sabato 12 febbraio 2011

Federali della Sera. Eppure, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, non si può non tirare un sospiro di sollievo, così i soldi del Sud sono andati anche agli allevatori del Nord, per pagare le multe. 12 febbraio 2011.

Sezione Forza Luis dai fai il bravo, e’ solo un problema di turisti, mica d’altro:
1. Bozen. Un Kaiser dimezzato.
2. Bozen. Unità d'Italia: mandateci le vostre e-mail di protesta.
3. Bozen. Bizzo e Tommasini (Pd): anche noi rappresentiamo la Provincia, ci saremo.

Sezione multe in via d’estinzione:
4. Treviso. Pascoli e truffe: sotto accusa un allevatore nel bellunese.

Sezione si scrive Cig, si legge Virtuosa Basilicata o incapaci, son sinonimi:
5. Potenza. Chiudono 3 aziende di ceramiche: 135 in Cig.
6. Potenza. "Sì" a Cig in deroga per 45 lavoratori della Lucania Metalli.
7. Potenza. Basilicata virtuosa nei fondi europei.

1. Bozen. Un Kaiser dimezzato. Le parole severe con le quali il presidente della Repubblica Napolitano ha richiamato il presidente della Provincia Durnwalder a rappresentare tutti i cittadini, sono un monito che segna un punto decisivo nello scontro sulla partecipazione alla celebrazione della unità d’Italia. Il capo di un governo, locale o nazionale, non dovrebbe mai dimenticare il dovere di rappresentare i cittadini senza distinzioni, sia quelli che lo hanno eletto che quelli che non lo hanno eletto. E’ una regola fondativa della democrazia moderna: le istituzioni appartengono a tutti, chi le impersona non può dimenticarsene. Se questa regola vale in ogni società, a maggior ragione deve valere in un territorio in cui le divisioni etniche possono suscitare tensioni e dove la convivenza si realizza a condizione che il modello di democrazia sia quello consensuale, dove tutte le componenti della società hanno eguali diritti, vigono la reciprocità e un dialogo paritario. Se così non fosse, se una parte (italiana o tedesca o ladina) si sentisse straniera in patria, il rischio potrebbe essere di cadere in una spirale senza fondo nella quale sono già caduti paesi come Irlanda, Belgio, ex Jugoslavia o Spagna.
La materia identitaria è sempre stata incandescente, ma è tornata a esserlo ancora più in questo inizio di secolo e, per questo, dovrebbe essere maneggiata con estrema cura. Il giusto richiamo di Napolitano, quindi, punta a garantire l’equilibrio tra le differenti componenti etniche in un luogo, l’Alto Adige, in cui questo equilibrio resta fragile e può essere messo in discussione. Una eguaglianza, ricordiamolo, sancita dallo Statuto. La risposta grossolana di Durnwalder, che fa il verso a un Berlusconi in declino, dimostra che il capo della giunta provinciale non ha capito il senso profondo del richiamo di Napolitano. Né vale l’osservazione della Svp sulla ”presunta minoranza” citata dal capo dello Stato, perché è chiaro che Napolitano si riferisce al fatto che “qui” la popolazione di lingua tedesca è maggioranza, è minoranza a livello nazionale, ma la Costituzione italiana ne garantisce i diritti. Durnwalder finge di non comprendere che lui esce dimezzato da questa vicenda. Cresce, infatti, nella comunità italiana la convinzione che sia il presidente degli “altri”, che difenda solo gli interessi dei sudtirolesi, ma non i nostri. E’ esattamente il pericolo che il nostro giornale ha indicato subito dopo la sua intervista, quando abbiamo messo in guardia Durnwalder dall’a pparire il picconatore del dialogo. Durnwalder può dire quello che vuole e scrivere tutte le lettere che vuole, ma la verità è che questa storia lo sta delegittimando, perché sta rinunciando alla funzione di custode dell’imparzialità delle istituzioni. Che non significa non decidere o non governare, ma farlo tenendo sempre presente l’interesse generale. E l’interesse generale in Alto Adige significa non interpretare in modo etnicamente fazioso le istituzioni. In altre parole: parlare e governare attraverso una sintesi in cui nessuno si senta escluso o ferito. Invece, è su questa missione delicata che Durwalder oggi sta fallendo: nella capacità di includere i cittadini non di lingua tedesca. Di questa lesione costituzionale egli ne è più consapevole di quanto non voglia lasciar trasparire: i tentativi di correggere (“Non voglio riaprire vecchie ferite”) sono il sintomo dell’indebolimento della sua affidabilità politica. Purtroppo per lui è difficile potersi liberare del groviglio identitario che sta suscitando: insistere a testa bassa o vellicare la “pancia” dei sudtirolesi, certo non lo salva dalla concorrenza elettorale della destra radicale tedesca. Durnwalder dovrebbe sapere che essere il presidente riconosciuto di qualche valle, politicamente significa poco se non è anche il presidente di Bolzano, vale a dire della comunità italiana. Hanno ragione, quindi, i cittadini italiani che giudicano negativamente la posizione di Durnwalder e vi leggono una forzatura inutile, perché invece di aprire la porta a una nuova fase dell’autonomia, la spinge indietro verso vecchie separazioni e riporta in auge uno stile Svp oggi inaccettabile. Per questo la perdita di credibilità del presidente dei sudtirolesi rischia di trascinare a una sconfitta politica l’intero partito di raccolta. Non si può governare “contro” una parte della società qualunque essa sia, italiana o tedesca. E’ un’illusione ritenere una prospettiva realistica di governo rappresentare solo il “noi” sudtirolese e ignorare quello italiano. L’uno è legato all’altro, e sarebbe ora che tutti ne fossimo consapevoli.
2. Bozen. Unità d'Italia: mandateci le vostre e-mail di protesta. Scriveteci il vostro pensiero sulla decisione di Durnwalder di non partecipare alle celebrazioni per l'Unità d'Italia. Gireremo al governatore i vostri messaggi. BOLZANO. La decisione del governatore altoatesino Luis Durnwalder di non partecipare ai festeggiamenti per l'Unità d'Italia ha provocato la reazione istituzionale del presidente Napolitano, che lo ha invitato a rappresentare tutti gli altoatesini e non solo quelli di lingua tedesca. Centinaia di mail e messaggi  di protesta stanno arrivando anche dai turisti di tutta Italia, molti dei quali annunciano che non verranno più in vacanza in Alto Adige.
Se volete anche voi esprimere il vostro pensiero, potete farlo attraverso i vari forum aperti sul nostro sito ma anche mandandoci una e-mail all'indirizzo bolzano@altoadige.it. Sarà nostra cura girare le vostre lamentele al governatore Durnwalder.
3. Bozen. Bizzo e Tommasini (Pd): anche noi rappresentiamo la Provincia, ci saremo. BOLZANO. «A seguito delle parole del capo dello Stato ribadiamo che parteciperemo ai festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia organizzati, anche a livello locale, perché pensiamo sia importante esserci». È la risposta degli assessori Tommasini e Bizzo. Il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini e l'assessore Roberto Bizzo rivendicano il diritto di festeggiare l'importante ricorrenza e di farlo nel ruolo istituzionale che rivestono all'interno della Provincia. È la risposta dei due esponenti del Pd alla lettera di richiamo inviata dal presidente della Repubblica Napolitano al presidente della Provincia e la presa di distanza da Durnwalder che, anche ieri, ha ribadito che "gli assessori italiani sono liberi di festeggiare l'Unità d'Italia, ma non in rappresentanza della Provincia". In genere molto cauti, stavolta i due assessori italiani "sfidano" Durnwalder. Non solo perché credono nell'importanza della ricorrenza ma anche perché sanno che le dichiarazioni di Durnwalder, che hanno provocato reazioni durissime a livello nazionale, hanno creato imbarazzo all'interno della stessa Svp. C'è poi il problema dell'immagine dell'Alto Adige che rischia di uscire compromessa da questa vicenda: «In effetti anche noi assessori - ammette Tommasini - abbiamo ricevuto parecchie mail di protesta. Arrivano da altoatesini di lingua italiani e da turisti». In una nota congiunta, i due esponenti del Pd rivendicano la loro autonomia: «Parteciperemo come assessore e vicepresidente della Provincia, funzioni istituzionali previste dallo Statuto d'autonomia». E se il concetto non fosse sufficientemente chiaro Bizzo aggiunge: «È vero che la rappresentanza legale della Provincia ce l'ha il presidente, ma la rappresentanza istituzionale l'abbiamo anche noi. Del resto non mi si può chiedere di fare l'assessore ad intermittenza come invece vorrebbe Durnwalder. Anche perché per chi rappresenta le istituzioni la partecipazione a titolo privato non esiste». Bizzo è un fiume in piena: «Non ho bisogno di deleghe né di autorizzazioni per andare a rappresentare tutti coloro che credono del valore dell'Unità nazionale. Sono stato eletto dal consiglio non da Durnwalder».  Ultima stoccata per il presidente della giunta: «I richiami del capo dello Stato non si commentano, si rispettano».
I toni diventano più concilianti quando, nella nota del Pd, si fa riferimento alla storia: «Capiamo che anche in questo evento si debba tener conto della storia particolare di questa terra, ma di certo i festeggiamenti dell'Unità d'Italia non sono contro nulla e nessuno. Non vogliamo che un'occasione importante come i 150 anni dell'Unità d'Italia si trasformi in un momento di tensione. Questa deve essere un'occasione gioiosa e di festa. La festa di tutti e l'occasione per ribadire concetti unificanti come la solidarietà tra il nord e sud del Paese».
La speranza dei due assessori è che le polemiche si smorzino al più presto, ma il timore è che l'incendio provocato a livello nazionale dalle dure prese di posizione di Durnwalder, non sia così facile da spegnere.
4. Treviso. Pascoli e truffe: sotto accusa un allevatore nel bellunese. Uno dei furbetti dei "pascoli da mungere" è finalmente nei guai per aver truffato l'Unione Europea oltre che i suoi colleghi allevatori, ed è stato denunciato a piede libero nei giorni scorsi dai Carabinieri di Feltre e Lamon, che hanno condotto le indagini coordinandosi con il Nucleo Antifrodi di Parma. Il truffatore è un allevatore trevigiano, Luciano Varago, titolare di una onlus nel bellunese e responsabile già in passato di suprusi nei confronti dei colleghi locali, primo tra tutti il reiterato sconfinamento dei suoi capi nei terreni altrui. In sostanza, la truffa perpetrata dal Varago è stata quella di presentare a suo nome la domanda di contributi comunitari relativi a piccoli appezzamenti di pascolo utilizzati da altri, allegando alla documentazione decine di contratti di affitto intestati a terzi e ricevendone un congruo assegno di 60mila Euro.
Ma siccome le menzogne hanno le gambe corte, e i vessati prima o poi si stancano di essere vessati e si ribellano, le segnalazioni giunte alla locale compagnia dei Carabinieri hanno fatto scattare le indagini e scoprire il meccanismo truffaldino del Varago. A quanto pare, l’uomo speculava sulla possibilità di stipulare dei contratti verbali per poi fornire all’Unione Europea finte intestazioni, frutto di inesistenti accordi con altri allevatori, che però erano all'oscuro di tutto.
A titolo cautelativo, e in attesa di valutare il danno erariale, al truffatore è stato già sequestrato un appartamento di proprietà. Sarà la Corte dei Conti a stabilire l'entità della restituzione, che andrà a sommarsi alle sanzioni amministrative e alle spese processuali.
Si spera che a questa sanzione ne seguano molte altre ancora, nei confronti delle squallide realtà che in questi ultimi anni si sono tuffate a pesce nelle falle delle disposizioni comunitarie per i contributi sul pascolo montano. Un fenomeno, quello degli incursionisti al rialzo nelle gare di affitto dei pascoli che è stato più volte denunciato nelle sedi locali e a Bruxelles senza che sinora siano stati presi i provvedimenti del caso.
Si valuta che l'ammontare complessivo della truffa dei pascoli ai danni dell'Ue, e quindi dei cittadini europei - ma anche e soprattutto dei malghesi espropriati di alpeggi a volte condotti da generazioni - ammonti a diverse centinaia di milioni di Euro. 11 febbraio 2011
5. Potenza. Chiudono 3 aziende di ceramiche: 135 in Cig. POTENZA – La Ceramica Fenice, la Blu Ceramic e la Blu Mix, aziende dell’area industriale di San Nicola di Melfi (Potenza) operanti nella produzione di piastrelle, hanno cessato l’attività “per via di un indebitamento eccessivo rispetto ai crediti vantati verso clienti di paesi esteri”: di conseguenza “i 135 dipendenti dei tre stabilimenti saranno collocati in cassa integrazione straordinaria”. Lo hanno reso noto, in un comunicato, le segreterie potentine di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil. La proprietà “ha presentato richiesta di concordato preventivo”, per evitare “un eventuale fallimento, e cercare di trovare soggetti imprenditoriali interessati a subentrare negli assetti societari, o a rilevare le aziende in crisi”, ma i sindacati hanno espresso comunque “il rammarico per come un’ulteriore esperienza nella produzioni di ceramiche in Basilicata, dopo altre concluse in maniera fallimentare, volga al termine in modo traumatico per i lavoratori e per il tessuto produttivo regionale”. Le organizzazioni di categoria, infine, hanno richiesto un incontro all’assessore regionale alle attività produttive, Erminio Restaino, “per mettere in atto ogni azione utile a favorire un’eventuale manifestazione di interesse da parte di soggetti industriali”.
6. Potenza. "Sì" a Cig in deroga per 45 lavoratori della Lucania Metalli. POTENZA – Un accordo per sei mesi di cassa integrazione in deroga per 45 lavoratori della Lucania Metalli - azienda di Melfi (Potenza) in cui si lavorano componenti in plastica – è stato firmato stamani, a Potenza, nel corso di un incontro, dai rappresentanti dei sindacati e della Regione. Davanti alla sede dell’ente regionale un gruppo di lavoratori della Lucania Metalli ha organizzato un presidio per chiedere la tutela dei livelli occupazionali. L'accordo, è scritto in una nota della Fiom-Cgil, “garantisce una forma di sostegno al reddito per i lavoratori a cui era scaduta nel dicembre scorso la cassa integrazione straordinaria”.
L'azienda “aveva inoltre presentato alla Regione una domanda per garantire nuovi investimenti nel settore e quindi la sopravvivenza di un importante sito produttivo in un settore che meno di altri risente della congiuntura economica sfavorevole. La Fiom vigilerà sulla corretta attuazione da parte dell’azienda del piano industriale che prevede il rilancio produttivo dello stabilimento, e chiederà all’associazione delle Piccole imprese della Basilicata un incontro per conoscere le intenzioni dell’azienda”.
7. Potenza. Basilicata virtuosa nei fondi europei. 12/02/2011 La Basilicata stenta a spendere i fondi Ue ma resta comunque una delle rare regioni “virtuose” in un panorama italiano demoralizzante dove più del 90% dei finanziamenti europei giacciono inutilizzati a quattro anni dall’inizio della fase di spesa. Dal 2007 le regioni italiane sono riuscite a spendere appena il 9.5% dei fondi a loro disposizione nel periodo 2007-2013. Il ritardo sembra difficile da colmare quando si è già a oltre metà strada, mentre il Partito Democratico avverte che 7 miliardi sui 44 complessivi, potrebbero andare in fumo. La Basilicata non eccelle, ma in un contesto di grave ritardo, appare paradossalmente tra i primi della classe. Infatti, dei 752 milioni di euro di fondi che le sono destinati complessivamente (mettendo insieme finanziamenti Ue e cofinanziamenti nazionali), la regione ne ha spesi finora quasi 129 milioni, pari a oltre il 17% del totale. A quattro anni dall’inizio della programmazione finanziaria settennale, ci si sarebbe pure potuto attendere una spesa del 50% o 60%, e invece gli investimenti restano sotto il 20%. Eppure, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, non si può non tirare un sospiro di sollievo confrontandosi con Puglia e Calabria dove la spesa è ancora al 9%, sotto la pur bassa media nazionale. E peggio ancora fanno Sicilia (neanche 8%) e Campania, che registra una spesa inferiore al 6%. Non è certo un fenomeno nuovo, visto che da decenni le regioni italiane sprecano preziosi fondi Ue per l’incapacità di saperli spendere. Ma è lecito continuare a porsi la domanda. Tra le risposte accettabili c’è la crisi economica, capro espiatorio di ogni male, ma effettivamente causa di complicazioni nel reperimento di risorse nazionali da abbinare ai fondi europei. Senza tali cofinanziamenti, infatti, i soldi Ue restano a Bruxelles. Anche altre regioni europee soffrono di ritardi in questa difficile congiuntura, ma l’Italia come al solito ci mette del suo. I deputati ed europarlamentari del PD che hanno diffuso le cifre regionali puntano il dito contro “l’irresponsabile sottrazione di 28 miliardi di fondi Fas”. Fas è la sigla per Fondo per le Aree Sottoutilizzate. Ma il governo ha preferito destinare tali risorse alle problematiche più disparate, spesso ben lontano dalle zone più depresse del paese. E così i soldi del Sud sono andati anche agli allevatori del Nord Italia, per pagare le multe che si erano fatti comminare per anni di testardo sforamento delle quote latte. Umberto Bossi e la Lega Nord ne hanno fatto un invincibile cavallo di battaglia elettorale promettendo agli allevatori lombardi che alla palese violazione delle regole non sarebbe seguito alcun castigo. E infatti, le multe le hanno ripagate con i soldi destinati alle campagne lucane o alle aziende calabresi. In passato i fondi statali Fas sono serviti a coprire le falle di un sistema privato poco incline a prendere rischi o di amministrazioni con enormi buchi di bilancio. Il cofinanziamento nazionale veniva spesso garantito da tali fondi. E in alcuni casi le risorse del Fas hanno persino contribuito a far partire progetti che restavano al palo per ritardi nei finanziamenti Ue, che tutt’altro sono fuorché una macchina perfetta. La sottrazione di questi fondi ha certo contribuito all’ennesimo pessimo risultato del Sud Italia, ma le amministrazioni pubbliche regionali non possono sorridere. Restano ancora tre anni per recuperare. E forse sarà l’ultima opportunità prima che le risorse destinate al Meridione si contraggano significativamente, come molti esperti prevedono in tempi di magra. Francesco Guarascio

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