DELL’IMPOSTA
1. EQUITÀ
Al fine di non introdurre turbative sul mercato, il comune che introduce l'imposta deve applicarla a tutte le strutture ricettive comunque denominate e quindi non solo agli alberghi ma anche le residenze turistico alberghiere, affittacamere, bed and breakfast, case e appartamenti per vacanze, case per ferie, agriturismi, appartamenti in affitto ad uso turistico nonché strutture all’aria aperta quali campeggi e villaggi turistici.
2. PROPORZIONALITÀ
L'imposta dev'essere proporzionale al prezzo. Per tal via, è possibile tener conto automaticamente di alcuni parametri oggettivi (categoria, ubicazione, stagionalità, etc.), che altrimenti possono essere considerati solo mediante una regolamentazione minuta, che - oltre a complicare inutilmente la materia, rendendola poco comprensibile al turista - può anche risultare regressiva.
3. UTILITÀ
Gli introiti dell'imposta di soggiorno devono essere nettamente vincolati alla realizzazione di interventi in materia di turismo e di sostegno alle strutture ricettive. Tali interventi, vanno ben specificati, nella natura e soprattutto nella tempistica di attuazione. E’ quindi necessario che i regolamenti comunali adottino opportune garanzie volte ad assicurare il rispetto del vincolo di destinazione del gettito ed a monitorarne l'effettivo utilizzo.
4. ESENZIONI
Devono essere esentati dal pagamento dell’imposta i residenti nel comune, il gestore della struttura ricettiva e i suoi collaboratori, i minori e gli anziani, i membri dei gruppi organizzati, gli autisti di pullman, le guide e gli accompagnatori turistici che prestano attività di assistenza a gruppi organizzati; i dipendenti pubblici in missione; i malati e coloro che assistono degenti ricoverati presso strutture sanitarie; coloro che sono alloggiati nelle strutture ricettive per far fronte a situazioni di emergenza; i pernottamenti gratuiti, quelli in bassa stagione e quelli di durata prolungata.
5. RESPONSABILITÀ
Il gestore della struttura ricettiva non può in alcun modo essere ritenuto responsabile del mancato pagamento dell’imposta, né essere chiamato a versare al comune somme che non ha incassato. La problematica non investe unicamente l’ipotesi in cui il cliente si rifiuti di pagare l’imposta, ma si estende anche ai casi, ben più frequenti, in cui gli alberghi ricevono il pagamento del corrispettivo diverso tempo dopo che il cliente ha lasciato la struttura ricettiva (ad esempio, i pagamenti effettuati dai tour operator e dagli agenti di viaggio), così come ai casi in cui l’albergo non riceve il pagamento del corrispettivo (ad esempio, clienti morosi o inadempienti).
6. ONEROSITÀ
Occorre dedicare adeguata considerazione ai costi che l’imprenditore sostiene per lo svolgimento del ruolo assegnatogli dalla legge (personale addetto all’attività di riscossione e rendicontazione, commissioni dovute alle agenzie on line e ai gestori delle carte di credito e di debito, utilizzo delle attrezzature e dei materiali di consumo, etc.) che dovrebbero essere rimborsati.
7. PROGRAMMABILITÀ
I contratti tra le strutture ricettive e i tour operator definiscono il prezzo del soggiorno con un largo anticipo, anche superiore all’anno. Analogamente, il prezzo viene definito da un anno all’altro per esigenze connesse alla partecipazione alle fiere internazionali, allo svolgimento di campagne promozionali, alla stampa dei cataloghi e dei listini. Al fine di evitare che il peso dell’imposta venga automaticamente traslato sul gestore della struttura ricettiva, che non può richiedere il pagamento di un prezzo superiore a quello contrattualmente definito o comunque già offerto al pubblico, si rende necessario stabilire che le delibere comunali con le quali viene introdotta l’imposta di soggiorno o ne viene determinata la variazione in aumento entrino in vigore dodici mesi dopo l’approvazione della delibera stessa.
8. COINVOLGIMENTO
Il comune deve coinvolgere gli operatori, tanto nella fase di istituzione dell’imposta quanto nella fase di definizione della destinazione delle risorse e di verifica del loro impiego. L’intervento delle associazioni rappresentative delle strutture ricettive concorre ad elevare la qualità della regolamentazione, evidenziando eventuali problemi ed immettendo nel flusso decisionale informazioni sull’impatto del provvedimento.
Per scaricare lo studio: www.federalberghi.it/rapportiIndagini.asp
Eurostat: Italia, debito pubblico da record
E' salito nel primo trimestre 2012 al 123,3% del Pil, il valore più alto da quando ci sono le rilevazioni
Continua a salire il debito pubblico nell'Eurozona. Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel primo trimestre dell'anno ha raggiunto l'88,2% del pil contro l'87,3% di fine 2011. Anche in Italia debito in aumento al 123,3% del Pil, secondo solo alla Grecia (132,4%). Il debito italiano tocca un nuovo picco storico dal '95 quando raggiunse il 120,9%. Era al 120,1% a fine 2011.
Crisi: peggiora Pil Spagna che cede lo 0,4% nel 2* trimestre
23 Luglio 2012 - 10:38
(ASCA-AFP) - Madrid, 23 lug - Si inasprisce la recessione in Spagna, dove il Pil e' sceso dello 0,4% nel secondo trimestre su base congiunturale. Nei primi tre mesi dell'anno, il Pil era calato dello 0,3%. Il governo di Madrid stima una contrazione dell'1,5% per l'intero anno.
sen/
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