Sezione economia padana ed assimilate:
1. Modena. Niente scontrini e marchi fasulli.
2. Ferrara. Centinaia di trasgressori della ztl.
3. Sermide. Mantova. Incentivi ai negozi del centro storico.
4. Conegliano. Treviso. Gli effetti della crisi: 13 aziende fallite in 4 mesi.
5. Mantova. Ricorsi, la carica dei cinquecento precari.
6. Ferrara. E' dura anche per i manager.
7. Pavia. Gli invalidi pronti a scendere in piazza.
8. Belluno. Sociale, uniti contro i tagli.
9. Cortina d’Ampezzo. Belluno. Cortina, il povero diventa vip.
10. Piemonte, scoppia la guerra dei pannolini tra regione e provincia di Torino.
11. Parma. Apicoltura, la Regione mette a disposizione 537 mila euro.
12. Trieste. Porto, sfida sui container: Capodistria supera Trieste.
13. Pordenone. Aziende in crisi nel Pordenonese, quasi mille esuberi in un anno.
14. Parentopoli a Gorizia, Romoli ordina un’indagine.
Sezione chiedono 5 per portare a casa 4:
15. Bolzano. Monumento e duce La Svp a Bondi: «Solo impegni scritti».
16. Trento. Invasione di imprese cinesi. Oltre cento ditte in Trentino.
17. Mestre. Venezia. Preti veneziani all'unisono «Avevamo grandi statisti oggi c'è solo degrado».
Sezione economia del sud:
18. Casaprota. Rieti. 49° Sagra della bruschetta di Casaprota.
1. Modena. Niente scontrini e marchi fasulli. La Finanza trova 77 irregolari. Su 77 controlli per scontrini fiscali e marchi irregolari quasi uno su due ha portato alla scoperta di comportamenti fuorilegge da parte dei rivenditori. Alla Fiera dell'Elettronica le Fiamme Gialle hanno trovato in 44 commercianti problemi sia per la documentazione fiscale che per le garanzie dovute ai consumatori nei prodotti in vendita. In due giornate circa 40 militari sono stati impegnati tra gli stand. Per il terzo anno consecutivo la Guardia di Finanza ha effettuato i controlli nella rassegna e ha trovato una percentuale di evasione fiscale altissima anche se leggermente più bassa rispetto a quella delle edizioni precedenti. Lo scontrino fiscale insomma è uno sconosciuto nelle fiere fai-da-te dove microimprese di una persona sola si buttano sull'importazione parallela di componenti o di oggetti di largo cosumo, come penne Usb e accessori per computer. Ordini via internet, pagamenti alla consegna, un garage o addirittura la propria abitazione comme deposito: è questo l'identikit dell'aspirante tycoon che non va per il sottile quando deve vendere sotto costo e sotto regola piccoli oggetti di grande profitto. La Finanza di Modena ha poi alzato il tiro. La contraffazione del marchio "CE", quello riservato ai prodotti fabbricati nella Comunità Europea, è la regola sui giocattoli prodotti in Cina, che hanno standard di sicurezza molto più bassi rispetto ai nostri. Al suo posto i militari hanno trovato un marchio del tutto simile, sempre "CE" ma con una grafica diversa, per non incappare nel reato di frode. Di fronte alla sigla del "China Export" i Finanzieri non si sono lasciati ingannare. «Per scoprire il falso - fanno sapere al comando delle Fiamme Gialle - basta scrivere con una matita un 8 tra la "C" e la parte centrale della "E": coi falsi è impossibile, le lettere sono troppo ravvicinate». In tutto 34 commercianti non emettevano scontrini o li emettevano con cifre molto più basse; 43 avevano prodotti con marchi fasulli. Per questi ultimi è scattato il sequestro della merce e la denuncia all'autorità giudiziaria. (s.c.)
2. Ferrara. Centinaia di trasgressori della ztl. Con Musa prevista pioggia di multe. Tagli ai contributi sociali e ai premi. Il grosso delle maggiori entrate previste dalla manovra 2011 del Comune deriva dalle multe delle telecamere Musa, 1.350.000 euro in otto mesi. E' una previsione prudente, se sono indicative le fotografie scattate negli ultimi 30 giorni ai varchi della ztl: prima di Natale tutti buoni, poi sono letteralmente esplosi gli accessi vietati. Si parla addirittura di centinaia di violazioni al giorno. Gli sbalorditi vigili che stanno testando il sistema di telesorveglianza, infatti, stanno osservando passare sotto i loro occhi i reali comportamenti degli automobilisti ferraresi. Pochi sanno infatti che le telecamere già sono in funzione, e comunque si tratta appunto di prove tecniche, senza nemmeno avvisi bonari a domicilio per le infrazioni. L'assessore alla Mobilità, Aldo Modonesi, ha previsto che già a metà febbraio possa partire la fase di controlli "in bianco", cioè senza multe, e attorno a Pasqua il sistema entri in piena operatività. Poi dipenderà dalla capacità di adattamento degli automobilisti: oggi succede che la stragrande maggioranza delle violazioni della ztl si registri dopo le 18-18.30, quando cioè i controlli da parte dei Vigili urbani si allentano. Una volta arrivate le prime multe (magari non dopo mesi, in maniera tale che il trasgressore "seriale" sia avvertito prima di prenderne a dozzine), in genere i comportamenti si adeguano e di conseguenza cala l'afflusso di denaro nelle casse comunali. E' previsto anche un incremento del prezzo dei pass, del 10-15%, ad esclusione di quelli dei residenti. Ma il grosso della manovra, 9 milioni di euro, sono i tagli illustrati ieri dal sindaco Tiziano Tagliani, dal segretario Roberto Finardi e dagli assessori Massimo Maisto (Cultura), Luigi Marattin (Bilancio) e Chiara Sapigni (Sociale) ai sindacati. «Sorprese? Diciamo di no, ma ci sono molti aspetti critici» ha commentato il segretario provinciale Cgil, Giuliano Guietti, al termine dell'incontro. «Abbiamo chiesto approfondimenti su tutto» ha aggiunto Bruna Barberis (Cisl). A spaventare i sindacati sono soprattutto i tagli sul sociale (circa 1 milione di euro) e al personale (2,4 milioni), che saranno dettagliati in incontri specifici: ne sono stati chiesti tre. Per il personale si parla di azzeramento del premio di produttività e stop a tutte le assunzioni, oltre che la sostituzione di operatori coop con dipendenti comunali nelle biblioteche: sul sociale sono previsti riduzioni di contributi all'Asp e dell'intervento diretto del Comune, oltre che l'azzeramento degli aiuti sulla Tia per i meno abbienti. La cultura sarà ulteriormente ridotta di quasi 2 milioni, per circa la metà grazie alla mancata mostra di primavera di Diamanti e per il resto con tagli generalizzati alle attività, compreso il contributo al Teatro comunale. Non sarà indolore in particolare l'incontro di domani sera con il terzo settore, mentre oggi pomeriggio c'è il faccia a faccia con gli imprenditori. Martedì 1 febbraio è previsto il via libera alla manovra da parte della giunta, e quella sera stessa, alle 20.30, un incontro pubblico alla sala Estenste. L'idea è di rendere il senso della manovra con la massima trasparenza, anche se non sono esclusi ritocchi fino alla presentazione in Consiglio comunale.
http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2011/01/25/news/centinaia-di-trasgressori-della-ztl-3269266
3. Sermide. Mantova. Incentivi ai negozi del centro storico. Nel piano del Comune sovvenzioni per rivitalizzare il cuore del paese. SERMIDE. Per compensare la nascita di un supermercato fuori dal paese, il Famila che sorgerà nella zona dell'ex zuccherificio, il Comune ha già messo in programma una serie di incentivi per l'insediamento di attività commerciali in centro storico, affinché il cuore del paese non si spenga definitivamente. Questo è solo uno dei punti compresi nell'illustrazione del futuro Pgt. Si terrà, infatti, martedì 1 febbraio l'incontro pubblico per parlare del Piano del governo del territorio di Sermide, il Piano delle regole e il Piano dei servizi. L'appuntamento è alle 21 nella sala consiliare del municipio; introduce il discorso il sindaco Marco Reggiani, seguono le relazioni degli architetti Peraboni, Valpondi, Treu, Berni. Saranno presenti rappresentanti dell'amministrazione e dell'ufficio tecnico comunale. Anticipa alcuni punti chiave del Pgt, l'assessore alle attività produttive Giorgio Marmai. «Il primo punto, quello più importante del nostro Pgt, sarà incentrato sul piano di lottizzazione dell'area ex zuccherificio che interessa oltre metà della fabbrica dismessa ormai da oltre vent'anni e che vedrà ora l'insediamento di una struttura di media vendita - spiega l'amministratore - Considerato che apre quindi un supermercato, abbiamo pensato anche a misure per recuperare e rivitalizzare il centro storico, cioè incentivi alla residenzialità e alle attività produttive, cioè ai negozi di vicinato». Il nuovo Pgt, già vagliato dal consiglio comunale, individua le quattro nuove aree di trasformazione residenziale e produttiva (2+2); nel documento si focalizza l'attenzione anche sulla viabilità urbana, in collegamento con le provinciali che circondano il paese; e poi risparmio energetico e fonti rinnovabili, rispetto del territorio e dell'ambiente con strumenti quali la zonizzazione elettromagnetica del comprensorio.
4. Conegliano. Treviso. Gli effetti della crisi: 13 aziende fallite in 4 mesi. Soffrono il comparto metalmeccanico, il settore del legno, i negozi e le società di servizi. CONEGLIANO. Sono 13 le attività nel Coneglianese, per le quali il tribunale di Treviso ha emesso la dichiarazione di fallimento, negli ultimi quattro mesi del 2010. Continua l'ondata di crisi che ha visto fallire complessivamente 108 attività nella Marca nell'ultimo quadrimestre. Ad essere colpite aziende metalmeccaniche, ma anche del settore legno, società di servizi e negozi. Il 26 ottobre il tribunale ha emesso il decreto di fallimento per la «Serafin Gino & C. snc» di via Majorana 14 a Santa Lucia, ditta che eseguiva lavorazione di metallo; curatore è Alberto Rossolini e giudice Caterina Passarelli. Nella «Serafin» occupava una ventina di persone tra operai e impiegati. Da oltre vent'anni operava con qualità nella lavorazione di qualsiasi tipo di lamiera dall'acciaio al ferro, dall'ottone all'alluminio grazie al vasto parco macchine disponibili. Sul caso, Ottaviano Bellotto della Cgil di Conegliano-Vittorio commenta: «L'azienda era inizialmente impegnata con la lavorazione dell'acciaio, poi è proseguita anche con altre lavorazioni, ma con la crisi è fallita e ha chiuso: tutti i dipendenti sono stati messi in mobilità e stanno cercando lavoro». L'8 settembre è stata aperta la procedura per la Senior Service sas di Guidetti Alberto & C. di via Brigata Marche 28 a Conegliano. Dichiarata il 17 settembre fallita la «Piavecarri spa», già in liquidazione, concessionaria di camion industriali Daf in via Conegliano 73 a Susegana. E' dell'11 ottobre la dichiarazione di fallimento per «Italian Blend srl» di viale Italia 103 a Conegliano. Chiusura anche per Biotecno srl (28 settembre), di viale Italia 212/f a Conegliano. Dichiarata fallita il 28 settembre la Lucrezia srl, già in liquidazione, in via Gera 18 a Conegliano. Per l'Essegi srl, prodotti metallici, in via Crevada 8/c a Susegana, la dichiarazione risale al 19 ottobre. Dichiarazione di fallimento emessa il 14 ottobre per Pasquali Aladino titolare dell'Euroverniciatura, ditta di via per Brugnera 4 a Gaiarine, operante nel settore della lucidatura, laccatura e verniciatura di mobili. Anche per la Milc snc di Cescon Orfeo & C. la dichiarazione è del 12 novembre; la ditta di via Petris 14 a Codognè, produceva semilavorati per le pasticcerie e l'industria dolciaria. Fallimento emesso anche per la «Cfp Capitalferro Priula» di Biondo Adriana, di via dei Pascoli, 7 a Susegana. Chiusa pure la Thema srl (21 dicembre), già in liquidazione, di via Cervano a San Pietro di Feletto. Decreto di fallimento il 20 dicembre per la «Organizzazione reti di pulizie sas» di Ongaro Ruggero e C. di via Verona 18 a Conegliano. Infine decreto (29 dicembre) per «Linea Azzurra srl», già in liquidazione, negozio di biancheria intima e merceria in corso Mazzini 64/a a Conegliano.
5. Mantova. Ricorsi, la carica dei cinquecento precari. Soltanto quattro dal settore privato. I sindacati: è ricatto occupazionale. Come gli operai di Mirafiori, costretti a votare «con la pistola alla tempia». Così tanti precari del settore privato, l'esercito di chi ha in tasca un contratto a progetto, niente diritti e stessi obblighi dei lavoratori subordinati. In tanti hanno bussato al sindacato, solo in 4 hanno fatto ricorso. Alla fine, scaduto il termine del 23, il "contaprecari" si è fermato a 452. Quasi tutti insegnanti. Ricatto occupazionale. Con questi chiari di luna chi si sognerebbe di fare ricorso? Ci si appiglia alla catena dell'ennesimo rinnovo. Senza fare più caso al ticchettio della bomba a orologeria che il datore di lavoro ti mette in tasca ad ogni contratto (l'immagine è di Ascanio Celestini). A denunciare il ministero, invece, ci vuole sempre fegato ma (forse) meno coraggio. Il datore è lontano, pubblico, tentacolare. A imporre la scadenza del 23 gennaio 2011 era stato il collegato lavoro, entrato in vigore il 24 novembre. Ai precari venivano concessi sessanta giorni di tempo per impugnare provvedimenti ritenuti irregolari. Della serie parla ora o taci per sempre, ricorri entro il 23 gennaio o dì addio ai tuoi diritti. A riferire cifre e stati d'animo sono i sindacati. La Cgil ha raccolto 343 ricorsi: 292 impugnazioni e 51 richieste di differenza salariale (lo scarto tra quanto pattuito e la sorpresa in busta paga). Delle 292 impugnazioni, 280 riguardano il mondo della scuola. Soltanto quattro i precari che, assunti a progetto da datori privati, hanno alzato la voce per pretendere il riconoscimento di un rapporto subordinato. «Una goccia nel mare», ammette Italo Freddi del Nidil, la categoria che si occupa degli atipici sotto l'ombrello largo della Cgil. L'acronimo sta per nuove identità di lavoro. La Uil Scuola ha raccolto un centinaio di ricorsi: 20 sono già impugnazioni, 80 attendono nell'ufficio di conciliazione dell'ispettorato del lavoro. «Abbiamo offerto la nostra consulenza a titolo gratuito - informa Luigi Occari -, salvo buon fine». Sessanta, invece, le richieste arrivate alla Cisl Scuola. A spiegare l'iter è Domenico Bartolone: la prima toppa per sanare la presunta ingiustizia è affidata a una lettera, quindi scatta il nuovo termine di 270 giorni per affermare il proprio diritto calpestato davanti al giudice del lavoro. O meglio, scattava, visto il 23 gennaio è ormai alle spalle. A conti fatti, aggiungendo anche i 60 precari (tra bidelli e insegnanti) che si sono rivolti autonomamente al giudice, e includendo le richieste di differenze salariali, la somma dà 563. Più o meno. Ma la tensione resta alta, pure nel perimetro delle sigle sindacali. Così il segretario della Cgil, Massimo Marchini, rivendica l'opposizione a un altro punto rovente del collegato lavoro. Quello che impone la scelta preventiva tra arbitrato e ricorso al giudice in caso di contenzioso futuro. Un altro anello nella catena dei ricatti.
6. Ferrara. E' dura anche per i manager. Agevolazioni per le Pmi che assumono over 50 disoccupati. Federmanager Ferrara, attraverso il suo presidente, Michele Natale, richiama l'attenzione sulla situazione della provincia di Ferrara, in cui ci sono ancora aziende, soprattutto le Pmi, che hanno difficoltà a recuperare le posizioni perdute in termini di volumi produttivi, mercati e profittabilità: c'è una disoccupazione giovanile in crescita e una mancanza di prospettive per molti lavoratori, anche dirigenti, over 50. «L'emarginazione degli over 50 - afferma Natale - rappresenta una grave perdita per il sistema economico e produttivo oltre che un autentico dramma personale per chi, ultracinquantenne qualificato e con una famiglia da mantenere, si vede chiudere tutte le porte». Eppure secondo una ricerca di Manageritalia sulla base di dati Eurostat 2008, l'Italia occupa la terz'ultima posizione, con poco più del 2%, nella graduatoria europea sull'incidenza percentuale dei dirigenti all'interno delle aziende. Ben altri i dati nel resto d'Europa: Gran Bretagna 15%, Irlanda 10,3%, Finlandia 7,6% e Olanda 7,4%. Per correggere questa anomalia e per aiutare le Pmi a uscire dall'attuale situazione di crisi il Ministero del Lavoro, in collaborazione con Federmanager e Manageritalia, nell'ambito dell'azione di sistema Welfare to Work per le politiche di reimpiego, ha avviato un progetto per il reinserimento di dirigenti over 50 disoccupati. E' questo un tentativo, utile anche per la provincia di Ferrara, di mettere a fattore comune due problemi e vederne le opportunità: offrire un'occasione a lavoratori qualificati maturi, espulsi dal mercato del lavoro, di reinserimento nell'ambito delle piccole imprese a cui potranno contribuire allo sviluppo qualitativo e quantitativo; offrire un'opportunità alle piccole imprese di acquisire personale qualificato che apporterà un valore aggiunto in termini di esperienza e di competenze tecniche e manageriali con costi accessibili. Infatti le imprese potranno avere un contributo pari a 10mila euro per ogni dirigente assunto con contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato di almeno 24 mesi; 5mila euro per ogni dirigente assunto con contratto a tempo determinato di almeno 12 mesi o con contratto di collaborazione a progetto di almeno 12 mesi. C'è anche un'altra ragione per cui l'ingresso di dirigenti nelle piccole aziende andrebbe ulteriormente incentivato. In un certo numero di aziende si sta ponendo il problema di un passaggio generazionale problematico o addirittura irrealizzabile. In queste aziende l'inserimento di dirigenti preparati e con conoscenze del mercato può contribuire in misura significativa a una transizione non traumatica verso nuovi assetti proprietari e gestionali più in linea con il contesto europeo. Sono questi in sintesi i risultati che si vogliono raggiungere con le azioni previste nell'ambito del progetto, diventato attivo dal 1 gennaio 2011. Il protocollo prevede un finanziamento ministeriale pari a 10 milioni di euro, destinati a incentivi a favore delle aziende per l'assunzione di dirigenti over 50 in stato di disoccupazione. La richiesta da parte delle aziende va presentata il prima possibile unicamente tramite il sito dei Servizi al lavoro, attivo dall'11 gennaio 2011 (www.manager.servizilavoro.it). Saranno infatti ammesse al contributo esclusivamente le richieste riferite ad assunzioni effettuate successivamente alla data di pubblicazione dell'avviso (21 dicembre 2010) e non oltre il 30 novembre 2011 (farà fede l'ordine cronologico di presentazione della richiesta di contributo).
7. Pavia. Gli invalidi pronti a scendere in piazza. «Basta considerarci truffatori a priori, i malati veri sono la maggioranza». PAVIA. I disabili sono pronti a scendere in piazza. Anzi in viale Cesare Battisti, davanti alla sede dell'Inps. E ieri hanno bussato alla porta del prefetto. «Siamo esasperati. Da settimane chiediamo al nuovo direttore dell'Inps un incontro perché la situazione non è più tollerabile. Non ci ha mai risposto» dice Nicola Stilla, presidente della Federazione che raccoglie le 5 associazioni dei disabili della provincia. Parla a nome di tutti. Migliaia di iscritti. Sfiancati dalle lungaggini burocratiche per vedersi riconoscere la disabilità, da mesi e mesi di attesa per ricevere la pensione (fino a 8 mesi). Ora dicono basta. Ieri mattina hanno chiesto aiuto al prefetto, Ferdinando Buffoni. «Si è impegnato a organizzare al più presto un incontro con l'ente - dice Stilla -. Se non ci saranno riscontri concreti saremo costretti, nostro malgrado, a scendere in piazza. I falsi invalidi sono pochi. Ma molti, la stragrande maggioranza, sono veri sordi, veri ciechi, veri invalidi che vengono trattati come se stessero rubando qualcosa. Non vogliono essere etichettati sempre e a priori come truffatori». Annuiscono, determinati ad andare fino in fondo in questa battaglia «a favore di tante persone già svantaggiate», Antonio Valdi (Anmic), Walter Ferrari (Anmil), Luigi Ferrari (Ente nazionale sordi), Loriana Frendi (Unione ciechi e ipovedenti), Gianni Rovati (Unione mutilati per servizio). L'unione fa la forza, sottolineano. E il problema non riguatrda solo Pavia, ma l'intero Paese. La riforma per semplificare le procedure le ha invece complicate. Un fallimento. «Il piano straordinario del ministero per scovare i falsi invalidi crea più danni che benefici - dicono -. Noi chiediamo di continuare le verifiche ma di semplificare la procedura, rispettando le persone». Perché convocare una visita-fotocopia per un malato che ha già superato l'esame Asl non è molto rispettoso, fanno notare. E questo accade perché da agosto 2010 alle commissioni dell'Asl in viale Indipendenza non partecipa più il medico dell'Inps, tanto che le sedute si sono ridotte da 22 a 12 a settimana (in tutta la provincia). Ma neppure definire «rivedibili» disabili con patologie che, salvo miracoli, non possono regredire è rispettoso. «Alcune patologie, purtroppo, sono irreversibili - spiega Stilla -. Qualche esempio? Un non vedente con glaucoma dalla nascita, un sordo con una lesione definitiva all'apparato uditivo, un mutilato senza gli arti inferiori». E poi, sottolinea Valdi, c'è la spinosa questione della sindrome di Down dove la burocrazia cavilla in modo capzioso sulla gravità più o meno accentuata, in barba ai cromosomi. «La cosa più grave è che queste persone rimangono per mesi senza la pensione - spiegano i responsabili delle associazioni -. Vengono chiamate per la revisione nel mese in cui scade il periodo di invalidità, mai prima come sarebbe auspicabile. E tra la visita e la notifica passano mesi. Prima erano 90 giorni, ora sono molti di più. Ma l'assistito nel frattempo rimane senza assegno. E c'è gente che di questa pensione ci vive». Ci sono poi quelli che aspettano l'accoglimento della loro domanda. «In caso di esito negativo fanno ricorso e lo vincono nel 90% dei casi». All'Inps la Fand, la federazione dei disabili, chiede di adottare procedure più semplici, di aumentare il numero di medici in modo che possano partecipare alle sedute collegiali, di riconoscere i benefici economici a quelle persone riconosciute invalide a partire da agosto «senza ulteriori "chiamate a visita"». Anche per l'Asl hanno una richiesta: i sindacati interni all'azienda hanno già preso posizione sul problema, «ma sarebbe importante che lo facesse anche il nuovo direttore generale».
8. Belluno. Sociale, uniti contro i tagli. Prade, Tosi, Variati firmano il documento inviato in Regione. BELLUNO. «Il mio appoggio ai lavori della Conferenza regionale permanente per la programmazione socio sanitaria è totale. Condivido con Flavio Tosi, sindaco di Verona, e con Achille Variati, sindaco di Vicenza, le medesime preoccupazioni circa alcune scelte che si stanno prospettando a livello regionale e che rischiano, con i tagli che si vogliono fare, di pregiudicare la tenuta dei servizi sociali sul nostro territorio. Mi auguro che la Regione tenga conto delle osservazioni che abbiamo formulato con spirito di collaborazione ma senza cedere di un millimetro sulla necessità di salvaguardare i diritti della nostra gente». Così ha commentato il sindaco Prade, il documento che la Conferenza regionale permanente per la programmazione socio sanitaria ha redatto e sottoposto alle competenti autorità regionale sul tema dei servizi sanitari. La Conferenza raccoglie tutti i presidenti delle Conferenze dei Sindaci delle Usl regionali. Questi i punti salienti del documento. É stato chiesto il ripristino integrale e urgente del Fondo regionale per le politiche sociali. Il taglio previsto di 19 milioni di euro significa per i Comuni e per le Usl la riduzione di servizi di importanza fondamentale quali, fra gli altri, l'integrazione lavorativa per i disabili e l'integrazione scolastica. Occorre rispettare il principio dell'autonomia per i territori delle diverse aziende sanitarie. L'azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, pari ad oltre 28 milioni di euro, pregiudica questo principio e impedisce il finanziamento degli assegni di cura. É stato richiesto il ripristino integrale del Fondo regionale per le politiche sociali e per i trasferimenti alle amministrazioni a favore degli utenti Ceod. Il taglio che si prospetta è pari a circa 6 milioni di euro. É stata inoltre avanzata una forte preoccupazione per il problema della Case di riposo, vincolate dalla normativa statale al 40% della spesa per il personale il quale, allo stesso tempo, è chiamato a garantire gli standard regionali del servizio. Alla Regione è stata chiesta una forte e decisa iniziativa nei confronti dello Stato affinché vi sia una deroga normativa per il settore dei servizi alla persona e in particolare per l'area della disabilità e per quella degli anziani. Attorno a questi quattro punti, la Conferenza permanente ha chiesto una pronta ridefinizione dei capitoli di bilancio, affinché vengano garantite le risorse finanziarie del 2010. Così i sindaci chiudono il documento: «Siamo perfettamente consapevoli dell'estrema gravità della crisi che stiamo attraversando e per questa ragione siamo fin d'ora disponibili al confronto e alla discussione, ma è nostro preciso dovere richiamare l'attenzione sul fatto che i tagli prospettati andranno ad aggravare in maniera insopportabile la condizioni di quelle che sono già adesso le fasce più deboli. E se da un lato si rende quanto mai necessaria una approfondita analisi dei livelli di essenzialità dei servizi, dall'altro è altrettanto indispensabile adottare scelte politiche consequenziali dirette a garantire ai più deboli condizioni di vita dignitose».
9. Cortina d’Ampezzo. Belluno. Cortina, il povero diventa vip. Il 44% dei contratti di affitto è intestato a nullatenenti. CORTINA. Roba da fare impallidire l'Ater e le già di per sé già pallide Dolomiti. Una nuova ricerca dice che il 44% dei contratti di locazione stipulati a Cortina è intestato a nullatenenti, pensionati con la social card, prestanome di facoltosi imprenditori. Per Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it, «i controlli da soli non bastano più». Il dato-choc emerge da una nuova inchiesta condotta da KRLS Network of Business Ethics per conto del magazine Contribuenti.it, periodico dell'associazione contribuenti italiani. «Il dato», sottolineano da Roma, «è la "media" che l'istituto ha calcolato dopo aver visionato i contratti delle più rinomate località turistiche italiane. Va da sé che la vippissima Cortina è stata la prima a essere finita sotto la lente. Nella lista "nera" (o, sarebbe forse il caso di dire... del nero) si trovano nomi come Madonna di Campiglio, Bormio, Courmayeur, Sestriere e Selva Val Gardena; ma anche Abetone, Aprica, Passo del Tonale e Roccaraso. «La ricerca», sottolineano dalla sede centrale di Roma di Contribuenti.it, «è stata svolta analizzando i contratti di locazione di ville e di abitazioni di lusso di diverse località». Da qui il dato del 44%. Tanti poveracci, dunque, dalle dichiarazioni dei redditi irrisorie, presumibilmente prestanome di imprenditori e professionisti che in questo modo eludono il fisco; o, peggio ancora, potrebbero persino fare affari d'oro con la malavita organizzata. Sono loro gli affittuari, molto spesso a nero, delle più belle ville di lusso in Italia. Secondo i dati dell'Associazione contribuenti italiani, che saranno prossimamente pubblicati sul magazine "Contribuenti.it", nel 2010 oltre la metà degli italiani ha dichiarato meno di 15 mila euro annui e circa due terzi meno di 20 mila euro; di contro, solo l'1% ha dichiarato oltre 100 mila euro, lo 0,2% più di 200 mila euro e solo 17 mila persone hanno dichiarato un reddito di oltre 300 euro all'anno. Una fotografia che stride con i dati relativi agli affitti delle ville di lusso. La spesa è cresciuta in Italia nel 2010 del 4,2 per cento; ma i "ricchi nullatenenti e i poveri possidenti" anche quest'anno destineranno buona parte della loro spesa nella locazione di ville esclusive o per i cosiddetti "passion investiments", come auto di grossa cilindrata (240.000 fuoriserie e Suv), yachts, gioielli e oggetti d'arte. E questo, nonostante la strategia della tensione messa in atto dall'amministrazione finanziaria dello Stato, evidentemente poco persuasiva. «Gli accertamenti fiscali da soli non servono per combattere l'evasione fiscale», afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it. «in Italia, negli ultimi cinque anni, è crollata la fedeltà fiscale di oltre sedici punti. Occorre sensibilizzare il contribuente al pagamento delle tasse, in quanto riceve in cambio un servizio adeguato». Intanto la Regina si veste di "nero"; che, se da un lato fa chic, dall'altro smagrisce. Ovviamente le casse dello Stato.
10. Piemonte, scoppia la guerra dei pannolini tra regione e provincia di Torino. di Antonio Calitri. Roberto Cota e Antonio Saitta vanno alla guerra dei pannolini. Con il governatore piemontese che sta cercando di mantenere la promessa fatta in campagna elettorale per un buono gratuito a tutti i cittadini con neonati, che copra interamente i consumi di pannolini dei primi sei mesi del neonato e il capo della provincia di Torino, che lo va a marcare e lancia un bando per l'acquisto di pannolini rilavabili e riciclabili alle strutture di accoglienza per i più piccoli (asili nido, ospedali, ecc.). Questa volta la politica si gioca sulla pelle dei neonati, anzi sul sederino. Dove hanno deciso di sfidarsi due politiche, quella del presidente leghista che vuole mantenere la promessa fatta in campagna elettorale e ribadita al meeting dell'amicizia di Rimini, di offrire dal 1° gennaio 2011 a tutte le famiglie con neonati, un buono che copra le spese per l'acquisto dei pannolini per i primi sei mesi. Un bonus che dovrebbe toccare 35 mila famiglie l'anno per un costo di circa 12-15 milioni di euro, fondi da recuperare anche con un contenimento delle spese, a partire da quella della sede romana o della parcella multimilionaria all'architetto Massimiliano Fuksas. Il buono non è ancora arrivato anche se dalla regione assicurano che tutto è pronto e c'è stato solo un intoppo burocratico. Ne ha approfittato Saitta, che almeno nella sua provincia di Torino ha appena lanciato un bando sempre sui pannolini, ma in contrasto con quello regionale. Infatti il presidente Pd, ha deciso di sponsorizzare un nuovo tipo di pannolini, riciclabile e rilavabile, denunciando che i pannolini tradizionali costituiscono il 10% dei rifiuti indifferenziati dell'intero territorio. E quindi attaccando anche l'operazione - pannolini fortemente voluta dal governatore. Ma soprattutto impegnando anche il suo ente nella caccia al neonato, con un bando che prevede un contributo pari al 75% delle spese per l'acquisto di questi pannolini per struttura come asili nido e ospedali, fino a massimo di 3.000 euro.
11. Parma. Apicoltura, la Regione mette a disposizione 537 mila euro. La Regione mette a disposizione degli apicoltori 537mila euro. Il bando che rende esecutivo il finanziamento è stato pubblicato sul bollettino ufficiale, possono accedere agli aiuti gli agricoltori regionali che ne faranno domanda entro il 7 marzo. «L'avvio del programma triennale, in attesa del definitivo divieto di utilizzare i prodotti a base di neonicotinoidi per la concia del mais - ha sostenuto l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni - rappresenta uno strumento significativo per migliorare e qualificare un comparto produttivo a bassissimo impatto ambientale che svolge un ruolo fondamentale per l’attività agricola nel suo complesso e per sostenere la presenza di operatori in aree marginali di collina e di montagna». L’apicoltura emiliano romagnola coinvolge 10 mila operatori, di cui 800 professionali ed è tra le più sviluppate a livello nazionale. Secondo le stime dell’Osservatorio nazionale sulla produzione e sul mercato del miele, l’apicoltura in Emilia Romagna, vale da sola 2,5 miliardi di euro: inoltre le si riconosce un valore ambientale rilevante per l’insostituibile attività di impollinazione delle piante coltivate. L’intervento regionale intende contribuire al miglioramento dell’efficienza del comparto che negli anni scorsi ha dovuto affrontare il problema dello spopolamento degli alveari, attualmente in fase di risoluzione grazie alla sospensione dell’utilizzo di prodotti a base di neonicotenoidi per la concia delle sementi di mais e sostenuta dalla regione Emilia Romagna. Il bando regionale prevede contributi per sostenere programmi di assistenza tecnica per la lotta alla varroa, un acaro che provoca la distruzione completa delle famiglie di api, e per la realizzazione della «transumanza», in altre parole lo spostamento delle arnie sul territorio per seguire la fioritura delle principali piante nettarine. Altri interventi ammessi a finanziamento riguardano l’analisi delle caratteristiche chimico fisiche del miele, l’acquisto di api regine per il ripopolamento e la realizzazione di programmi di ricerca per la predisposizione del «piano di risanamento e profilassi» di gravi malattie che colpiscono gli alveari, come la «peste» americana ed europea.
12. Trieste. Porto, sfida sui container: Capodistria supera Trieste. I risultati del 2010 confermano l'espansione del porto sloveno: fatturato + 10 per cento, traffici +17 per cento. Il presidente di Luka Koper Gregor Veselko agli azionisti: «Siamo il primo scalo del Nord Adriatico» di Nicola Comelli. CAPODISTRIA Fatturato su del 10% e merci movimentate su del 17. Sono i numeri principali della ripresa che ha fatto segnare nel 2010 (rispetto al 2009) la Luka Koper, la società di gestione del porto di Capodistria, controllata al 51% dalla Repubblica di Slovenia. Ma è sul fronte della movimentazione dei teu, dei container, che lo scalo sloveno fa segnare un netto cambio di passo, in particolare rispetto a Trieste. Nel 2010, infatti, i contenitori transitati per Capodistria sono passati da 343.165 a 476.731, facendo segnare un incremento del 33%; Trieste, invece, ha chiuso il 2010 a quota 281.629 teu, un dato superiore di appena l’1 ,6% sul 2009, quando i teu trattati furono 277.245, per una media mensile di 23mila unità. Numeri, quelli generati dalle banchine slovene, che hanno permesso di dire ieri a Gregor Veselko, il presidente del board di Luka Koper, la società di gestione, rivolgendosi agli azionisti, che ormai «Capodistria è il primo scalo del Nord Adriatico».
Visto anche che, sulla sponda opposta, Venezia, lo scorso anno, non è andata oltre i 393.425 teu (ma dove comunque i traffici sono cresciuti del 14% negli ultimi 12 mesi) – mentre per i veicoli il primato, che già era detenuto dal porto sloveno, è stato confermato. Ma oltre al dato sui ricavi, che si sono attestati a quota 119,3 milioni (superiori per 3 milioni anche alle proiezioni di inizio esercizio; nel 2009 erano stati pari a 108,7 milioni e nel 2008 pari a 122,7), a quello sui container e a quello sul transito complessivo delle merci, che hanno toccato i 15,3 milioni di tonnellate totali, tra 2010 e 2009 sono aumentate anche tutte le altre principali voci industriali.
Nel 2011 andrà a regime anche l’attività della Napa, l’a ssociazione che lega fra loro gli scali del Nord Adriatico ( e di cui, oltre a Capodistria, fanno parte Trieste, Venezia, Ravenna e dal novembre scorso anche Fiume), all’interno della quale ciascun socio cercherà di ritagliarsi un proprio ruolo ben preciso. Più nel dettaglio, per quanto attiene alla performance dei contenitori, il presidente dello scalo sloveno evidenzia come «questa sia da attribuire principalmente alla nuova linea di collegamento con il Far East (l’Adriatic Express, ndr), operativa dal maggio del 2009, che nel 2010 ha rappresentato il 13% della movimentazione complessiva dei teu». Ed è interessante vedere come, proprio dal traffico dei container, Luka Koper abbia registrato l’incremento più elevato in termini di fatturato, visto che il giro d’affari legato ai teu è passato dai 17,1 milioni di euro del 2009 ai 23,9 del 2010 (+39%).
Il peso specifico maggiore (in termini economici) resta quello delle rinfuse solide, che però hanno fatto segnare ricavi in diminuzione del 4% sul 2009 (da 32,1 milioni di euro a 30,9). In questo caso, la flessione, spiegano dalla Luka Koper, è da attribuire «aldecremento del volume trattato dei cereali, dovuto per lo più alla scarsa raccolta ungherese e anche al contestuale aumento del traffico fluviale lungo il Danubio e verso il porto romeno di Costanza preso dalle merci magiare, ritenuto più economico».
«Il 2010 – ha spiegato Veselko, facendo il punto della situazione agli azionisti – è stato un anno estremamente difficile. Guardiamo comunque al futuro con ottimismo, sia per quel che riguarda l’a ndamento del fatturato, sia per quel che riguarda la movimentazione delle merci».
13. Pordenone. Aziende in crisi nel Pordenonese, quasi mille esuberi in un anno. Un terzo dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria dovrà andare in mobilità. di Elena Del Giudice. PORDENONE. Rimane un quadro con molte sfumature di grigio, quello relativo alla cassa integrazione straordinaria in provincia di Pordenone. I dati dell’Agenzia regionale del Lavoro ci dicono in fatti che il 2010 si è chiuso meglio di come aveva fatto il 2009, 2.583 lavoratori coinvolti contro gli oltre 4.500. Ma quasi un terzo sono esuberi.
L’Agenzia ha appena diffuso il report sulla Cigs dello scorso anno relativa ovviamente all’intera regione, un lavoro realizzato attraverso l’analisi delle statistiche dei verbali di cassa integrazione speciale siglati dalle imprese e dai sindacati. E’ quindi un lavoro ancora parziale, perchè all’appello manca sia la cassa in deroga che quella ordinaria. Ci dà però la misura della “ strutturalità” della crisi perchè fornisce i dati relativi alle imprese che hanno fatto ricorso a questo particolare ammortizzatore sociale che si attiva in situazioni non più congiunturali, come un calo di produzione momentaneo o un’interruzione dell’attività, ma in presenza di riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, fallimento, ecc.
Nella tabella che pubblichiamo in questa pagina è possibile esaminare l’andamento della cigs mese per mese, uno schema che lascia intravedere migliori condizioni nella seconda parte dell’a nno rispetto alla prima. Il picco dei lavoratori coinvolti dalla cassa lo si registra infatti a gennaio, con una visione di prospettiva per i mesi futuri evidentemente non molto positiva, e a luglio, con il mese di agosto alle porte e ordini non definiti per il trimestre successivo. Mediamente però da agosto a dicembre i lavoratori posti in cigs sono la metà, e anche meno, di quelli della prima parte dell’anno. Varia anche il numero delle imprese che passano dalle 7 di inizio anno, alle 2 di novembre e alle 4 di dicembre. La somma dà comunque un risultato importante: 2.583 lavoratori coinvolti e 50 imprese.
Ma dei dipendenti per i quali si è fatto ricorso all’a mmortizzatore, quanti sono esuberi? Il dato, sempre ricavato dai verbali, e quindi soggetto a possibili modifiche, è di 947, ovvero il 33,2%. Il che significa che alla fine della procedura (che può durare fino a 2 anni) 947 persone passeranno dalla cigs alla mobilità. Nel raffronto tra 2010 e 2009 si nota un sensibile miglioramento. Se nel 2009 erano 4 mila 581 i lavoratori iscritti alla cassa speciale, nel 2010 si è scesi a 2.583, con una flessione di mille 998 dipendenti, come valore assoluto, pari a -43,6%. Discorso inverso per le imprese, salite dalle 37 del 2009 alle 50 del 2010. Con una differenza anche di dimensione: nel 2009 hanno fatto ricorso agli ammortizzatori in misura maggiore le grandi imprese, lo scorso anno è accaduto per le Pmi. Per quel che riguarda i settori, nel Friuli occidentale come nel Goriziano e nell’area Triestina, è la meccanica ad essere prevalente (1.012 lavoratori); in provincia di Udine, invece, la metallurgia. A seguire c’è il legno, 783 addetti, la fabbricazione per l’edilizia, 433 dipendenti, la gomma plastica, 151 lavoratori, alimentare, 40 dipendenti. Nell’analisi di genere sono i maschi a “ soccombere”: dei 2.583 lavoratori, 1.887 sono uomini, 696 sono donne.
14. Parentopoli a Gorizia, Romoli ordina un’indagine. La vicenda è stata sollevata in consiglio comunale: cinque dei prescelti sarebbero parenti di dipendenti comunali. di Christian Seu. GORIZIA. Il sindaco, Ettore Romoli, ha disposto un'indagine interna con l'obiettivo di accertare eventuali irregolarità nella procedura che ha condotto all'individuazione dei soggetti idonei a prendere parte a uno dei progetti di lavoro occasionale promossi dall'amministrazione comunale, attraverso il sistema dei buoni lavoro. Secondo quanto denunciato in aula dal consigliere comunale della Lega nord, Franco Zotti, nell'elenco che contiene i nomi dei nove beneficiari - tutti studenti tra i 16 e i 24 anni - figura il nome della figlia di uno dei dirigenti che prestano servizio negli uffici del palazzo municipale. Vizi di forma? Apparentemente nessuno. «Ma si tratta di una questione di opportunità e buonsenso – aveva tuonato l'esponente del Carroccio goriziano -: non credo che la figlia di un dirigente, che guadagna non meno di centomila euro anno, abbia necessità dei duecento euro previsti come compenso del progetto promosso dal Comune». L’inchiesta interna. Interrogato in merito alla vicenda nel corso dell'ultima seduta dell'assemblea civica, Romoli è letteralmente caduto dalle nuvole, non facendo nulla per mascherare tutto il proprio disappunto. Nel day after, il primo cittadino si è subito mosso per tentare di vederci chiaro, ascoltando il dirigente coinvolto suo malgrado in un episodio che ha causato diffusi malumori in piazza Municipio. «Ho incaricato il segretario generale di fornirmi una relazione dettagliata sull'intera vicenda – ha annunciato Romoli -. Al momento non paiono emergere motivi che inducano a ipotizzare la presenza di elementi di illegittimità, anche se si presenta un'evidente questione di inopportunità nel comportamento del dirigente. Mi pare doveroso, in ogni caso, attendere gli esiti degli accertamenti disposti», ha cautamente rilevato il numero uno dell'esecutivo comunale, commentando gli ultimi sviluppi.
La procedura. La relazione che sarà chiamato a redarre il segretario generale, Roberto Capobianco, dovrà fare luce sull'iter sfociato nell'individuazione dei nove studenti dei quali il Comune si è servito – tra il 7 dicembre e il 5 gennaio scorsi - per svolgere l'attività di distribuzione di materiale informativo e promozionale relativo alle manifestazioni natalizie organizzate dall'ente. Per il progetto sono stati stanziati complessivamente duemila euro: a ciascun ragazzo, per venti ore di volantinaggio, è stato riconosciuto un compenso lordo di 200 euro. La graduatoria che definisce i nomi dei prescelti, ufficializzata tramite un atto dirigenziale, è stata stilata senza tenere conto dei titoli dei candidati, ma unicamente in base all'ordine di presentazione delle domande pervenute nelle scorse settimane.
I sospetti. Zotti, che per primo in aula aveva segnalato la questione, ha avuto ieri accesso ai documenti dell'Anagrafe, ottenendo l'autorizzazione a visionare lo stato di famiglia dei nove ragazzi. Incrociando i dati, emergerebbe come cinque dei nove studenti sarebbero figli di dipendenti comunali: «Ma su questo mi riservo ulteriori accertamenti – frena l'esponente della Lega nord -. Più che l'aspetto economico, sarebbe grave constatare che la partecipazione a uno dei progetti di lavoro occasionale possa costituire una corsia preferenziale per un eventuale futuro concorso».
15. Bolzano. Monumento e duce La Svp a Bondi: «Solo impegni scritti». Ore di trattative di Bondi con la Svp per spostare i voti dei deputati Brugger e Zeller dalla sfiducia al ministro all'astensione. Ma via Brennero ancora non decide: «Servono garanzie scritte sui monumenti fascisti». BOLZANO. Una giornata di trattative di Bondi con la Svp per spostare i voti dei deputati Brugger e Zeller dalla sfiducia al ministro all'astensione. Ma via Brennero ancora non decide: «Servono garanzie scritte sui monumenti fascisti». Altro voto di fiducia alla Camera e la Svp ancora una volta si trova al centro dei corteggiamenti di governo e Pdl. Da giorni i deputati vengono contattati «cosa avete deciso?».
Ci sono le telefonate del capogruppo Fabrizio Cicchitto e quelle direttamente di Bondi, il ministro che rischia la sfiducia. L'altra volta, a dicembre, sono arrivate le norme di attuazione. Questa volta la Svp punta sui monumenti fascisti. Ha provocato una mezza insurrezione nel Pdl la nota di Bondi di lunedì sera così disponibile, fino ad arrivare a promettere lo stop del restauro al Monumento alla Vittoria, «se i lavori non saranno condivisi». Si è arrabbiato anche il sindaco Pd Luigi Spagnolli: «Bondi non può svendere gli italiani dell'Alto Adige».
Ma ieri il ministro ha continuato a tessere i rapporti con la Svp, in particolare con il deputato Siegfried Brugger, per trasformare la sfiducia annunciata in due preziose astensioni. Spiazzata la Svp ieri pomeriggio nella seduta dei capigruppo dalla richiesta di Bondi di anticipare il voto a oggi pomeriggio. La Svp, come l'Udc, aveva proposto il rinvio e fonti Pdl lo davano per scontato. Ma Bondi ha insistito: «C'è un limite a giocare con la dignità delle persone». Appuntamento a oggi pomeriggio allora. E per tutta la giornata ieri giro di mail e telefonate per trasformare la lista della Svp, riassunta da Luis Dunrwalder, in impegni precisi del ministro. «Non ci basta la nota di Bondi, servono garanzie scritte», chiarisce Brugger.
All'elenco di Durnwalder si è aggiunta ieri la richiesta della pusterese Helga Thaler Ausserhofer: «Prevedere nel progetto anche il monumento all'alpino di Brunico». In effetti Durnwalder più volte ha prospettato il trasferimento dell'opera in luogo appartato. L'elenco aggiornato vede dunque in prima fila la riapertura del Monumento alla Vittoria con museo sul totalitarismo nella cripta e tabelle. Altrettanto peso viene dato al trasferimento in sede museale del Mussolini a cavallo di Piazza Tribunale. A seguire tabelle esplicative sugli ossari e l'alpino di Brunico. Spagnolli lavora per riaprire e storicizzare il Monumento, ma su piazza Tribunale si arrabbia, perché la lista troppo pesante rischia di compromettere il lavoro.
"I bolzanini non capirebbero una forzatura», protesta il sindaco, memore di piazza della Pace. I pragmatici tranquillizzano: «La Svp chiede 5 per portare a casa 4. E' il solito sistema». Su tutti i punti la Svp ieri ha chiesto a Bondi di passare dalle promesse a un impegno tangibile. Il ministro rassicura e prosegue il dialogo. Ma deve fare i conti con lo shock del Pdl locale. Il deputato Giorgio Holzmann cerca il ministro, manda messaggi. Nel pomeriggio azzarda: «Non credo che cederà». Ma è lo stesso Holzmann che aveva dichiarato: «Bondi non darà mai il pemesso per un museo sul fascismo nel monumento».
16. Trento. Invasione di imprese cinesi. Oltre cento ditte in Trentino. 26/01/2011 08:58. TRENTO - Le imprese con titolare cinese in Trentino hanno superato il centinaio e crescono al ritmo del 15% l'anno. Ormai non sono più solo i tradizionali ristoranti. Si moltiplicano i banchi al mercato del giovedì, i negozi di abbigliamento e di casalinghi, gli artigiani dell'edilizia e del porfido. Il lavoro autonomo, dicono gli esperti, è il tratto caratteristico della presenza cinese. Ma tra le caratteristiche c'è anche l'importanza della famiglia, con marito e moglie che spesso lavorano insieme in azienda, e i rapporti di guanxì , le reti di sostegno reciproco tra parenti, amici, compaesani che consentono di raccogliere soldi per iniziare attività autonome.
Nell'ultimo rapporto provinciale sull'immigrazione, il censimento delle attività autonome degli immigrati cinesi in provincia dava come risultato 90 ditte. I dati sono stati ulteriormente aggiornati dalla Cgia, il centro studi degli Artigiani di Mestre, che registra 376 imprenditori cinesi in Trentino Alto Adige nel 2009, il 15,3% in più dell'anno precedente. Il totale trentino di aziende a titolare cinese ha superato, probabilmente di parecchio, quota 100. Chi ci spiega i tratti della presenza cinese in provincia è Nicoletta Bressan , che ha curato per conto del centro studi Martini dell'Università di Trento e del Cinformi, il centro informativo per l'immigrazione della Provincia, la più approfondita ricerca sull'argomento: «La comunità cinese nel Trentino. Integrazione sociale e impatto sulle attività economiche del territorio». «La presenza cinese in Trentino è cresciuta negli anni Duemila di un centinaio di persone l'anno - spiega Bressan - All'inizio erano soprattutto uomini, poi sono cominciati i ricongiungimenti». I ricongiungimenti familiari hanno toccato un picco nel 2007, con 59 autorizzazioni, per un totale di 91 ricongiunti. Tra essi si contano 41 mariti e mogli, 35 figli ma anche 15 «nonni», a conferma della rilevanza che i cinesi attribuiscono ai legami familiari allargati. «Oggi - prosegue Bressan - c'è una maggiore stabilizzazione sul territorio, con diversi nuclei familiari anche con tre o quattro figli». Non va dimenticato, peraltro, che tra i permessi di soggiorno dei cinesi se ne contano, ad esempio nel 2007, 38 per motivi di studio. Arrivano, cioè, anche studenti. A volte, per esigenze di lavoro, le famiglie si dividono. «Alcuni di loro vanno a lavorare in Veneto e anche a Prato, ma restano ad abitare in Trentino. Quelli che intervistavo me lo dicevano chiaramente: a Trento si vive bene». Molti cinesi sono lavoratori dipendenti. Gli avviamenti al lavoro sono arrivati a 372 nel 2007, di cui 79 nell'estrattivo, cioè nel porfido, 50 in edilizia, 42 nell'industria, 31 in agricoltura, di cui 26 donne («nella raccolta dei piccoli frutti in Valsugana» precisa Bressan), 170 nel commercio e nei servizi.
«Rispetto a come sono sfruttati a Prato o a Mestre - racconta la ricercatrice - molti sostengono che nel porfido, anche se il lavoro è pesante, si trovano meglio». E non si può neanche dire che i cinesi snobbino del tutto i sindacati. Gli iscritti non sono molti, ma ci sono sia nella Cgil (13), che nella Cisl (26) e nella Uil (11). Molti altri, invece, puntano al lavoro autonomo e all'impresa. «Ci sono i ristoranti, 12 in Trentino, e i bar, 4. Ma nel commercio - precisa Bressan - si contano 51 aziende, di cui 45 nel dettaglio». Molte di esse sono i banchetti nei mercati su aree pubbliche, quello, per capirci, che a Trento si tiene il giovedì. Ma altri sono veri e propri negozi, soprattutto «bazar», cioè esercizi in cui si vendono prodotti molto vari, dall'abbigliamento ai casalinghi, dalla cancelleria ai giocattoli, tutti a prezzi convenienti. Poi ci sono le attività artigianali, soprattutto nell'edilizia. «In base ai dati del servizio artigianato della Provincia - puntualizza Bressan - si contano 30 aziende artigiane edili cinesi. Di esse, 17 sono nel settore del porfido, 4 di lavorazione e 13 di posa in opera. I cinesi, soprattutto quelli che vengono dalle cave di Wenzhou, nel sud-est del paese, sono ottimi tagliatori di pietre».
17. Mestre. Venezia. Preti veneziani all'unisono «Avevamo grandi statisti oggi c'è solo degrado». MESTRE. «I nostri politici conducono una vita privata difforme dall'esemplarità che sarebbero tenuti ad avere». Don Armando Trevisiol, ex parroco di Carpenedo, sintetizza così quello che è il sentire dei sacerdoti veneziani sul caso Ruby. Tutti in sintonia con il pensiero del vicario di San Paolo-Santa Croce-Dorsoduro don Antonio Biancotto e con il suo editoriale sul foglietto parrocchiale «La Festa». «Un uomo - prosegue il fondatore dei Centri don Vecchi - dovrebbe parlare non solo con la parola, ma prima di tutto con la vita. In passato abbiamo avuto persone come De Gasperi, De Nicola, lo stesso Segni, politici che hanno avuto una condotta integerrima, oggi c'è un degrado generale, una perdita di valori. L'altro ieri - continua - guardavo l'intervista della Lucia Annunziata ad Emilio Fede sul caso Ruby, una cosa penosa. All'inizio pure io pensavo che le cose che si leggevano non nonfossero vere, ma indipendentemente da cosa sia o meno accaduto, quel che conta è che ogni due settimane una quindicina di ragazze venivano invitate assieme a due, tre uomini. Ma che roba è? Da un capo del Governo ci si dovrebbe aspettare ben altro». «Purtroppo - chiosa il responsabile per la Pastorale degli Stili di vita Don Gianni Fazzini - non siamo governati e c'è qualcuno che occupa il posto di governo per fare i suoi interessi e coltivare squallide vicende: non capisco perché l'Italia non reagisca, davvero credo che come Chiesa dobbiamo dire basta a questo squallore. La cura del bene comune richiede persone integre, per questo abbiamo diritto di conoscere l'integrità anche nella vita privata e di sapere dalla giustizia se sono stati commessi reati. Sono d'accordo con don Biancotto, la magistratura deve darci una risposta: c'è un ordine giuridico che deve sollevare dal potere chi non è integro, chi lo mantiene li dov'è si rende complice dei suoi messaggi. Del resto - aggiunge -chi ha procreato con lui e cioè Veronica Lario, aveva testimoniato che è un uomo malato». Sulla stessa lunghezza d'onda anche don Enrico Torta: «Chi ha una responsabilità pubblica non è più solo una persona privata - ragiona - ma deve insegnare agli adulti e alla gioventù a camminare rettamente. Ma ci rendiamo conto dell'esempio e dello spettacolo che stiamo dando alle nuove generazioni? Berlusconi è la punta di un iceberg che ha infettato tutta una società politica che oggi invece che pensare agli ultimi e ai più deboli, pensa alle proprie lobby. Vere o meno, le sole voci che circolano sono di scandalo per i nostri ragazzi, i quali sono portati a pensare che il mondo sia quello, la realtà che viene rappresentata da queste persone disgrega l'unità etica di una nazione e fa perdere moralità. Confido nell'emergenza educativa dei giovani genitori». «Non è vero che sotto le coperte ognuno fa ciò che vuole - dice senza mezzi termini il responsabile della Caritas diocesana Don Dino Pistolato - specialmente chi ha in mano le sorti del Paese. Abbiamo un presidente della Repubblica ex comunista, sposato da sessant'anni con la stessa donna, che sebbene non si sia mai professato cattolico ha una sua etica. E cattolici che si riempiono la bocca di paroloni, il cui stile di vita lascia a desiderare».
18. Casaprota. Rieti. 49° Sagra della bruschetta di Casaprota. 26.01.11. Il 30 gennaio sarà possibile degustare il pane dell’antico forno, il vino Doc Colli Sabini di Magliano, la mozzarella di bufala e i salumi reatini, i fagioli, il farro, il tartufo, le marmellate e le mele di Amatrice, le patate del Leonessano, il miele, le castagne del Cicolano, la cicerchia e i legumi del Turano fino alla gustosissima birra artigianale di Cittareale. Nella Sala Conferenze verrà inoltre allestito un wine shop per la degustazione e per l’acquisto di vini di varie località italiane.
Bruschetta con olio di Casaprota, zuppa di farro al tartufo, spaghetti all’Amatriciana cucinati per l’occasione dall’omonima Proloco e, poi, frittelli di cavolfiori locali pastellati. È il gustosissimo menù del viaggio enogastronomico sabino che la Proloco di Casaprota organizza, il 30 gennaio prossimo, per la 49° Sagra della bruschetta fatta rigorosamente con pane artigianale “passato” sulla brace per esaltare al meglio il pregiato olio extravergine casaprotano giacché il paese si trova proprio al centro dell’area di produzione dell’olio sabino Dop. Per l’occasione verrà riaperto l’antico frantoio del 1700 “Mola Marri”.
Negli stand, disseminati lungo un suggestivo percorso in salita a cui fanno da cornice i folti boschi dei dintorni, piccole produzioni di eccellenza gastronomica sabina, frutto di una minuziosa ricerca della Proloco locale che intende così contrapporsi alla standardizzazione del gusto con una ricca proposta di antichi sapori e di prodotti genuini frutto della tradizione casaprotana.
Sarà possibile degustare il pane dell’antico forno, il vino Doc Colli Sabini di Magliano, la mozzarella di bufala e i salumi reatini, i fagioli, il farro, il tartufo, le marmellate e le mele di Amatrice, le patate del Leonessano, il miele, le castagne del Cicolano, la cicerchia e i legumi del Turano fino alla gustosissima birra artigianale di Cittareale. Nella Sala Conferenze verrà inoltre allestito un wine shop per la degustazione e per l’acquisto di vini di varie località italiane.
A fare da cornice alla manifestazione la 6° edizione della mostra-mercato del prodotto tipico della Provincia di Rieti e un’esposizione dell’artigianato locale.
Per chi vuol dedicarsi alle escursioni, tracce del passato testimoniate da rovine romane e medievali con tesori d’arte ben nascosti saranno l’ambientazione degli itinerari da porte fare a piedi, in mountain bike o a cavallo.
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