sabato 29 gennaio 2011

Notizie Federali del Mattino: nell'ultima cella c'è Totò Cuffaro, 29 gennaio 2011.

Sezione Sud Tirolo ed assimilabili:
1. Bolzano. La scuola tedesca punta ai gemellaggi.
2. Bressanone. Vandalismi al polo scolastico in lingua tedesca.
3. Cortina. Referendum ladino.
4. Bressanone. Pürgstaller: via quei tralicci.
5. Zerzer: a Bolzano Riabilitazione crescerà.
6. Belluno. Uno sportello per gli indigenti.

Sezione Padania ed assimilati:
7. Venezia. Zaia: «Miss Italia nel Mondo non si fa».
8. Mantova. La Lega Nord gela il sindaco «Stop alla Grande Mantova».
9. Venezia. «Rispediamo i bollettini dell'abbonamento Rai».
10. Venezia. Basta improvvisazione ecco le regole di ferro per la Sagra del Pesce.
11. Treviso. Falsi aiuti ai ciechi, Nicoli indagata per truffa.
12. Venezia. Una scuola da cinque milioni.
13. Reggio Emilia. Bilancio degli alpini, indaga la Finanza.

Sezione dedicata agli Eroi:
14. Bondi. Mantova. Bondi? Paladino delle rive mantovane.
15. Il tramonto dell'eroe Bertolaso.

Sezione ultima cella:
16. Cuffaro, facite uscì stu delinquente.


1. Bolzano. La scuola tedesca punta ai gemellaggi. L'intendente: i nostri alunni non hanno occasioni per praticare l'italiano. BOLZANO. Apprendimento della seconda lingua. «La scuola tedesca si muove con meno clamore dell'italiana, ma è scorretto dedurre che non stia accadendo nulla». Lo dichiara l'ispettore provinciale Marco Mariani. E l'intendente Höllrigl annuisce: «Lavoriamo tanto da 15 anni. E puntiamo sui gemellaggi».  Si parla tanto, forse troppo, di apprendimento della seconda lingua. Spesso a sproposito. Perché gli italiano non sanno come funziona la scuola tedesca. «E altrettanto vale per i tedeschi: sanno poco o niente della scuola italiana». Lo afferma l'intendente scolastico Peter Höllrigl. Si parla tanto di potenziamento del tedesco da parte italiana, per cui, sempre da parte italiana, si ritiene che l'altra metà del cielo sia immobile. O peggio, che sia rimasta indietro anni luce. Marco Mariani, ispettore provinciale di italiano come L2, spiega: «Nella scuola italiana c'è molta enfasi sul tema del potenziamento linguistico. Gli atteggiamenti, anche dei genitori, sono spesso parossistici, drammatici. Le aspettative sono forse eccessive». Insomma, si lavorerebbe molto meglio in un clima di maggiore serenità. «Nella scuola tedesca, da 15 anni si sta lavorando tantissimo per creare le premesse culturali. Perché conta soprattutto la disposizione di spirito con cui ci si mette ad imparare una lingua e il clima in cui lo si fa». E se nella scuola italiana la pressione è enorme, «la scuola tedesca è più pacata, anche se non mancano di certo aspettative e interesse», precisa Höllrigl. Con un distinguo, però: «Nelle valli ormai non ci sono più occasioni per parlare in italiano. Un tempo a Moso in Passiria almeno c'erano i finanzieri italofoni; oggi non ci sono più. Per tanti nostri alunni l'italiano non è seconda lingua, ma lingua straniera. Non hanno mai occasione di praticarla». Inoltre, bisogna tener conto del fatto che «la nostra è la scuola di una minoranza. Importante è imparare l'italiano. Ma altrettanto lo è salvaguardare l'identità minoritaria». Ergo, semplificando, niente immersione. Perché non è affatto l'unica strada possibile, né necessariamente la migliore. «La didattica deve essere adattata alla realtà in cui si va ad agire. Dopo anni di monitoraggi sul campo, che hanno coinvolto centinaia di insegnanti e alunni, noi abbiamo avviato un modus operandi che, seppur sempre suscettibile di migliorie, funziona. I dati lo dimostrano». L'intendenza si sta muovendo sulla base di tre principi. Li illustra il direttore dell'istituto pedagogico, Rudolf Meraner. «Costante e frequente aggiornamento degli insegnanti in servizio. Predisposizione di materiali didattici ad hoc per l'italiano. Creazione di ripetute possibilità d'incontro con italofoni». La scuola tedesca non nasconde i suoi problemi. Uno è la carenza di personale specificamente preparato per l'insegnamento della seconda lingua, problematica acuita dall'elevato turn over dei docenti d'italiano, che spesso provengono da altre province e mostrano difficoltà ad adattarsi alla realtà sudtirolese. E pure la Lub, finora, non offriva percorsi formativi ad hoc. «Per questo - spiega Jolanda Caon, esperta di italiano L2 per conto dell'istituto pedagogico - lo sforzo per la costante formazione dei docenti in servizio è un nostro punto fermo». Inoltre, così Höllrigl, «su pressione delle intendenze a Bressanone la Lub inserirà nei curriculum di studi un corso di specializzazione per l'insegnamento della seconda lingua e partirà pure un master di primo livello». Molto si è lavorato sui materiali didattici, creati ad hoc per insegnare l'italiano ai sudtirolesi. Di tale qualità scientifica, da aver raggiunto risonanza internazionale. «Vengono utilizzati per insegnare l'italiano a Colonia, a Francoforte e addirittura per i figli degli emigrati italiani in Argentina. Attualmente, dopo i volumi predisposti per elementari e superiori, stanno per essere pubblicati quelli per le medie».  Ma il vero fulcro del discorso didattico ruota su altro. Tecnicamente si chiama: contesto di comunicazione autentica. Tradotto per i profani: siccome gli alunni sudtirolesi non hanno possibilità di parlare in italiano, specie nelle valli, occorre creare occasioni di incontro in contesti reali, autentici appunto. E le occasioni di incontro si chiamano gemellaggi fra classi italiane e tedesche. Mica solo in Alto Adige. I progetti coinvolgono gli alunni dalla IV elementare in su. Fra Bolzano e Renon, Silandro e Foggia, Brunico e Cesenatico. E poi ci sono i campi estivi bilingui di Dobbiaco e Vallunga, con metà italiani e metà tedeschi. Solo la Settimana azzurra di Cesenatico coinvolge 700 studenti germanofoni e 500 italofoni. 
2. Bressanone. Vandalismi al polo scolastico in lingua tedesca. Sassate contro le vetrate della scuola media. Un episodio anche a Scezze. BRESSANONE. Ammontano a diverse migliaia di euro gli atti vandalici provocati presso la nuova ala del polo scolastico in lingua tedesca "Tschurschenthaler" di via Prà delle Suore. Ignoti vandali infatti, la scorsa settimana hanno trasformato la zona in un vero campo da battaglia, lanciando sassate contro le vetrate di porte e finestre da poco installate a ridosso della pista ciclabile che corre lungo l'Isarco destro. Le vetrate dell'istituto di scuola media sono state scheggiate in vari punti ma hanno resistito ai numerosi colpi messi a segno. A scoprire la serie di vandalismi sono stati gli stessi insegnanti che per primi si sono recati presso l'istituto scolastico per le lezioni, allertando di seguito gli agenti di polizia municipale. Sul posto si sono portati due agenti del comando di via Brennero che nulla hanno potuto se non attestare l'accaduto con una serie di prove fotografiche e facendo partire una denuncia per danneggiamenti verso ignoti. Nessun testimone domiciliato nelle vicinanze infatti, si è accorto dell'accaduto ma è possibile che si tratti di qualche ragazzata messa a segno dagli stessi alunni della scuola. Vandalismi sono stati messi a segno anche presso l'asilo di Scezze. Qualche notte fa, ignoti si sono recati davanti alla struttura del piccolo centro, appiccando le fiamme alla cassetta postale. Anche in questo caso, nessuno si sarebbe accorto di nulla fino al giorno successivo. La cassetta postale è andata così distrutta come tutta la corrispondenza contenuta al suo interno. Anche in questo caso, denuncia per danneggiamenti. (fdv)
3. Cortina. Referendum ladino, Eddy Demenego ora chiede una mano al nuovo prefetto. CORTINA. Distinguere tra i referendum provinciali e quelli comunali, e perorare soprattutto la causa ladina.  E' questo che il gruppo "Progetto referendum", presieduto da Eddy Demenego, chiede al nuovo prefetto Maria Laura Simonetti.  In una lettera inviata ieri a Belluno, Demenego e i suoi sottolineano come la loro petizione abbia lo scopo di fare chiarezza e distinzione fra il referendum provinciale ed i vari referendum comunali.  Dopo aver elencato i vari comuni che vorrebbero abbandonare il Veneto, si arriva al nocciolo della questione ladina. «Vi è il referendum dei tre Comuni ladini storici, Colle, Cortina e Livinallongo», scrivono da "Progetto referendum", «che vogliono lasciare una provincia con cui non hanno nulla da spartire, per ritornare in quella di Bolzano da dove furono arbitrariamente staccati dal regime fascista nel 1923. Per noi ritornare in Alto Adige è riunirci con il popolo con cui abbiamo condiviso e condividiamo tradizioni, cultura e lingua, ma principalmente una storia millenaria. In un Veneto che non rispetta e non tutela le minoranze linguistiche, siamo destinati a perdere le nostre radici, la nostra lingua, la nostra identità. Signor prefetto, chiediamo pertanto il suo cortese interessamento per inoltrare alla Corte Costituzionale ciò che è stato negato ai nostri sindaci, al fine di rendere giustizia alla volontà popolare espressa con un referendum previsto dalla Costituzione». (a.s.)
4. Bressanone. Pürgstaller: via quei tralicci. Per il sindaco «il sospetto c'è, bisogna intervenire». BRESSANONE. I tralicci dell'alta tensione vanno spostati quanto prima. Lo afferma il sindaco Albert Pürgstaller, sottolineando che solo il sospetto che ci possa essere una qualsiasi correlazione tra i tralicci e i casi di bambini malformati nati a Millan negli ultimi anni spinge il Comune ad agire.  Come? Sollecitando la Provincia e il gestore Terna ad accelerare i tempi. Intanto, ieri sera, in segno di protesta, Pio Zocchi, da molti anni impegnato nella battaglia per arrivare allo spostamento dei tralicci, si è presentato alla seduta di consiglio comunale imbavagliato, con un caschetto con un traliccio in testa, e un cartello appeso al collo con la scritta in italiano e tedesco: "Quanti dovranno ancora subìre danni? Quando saranno presi provvedimenti? Chi si assume la responsabilità?".  Una protesta eclatante ma silenziosa, visto che il pubblico in consiglio non può prendere la parola, che Zocchi ha voluto portare in municipio "per provocare - spiega - non è possibile che da venti anni non si sia mosso nulla, nonostante tanti casi di tumori e bambini malformati".  Ma il sindaco e la sua giunta hanno tutta la volontà di agire, e al più presto.  "Sappiamo - ribatte il sindaco - che la Provincia intervenne subito, eseguendo misurazioni che rivelarono però che le emissioni erano sotto i 10 microtesla previsti dalla Legge nazionale. Cosa dire? La denuncia del medico colpisce, non ci sono prove scientifiche che confermino che la deformazioni di quei bambini siano effetto dell'esposizione a campi elettromagnetici, ma comunque il dubbio, il sospetto c'è, e quindi non si può non intervenire».  Il sindaco ha scritto una lettera agli assessori provinciali alla sanità, Richard Theiner, e all'ambiente e all'energia, Michl Laimer.  «Spero di vederli presto, in modo da capire come ci si possa muovere. Mi è stato riferito che Provincia e Terna dovrebbero incontrarsi quanto prima per valutare gli interventi previsti non solo a Millan, ma anche in altre zone dell'Alto Adige, e che entro l'estate dovrebbero arrivare ad un accordo».  Per spostare i tralicci occorrono tra i 13 e i 14 milioni di euro e, grazie ai compensi ambientali legati alla concessione della centrale Enel di Bressanone, la Sel darà al Comune di Bressanone circa 28 milioni di euro.  «Non sappiamo quando e in che modo la Sel ci darà i soldi - conclude Puergstaller - riceveremo 28 milioni di euro per la concessione ventennale, è possibile che ci venga concesso un anticipo per spostare gli elettrodotti. Stiamo lottando. La salute dei cittadini per noi è una priorità».
5. Zerzer: a Bolzano Riabilitazione crescerà. La Provincia tranquillizza il S. Maurizio: il piano di giunta sarà rispettato. BOLZANO. «Niente paura, il reparto di Riabilitazione del San Maurizio crescerà». Il capo Ripartizione sanità, Florian Zerzer, aggiusta il tiro. Il giorno prima all'Alto Adige l'assessore Richard Theiner aveva detto il contrario. Così Zerzer: «Solo un malinteso, il piano di giunta sarà rispettato».  A monte della questione sempre l'apertura a Vipiteno di un Centro Irccs (Istituto di ricovero, cura e ricerca) per la Neuroriabilitazione sotto la direzione scientifica di Leopold Saltuari. Decisione presa dalla politica che non piace all'Ordine dei medici, ai primari (Anpo), agli ospedalieri Anaao, a più di 1.100 infermieri del Nursing Up, a Villa Melitta (Rupert Waldner) ed a Paolo Bonvicini.  Questione che fa fibrillare anche il reparto di Riabilitazione del San Maurizio che nel giro del 2011 - come più volte ripetuto dal primario Peter Zelger - dovrebbe passare in base a quanto stabilito da una delibera di giunta (247/2008), firmata dal presidente Durnwalder, da 12 a 24 posti letto con un impegno di spesa della Provincia di 2 milioni e 400 mila euro ma che adesso resta in attesa di capire cosa succederà. Ieri la novità: una dichiarazione di Theiner ha creato infatti pesantissimi malumori al San Maurizio. Alla domanda, "assessore la Riabilitazione del San Maurizio vedrà aumentare il numero di posti letto?", Theiner ha risposto con un secco «no».  Ma Zerzer aggiusta il tiro: «L'assessore ha detto no ad un ulteriore aumento che andrebbe al di là dei 24 posti letto che sono già stati stabiliti, che effettivamente non ci sarà. Non voleva certo spiegare a Bolzano che la Provincia fa marcia indietro anche perché non è vero. Al San Maurizio possono stare tranquilli, si va avanti secondo il piano deliberato per il 2011». Dottor Zerzer, è proprio così? «Sì, così». E la questione è stata ribadita ieri ai professionisti della sanità da Umberto Tait, direttore del San Maurizio nel corso di un incontro aziendale nel quale i medici hanno chiesto spiegazioni. Così Tait: «Nessun cambiamento di rotta, si va avanti secondo il piano di giunta. L'ho detto anche a Zelger». Walter Pitscheider, coordinatore sanitario del Comprensorio di Bolzano, precisa che «il finanziamento per Riabilitazione è già stato previsto». Il primario Zelger, che in mattinata si era spaventato non poco è cauto: «Resto fiducioso. Tengo troppo al mio reparto ed ai miei pazienti. Ma se mi dicono che la questione è questa, ci credo. Certo l'affermazione di Theiner mi aveva allarmato». La verità è una sola: il clima tra professionisti della sanità e Provincia in queste ultime settimane resta teso. Ogni frase viene soppesata e valutata. Anche le parole dell'assessore sulla Neuroriabilitazione che verrà istituita a Vipiteno contro il parere dei medici «perché la politica ha deciso così» non sono piaciute per nulla al presidente dell'Ordine dei medici Michele Comberlato: «Abbiamo capito che la politica fa quel che vuole ma noi andiamo dritti per la nostra strada. Porremo la questione alla Commissione per il riordino clinico ed alla fine vedremo quale sarà il parere degli esperti. Ci spiacerebbe se l'assessorato non ne tenesse conto». A dire il vero sia Durnwalder che Theiner dicono di attendere il parere degli esperti ma fanno anche sapere che andranno avanti. Comunque. Ma per i medici non è avvilente? «La Commissione offre solo parere consultivo non vincolante. È una lancia mezza spuntata ma esiste e noi non la molliamo. Ci incontreremo, porremo il caso e stileremo un parere che la politica dovrebbe ascoltare».
6. Belluno. Uno sportello per gli indigenti. Dall'associazione Insieme si può un progetto ad hoc. BELLUNO. Sono sempre di più i poveri che bussano alle porte delle associazioni per chiedere un aiuto per il pagamento di bollette o dell'affitto. Per poter far fronte a questa nuova ondata di indigenti l'associazione Insieme si Può si è mossa organizzando un nuovo servizio. Dopo 27 anni di vita associativa, Insieme si può, per la prima volta, ha deciso di attivare un vero e proprio progetto per il sostegno dei casi locali. La situazione sociale è quindi pesante.  A spiegare la scelta del gruppo è Francesco De Bon che è anche il responsabile di questo nuovo sportello a favore di chi è rimasto senza lavoro, con una famiglia a carico e le bollette da pagare.  «Negli ultimi due anni», sottolinea De Bon, «lo stanziamento di fondi in questo senso è più che quadruplicato. Le persone, in particolare stranieri con regolare permesso, che chiedono il nostro aiuto ci fanno visita pressoché ogni giorno. Le loro drammatiche condizioni di vita appaiono senza possibilità d'uscita».  Una situazione davvero difficile a cui «Insieme si può» vuole dare una risposta non solo economica ma anche umana. «Le storie che ascoltiamo parlano di mancanza o di perdita di lavoro, di importanti problemi familiari ad esse conseguenti, di spese mediche non più sostenibili, di impossibilità di mantenere i figli a scuola o all'asilo, di altri gravi disagi. È questo il risultato dell'attuale crisi che qualcuno si ostina a considerare solamente economica».  Secondo il responsabile del nuovo sportello, «molti sono costretti a tirare la cinghia, per troppi significa passare dal vivere al sopravvivere. Per far fronte il più efficacemente possibile a una situazione ormai davvero complessa da gestire, sia in termini di risorse economiche che di risorse umane, nel consiglio direttivo dell'associazione è sorta la Commissione casi locali, con il compito di regolamentare l'accesso di chi chiede aiuto al fondo istituito appositamente».  Il progetto prevede un regolamento interno e una Commissione che valuta singolarmente ogni caso sulla base di precisi requisiti, in modo tale da garantire l'accesso prioritario al fondo, alle persone e famiglie con maggiori difficoltà.  «L'erogazione del sostegno avviene preferibilmente in termini di prestito o di microcredito, in modo tale da rifuggire dall'ottica assistenzialistica e di sensibilizzare, piuttosto, chi chiede aiuto a diventare primo protagonista dello sviluppo suo e della sua famiglia», prosegue De Bon. «Laddove è possibile, infatti, si cerca di predisporre, congiuntamente alla persona bisognosa, un piano di uscita dalla situazione d'indigenza, in modo da garantire un futuro auto-sostentamento. Tranne che in casi del tutto particolari, non viene di norma erogato denaro contante brevi manu, ma i pagamenti degli scoperti si effettuano direttamente ai creditori, sulla base del documento di debito (bollette di servizi di somministrazione, arretrati di affitti, fatture, ecc.)».  Proprio per l'approccio umano che sta alla base di ogni richiesta, è fondamentale l'instaurazione di un rapporto fiduciario reciproco. In caso, infatti, di riscontrate non verità o di verità parziali gravi e fondanti il progetto di sostegno, chi chiede aiuto può essere escluso permanentemente dall'accesso al fondo. Lo stanziamento per il "fondo casi locali 2011", ammonta a 25mila euro».  Nel 2010 sono state circa 50 le persone aiutate dall'associazione a Belluno e molte di queste possono aver avuto più di un sostegno. In tutta la provincia i gruppi di IsP hanno aiutato oltre un centinaio di persone.
7. Venezia. Zaia: «Miss Italia nel Mondo non si fa». Jesolo. Regione senza soldi. Operatori turistici: «Pensiamo a un nuovo evento». JESOLO. «Se non ci sono i soldi, non si fa»: non ha dubbi il presidente del Veneto Luca Zaia riguardo al fatto che Miss Italia nel Mondo non si farà a Jesolo, che così zittisce il sindaco Francesco Calzavara. «Non abbiamo risorse - dice Zaia - e quelle che abbiamo le vogliamo impiegare per la salute dei cittadini e per i servizi essenziali. Miss Italia nel Mondo non si fa».  Concetto ribadito da Patrizia Mirigliani della Miren «Miss Italia nel Mondo non potrà essere anticipata a maggio. Impossibile, perché le selezioni sono in corso, bisognerebbe far arrivare le ragazze ad aprile».  Ma non ci sono rimpianti da parte di politici e operatori turistici. Il vicesindaco Valerio Zoggia, tra i più scettici sulla manifestazione: «Visto che a maggio non è possibile come dice la Miren, non si pone neppure il problema. La richiesta del sindaco era precisa e non è stata esaudita, allora pensiamo ad altro». «Non esiste solo Miss Italia - commenta il presidente mandamentale Ascom, Angelo Faloppa - noi chiediamo subito una consulta del turismo per fare il punto e capire se si debba pensare ad altre programmazioni». Più prudente, ma altrettanto determinato, il presidente degli albergatori Massimiliano Schiavon. «Jesolo è esistita prima ed esisterà anche dopo Miss Italia - dice - certo è un peccato perderla, ma comunque è possibile pensare ad altre iniziative. Penso ad esempio ad un fiction che si svolga a Jesolo, ma questa è solo una delle idee».  L'ex parlamentare Mario Pezzoli invita a non fare sciacallaggio, parlando di sconfitta per tutti, visto che da anni Jesolo cercava un evento di caratura nazionale a livello mediatico. Duro Roberto Rugolotto del Pd: «Forse era meglio pensare a qualcos'altro, a qualche evento di grande richiamo che portasse davvero turisti a Jesolo, perché questo non lo ha fatto di certo Miss Italia e la sua carovana». Infine Sinistra ecologia e libertà di Salvatore Esposito: «Diciamocelo chiaramente, la perdita di Miss Italia nel Mondo sarà una fortuna per Jesolo. Vedremo svanire, spero per sempre, l'incubo di rivedere al palasport il principe Filiberto».
8. Mantova. La Lega Nord gela il sindaco «Stop alla Grande Mantova». Su Nicola Sodano arriva un nuovo altolà da un partito di maggioranza. A gelare l'entusiasmo del sindaco su uno dei progetti di più ampio respiro politico e istituzionale, la Grande Mantova, del suo governo è la Lega. «Non condividiamo nè la delega data a Zaniboni e nemmeno lo stanziamento di fondi per un progetto impostato in modo coercitivo» attacca il consigliere comunale, ma anche regionale, del Carroccio, Claudio Bottari. E anche il segretario Marco Prandini, in genere molto cauto nei commenti su via Roma, questa volta non risparmia critiche.  Dopo la contrapposizione con l'assessore civico Benedini sulla tangenziale (per non parlare di quelle sul polo chimico) ora il sindaco deve affrontare la presa di distanza leghista sulla Grande Mantova. «Forse è meglio concentrare gli sforzi sul capoluogo - dice Prandini - se l'obiettivo è abbattere i costi, che condividiamo, mi sembra che la strada intrapresa non sia quella giusta, visto che si destinano risorse (10mila euro) per costituire un nuovo organo politico e amministrativo». Il riferimento è al fondo affidato dall'amministrazione al consigliere incaricato del progetto, vale a dire Antonino Zaniboni di Patto Nuovo. «Se queste sono le premesse - dice Prandini - forse era meglio destinare i 10mila euro a quegli assessorati che più hanno risentito dei tagli e che si trovano con scarse risorse». Un getto di acqua fredda sul caldo entusiasmo con cui Sodano era uscito mercoledì dal vertice con i colleghi dei Comuni dell'hinterland sull'ennesimo avvio del progetto (ci avevano già provato altri, ultima in ordine di tempo la giunta Brioni). L'atteggiamento leghista sulla Grande Mantova non è un fulmine a ciel sereno. Il Carroccio, in settembre, aveva bocciato il documento su questo tema presentato in aula proprio da Zaniboni. Una mozione votata invece da una maggioranza trasversale. «Quel documento aveva toni direttoriali - dice Bottari - una sorta di imposizione. Non condividiamo nè la delega a Zaniboni nè lo stanziamento di fondi. Siamo per accordi associativi tra Comuni che garantiscano l'autonomia dei municipi». Intanto il sindaco di Curtatone, Badolato (a capo di una lista civica trasversale) precisa la sua posizione sulla tangenziale ovest. «A noi preme che venga fatta e che sia collegata a quella sud - dichiara - Non entriamo nel merito della questione tunnel o ponte. E' una scelta che va fatta dai tecnici».
9. Venezia. «Rispediamo i bollettini dell'abbonamento Rai». In 108 hanno già aderito. Non solo. Con il passaggio al digitale terrestre, lo scorso 3 dicembre, la Rai per decine di migliaia di famiglie del Veneto Orientale non è stata più in grado di fornire il servizio informazione e ricezione video.Quindi, secondo il Comitato, non è corretto pagare un abbonamento per un servizio che non c'è. E se è un'imposta, come dice la Corte costituzionale, il bollettino va adeguato. Ne è convinto il Comitato che, dopo aver interpellato vari studi legali per avere chiarimenti in merito, ha deciso di rispedire al mittente i bollettini Rai che stanno giungendo in questi giorni, affinché l'Agenzia delle Entrate provveda a modificare la dicitura da «abbonamento» in quella di «tassa di detenzione». A sostegno di tale operazione, che non vuol essere di rifiuto del versamento ma solo di correttezza, il Comitato ha predisposto un fac simile della richiesta in cui viene evidenziata la chiara volontà di rispettare i termini del pagamento purché lo stesso venga rispedito in tempo utile. Alle 17 di ieri già 108 titolari di abbonamento aveva comunicati di aver respinto il bollettino inviando alla Rai il fac simile predisposto. Ma, secondo i dati raccolti, svariate altre centinaia di utenti hanno manifestato l'intenzione di farlo lunedì, giorno di scadenza. «Tanto più che la Rai non ha fatto un'informazione corretta», spiegano i promotori del Comitato, «sostenendo che sarebbe stato sufficiente l'acquisto di un decoder per ricevere i programmi Rai, cosa che si è rivelata falsa in quanto, nonostante il decoder e le sue risintonizzazioni quotidiane molto spesso a pagamento per anziani privi di nipoti capaci, la mancata ricezione prosegue tuttora. In sostanza non si vede la Rai ed all'orizzonte nemmeno la soluzione». Infatti la risposta del governo all'interpellanza presentata l'11 gennaio dal parlamentare del Partito Democratico Rodolfo Viola sui disagi causati dal passaggio al digitale «extra» terrestre, ma portata in discussione solo l'altro ieri dopo aver subito due rinvii per approfondimenti e verifiche, è stata di una semplicità disarmante: arrangiatevi. Nel frattempo la Rai dovrà risolvere il problema quanto prima, ha dichiarato il sottosegretario Stefano Saglia per il governo, e verrà monitorato lo sviluppo della situazione. «Troppo poco per non dire nulla visto che l'interpellanza conteneva ben altre domande», dice critico il Comitato, «come quella di rendere visibile il Tgr Veneto, nonché la richiesta di congelare per un anno il canone previa esibizione del versamento del 2010». Per il sottosegretario Saglia il problema sarebbe la posizione delle antenne, storicamente in banda 3 VHf, orientate verso il Monte Venda sui Colli Euganei da dove veniva irradiato il canale 1 della Rai in tutto il Veneto Orientale. «Niente di più sbagliato», ribatte Gianfranco Battiston, tecnico antennista e membro del Comitato, «magari fosse stato così perché tutti avrebbero ricevuto i segnali. E' vero invece l'esatto contrario: quasi tutte le antenne del Veneto Orientale, sono sì in Vhf, ma orientate su Udine con altri due pettini in Uhf di cui uno è orientato sul Piancavallo. Quindi l'amara conclusione è: nonostante due rinvii per potersi documentare il governo ha sbagliato la diagnosi e ci ha pure presi in giro».
10. Venezia. Basta improvvisazione ecco le regole di ferro per la Sagra del Pesce. Una serie di norme e vincoli che dovrebbero eliminare proteste, fonti di polemiche e cibi non conformi. CHIOGGIA. Stop all'improvvisazione per la Sagra del pesce. Il commissario Vittorio Capocelli ha approvato il regolamento, abbozzato dalla vecchia amministrazione, per fissare regole certe per una manifestazione gastronomica che registra in 10 giorni 100.000 presenze e incassi importanti per le associazioni che vi partecipano. Il provvedimento mira ad evitare le polemiche che hanno accompagnato le ultime edizioni.  In particolare quella del 2010, dove le categorie della ristorazione hanno protestato per il numero eccessivo di stand (10), per la comparsa nei menù di piatti poco attinenti al tema ittico (spritz e piadine) e per l'apertura nell'orario di pranzo. Il regolamento fissa periodo, orari, numero di stand, modalità e criteri di ammissione. Formalizza anche il nucleo di valutazione, introdotto sperimentalmente 2 anni fa, per verificare che gli stand rispondano ai requisiti e stilare una classifica dei 3 più meritevoli che accederanno di diritto all'edizione successiva. La kermesse gastronomica è sempre più ambita e le associazioni che richiedono di partecipare aumentano ogni anno. Il regolamento fissa in 7 gli stand ammessi che si collocheranno a Isola San Domenico, palazzo Morosini, piazza Granaio, municipio, ufficio postale, campo San Martino, campo Duomo. Nessuno avrà diritto automatico al posto occupato negli anni precedenti. Ogni associazione dovrà presentare un programma di massima in cui indica coreografie, scenografie, allestimenti caratteristici e personale da impiegare. Dovrà anche indicare il prezziario e la tipologia del menù che dovrà prediligere i prodotti freschi, di stagione e tipici del territorio. A fine corsa le associazioni dovranno esibire il rendiconto economico indicando come verranno utilizzati gli introiti decurtati delle spese vive. Ogni stand, o gruppo di stand, dovrà dotarsi di servizi igienici in posizioni che non danneggino l'immagine degli stand vicini e dovrà partecipare alle spese per gli spettacoli a corollario con 2.000 euro.  La Sagra si terrà a luglio, a partire dal secondo venerdì, per 10 giorni. Nello stesso periodo, il mercato settimanale sarà sospeso e recuperato nella quarta domenica di luglio e il mercatino dell'antiquariato sarà anticipato alla prima domenica del mese.   I PALETTI Sei punti anti polemiche * Gli stand saranno 7 e ad ogni edizione parteciperanno di diritto i primi 3 classificati nell'edizione precedente. * Un nucleo di valutazione, composto da 3 esperti e da un rappresentante della giunta, stilerà la classifica finale. * Ogni stand dovrà esibire il resoconto economico della Sagra e spiegare come verranno utilizzati gli incassi. * Ogni stand o gruppo di stand dovrà dotarsi di servizi igienici. * Si dovranno utilizzare il più possibile prodotti freschi e tipici del territorio. * Ogni stand parteciperà alle spese per animazioni e spettacoli con 2.000 euro.
11. Treviso. Falsi aiuti ai ciechi, Nicoli indagata per truffa. Per il caso dei falsi servizi ai ciechi la Procura ha iscritto la responsabile legale di A.Mi.De.Vi., Paola Nicoli, nel registro degli indagati per truffa. In Provincia, intanto, è scattata una strana promozione: una delle due dipendenti destinatarie di provvedimento disclinare, la responsabile del Sociale Antonella Masullo, da lunedì scorso è in servizio in Regione. Dopo l'esposto depositato la settimana scorsa dalla Provincia, la Procura (nella foto il procuratore Fojadelli)  ha fatto scattare i necessari accertamenti. L'indagine. Paola Nicoli, legale rappresentante di A.Mi.De.Vi., è indagata per il reato di truffa. L'interessate si dice fiduciosa, anche se preferisce non commentare: «Preferisco non parlare; a tutela degli utenti, degli operatori e delle persone che si affidano all'associazione - spiega - preferisco lasciare che l'indagine faccia il suo corso con tutta la tranquillità possibile». Una sua versione dei fatti? «Meglio di no».
La promozione. Da lunedì intanto, pochi giorni dopo la consegna delle carte in Procura, la responsabile dell'ufficio preposto a gestire le associazioni e l'assistenza sociale, Antonella Masullo, è sotto procedimento disciplinare. Con lei una collaboratrice. Contemporaneamente però la Masullo ha ottenuto la «promozione» in Regione. Operativa dallo stesso 24 gennaio. Ora è già a Venezia, nell'ufficio di Barbara Trentin, ex assessore al sociale della Provincia e braccio destro di Remo Sernagiotto che l'ha voluta con sè non appena approdato in giunta regionale, a fine primavera. Ed è lì che la Masullo doveva arrivare già in estate, quando apparve la prima richiesta di trasferimento. Ma la pratica venne congelata. Il ghiaccio si è rotto proprio in concomitanza col caso A.Mi.De.Vi..
Trentin & Co. L'allarme truffa ricade su un settore, il sociale, che negli ultimi anni ha vissuto parecchi scossoni. L'assessorato della Trentin (fino al suo trasloco a Venezia) corrisponde all'avvicendarsi non certo comune di ben tre dirigenti (Ravaziol, Di Remigio, Melocco) e due responsabili d'ufficio. Quando Paolo Donà (l'ex responsabile) ha deciso di andarsene, è stata la Trentin a chiedere la promozione della Masullo, con lei fino al'ultimo.
In Provincia. Il clima è teso e l'indagine interna si annuncia lunga. Potrebbe evitarla solo la repentina archiviazione del caso. Il presidente Leonardo Muraro per adesso non sembra intenzionato a fare marcia indietro. «Abbiamo prove evidenti di cose non corrispondenti alla legalità», ha dichiarato ieri mattina a margine di una conferenza stampa. Tutto sta a quantificarne il peso. Tutto è partito da due fatture per un totale di 20 mila euro. Ma il rapporto tra Provincia e Paola Nicoli è di lunga data e i finanziamenti erogati nel tempo superano il milione. Beghe politiche? La vicinanza, nota, tra l'associazione che è ora nella bufera e l'ambiente Pdl ha fatto nascere alcune voci sull'origine del caso. Si ipotizza anche una resa dei conti tra Lega e Pdl. Ma entrambi i fronti smentiscono. «Follia» dice Muraro. E Sernagiotto: «Assurda una lotta politica sulle spalle dei deboli».
12. Venezia. Una scuola da cinque milioni. All'elementare anche una palestra per le gare agonistiche. TRIVIGNANO. Si accorciano i tempi per l'inizio dei lavori per la realizzazione della nuova scuola elementare di Trivignano. Il prossimo 3 febbraio, infatti, verranno aperte le buste con le offerte delle ditte che hanno partecipato al bando di appalto. Dopo un esame di questa documentazione, verrà individuato il vincitore.  Considerato che dal momento dell'individuazione del vincitore alla stipula del contratto vero e proprio passano 60 giorni, è chiaro che l'avvio del cantiere è davvero dietro l'angolo. «Ci sono buone possibilità», spiega l'assessore comunale ai Lavori pubblici Alessandro Maggioni, «che i lavori per la realizzazione della nuova scuola inizino tra la fine di aprile e l'inizio di maggio».  L'avvio di una delle operazioni più importanti per tutta l'area di Trivignano, insomma, è dietro l'angolo. E non si tratta solo di un nuovo plesso scolastico, che andrà finalmente a sostituire quello attualmente presente lungo la Castellana, all'altezza dell'incrocio con via Ca' Lin. La nuova scuola è stata infatti pensata tenendo presente le più avanzate tecnologie legate ai concetti di ecocompatibilità e risparmio energetico. Una realizzazione da 5 milioni di euro che sorgerà nell'area di via Vicentino a Trivignano, in mezzo al verde. C'è poi un dettaglio molto importante legato alla nuova scuola, ovvero il fatto che la sua palestra sarà costruita in modo da potere ospitare anche gare agonistiche ufficiali: fatto, questo, che certo non dispiacerà alle associazioni sportive non solo della zona ma di tutto il territorio municipale, in considerazione del fatto che il vicino palasport di via Vicentino è al momento iperutilizzato da più realtà sportive, ospitando tra l'altro le gare interne del Casinò di Venezia nel campionato di serie A/2 di calcio a 5. Per quanto riguarda i dettagli tecnici della nuova scuola, l'edificio che sorgerà in via Vicentino sarà dotato al pianterreno di sei aule per le attività didattiche, due aule interciclo e due per biblioteca, oltre all'aula insegnanti. Una scuola, insomma, di concezione totalmente nuova, più rispondente a quelle che sono le attuali esigenze del territorio. La notizia della prossima apertura delle offerte presentate per il bando di assegnazione dei lavori è stata accolta con favore a livello municipale. Non va infatti dimenticato che i lavori per la costruzione della nuova scuola elementare sarebbero già dovuti iniziare nel 2010. Senza poi scordare che l'attuale sede delle elementari è considerata da tutti inadatta allo scopo, anche per la sua posizione rispetto alla trafficatissima via Castellana.
13. Reggio Emilia. Bilancio degli alpini, indaga la Finanza. Presentato un esposto e un ex consigliere si dissocia dagli atti. REGGIO. Mentre proseguono gli accertamenti della Provincia nell'ambito delle organizzazioni di volontariato iscritte all'apposito Registro, è parallelamente «scoppiata» un'autentica «guerra» interna a colpi di carte bollate nella sezione reggiana degli alpini. Una sorta di «resa dei conti» che ha avuto come causa scatenante proprio i controlli della Provincia, visto che alle penne nere è stata chiesta ulteriore documentazione relativamente al bilancio 2008 (la verifica in atto voluta dalla Regione riguarda, infatti, i requisiti relativi a due anni fa).
Nello specifico gli uffici competenti di Palazzo Allende hanno chiesto il bilancio 2008 relativo all'intera sezione reggiana (comprensiva di 45 gruppi, per circa 1.500 iscritti), perché quanto depositato in precedenza riguardava solo il rendiconto economico dell'attività specifica di Protezione civile.
Il bilancio complessivo è stato presentato nei termini ed è ancora al vaglio della Provincia.Ma c'è chi non ha atteso questi controlli dell'ente pubblico, presentando un esposto alla guardia di finanza. Il «passo» è stato fatto dal delegato di un gruppo per chiedere accertamenti delle Fiamme Gialle su alcune situazioni finanziarie non chiare relative al bilancio di due anni fa: mancherebbero i rendiconti dei vari gruppi di penne nere, vengono sollevati dubbi su alcune voci delle «uscite». Perplessità evidenziate nell'esposto facendo riferimento a quanto prevedono - in tema di bilancio - statuto nazionale e regolamenti attuativi degli alpini.Ma c'è di più. Un ex consigliere ha voluto prendere visione, in Provincia, del bilancio «incriminato» e - assistito da un legale - ha preso formalmente le distanze da quel rendiconto, inviando una raccomandata all'assessore provinciale al welfare Marco Fantini. L'ex consigliere dice di non essere stato informato di movimenti contabili riconducibili al bilancio 2008 perché mai presentato ai consiglieri.
14. Bondi. Mantova. Bondi? Paladino delle rive mantovane. Il ministro diventa brioniano per difendersi dalla mozione di sfiducia del centrosinistra. Tanto si difese che diventò brioniano. Cosa acrobatica per un uomo come Sandro Bondi, ministro dei beni culturali e coordinatore del Pdl. Minacciato dalla mozione di sfiducia del centrosinistra dopo i crolli di Pompei, Bondi in Parlamento si è difeso e salvato con 314 voti contro 292, dispiegando la sua azione in difesa del paesaggio.  Nell'aula di Montecitorio Bondi mercoledì ha parlato di Mantova. Del problema della lottizzazione Lagocastello, che proprio la giunta Brioni aveva combattuto trasmutando la questione in carattere del quinquennio e in caso nazionale. Il ministro s'è fatto l'autoritratto da paladino delle sponde mantovane, brandendo il suo no a Lagocastello. «Concludo rapidamente. Sono stato anche accusato, in particolare dall'onorevole Rutelli - si è difeso il ministro - di aver fatto scempio del paesaggio. Non c'è neanche il controllo delle parole: lo "scempio" del paesaggio. Non c'è veramente limite all'impudenza». Bondi ha rivendicato la sua difesa del patrimonio replicando a Rutelli, suo predecessore e referente-alleato della Brioni contro la lottizzazione di strada Cipata. Bondi ha ribaltato sulla sinistra alcune "scelte distruttive": «Altre amministrazioni di sinistra avevano presentato un piano di edificazione dell'agro romano; un'altra amministrazione di sinistra voleva costruire di fronte al Palazzo Ducale di Mantova... per la verità vi era un'altra parte della sinistra che era contraria...; si voleva costruire una tramvia di fronte al Battistero di Firenze». Bene informato, il ministro. Al corrente che a Mantova vi è stato il cozzo fra la giunta brioniana che ha bocciato e bloccato la lottizzazione e quella precedente, burchiellariana, che l'aveva approvata. Conclusione del ministro: «E sarei io? Io ho detto no al Pincio, no all'edificazione dell'agro romano, no a costruire davanti al Palazzo di Mantova, no alla tramvia, no a questi progetti. Io sarei il distruttore del paesaggio? E forse ho pagato anche per questo». Applausi dal centrodestra, rumoreggiamento dal centrosinistra. Il ministro è caduto nell'equivoco topografico nazionale ritenendo la lottizzazione neanche nel Borgo di San Giorgio (veduta della Morte della Vergine del Mantegna), ma davanti a Palazzo Ducale.
15. Il tramonto dell'eroe Bertolaso. Per l'ex capo della Protezione civile sfumano nuovi incarichi. Non c'è pace per Bertolaso. L'altro ieri l'avviso di conclusione delle indagini della Procura di Perugia che gli imputa il reato di corruzione (soldi e donne in cambio di appalti alla cricca), ieri l'arresto della sua ex vice, Marta De Gennaro, per l'inchiesta sui rifiuti in Campania. Due fatti giudiziari che, al di là degli sviluppi che avranno in fase processuale, mettono comunque in discussione l'operato di quella Protezione civile dell'ultimo decennio che Guido Bertolaso aveva portato alla ribalta degli onori della cronaca e dei consensi politici.
Consensi bipartisan, ottenuti attraverso una delicata gestione dei rapporti e un sapiente utilizzo della macchina da assunzioni rappresentata dal dipartimento, che hanno alimentato il successo di Bertolaso e dei suoi uomini. Che ancora oggi, quando a capo del dipartimento c'è l'ex 007 Franco Gabrielli, hanno avuto o stanno per avere incarichi strategici rispetto alla mission della struttura. È notizia di questi giorni che siano in pole position per un ruolo dirigenziale Luigi D'Angelo, ai Rapporti internazionali, Anna Natili, a capo del Servizio dei rapporti con il sistema nazionale di protezione civile, Ernesto Perna al Servizio del controllo interno, Giancarlo Piccione a capo della gestione degli immobili e Roberto Gullì a capo della Sala Italia, ovvero il core business del Dipartimento. Nomine che hanno scatenato il malcontento interno del personale visto che i cinque in questione sono stati bocciati al concorso riservato (13 i posti) del 2010, fortemente voluto da Bertolaso, per promuovere a dirigente gli uomini chiave della sua Portezione civile.  Da tempo si discute del progetto del governo di una riforma radicale che riporti il dipartimento ai compiti strategici di primo intervento, lasciando tutto il resto ad altre strutture della Presidenza del consiglio dei ministri, grandi eventi in primis. Una riforma che doveva sbocciare in primavera. Ma il clima politico non facilita certo un piano di questo tipo. Dietro al quale era dato ancora e sempre Bertolaso, per il quale i rumors di Palazzo davano in ballo incarichi di supporto o coordinamento nel settore. Ma i fatti giudiziari sembravano avere messo, almeno per ora, uno stop alla corsa di Bertolaso. Secondo la procura di Perugia Bertolaso avrebbe usufruito dell'appartamento in via Giulia, a Roma, pagato da Diego Anemone, di 50mila euro in contanti «consegnati brevi manu da Anemone il 23 settembre 2008» e della disponibilità presso il prestigioso club Salaria Village «di una donna di nome Monica allo scopo di fornire prestazioni di tipo sessuale». In cambio di questi favori, la concessione degli appalti per il G8 alle ditte del costruttore romano. I magistrati si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio di Bertolaso per corruzione. Chi è ancora vicino all'ex capo della Protezione si dice certo che dimostrerà il contrario.
16. Cuffaro, facite uscì stu delinquente. Non è come Berlusconi, Fini e il Pd. Si racconta che Ferdinando II di Borbone, pur sul finire del suo regno, conservasse comunque la lucida e ironica saggezza per la quale andava celebre. E che un giorno, recatosi a visitare i carcerati di Gaeta, si fosse ritrovato – come sempre in quelle occasioni – subissato di lamenti e invocazioni: «Maestà, so' innocente»! «Maestà, non ho fatto niente»! «Sire, fatemi rimettere in libertà, tengo sette figli»! Braccia si protendevano oltre le sbarre del corridoio tetro nel quale sfilava il corteo del re...
Lui guardava benevolo, ma naturalmente non dava speranze: «Guagliù», ripeteva in napoletano, «siete stati fetienti, mo' dovete pagare! Vi danno da mangiare? E allora portate pazienza». Ma i carcerati, invariabilmente, ripetevano la loro supplica, in mille varianti: «Maestà, sono innocente, fatemi uscire di qua»! Finchè – si narra ancora – soffermandosi davanti all'ultima cella, prima di tornare sui suoi passi, il re fu sorpreso dal notare che quel carcerato era l'unico ad essere rimasto seduto in un angolo, a capo chino, muto... Allora, incuriosito, lo apostrofò: «E tu, guaglio'? Non sei innocente pure tu»? Ma il detenuto, incredibilmente, alzò per un istante lo sguardo e poi, a capo chino, replicò: «Nossignore, Maestà, io so' nu mariuolo. M'hanno pigliato, mo' devo pagare». Ferdinando rimase basito, ma fu un attimo. Rivolto ai secondini ordinò: «Facite usci' a 'stu delinquente, non po' sta in mezzo a tutti chisti galantuommene».
Il vecchio aneddoto torna in mente considerando le tre storie parallele di Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Totò Cuffaro. E anche, un po', pensando all'altra farsa napoletana, ma contemporanea, delle primarie del Pd, con i candidati che si rimpallano accuse infamanti, sospettando ciascuno dei brogli altrui. I primi due, sia pur con stili differenti, affermano entrambi sdegnati la loro estraneità ai tanti misfatti che gli vengono attribuiti e si sottraggono alla giurisdizione che considerano inaffidabile e nemica. Il primo giura sulla testa dei suoi figli e dei suoi nipoti di aver fatto soltanto «cene eleganti» mentre da anni non fa che gloriarsi con i suoi amici di plebisciti erotici inverosimili se non previo compenso, il secondo promette dimissioni immediate di fronte a prove di raggiro che però, una volta prodotte, non considera mai valide. E i piddini napoletani sono fratelli-coltelli...
Laggiù, però, nell'ultima cella, c'è Totò Cuffaro, ex governatore della Sicilia. Lui ha aspettato in chiesa la sentenza che lo ha inchiodato alla galera: e non è stata una sceneggiata, perchè ormai era comunque fuori dall'agone politico. Quando ha appreso della condanna, ha pianto. E andandosene subito in carcere, con le sue gambe, ha ripetuto di essere innocente ma ha detto: «Sono stato un uomo delle istituzioni, e anche se non sono colpevole m'inchino all'istituzione che in questo momento mi condanna». Qualcosa di molto simile disse, millenni fa – come ricordano in pochissimi - un signore che si chiamava Socrate, ingiustamente condannato a morire di cicuta, rifiutando l'invito dei suoi discepoli a sottrarsi alla sentenza con la fuga.
Ad un'Italia sgomenta, per citare il capo dei vescovi, Angelo Bagnasco, che non sa più a quale leader affidarsi e dove il primo partito, secondo i sondaggi, è divenuto quello degli astensionisti, nauseati da una simile politica e da simili leader, potrebbe tornare utile la paradossale saggezza di Ferdinando di Borbone, che scarcerò l'unico reo confesso in mezzo a tante sedicenti vittime di errori giudiziari. Perciò, Cuffaro for president!

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