sabato 12 febbraio 2011

Dall’Unione europea, 12 febbraio 2011

Politica ed economia:
1. La Bce avverte gli Stati dell'Unione. "Risanare anche con manovre aggiuntive".
2. Weber: parlerò solo dopo aver visto Merkel.
 
 Finanza e debiti sovrani:
3. Per i BoT domanda forte, tassi in calo.
1. La Bce avverte gli Stati dell'Unione. "Risanare anche con manovre aggiuntive". Secondo Eurotower, "le incertezze restano elevate". Nel bollettino di febbraio gli esperti della Survey of Professional Forecasters (Spf) rivedono al rialzo le stime del Pil per il 2011 e del tasso di inflazione; in lieve ribasso quelle sulla disoccupazione (9,9%) FRANCOFORTE - È "indispensabile" che i governi dell'area euro diano nel 2011 piena attuazione ai rispettivi piani di risanamento dei conti pubblici. L'esortazione arriva dalla Banca centrale europea, che chiede anche, quando necessario, che siano "prontamente applicate ulteriori misure correttive per progredire nel conseguimento della sostenibilità delle finanze pubbliche". Secondo l'istituto di Francoforte la crescita dell'eurozona prosegue "ma le incertezze restano elevate". La disoccupazione sembra essersi stabilizzata ma a livelli alti: nel 2011 il tasso sarà del 9,9%.
Economia mondiale in ripresa. Prosegue la ripresa dell'economia mondiale e anche nell'Eurozona sembra ci sia una dinamica di crescita positiva, rileva la Bce nel bollettino mensile. A livello globale, dice l'Eurotower, gli ultimi indicatori disponibili "segnalano che il consolidamento della crescita osservato nell'ultimo trimestre del 2010 è proseguito agli inizi del 2011". Per quanto riguarda l'Eurozona, invece, dopo l'aumento dello 0,3% congiunturale registrato dal Pil dell'area dell'euro in termini reali nel terzo trimestre del 2010, i dati più recenti "continuano a confermare la positiva dinamica di fondo dell'attività economica dell'area". La Bce avverte comunque che "i rischi per queste prospettive economiche restano orientati lievemente verso il basso" e sono legati, tra l'altro, "alle tensioni in alcuni segmenti dei mercati finanziari e alla loro potenziale propagazione all'economia reale dell'area dell'euro" e ai "rincari del petrolio e di altre materie prime".
Riviste al rialzo stime Pil. Il Pil nell'Eurozona dovrebbe crescere all'1,6% quest'anno. La stima è stata rivista al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto all'espansione per il 2011 riportata nella precedente indagine. La crescita attesa per il 2012 rimane invariata all'1,7%.
Inflazione ancora in salita. "Nei prossimi mesi il tasso di inflazione potrebbe registrare nuovi temporanei rialzi, collocandosi verosimilmente poco al di sopra del 2% per gran parte del 2011, per poi tornare a moderarsi al volgere dell'anno". È la previsione di Francoforte che continua a ritenere che vi siano "evidenze di pressioni al rialzo di breve periodo sull'inflazione complessiva, derivanti soprattutto dalle quotazioni dell'energia e delle materie prime e ravvisabili anche nelle fasi iniziali del processo produttivo". I previsori della Bce hanno, dunque, rivisto al rialzo le stime sull'inflazione dell'Eurozona. Le stime accreditano un tasso di inflazione all'1,9% nel 2011 e all'1,8% nel 2012, in rialzo di 0,4 punti percentuali per il 2011 e di 0,2 punti percentuali per il 2012.
Disoccupazione, per il 2011 al 9,9%. Le aspettative sul tasso di disoccupazione per il 2011 sono state lievemente riviste al ribasso, di 0,1 punti percentuali, al 9,9%. Quelle per il 2012 sono invariate al 9,6 per cento. I rischi complessivi per le aspettative relative al 2011 e al 2012 sono considerati orientati verso l'alto. Le aspettative sul tasso di disoccupazione a più lungo termine (per il 2015) restano invariate all'8,3% e, anche in questo caso, i rischi complessivi per le prospettive di più lungo periodo sono ritenuti al rialzo. (10 febbraio 2011)
2. Weber: parlerò solo dopo aver visto Merkel. Beda Romano – il Sole24Ore. FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente. Il futuro di Axel Weber, il controverso governatore della Bundesbank, rimane per ora incerto e confuso. Ieri il banchiere centrale, 53 anni, ha rifiutato di commentare le voci che lo danno in partenza prima della scadenza del suo mandato, e soprattutto non più in corsa per la presidenza della Banca centrale europea.
«Ho parlato con il cancelliere tedesco e gli ho promesso che non avrei fatto commenti prima di poterlo rivedere per un altro incontro», ha detto nel primo pomeriggio di ieri lo stesso Weber durante una conferenza a Vienna. «Ci coordineremo nel prendere tutte le necessarie decisioni». L'incontro secondo fonti berlinesi potrebbe aver luogo già oggi.
Mercoledì si sono accavallate le voci di una sua uscita di scena prima della fine del suo mandato, prevista nell'aprile 2012. Fonti di stampa hanno anche rivelato che il banchiere centrale – di cui si parla come possibile nuovo top manager di Deutsche Bank – avrebbe deciso di non essere candidato alla sostituzione del presidente della Bce Jean-Claude Trichet in novembre.
Le voci non sono state smentite né dal governo né dalla Bundesbank. Secondo una ricostruzione delle ultime ore, Weber voleva annunciare mercoledì mattina la sua partenza, in parte perché convinto di non avere il pieno appoggio tedesco nella sua corsa alla Bce. Sarebbe stato dissuaso dal comunicare ufficialmente la sua decisione dal cancelliere Angela Merkel.
Intanto, il governatore non parteciperà oggi a un vertice-franco tedesco a Berlino. Secondo il quotidiano Handelsblatt, la sua presenza non sarebbe stata gradita dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Dal canto suo, il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde si è dichiarato «interdetto» dalla notizia che Weber non sarà candidato alla presidenza della Bce.
Dal canto suo, la Frankfurter Allgemeine Zeitung spiegava ieri citando fonti governative che il governo Merkel non avrebbe intenzione di presentare altri nomi tedeschi per questa posizione, a cui aspira anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Da Parigi una "fonte ufficiale" ha precisato all'agenzia Reuters che contano le qualità del candidato, non la sua nazionalità.
3. Per i BoT domanda forte, tassi in calo. Isabella Bufacchi – il Sole24Ore. ROMA. Quando il mercato va alla ricerca di notizie rassicuranti sull'evoluzione della crisi del debito sovrano europeo, mette in primo piano le aste italiane: perchè l'Italia, quando si tratta di raccogliere fondi, ha sempre dimostrato di non incontrare alcuna difficoltà. E questo è quanto è accaduto ieri. Dopo tre giorni di allargamento degli spread tra i titoli dell'eurozona periferica e la Germania, l'asta dei BoT a 12 mesi da 7,5 miliardi era particolarmente attesa, come cartina tornasole per misurare i malumori del mercato dopo l'ennesimo rinvio delle soluzioni "definitive" ai mali che affliggono l'eurozona. Il Tesoro non ha deluso le aspettative degli ottimisti e l'asta è andata bene: buona la domanda, con oltre 12 miliardi richiesti, mentre il rendimento lordo è sceso all'1,862%, sotto la soglia psicologica del 2 per cento. E una ventina di centesimi al di sotto dell'asta precedente. Il rendimento netto per i risparmiatori è stato calcolato all'1,319 per cento.
Ad allentare le tensioni, seppur con impatto tiepido, è stato soprattutto il ritorno degli acquisti Bce sul mercato secondario dei titoli di stato, dopo due settimane di assenza e un totale di 76,5 miliardi di euro acquistati dallo scorso maggio. «Nessuno acquista più i titoli di Grecia, Irlanda e Portogallo e l'unico vero compratore è l'istituto di Francoforte», ha sentenziato un trader, secondo il quale una buona dose dei flussi in uscita dagli stati periferici si è riversata sui bond italiani. Per i titoli di stato portoghesi, anche in seguito all'intervento della Banca centrale, la seduta si è comunque chiusa in segno negativo: il decennale è rimasto saldamente sopra il 7 per cento. Il gap contro i titoli tedeschi decennali si è riportato vicino ai massimi storici e in serata viaggiata attorno a quota 410 centesimi. I bond portoghesi decennali rendevano in chiusura il 7,39% contro il 3,29% dei Bund, dopo aver toccato un picco al 7,656% prima dell'intervento della Bce. Gli strategist di Société Générale hanno tirato le somme, concludendo che il successo del titolo di stato quinquennale portoghese collocato nei giorni scorsi con sindacato di banche non è servito più di tanto a rassicurare gli investitori, pur andando nella direzione del non-utilizzo degli aiuti Ue e Fmi da parte di Lisbona. «Gli spread potrebbero tornare a stringersi in marzo», hanno commentato alla SocGen, puntando sull'annuncio-effetto di accordi importanti a Bruxelles e rigore sui conti confermato dal governo. Ma nessuno è pronto a scommettere su un trend tutto in positivo sulla riduzione degli spread fino alla fine dell'anno.
Il Portogallo ieri ha incassato il colpo e, avendo imparato la lezione dopo brutte esperienze passate in asta che il mercato va assecondato e non contrastato, ha annunciato il ritocco dell'ammontare della prossima asta dei suoi T-bill a 12 mesi, portando il tetto massimo da 1,25 miliardi a un miliardo. L'ultima asta dei BoT portoghesi lo scorso 2 febbraio era andata piuttosto bene: venduti 800 milioni con un rendimento calato al 3,71 per cento. Ma gli spread si sono allargati questa settimana per tutti gli stati dell'eurozona periferica, con particolare accanimento registrato sul Portogallo.
Il gap tra BTp e Bund decennali ieri ha chiuso a 147 centesimi contro i 149 del giorno precedente, mentre lo spread sulla scadenza a due anni si è ridotto da 106 a 103 centesimi. Sul buon andamento del rischio-Italia ha influito l'esito del collocamento BoT. «L'asta è andata bene, in linea con le altre aste italiane, sia in termini di domanda che di prezzo. Il BoT è uscito a 66 centesimi sopra il tasso Eonia (overnight medio dell'eurozona ndr.), al livello del secondario. Qualche pressione prima dell'asta c'è stata ma è più che normale, e dopo l'asta il titolo è stato comprato», ha detto Giuseppe Maraffino, strategist di Barclays capital.
 

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