Politica ed economia:
1. Il sogno americano di Sergio Marchionne.
2. Ungheria, legge sui media: il tedesco Lehne difende il premier Orban.
Finanza e debiti sovrani:
3. Forte domanda per il primo bond targato Efsf: richiesta oltre 40 mld.
4. Crisi: Giappone compra 20% bond Efsf.
1. Il sogno americano di Sergio Marchionne . Articolo di Economia salute e ambiente, pubblicato venerdì 14 gennaio 2011 in Belgio. [De Tijd]. Per il capo della Fiat, la fusione con la Chrysler è un matrimonio perfetto. Sergio Marchionne ha un sogno americano. Il gran capo dell’azienda automobilistica italiana ha puntato tutto sulla fusione con la Chrysler. Quest’anno ha intenzione di acquisire la maggioranza dell’azienda americana. Questo cambiamento darà alla Fiat le dimensioni necessarie e salverà la Chrysler dal fallimento. Intervista di François Bailly, Detroit. L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dà l’impressione di essere un tipo riflessivo, ma ha un fare molto disinvolto. È chiaro che si sente a suo agio a Detroit, la capitale americana dell’automobile. Il capo dell’azienda automobilistica italiana ha già comprato un castello sulla sponda canadese del Detroit, il fiume che segna il confine tra lo stato americano del Michigan e la provincia canadese dell’Ontario, dove passa la maggior parte del suo tempo.
Il piano è chiaro. Senza un partner, la Fiat non potrà mai diventare un attore globale, requisito indispensabile per poter realizzare dal punto di vista economico gli ingenti investimenti per la realizzazione dei nuovi modelli. L’azienda torinese ha perciò teso la mano per salvare il ‘pollicino’ di Detroit, proponendo di assumere il controllo dell’azienda in cambio del suo know-how. Senza quel gesto, la Chrysler sarebbe fallita, travolta dal declino dell’industria automobilistica statunitense. Ma in questa mecca dei fuoristrada si iniziano a perdere la pazienza. Come può una piccola azienda italiana, specializzata nella produzione di piccolissime macchine e a corto di capitali, sperare di dare nuova vita a un produttore che ormai viene annoverato solo tra vecchi dinosauri? È un compito difficile. Sia la Daimler che la società d’investimento americana Cerberus ci hanno provato, ma hanno fallito.
“Nel corso degli ultimi sei mesi sono cambiate molte cose”, afferma Scott Burgess, analista dell’industria automobilistica per il quotidiano locale The Detroit News. “Marchionne ha il dono dell’eloquenza ed è bravissimo a infondere fiducia nei suoi progetti. Inoltre, sa di avere una sola possibilità.” Gli operai della Chrysler hanno capito il messaggio e sono convinti che il loro futuro sia nelle mani della Fiat. La partita è quindi già vinta per metà.”
Con la nuova Fiat 500 lei ha rilanciato il marchio Fiat negli Stati Uniti. Quanto è importante?
Sergio Marchionne: “Qui tutti mi parlano della Cinquecento, ma il discorso verte sempre sulle sue piccole dimensioni. Io allora dico: ‘È una Fiat’. Questo è il riassunto di ciò che offriamo agli americani: design. Un prodotto totalmente nuovo.”
Quanti esemplari della Fiat 500 si augura di vendere negli Stati Uniti?
Marchionne: “È impossibile da prevedere. La fabbrica di Toluca (la Fiat 500 viene prodotta in Messico, ndr) ha una capacità massima di 120.000 vetture all’anno. Prevediamo di venderne la metà in Cina e in Messico. Tutto dipenderà dalla domanda. Mi sono già arrivate le prime reazioni dei nostri concessionari, e sono positive. Torni a chiedermi le cifre tra un anno.”
Come vanno gli approcci con la Chrysler?
Marchionne: “Sono molto soddisfatto al riguardo. Stiamo anche pensando di integrare la Lancia, ormai non è più un segreto. Di recente abbiamo fatto un grande sforzo per rilanciare la Lancia. Ma non è nostra intenzione attribuire uno stile italiano alle Chrysler che vogliamo mettere in circolazione qui, come non lo è americanizzare la Lancia; uniremo i due marchi con molta prudenza. Abbiamo la possibilità di creare un duo che offra una gamma totale di prodotti: dalla piccola Ypsilon fino al Minivan. Non solo è una opportunità unica ma è anche una necessità.”
Qual è il suo maggiore timore in questo momento?
Marchionne: “La più grande sfida commerciale quest’anno è in Europa. Le vendite stagnano. La Fiat deve immettere nuove automobili sul mercato, per esempio la Panda. Molto dipenderà dalle cifre di vendite che riusciremo a fatturare quest’anno con quell’utilitaria.”
Si sente spesso dire che ‘il mercato è saturo’.
Marchionne: “Il sistema degli incentivi alla rottamazione viene smantellato dappertutto, il 2011 sarà un anno di transizione. Il mercato deve tornare a essere stabile. Per la Fiat questo significa riuscire a far parte del gruppo che saprà mantenere intatte le proprie vendite. Nel 2012 dovremo essere in pole position per uscire vittoriosi dalla competizione. Il potenziale della nostra offerta e dei nostri prodotti diventerà chiaro solo allora.”
Come pensa di riuscire a crescere negli Stati Uniti?
Marchionne: “Abbiamo diversi modelli in cantiere, che verranno lanciati nel 2012 o nel 2013. La Ford e la General Motors sono molto forti nel settore delle grandi vetture, come fuoristrada e pick-up. Quello è un mercato molto difficile, ma non lasceremo perdere i camion perché quel genere di prodotto offre alti margini di guadagno e ci sarà sempre domanda. Prevediamo però che saranno soprattutto le vetture piccole a determinare la crescita del mercato. Inoltre, tutto dipende da fattori esterni, come il prezzo del combustibile. Se le nostre previsioni sono corrette e gli americani dovranno iniziare a guidare macchine piccole, la Fiat e la Chrysler disporranno dei prodotti giusti per poter crescere. La Chrysler potrà quindi vendere soprattutto vetture di classe media C e D, grazie ai modelli che ha sviluppato con la Fiat.”
Nel 2010 lei aveva promesso di vendere 1 milione di Chrysler, e ci è riuscito. Il gruppo americano sarà in attivo anche nel 2011?
Marchionne: “Certo. Chrysler chiuderà l’anno in positivo.”
Il prossimo passo sarà un ritorno alla borsa. Può confermarlo?
Marchionne: “La GM ha fatto abbastanza colpo da attirare nuovamente l’attenzione degli investitori. Ma l’ha fatto anche la Chrysler? Dobbiamo in primo luogo dimostrare di essere in attivo e di mantenere questo andamento, è ciò che i banchieri di Wall Street si aspettano da noi. Tengono gli occhi aperti e tendono le orecchie, sono all’erta. È incredibile come le cose sono cambiate negli ultimi 18 mesi.”
Un’entrata in borsa (IPO) naturalmente farebbe alzare il prezzo che la Fiat deve pagare per ottenere il controllo della Chrysler.
Marchionne: “È così che funzionano i meccanismi di mercato. Speriamo di poter ripagare in tempi brevi il prestito che il governo americano ci ha concesso. Prima lo facciamo, prima ce ne liberiamo. La prospettiva di una possibile IPO potrebbe inoltre accelerare l’acquisizione della Chrysler.”
Quel controllo totale è quindi l’obiettivo finale?
Marchionne: “Posso solo esprimere quali siano le mie speranze. Sì, effettivamente sogno che un giorno la Fiat acquisisca la maggioranza nella Chrysler. Ma non posso prometterlo, ci sono fattori sui quali non ho nessun controllo. Ma rimango determinato a ottenere quella quota di maggioranza del 51 per cento. Sono convinto che la Chrysler sia un buon investimento, inoltre si tratta di una opportunità unica per la Fiat di creare ricchezza.”
Si mormora che la Volkswagen abbia grande interesse per Alfa Romeo e Ferrari. La Fiat dovrà cedere alcuni capitali per poter pagare quella quota di maggioranza della Chrysler?
Marchionne: “Abbiamo abbastanza soldi per poter raggiungere i nostri scopi e comprare quello che vogliamo. Spero che i tedeschi l’abbiano ben capito. Una vendita è esclusa.”
Nel 2011 lei dovrà negoziare un nuovo contratto di lavoro per la Chrysler con il sindancato UAW. La cosa la preoccupa?
Marchionne: “In passato abbiamo già collaborato con la United Auto Workers per studiare nuove e sane condizioni di lavoro per la Chrysler. Sono convinto che raggiungeremo in tempi molto brevi un accordo che soddisferà tutte le parti.”
Perché è molto più facile raggiungere un accordo negli USA che in Italia? Lì, il suo piano di riforma industriale continua a causare disordini sociali.
Marchionne: “Potremmo parlarne per una giornata intera. Il grande vantaggio che offrono gli USA è che qui ho un unico sindacato come interlocutore, la UAW. Nella fabbrica di Mirafiori a Torino c’è una piccola minoranza che alza molto la cresta e che crede di poter influenzare la maggioranza. Ma le cose non funzionano così in un’azienda moderna. Quando diventa chiaro che quelli che scelgono una data opzione sono la maggioranza, a quelli che scelgono l’altra opzione non resta che rassegnarsi. In Italia i perdenti non sanno ammettere la loro sconfitta. E non voteremo per una seconda volta sulla la stessa questione.”
E se la situazione non si sbloccasse?
Marchionne: “Ho un piano B. Ho altre fabbriche oltre a quelle italiane. In tutto il mondo ci sono fabbriche della Fiat.”
[Articolo originale "De Amerikaanse droom van Sergio Marchionne" di François Bailly]
2. Ungheria, legge sui media: il tedesco Lehne difende il premier Orban. Berlino, 25 gen (Il Velino) - Sulla nuova normativa sui media in Ungheria, la cosiddetta “legge bavaglio” contestata dalla Commissione europea, il premier Victor Orban ha trovato inaspettatamente un potente alleato nell’eurodeputato tedesco Klaus-Heiner Lehne, eletto nelle liste della Cdu di Angela Merkel e presidente della Commissione giuridica del Parlamento Europeo. “Il primo ministro ungherese Urban è stato al gruppo parlamentare del partito popolare europeo e vi ha trovato un sostegno unanime – ha dichiarato Lehne alla stampa – Nel gruppo del Ppe c’è una vasta solidarietà con Victor Orban. Anche se un paio di dettagli non dovessero essere a posto, Orban è comunque un combattente della libertà che si è sempre impegnato per la democrazia e la libertà”. E ancora: “Volere insinuare che quest’uomo vuole limitare la libertà d’opinione, è assolutamente fuorviante”.
Lehne ha affermato di avere ricevuto dal premier Orban l’assicurazione che il suo governo presenterà al Parlamento ungherese proposte di emendamenti della legge in questione, qualora dovessero risultare necessari in base alle risultanze del rapporto degli esperti della Commissione di Bruxelles. A giudizio dell’europarlamentare tedesco, si tratta di “una tempesta in un bicchiere d’acqua che ha tuttavia turbato l’inizio della presidenza di turno ungherese dell’Unione Europea.
Lehne si è mostrato convinto che le proteste siano sproporzionate e originate da una scarsa conoscenza dei fatti: “Ritengo che il 99 per cento dei critici non abbia letto affatto la legge. Io ho letto gli aspetti criticati relativi al pluralismo e all’autorizzazione di media : in confronto alla legge sui media per le emittenti private nel Nordreno-Vestaflia (la più popolosa regione tedesca: ndr) le formulazioni nella legge ungherese sono addirittura liberali”.
In effetti, il potere dei governatori dei Länder sulle emittenti radiotelevisive, pubbliche e private, è molto forte e vincolante. Piuttosto, a giudizio del presidente della Commissione giuridica del Parlamento europeo, è criticabile l’imposizione di una tassa speciale sulle grandi imprese in Ungheria. “Questa norma è molto più problematica – sostiene Klaus-Heiner Lehne – La tassa speciale vale per tutti, ma le aziende straniere per la loro grandezza sono particolarmente colpite. Siamo molto al limite. Una simile legge che interessa specificamente le grandi imprese ma di fatto riguarda prevalentemente quelle straniere, dal mio punto di vista è una discriminazione”. (Enzo Piergianni) 25 gen 2011 15:36
3. Forte domanda per il primo bond targato Efsf: richiesta oltre 40 mld. Roma, 25 gen (Il Velino) - Richiesta “spettacolare” per il bond - scadenza luglio 2016 e rating tripla “A” - lanciato questa mattina dal fondo di stabilità europeo, l’European Financial Stability facility (EFSF). Il rendimento offerto è stato pari a 6 punti base sul tasso del midswap. Gli ordini, arrivati da alcuni dei più grandi fondi pubblici e privati di tutto il mondo, avrebbero superato i 40 miliardi di euro, contro un importo offerto di 5 miliardi. Lo scrive il Financial Times. La domanda, spiega il FT, “è stata favorita dalla crescente speranza che i responsabili politici dell’Ue affrontino il problema e attuino le riforme vitali per rendere la zona euro più robusta”. Il bond EFSF ha un rating tripla A assegnato dalle tre principali agenzie (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch), il che lo rende estremamente attraente per le banche centrali, i fondi sovrani e i grandi investitori privati. L’European Financial Stability facility, aggiunge il Wall Street Journal, punta a raccogliere 26,5 miliardi di euro nei mercati come parte del programma di sostegno all’Irlanda, il primo - e finora unico - paese che ha fatto ricorso al fondo. Nel corso dell’anno sono previste altre due offerte obbligazionarie di dimensioni simili. Il bond emesso oggi è garantito dai bilanci dei singoli paesi europei che hanno aderito all’EFSF. (cos) 25 gen 2011 14:59
4. Crisi: Giappone compra 20% bond Efsf. La 1/a emissione del fondo di salvataggio europeo da 5 mld euro. (ANSA) - ROMA, 25 GEN - Il Giappone ha acquistato oltre il 20% del primo bond da 5 miliardi di euro emesso oggi dal Fondo di salvataggio europeo, l'European Financial Stability facility (Efsf). 'C'e' stata una forte domanda proveniente dall'Asia. Il governo giapponese ha comprato oltre il 20%, confermando l'impegno di voler contribuire alla stabilita' finanziaria dell'Europa', hanno detto i vertici del Fondo in una nota citata da Bloomberg.
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