venerdì 4 febbraio 2011

Notizie Federali della Sera: Su al Nord, dove manca il mare ma non i pescatori, 3 febbraio 2011.

Sezione Sud Tirolo ed assimilabili: il federalismo e’ contro le autonomie locali.
1. Bozen. Theiner: "Sul bassorilievo ci siamo fermati, elaboriamo insieme fascismo e nazismo",
2. Valle d’Aosta. Famiglia e separazioni: "in Valle d'Aosta una situazione esplosiva".
3. Trento. Federalismo: la Lega esulta, il Pd si arrabbia.

Sezione Rosi Brandi: questa donna ha le palle.
4. Su al Nord.
 
Sezione Nordest: Che colossale sputtanamento.
5. Padova. Il ciclone che umilia il Nordest.
6. Lezioni di friulano agli studenti: ci sono 2 milioni 650 mila euro.

Sezione Pensiero Meridiano: In nove mesi nasce un bambino, in Calabria.
7. Il fascino della tabula rasa e della fiction.
8. Puglia. Federalismo, le 7 bugie a danno del Sud.
 
Sezione finalmente relax: Silvio Berlusconi e le gattine isontine. Tremonti e la svolta dell’ albero storto.
9. Berlusconi: «L’Italia è una Repubblica giudiziaria».
10. Nova Gorica. Nell'Isontino troppi gatti randagi via alla campagna di sterilizzazione.
11. Federalismo, Tremonti: Svolta storica, raddrizzeremo albero storto.
1. Bozen. Theiner: "Sul bassorilievo ci siamo fermati, elaboriamo insieme fascismo e nazismo" / SONDAGGIO. di Francesca Gonzato. BOLZANO. La Svp eviterà la prova di forza sui monumenti, specialmente sul Mussolini a cavallo di Piffrader. Lo conferma l'Obmann Richard Theiner: «Va sostenuta l'idea di Durnwalder: ascoltiamo storici e artisti. Ma sto lavorando per andare oltre». Scoppiato il caso dell'accordo con Bondi, Theiner ha iniziato una serie di incontri informali con esponenti italiani. L'ultimo, mercoledì con il sindaco Luigi Spagnolli. Nell'agenda ci sono anche i Verdi. «Coinvolgerò chi crede nell'autonomia». Racconta il suo lavoro, che parte dai monumenti e mira «a un lavoro franco, senza tabù sulla nostra storia, il fascismo e il nazismo, temi difficili per tutti noi. La mia speranza? Liberarci di quel peso, ma solo dopo aver capito, ed entrare in una storia nuova. Penso a qualcosa di concreto, a un luogo». Obmann, perché ha iniziato questi incontri? «Mi piace molto come si sta evolvendo la vicenda dei monumenti. Superato lo shock, vedo una generale disponibilità a collaborare: provo a sfruttare il momento». La Provincia può staccare il bassorilievo di Mussolini, ma Durnwalder senbra favorevole a un ripensamento. Cosa ne pensa? «Lo sostengo». Perché rinuncereste a una prova di forza su un terreno così simbolico? «La Svp è qui dal 1945, questo significa coltivare una classe dirigente responsabile. Su Piffrader non è una svolta clamorosa, diciamo che abbiamo ascoltato». Cosa accadrà ora? «Si raccoglieranno idee di storici e artisti di tutti i gruppi, coinvolgendo sicuramente il Comune». La politica ascolterà queste voci, anche se daranno pareri scomodi? «La politica deciderà, ma cerchiamo le idee. Io stesso ho visitato molti esempi di monumenti totalitari storicizzati in Europa». A cosa punta il suo giro di incontri con politici italiani? «Vorrei che non ci fermassimo al lavoro sui monumento. Dobbiamo avere il coraggio di lavorare sulla nostra storia, sul fascismo e sul nazismo. Dobbiamo farlo insieme, senza tabù, in un lugo comune, perché sono eventi intrecciati. Elaborare significa guardare la storia, non ignorarla. Finora non lo abbiamo fatto, credo che sia ciò che ci manca per iniziare una nuova fase. Insommma, alla fine il ministro Bondi potrebbe avere giocato un ruolo inaspettato per il futuro della nostra terra, se le persone responsabili parteciperanno». Cosa intende per un luogo? «Penso a uno spazio, un centro di documentazione, in cui confrontarci con la storia. Deve essere sicuramente a Bolzano, perché è il cuore di ciò che è accaduto. E il Comune deve partecipare, insieme agli assessori di lingua italiana in Provincia». Può essere la cripta del Monumento alla Vittoria? «Lasciamo che arrivino le idee anche su questo progetto. Anche in questo caso non mancano esempi in Europa». Cosa chiede agli interlocutori italiani? «Che sappiano prendersi delle responsabilità, come vediamo in molti casi nelle discussioni di questi giorni».
2. Valle d’Aosta. Famiglia e separazioni: "in Valle d'Aosta una situazione esplosiva". L'allarme dell'Associazione genitori separati: "la legge sull'affidamento è mal applicata e non garantisce ai genitori parità di trattamento". 04/02/2011. AOSTA. «In Valle d'Aosta la situazione è esplosiva: molti genitori rischiano l'autolesionismo diventando dipendenti da alcol e droghe mentre i figli di 11-12 anni vanno spesso ad alimentare la microcriminalità giovanile». Non usa mezzi termini Ubaldo Valentini (a sinistra nella foto), presidente dell'Associazione genitori separati per la tutela dei minori, nel definire le conseguenze delle separazioni dei valdostani. Una situazione che per Valentini «è frutto della cattiva applicazione della legge sull'affidamento del 2006 che non garantisce ancora la parità tra madre e padre». Intanto, questa sera alle 20:30 presso i locali del Csv in via Xavier de Maistre 19 ad Aosta, Valentini e il referente dell'associazione per la nostra regione Thomas Negrello incontreranno i genitori separati.
Per l'associazione sono tre i soggetti responsabili di questa situazione: Procura, Tribunali e servizi sociali. «Spesso la Procura ascolta soltanto la madre emettendo troppo facilmente decreti di allontanamento nei confronti del padre» sottolinea Valentini, che accusa poi il Tribunale di valutare con scarsa attenzione i singoli casi nell'ambito dell'affido condiviso.
A ciò si aggiunge poi secondo l'associazione «la scarsa efficacia del servizio di mediazione familiare incentivato dalla Regione dimostrata dalla maggiore conflittualità riscontrata nei nuclei che ne hanno usufruito». Per il presidente «andrebbero formati in modo più specifico gli assistenti sociali, che inoltre, alternandosi di continuo, riducono gli equilibri del bambino».
Quotidianamente l'associazione riceve almeno due chiamate dalla nostra regione: «Sono genitori, di frequente padri, che non riescono a sopportare la situazione in cui si trovano. Devono pagare assegni di mantenimento sproporzionati rispetto ai propri stipendi - enfatizza Valentini - quando magari l'altro genitore ha un lavoro non regolarizzato che gli permette di accedere anche al patrocinio gratuito, pagato in modo salatissimo dalla collettività».
Anche l'affido familiare, come il patrocinio gratuito, sarebbe un business ai danni del settore pubblico «perché la famiglia affidataria riceve somme cospicue per il servizio prestato. Si inizia con due ore al giorno di affidamento - sostiene Valentini - e dopo qualche mese si arriva magari a forme di adozione. Sta venendo meno il concetto di genitorialità».
I problemi in famiglia sembrano poi ripercuotersi sulla vita dei figli: «Andiamo a vedere i cognomi dei ragazzini delle mini gang di Aosta. I loro genitori spesso soffrono della propria drammatica separazione, o comunque hanno seri problemi pur rimanendo formalmente compagni. Non sempre infatti si ricorre al Tribunale: a volte non ci sono i soldi mentre altre, specie nei secondi matrimoni, ci si vergogna della propria situazione». A questo proposito l'associazione ha stipulato convenzioni con avvocati che permettono risparmi notevoli.
Per gli adulti sottoposti allo stress derivante dall'allontanamento dai figli «l'autolesionismo può arrivare a tentativi di suicidio - spiega Valentini - troppo spesso mi trovo di fronte a uomini che piangono, che hanno bisogno di un sostegno morale, che rischiano di trovare rifugio nelle dipendenze e che non vedono una via d'uscita». E la memoria va a quella tragica domenica del 7 aprile 1996 quando Antonio Sonatore, insegnante aostano, si diede fuoco davanti al Tribunale del capoluogo. Dopo aver tentato invano di attirare l'attenzione sulla sentenza che da tempo gli impediva di vedere la figlia, affidata all'ex moglie. Thierry Pronesti.
3. Trento. Federalismo: la Lega esulta, il Pd si arrabbia. 04/02/2011 13:24. TRENTO - Il consiglio dei ministri ieri sera ha approvato il decreto sul federalismo municipale nonostante la commissione Bicamerare sul federalismo nel pomeriggio non avesse espresso parere favorevole, visto che al momento del voto il risultato è stato di 15 a 15, una parità che non può essere considerato un via libera. Dopo ore concitate di riunioni su riunioni e pareri legali sul da farsi la Lega e il premier Silvio Berlusconi hanno deciso di andare avanti con l'adozione del decreto così come uscito dalla commissione.
D'altronde questa era la condizione posta da Umberto Bossi per continuare a tenere in piedi il Governo: portare a casa il federalismo. Lo aveva detto nei giorni scorsi e per lui nulla è cambiato anche se questo appare come uno sgarbo al Parlamento. «Il governo - dice il deputato e segretario della Lega nord Trentino, Maurizio Fugatti , - ha fatto un decreto che tiene conto del lavoro in Bicamerale. Quindi ha recepito le sollecitazioni giunte e tecnicamente può andare avanti. D'altra parte - aggiunge l'onorevole della Lega - se non va in porto il federalismo noi ci chiediamo cosa stiamo qui a fare. Con l'approvazione di questo decreto abbiamo il segnale che si può riuscire ad andare fino in fondo». Fugatti esprime un giudizio molto negativo sull'atteggiamento assunto dal Pd, che si era astenuto sulla legge sul federalismo e invece ha votato contro questo decreto.
«Non hanno dato una valutazione nel merito - sostiene il deputato della Lega - ma solo politica contro Berlusconi rischiando così di mettere a repentaglio per la seconda volta il federalismo dopo il 2006 quando sempre per ragioni politiche il referendum bocciò la devolution. Il decreto sul federalismo municipale è solo uno di quelli previsti, ora ci sarà quello regionale e sui costi standard della sanità. Per esprimere un giudizio sull'effettiva riduzione dei costi che il federalismo produrrà si deve guardare la riforma nel suo complesso non solo per una parte».
Il senatore del Pd, Giorgio Tonini , dice che invece il voto contrario del suo partito si è basato su motivi di merito: «Noi abbiamo votato contro un decreto sbagliato perché non ha nulla di federalista in quanto non si basa sul principio di responsabilità degli amministratori locali rispetto ai cittadini che pagano le tasse. Si prevedono infatti imposte come l'Imu e la tassa di soggiorno a carico delle seconde case e dei non residenti e, cosa ancor più grave, un'imposta aggiuntiva che pesa sulle categorie economiche».
«Quindi - sostiene Tonini - con questo decreto aumenta la pressione fiscale facendo fare il lavoro sporco ai sindaci, che diventano esattori per conto dello Stato, e inoltre viene introdotta una giusta cedolare secca sugli affitti che però è applicata solo sul versante dei proprietari e non anche degli inquilini e questo squilibrio vanifica l'obiettivo dichiarato dell'emersione del nero».
La deputata del Pd, Laura Froner rincara la dose: «Noi siamo favorevoli al federalismo, ma non a questa che è una riforma molto pericolosa per il Paese perché viene a costare di più ai cittadini, con l'aumento delle imposte, senza una contestuale razionalizzazione della spesa pubblica. Questo fisco municipale è un imbroglio perché non favorisce le autonomie locali». L.P.
4. Su al Nord. di ROSI BRANDI. Su al Nord, dove manca il mare ma non i pescatori, le immagini della monnezza per le strade di Napoli fanno inorridire. Un lavoraccio, quello dei pescatori metropolitani, perché sono mogli, figlie, fidanzate alle quali compete rispondere a dubbi amletici: il pannolino del bimbo va con l'umido o nel sacco viola? la bottiglia d'olio va solo sciacquata o sgrassata col detersivo? le Pagine Gialle vanno nel contenitore della carta o le ritirerà un addetto sotto casa? (per la cronaca: Seat informa che vanno buttate). Insomma, tornando alla monnezza, vallo a sapere perché lo stress di differenziare certosinamente non se lo becca anche chi abita alle pendici vesuviane. Ne consegue che su al Nord un'idea ce l'avrebbero per interpretare alla partenopea l'acronimo S.P.Q.R., emulando il ministro Bossi sui noti «porci romani»: Sporcano Proprio Quanto Rovinano. Nel senso che il Sud rovina l'immagine di un'Italia che al settentrione si sforza di essere pulita, ordinata, efficiente.
Ma è proprio così pulito, ordinato, efficiente, il Nord? Passando verso sera in città moderne come Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Saronno, in centro e in periferia, non si direbbe. Strade e autostrade sono incorniciate da carcasse di animali e cartacce. Sacchi non regolamentari con dentro di tutto restano esposti per settimane sui marciapiedi e chi li ha messi lì si guarda bene dal rimediare all'errore, anche se il rifiuto è prossimo alla putrefazione, salvo protestare per primo se dal Comune arriva una multa da suddividere fra gli inquilini. Gli assessori all'Ecologia le pensano tutte per rendere appetibile la raccolta differenziata, nelle scuole s'intercetta anche l'innocenza dei bambini, ma a dire la verità, davanti a quelle montagne di sacchi gialli, viola, verdi e sudici trolley di plastica bianca per la carta, viene nostalgia dei vecchi cassonetti: almeno formalmente, erano un separé tra i nostri occhi e le nostre schifezze.
Ora come allora, l'impegno del servizio di nettezza urbana viene spesso vanificato dall'inciviltà: saranno tutti napoletani quelli che non raccolgono la cacca dei loro cani sui marciapiedi, che svuotano per strada i posacenere o gettano i mozziconi dal finestrino dell’auto, che attaccano i chewing-gum sotto le sedie del ristorante o scaraventano la lavatrice rotta dentro i boschi? Saranno tutti extracomunitari coloro contro i quali i residenti più stizziti dal pattume in bella vista formalizzano le loro accuse agli amministratori condominiali? Fa comodo nascondere la polvere sotto il tappeto (degli altri). Soprattutto se, nonostante le lodevoli campagne di sensibilizzazione lanciate da enti locali e società multiservizi, il cittadino non riesce ancora a percepire concretamente - in bolletta, nell'ambiente e sul mercato - i benefici derivanti dal suo sforzo di smaltire i rifiuti in maniera differenziata. Insomma, resta la sensazione che i sacchi accuratamente riempiti finiranno in un buco nero. Salvo scoprire, quando la magistratura si mette a indagare, che in certi casi e in certi luoghi (vedi Napoli) è proprio così. E noi, tutti assolti?
Confessiamolo: ben pochi sono immuni dal virus del signor Laqualunque, moderno sostituto del signor Rossi. Le pattine a casa propria, il pattume dove capita. Una soluzione ci sarebbe se i vigili urbani facessero meno multe per sosta vietata e più per divieto di sporcizia, se le ronde seguissero le tracce dei maleducati, se la videosorveglianza catturasse le immagini dei ladri di decoro. Solo così potremmo vantarci: su al Nord manca il mare, però è un'oasi del pulito.
5. Padova. Il ciclone che umilia il Nordest. PADOVA. Che colossale sputtanamento, per tutti noi, la cricca che avrebbe organizzato una tangentopoli qui nel Veneto! Speriamo con tutte le forze che le cose che sentiamo e che leggiamo non siano vere, perché se sono vere da oggi il resto d’Italia può restituirci, con gli interessi, il disprezzo e lo scherno con cui noi l’abbiamo finora trattato. Cos’è un terremoto per le Venezie? Un evento che ci fa piangere ma ci chiama tutti all’aiuto, giorno e notte, rifacciamo le città meglio di prima, non perdiamo un soldo di quelli che lo Stato ci dona.
Cos’è un terremoto per il resto d’Italia, L’Aquila, Irpinia, Sicilia? Un evento che li fa ridere come jene, chiedono tanto e sperperano tutto, son più i soldi che intascano che quelli che impiegano, e dopo anni sono ancora lì a piangere. Sono un'altra razza, noi siamo razza Piave. Che cos'è un appalto edile qui al Nordest? Un sistema per costruire al meglio spendendo il minimo, pagamenti alla luce del sole, intrallazzi zero, tangenti zero, escort non sappiamo cosa sono. Noi siamo la Padania. Diversi per religione, attaccamento alla regione, alla città, al comune, alla chiesa, alla famiglia.
Ogni mattina che il Padreterno manda sulla Terra noi leggiamo sui giornali i trucchi, le invenzioni, gli accordi studiati e impiegati dalle imprese del resto d'Italia per raggirare le normative delle aste, combinare le assegnazione dei lavori pubblici, farseli pagare senza farli, poi rifarli per farseli pagare due volte, poi corrompere il collaudatore per farli passare per buoni anche se buoni non sono...: è l'Italia del malaffare, della malavita, della mafia- camorra-'ndrangheta, noi siamo l'Italia avanzata, noi siamo La Locomotiva, con Osaka e Baviera il trainiamo il mondo, perché lavoriamo a regola d'arte. Da noi non ci sono «irregolari aggiudicazioni», perché le regole le impediscono, e l'onestà della classe amministratrice e imprenditoriale è tale da trovar ripugnante l'idea. Da noi non c'è «peculato», è un termine che non usiamo mai. Su un giornale del Nord parrebbe un termine straniero. Da noi non ci può essere «falso ideologico», noi non abbiamo ideologia, noi abbiamo spirito lavorativo.
«Atti contrari ai doveri d'ufficio»? L'uomo del Nordest è ligio al suo dovere, in guerra e al lavoro. La «cricca»? Cercatela da L'Aquila in giù, qui esistono soltanto «gruppi di lavoro», che staccano a mezzanotte e riprendono alle 7. Qui abbiamo «amici», non abbiamo «amici degli amici». «Cene per combinare affari»? Son cose centro-meridionali, qui le cene servono per smaltire le tossine del lavoro, andiamo a cena per rilassare fegato e colon, trattar affari ci blocca la digestione. «Escort»? Le escort da migliaia di euro sono un vizio snob dei ceti smidollati, qui al massimo ci saranno delle puttane da 100 euro. E poi, le escort sono donne-merce, uno le regala a un altro, nel Nordest è un concetto ripugnante, il Nordest è cattolico, paleo-cattolico, non è Ratzinger che controlla il cattolico veneto, ma è il cattolico-veneto che controlla Ratzinger.
L'Italia è una palude, sulla palude noi abbiamo costruito un graticolo di valori, e galleggiamo. Siamo solidi. Grazie a tutti: ceto imprenditoriale, classe dirigente, amministratori, politici. Ed ecco che sulla nostra solidità sbatte il ciclone che la Finanza chiama «Aria Nuova», scoperchia tutto, dallo scoperchiamento vengono fuori uno per uno tutti gli obbrobri della peggiore italianità: le aggiudicazioni truccate, la gestione corrotta dei lavori pubblici, i lavori fatti per finta, i controlli fasulli, le tangenti pagate a cena (e il fegato? e il colon?), il sesso in regalo, la solita rumena, povera anima morta, relitto dello sfacelo comunista offerto al cannibalismo capitalista. Speriamo con tutte le forze che l'operazione «Aria Nuova» fallisca e diventi «Aria Fritta». Perché se quel che trova è vero, allora noi siamo come tutti. Anzi peggio. Perché copiamo il peggio dell?Italia. Disprezzavamo i malavitosi, e adesso andiamo a scuola da loro.
6. Lezioni di friulano agli studenti: ci sono 2 milioni 650 mila euro. Le decisioni dell’esecutivo regionale. Nuove risorse per 40 milioni di euro ai fondi di rotazione della legge anticrisi. di Paolo Mosanghini. UDINE. L’insegnamento del friulano nelle scuole della regione costerà complessivamente due milioni 650 mila euro. Saranno così finanziati i corsi che riguardano oltre 68 mila studenti ai quali vanno aggiunti altri 9mila delle scuole paritarie. L’assessore all’istruzione, Roberto Molinaro, ha comunicato ieri alla giunta i contenuti della bozza del regolamento della legge regionale (la 29 del 18 dicembre 2007) su tutela, valorizzazione e promozione del friulano.
La commissione permanente ha elaborato una schema di articolato ora al vaglio degli uffici regionali che si sviluppa su tre cardini: la definizione delle linee guida, dei contenuti e delle caratteristiche del Piano applicativo di sistema per l’insegnamento della lingua friulana; l’istituzione e la tenuta dell’elenco regionale degli insegnanti con competenze riconosciute per l’i nsegnamento della lingua friulana; i criteri e le modalità di realizzazione delle iniziative promozionali e di sostegno nel settore dell’istruzione.
L’assessorato ha calcolato quante saranno complessivamente le risorse da trasferire alle scuole dell’infanzia, alle primarie e alle secondarie di primo grado, statali e paritarie, che hanno sede nei comuni “friulanofoni”, per coprire le spese dei docenti impegnati nella attività didattica e per l’organizzazione delle iniziative, per i progetti compresi nell’offerta formativa, per l’i nsegnamento della lingua friulana agli adulti e agli immigrati. Gli studenti iscritti alle scuole dei comuni “friulanofoni” sono 68.263: 8.403 della provincia di Gorizia, 17.045 di quella di Pordenone e 42.814 di quella di Udine. A questi vanno aggiunti circa 9.000 alunni delle scuole paritarie.
Il calcolo poi tiene conto dell’insegnamento di circa 30 ore l’anno per ogni alunno e per il calcolo del budget è stato considerato che tutti i docenti sono impegnati oltre l’orario di servizio. Quindi per finanziare il progetto l’assessorato all’istruzione ha calcolato un costo  annuo di 2,650.000,00 euro.  
«A tale spesa, visto il sistema di norme statali in vigore (e cioè la legge 482 del dicembre 1999, e il regolamento di attuazione del maggio 2001) deve concorrere anche il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca con il quale devono essere intraprese le necessarie intese», ha commentato l’assessore Molinaro, il quale ha ricevuto l’incarico dal governo regionale di contattare gli uffici ministeriali.
Fondi di rotazione. La Giunta regionale ha trasferito nuove risorse ai fondi di rotazione coinvolti nell’attuazione della legge anticrisi del Friuli Venezia Giulia. Ieri la giunta, ha discusso e approvato una delibera che distribuisce le ultime disponibilità del fondo istituito nel giugno del 2009 per sostenere il sistema produttivo regionale. Si tratta di 40 milioni di euro, dei quali 15 vengono assegnati al Fondo di rotazione per le iniziative economiche (Frie), 10 al Fondo di rotazione a favore delle imprese artigiane (Fria), 10 al Fondo speciale di rotazione a favore delle imprese commerciali, turistiche e di servizio e cinque al Fondo di rotazione regionale per interventi nel settore agricolo.
Sono state così definitivamente riversate sul sistema produttivo regionale tutte le risorse messe a disposizione dalla Regione per le finalità anticrisi, pari a 400 milioni. In totale, 75 milioni ciascuno sono stati assegnati a Frie, Fria, Fondo per imprese commerciali e Fondo per settore agricolo; 30 milioni al Fondo di garanzia per le Pmi; 5 milioni al Fondo regionale smobilizzo; 15 milioni al Fondo di rotazione in favore delle imprese edili. I rimanenti 50 sono stati utilizzati per favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese industriali, di servizio e loro consorzi.
Sanità. Via libera dalla giunta al regolamento che definisce criteri e modalità di finanziamento alle Province dei programmi triennali finalizzati alla sperimentazione di modelli organizzativi innovativi degli interventi e dei servizi di rete rivolti alle persone disabili. Con questo regolamento vengono determinati i criteri per il finanziamento di tali iniziative. Tra l’altro viene indicato che, in sede di prima applicazione per il triennio 2011-2013, i programmi provinciali, sentita al riguardo anche la Consulta regionale delle associazione dei disabili, dovranno essere realizzati tenuto conto di alcuni obiettivi strategici da perseguire in relazione alle specifiche esigenze e caratteristiche territoriali.
7. Il fascino della tabula rasa e della fiction. 04/02/2011. di DOMENICO CERSOSIMO. In nove mesi nasce un bambino. Dunque, non sono pochi, anche per sottoporre a bilancio critico un'esperienza di governo. Scopelliti e la sua giunta si sono insediati nei primi giorni di aprile del 2010 sotto la spinta di una vittoria elettorale netta e schiacciante. Troppi voti rischiano di far male alla ragionevolezza e al senso della misura dei vincitori. E' successo nel 2005 a Loiero e ai suoi alleati di centrosinistra che, ubriacati da un'altrettanta vittoria schiacciante sul centrodestra, si lasciarono andare a proclami fuori misura del tipo “rivolteremo la Calabria come un calzino”, oppure “nulla sarà più come prima”. Naturalmente, nel quinquennio loieriano la Calabria non è stata né rivoltata (né poteva esserlo!) né si è realizzata la palingenesi (che non arriva per semplice annuncio!). Le trasformazioni “epocali”, come è noto, non si realizzano con i proclami: necessitano, oltre che di congiunture socio-istituzionali particolari, soprattutto, di convenienze diffuse al cambiamento e di classi dirigenti adeguate! Scopelliti e i leader della sua coalizione hanno subito, come i predecessori, il fascino della tabula rasa e della nuova era che avrebbe atteso i calabresi a partire dal successo elettorale di primavera della destra. Il loro artificio retorico base è semplice e accattivante: “prima di noi il vecchio Medioevo/con noi il nuovo Risorgimento”; “Loiero emblema del peggio/Scopelliti ariete del meglio”. Un messaggio duale di grande presa, banale ma comprensibile ai più, rozzo ma comunicativamente efficace. Da qui l'intenzionale enfasi smisurata sui disastri del passato, sulle nefandezze di governo della precedente amministrazione e, allo stesso tempo, l'esaltazione fideistica delle capacità rifondanti del nuovo “governatore”. Per non essere da meno dei loro predecessori, i “nuovi” amministratori regionali e i loro amici di avventura non esitano a parlare di “rivoluzione culturale”, di “aria nuova” e di “nuova classe dirigente” che ormai connoterebbero le vicende regionali recenti. Un ritornello ossessivo che, ancora oggi, dopo nove mesi dall'insediamento della nuova giunta regionale, i calabresi debbono assumere in porzioni bi-quotidiane nel tiggi pubblico locale. Il grado di corrispondenza tra la reclame e il prodotto non sembra interessare i redattori televisivi e forse neanche i cittadini: illudersi che la nave sia “nuova” di zecca e che il comandante sia giovane, fresco e fattivo può servire a smarcarsi dalle angustie minute della vita corrente e a percepirsi “migliori” da come si è fatti. Scopelliti e i suoi cantori sono sulla frontiera della post-modernità berlusconiana. Sono completamente immersi nell'era della mediatizzazione e della iper-personalizzazione della politica e delle istituzioni: non conta ciò che fai ma ciò che racconti/annunci/comunichi sui media; non contano i partiti, i “corpi politici collettivi”, bensì il leader, il “corpo politico personale”, come spiega Mauro Calise ne “Il partito personale” (Laterza 2010). Non si comunicano fatti bensì format. Non conta la cruda realtà bensì la sua rappresentazione o, per i palati più fini, la sua narrazione. La finzione tende così a superare la realtà, a sostituirla, a manipolarla e riscriverla, secondo i canoni tipici della sindrome che Maurizio Ferrara ha definito di “realitysmo”: la realtà che svapora in una favola eteroimposta. A furia di dire che Scopelliti è il “nuovo” della politica regionale si finisce col convincersene. Non importa se il “giovane governatore” è in politica da sempre e che abbia ricoperto - udite, udite! - i ruoli di presidente del consiglio regionale e - udite, udite! - di assessore nella giunta Chiaravalloti. Così come la demonizzazione sistematica del quinquennio loierano finisce per convincerci che tutto il negativo viene da quegli anni. Niente importa se gran parte dei provvedimenti di governo fatti in questo primo scorcio di legislatura regionale siano in stretta continuità con il passato e che molti dirigenti con accento catanzarese siano stati semplicemente rimpiazzati con altri con accento reggino. Berlusconi e, in scala ridotta, i cultori locali delle fiction dimenticano l'inemendabilità della realtà e che, prima o poi, i fatti e i soggetti veri finiranno per imporsi alle favole. Più semplicemente, i leader del centrodestra trascurano che le istituzioni sono fatte per durare a lungo, oltre i cicli politici dei singoli e che l'accanimento al discredito implica inevitabilmente ulteriore sfiducia nei confronti delle istituzioni regionali, che è già ben al di sotto del livello di guardia. Per di più, come un classico effetto inatteso, istituzioni senza reputazione rischiano di screditare anche chi temporaneamente le rappresenta. Per questo servirebbero sentimenti e azioni al rialzo, soprattutto da parte di chi ha il privilegio e la responsabilità del consenso elettorale e della rappresentanza istituzionale. Oggi e in futuro.
8. Puglia. Federalismo, le 7 bugie a danno del Sud. di LINO PATRUNO. Il pareggio in Commissione significa che mezza Italia vuole il federalismo e mezza no. Mezzo Paese può fare una riforma del genere contro l’altro mezzo? Una riforma che è un nuovo Risorgimento, un’altra Italia 150 anni dopo? E si può farla come allora, con mezza Italia che conquista l’altra e l’assoggetta? E si possono ripetere tutte le belle conseguenze che ancòra oggi subiamo? Si può condizionare il domani con una riforma che non sia quanto più condivisa possibile? E come si comporterebbero dopo le due Italie una verso l’altra? E si può dividere l’Italia proprio mentre si celebra il compleanno della sua Unità? E può diventare il federalismo un mercato arabo in cui ciascuno tenta di strappare quanto più possibile a danno degli altri? E come funzionerebbe un siffatto nuovo Paese, cioè una Repubblica fondata sul colpo di mano?
Vedremo cosa succederà ora, voto non voto e dintorni. Il direttore De Tomaso ha spiegato ieri perché questo federalismo è un futuro peggiore del passato. Essenziale è però sapere che il Sud non teme il federalismo. Ma teme un nuovo Risorgimento tradito. E soprattutto respinge le bugie sulle quali il Nord della Lega vuole imporglielo. Senza le bugie, si può discutere quanto si vuole.
Anzitutto, non è vero che il Sud non sa utilizzare i soldi a sua disposizione. Questi soldi sono i Fas (Fondo aree sottoutilizzate) e i Fondi europei. I Fas li gestisce il governo: se sono stati inutilizzati, utilizzati male, utilizzati non per il Sud, prego rivolgersi allo stesso governo. I fondi europei sono a compartecipazione dei privati e dello Stato. Quindi per i progetti occorre una quota dei privati e una dello Stato. Questa molto spesso è mancata, o ha ritardato fino a far perdere il finanziamento. Se a utilizzarli male sono state le Regioni, vedere quante volte non si sono aggiunti alla spesa ordinaria dello Stato (quella fatta sia al Nord che al Sud) ma l’hanno dovuta sostituire. E quanto agli sprechi, che pure ci sono, prego controllare l’aumento continuo della spesa pubblica da parte di quello stesso Stato che bacchetta il Sud.
Due. Non è vero che tanti soldi passano dal Nord al Sud, quindi . E’ vero che ogni anno 50 miliardi scendono dal Nord al Sud, ma non da un territorio all’altro, bensì da chi più può a chi meno può: come in tutti gli Stati civili moderni. Passano anche dall’industriale all’operaio lombardo (sempre che l’industriale dichiari più dell’operaio). Ma poi la Banca d’Italia rivela che ogni anno tornano dal Sud al Nord 70 miliardi per prodotti e servizi del Nord acquistati dai meridionali. Quindi Sud in credito di 20 miliardi l’anno.
Tre. Non è vero che il federalismo fiscale costringa alla responsabilità: chi spende male e troppo, è giudicato dai suoi cittadini e non più rieletto. Un sindaco può spendere male al secondo mandato quando non è rieleggibile e quindi fregarsene. Ma due capisaldi del federalismo municipale sono la tassa sulla seconda casa e la tassa di soggiorno. La seconda casa ce l’ha in genere chi viene da fuori. E anche la tassa di soggiorno la paga il non residente. Entrambi cioè non votano lì. E quanto alla responsabilità, una cosa è sprecare, un’altra è dover spendere se troppe sono le necessità della gente, come normalmente avviene al Sud. E infine in Italia non si è mai visto (purtroppo) nessuno cacciato per eccesso di spesa più che di risparmio.
Quattro. Non è vero che il federalismo non farà aumentare le tasse e la spesa. Con meno di fondi da parte dello Stato, i Comuni dovranno aumentare le loro tasse. Però lo Stato dovrebbe diminuire le sue. Ma chi pagherà i 70 miliardi l’anno di soli interessi sul debito pubblico? E come potrà rinunciare a parte delle sue entrate uno Stato schiacciato dal peso di due Camere uguali, di quattro Polizie, delle Province, di un numero infinito di Authority (dalla concorrenza alla trasparenza), di quattro sistemi giudiziari (civile, penale, Tar, Consiglio di Stato), di migliaia di enti inutili, delle casse integrazione, del buco pensionistico? E quanti dipendenti pubblici passeranno dallo Stato alle Regioni e ai Comuni, distribuendo le funzioni invece di raddoppiarle?
Cinque. Non è vero che il divario fra Sud e Nord (meno 33% di reddito, meno 30% di infrastrutture, il triplo della disoccupazione) potrà essere compensato dal fondo di perequazione. Nessuno ha finora saputo di quanto sarà. E se la perequazione non ha funzionato finora, figuriamoci dopo. Nessuno conosce neanche quanti saranno gli investimenti in infrastrutture al Sud. E il federalismo fiscale non può partire da basi così diseguali, i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Sei. Non è vero che lo Stato spenda più al Sud. E che se il Sud nonostante questo non è cresciuto, sono problemi suoi ma ora basta. Cliccare su Internet, ministero di Tremonti: spesa dello Stato più al Nord che al Sud, cioè l’anti-perequazione. E dal governo Amato in poi, mai rispettata la percentuale stabilita del 45% della spesa al Sud, non andata oltre il 36-37 per cento.
Sette. Non è vero che i sono il mezzo per evitare che una siringa costi 5 in Lombardia e 10 al Sud. I costi li fa il mercato. E possono dipendere dalla quantità di siringhe acquistate, dai fornitori, dal sistema di pagamento, dall’efficienza dei trasporti. Se ci sono abusi, li giudica la magistratura non un piano di tipo sovietico che fissa i prezzi per tutti.
Sette. Detto questo, non è vero che il federalismo fiscale risolverebbe tutti i problemi italiani. Risolverebbe al massimo quelli del Nord. Appunto.
9. Berlusconi: «L’Italia è una Repubblica giudiziaria». 04 febbraio 2011. Silvio Berlusconi ostenta sicurezza, arrivando stamani al Consiglio Ue di Bruxelles, sia sul prosieguo della legislatura che sul via libera al federalismo. E torna ad attaccare la magistratura parlando dell’Italia come di una «repubblica commissariata». In effetti la giornata di ieri, iniziata male per il governo con la bocciatura da parte della bicameralina del parere sul decreto legislativo sul federalismo municipale, è andata via via schiarendosi per il Cavaliere.
La Lega di Umberto Bossi ha garantito, per il momento, il proprio appoggio al governo. Poi, alle 19,00, l’aula di Montecitorio ha respinto con 315 voti la richiesta dei pm di Milano di poter perquisire gli uffici del ragioniere del premier nell’ambito dell’inchiesta Ruby che vede Berlusconi indagato per concussione e prostituzione minorile. Subito dopo, un Consiglio dei ministri lampo ha dato il via libera allo stesso testo del decreto bocciato dalla bicameralina.
Un gesto inedito che potrebbe indispettire il Quirinale, cui spetta di promulgare il provvedimento, ma sul quale Berlusconi mostra fiducia. «Penso e spero di no», ha risposto a chi gli chiedeva se ravvisasse problemi con il Colle. «Il federalismo è un target importante. È assolutamente logico e naturale che dopo un voto favorevole in una commissione al Senato e poi un nulla di fatto alla Bicamerale, bisogna procedere con il decreto».
CAOS IN EGITTO, BERLUSCONI: «MUBARAK È UN UOMO SAGGIO»
«Mi auguro che possa esserci una continuità di governo nella transizione e auspico che avvenga una transizione democratica senza rotture con il presidente Mubarak, che tutto l’Occidente, Usa in testa, considerano un uomo saggio». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al suo arrivo al vertice Ue.
«Mubarak ha già annunciato che né lui né i suoi figli si presenteranno alle prossime elezioni, confido quindi che ci possa essere una transizione verso un sistema più democratico e credo che tutti gli occidentali pensino la stessa cosa», ha aggiunto Berlusconi, sottolineando l’importanza della continuità con l’attuale presidente che «tutto l’Occidente, Stati Uniti in testa, hanno sempre considerato l’uomo più saggio e un punto di riferimento preciso per tutto il Medio Oriente».
In Egitto, infatti, ha spiegato il premier, la situazione è «quella di un paese povero con 80 milioni di abitanti, di cui il 40% vive sotto la soglia di povertà con meno di 2 dollari al giorno», in cui «la speculazione internazionale e i fatti climatici hanno portato a un forte aumento degli alimenti primari». «Questo ha provocato nei paesi la reazione che abbiamo visto, a cominciare dalla Tunisia», ha proseguito Berlusconi, a cui «si è aggiunto il vento della libertà e della democrazia che quando soffia è contagioso, e che quindi sta soffiando in tutto il Medio Oriente».
In Egitto, però, «il numero di persone in piazza rispetto a 80 milioni di abitanti sono veramente poche, ma sono certo la dimostrazione di un malessere generale che non è solo dell’Egitto, ma anche di di altri paesi», ha continuato il premier, facendo l’esempio del Libano e della Giordania, dove re Abdullah nei giorni scorsi ha sostituito il primo ministro. Tutti questi temi sono affrontati oggi dai leader Ue a Bruxelles durante il pranzo di lavoro del vertice. Berlusconi ha quindi sottolineato di essere «in contatto continuativo con tutti gli amici del Medio Oriente».
«IL GOVERNO VA AVANTI»
«Superata la situazione di prima, adesso sarà più facile lavorare. Abbiamo una maggioranza coesa. Ieri eravamo già a 316 con il mio voto. Credo che la maggioranza si situerà oltre 320», ha detto Berlusconi commentando il voto della Camera di ieri che ha approvato il parere della Giunta per restituire gli atti a Milano perché la competenza a indagare spetterebbe al tribunale dei ministri.
Il 14 dicembre il governo aveva visto respinta la mozione di sfiducia con 314 voti, e la settimana scorsa sulla mozione di sfiducia al ministro della Cultura Sandro Bondi con lo stesso numero di voti. La maggioranza assoluta a Montecitorio è di 316 voti. Amche i sondaggi sono confortanti, secondo il premier: «I cittadini continuano a sostenermi. L’ultimo sondaggio mi dà al 51%. Il leader europeo più apprezzato dai suoi concittadini. Il nostro partito è in crescita oltre il 30%».
A chi gli chiedeva se si difenderà in Tribunale nel caso Ruby, Berlusconi ha risposto: «Io mi sono sempre difeso. Sono il soggetto universale che si è difeso di più perché è stato di più attaccato: 2568 udienze che mi sono state necessarie per ottenere 10 assoluzioni e 14 archiviazioni. Nessuno in nessun Paese del mondo è stato attaccato come sono stato attaccato io da certa magistratura». Berlusconi non è mai stato condannato in via definitiva per i processi a suo carico per effetto della prescrizione e in un caso grazie allla modifica della legge sul falso in bilancio. Fu condannato in primo grado in due processi.
Con il voto di ieri la maggioranza punta a portare la competenza delle indagini sul premier nelle mani del Tribunale dei ministri, sostenendo che la concussione contestata al premier per aver chiamato la questura di Milano per il rilascio di Ruby riguardi Berlusconi premier nell’esercizio delle sue funzioni. Si sostiene infatti che Berlusconi pensasse che la ragazza fosse imparentata con il leader egiziano, sotto attacco in queste settimane dal suo popolo, Hosni Mubarak.
È sempre l’aula della Camera però che dovrà, con un nuovo voto, autorizzare l’azione del tribunale dei ministri. «La giustizia civile ha tempi troppo lunghi. Della giustizia penale non parlo per amor di patria», ha aggiunto il premier prima di un nuovo attacco ai giudici: «Siamo in una repubblica giudiziaria commissariata dalle procure. Gli italiani assistono a questa vergogna nazionale. Siamo dentro una situazione kafkiana».
10. Nova Gorica. Nell'Isontino troppi gatti randagi via alla campagna di sterilizzazione. I gatti randagi isontini sono troppi e dovranno essere sterilizzati. Infatti, sono circa 400 le colonie di felini censite in provincia, con una "popolazione" di oltre duemila esemplari, in  forte aumento. Solo nel capoluogo provinciale sono state censite 51 colonie. Il fenomeno è stato oggetto di riunione tenutasi in Provincia nel corso della quale è stata organizzata la campagna di sterilizzazione. di Stefano Bizzi. GORIZIA Per i gatti randagi isontini è finita la pacchia. Sono troppi - oltre 2000- e dovranno essere sterilizzati. Infatti, sono circa 400 le colonie di gatti censite in provincia, secondo le stime attualmente in possesso del Servizio veterinario dell’Ass Isontina. Solo nel capoluogo sono state individuate 51 colonie e all’interno delle 35 comunità verificate sono stati contati 422 individui.
A Monfalcone risultano 48 colonie, mentre a Grado sono 41. In classifica seguono Sagrado (con 20), Staranzano e Ronchi (con 16 a testa) e Fogliano (con 12).
I numeri non sono da sottovalutare e per questo nel corso della riunione del Tavolo a 4 zampe tenutasi in Provincia tra i rappresentanti istituzionali e quelli delle associazioni di volontariato è stata affrontata la questione della sterilizzazione dei gatti. Quello del contenimento della popolazione felina è un problema spesso trascurato dagli stessi sindaci che, nella maggior parte dei casi, pur essendo loro i primi responsabili di fronte alla legge, per la sua gestione si affidano alla sola buona volontà dei volontari.
La sterilizzazione ha dei costi non indifferenti (tra i 30 e gli 80 euro a gatto a seconda del sesso e di chi esegue l’intervento: se l’ Azienda sanitaria o un veterinario privato): associazioni e gattare non possono sostenerli da soli. Da parte loro, i Comuni anche se sono tenuti a mettere a bilancio dei fondi per questa voce, di fatto non lo fanno perché non hanno sufficienti risorse a disposizione e, se lo fanno, lo fanno una volta ogni tanto.
"In questo modo – osserva il presidente della Provincia Enrico Gherghetta – i soldi sono letteralmente buttati via. È necessario sviluppare un piano quinquennale. Se non tieni sotto controllo la situazione, poi finisce col diventare ingovernabile. Sono sufficienti un maschio e una femmina per dar vita a nuove colonie. Sfatiamo un tabù, le comunità si formano perché i gatti cercano di stare insieme tra loro, sono animali sociali e non formano colonie solo perché c’è qualcuno che dà loro da mangiare. Conti alla mano, per la campagna di sterilizzazione servirebbero circa 300mila euro. Un terzo subito, per cominciare il primo anno in modo massiccio. Poiché la competenza in materia è dei sindaci e poiché la Regione ha fermi a questo scopo 140mila euro che non vengono erogati perché Trieste non sa come ripartirli tra i Comuni, la proposta della Provincia è semplice: i 25 sindaci dell’Isontino ci delegano la competenza e noi ci proponiamo come interlocutori unici per la Regione. Una volta ottenuto il denaro redigiamo un progetto, avviamo delle convenzioni con Ass e veterinari e partiamo con la campagna di sterilizzazione".
Nel corso della riunione è emerso anche il problema del pre e del post intervento: chi preleva i gatti e chi li accudisce nei giorni seguenti all’operazione? Anche se venissero trovate le risorse finanziarie, i Comuni – soprattutto quelli piccoli - non sono infatti in grado di adempiere a questo genere di incombenze.
11. Federalismo, Tremonti: Svolta storica, raddrizzeremo albero storto. Calderoli: E' il giorno della liberazione dalla spesa: Su prima casa scelta culturale, per noi non si tassa. Roma, 4 feb (Il Velino) - “Questa riforma, basata sulla legge delega del maggio 2009 approvata con amplissima maggioranza, sta arrivando al termine e chiude un periodo che è durato dalla metà degli anni settanta: è una svolta storica”. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, apre con queste parole la conferenza stampa sull'approvazione del decreto sul federalismo municipale. “Negli anni settanta – spiega il ministro – l’Italia era l’unico paese che non aveva la finanza locale: a metà degli anni Settanta a centralizzazione della finanza pubblica ha creato il debito pubblico che si è sviluppo nei decenni successivi” mettendo in moto “un meccanismo che ha storto l’albero della finanza pubblica e il meccanismo politico di questo paese”.
Sulla riforma del federalismo fiscale c’è stato un “crescendo di consensi”, rimarca il titolare di Via XX Settembre. Nel dibattito ieri in commissione bicamerale “tutti i rappresentanti - aggiunge Tremonti - hanno espresso compiacimento per il lavoro fatto e la convinzione della fondamentale necessità di riprendere il cammino europeo del federalismo. La mia impressione è che tutta la commissione fosse totalmente in senso federalista”. Tremonti definisce “straordinario” il discorso del presidente della Repubblica dei giorni scorsi a Bergamo, con il ricordo di Carlo Cattaneo.
“Il federalismo fiscale non è solo soldi, è anche coscienza civile”, ricorda poi Tremonti. Il ministro accenna alla discussione svoltasi su punti specifici del decreto. Ma - sottolinea - “nessuno ha contestato l’estraneità della delega” avuta dal governo “al testo delegato, la costituzionalità delle norme, la possibilità che i circuiti finanziari“ innescati dal decreto “causassero squilibri di bilancio pubblico”. Tremonti rimarca inoltre che sul testo approvato ieri dal governo e su cui precedentemente la Bicameralina ha bocciato il parere favorevole della maggioranza c’è stata una “profondissima discussione” nonché un “importante confronto con i Comuni”: il consenso emerso dal confronto è “importante politicamente”.
Secondo Tremonti Il varo del decreto sul fisco municipale “è l’avvio di un percorso, di una riforma strutturale, non una di quelle che esauriscono la loro rilevanza in un atto, in un giorno. L’albero non si raddrizza di colpo, ci vorrà molto tempo, ci vorranno altri cambiamenti, ma è il percorso giusto per questo paese”.
CALDEROLI. "Questo è il giorno della liberazione dalla spesa storica", fa notare il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli illustrando assieme a Tremonti il decreto sul fisco municipale, approvato dal Cdm ieri sera. "I pareri - spiega Calderoli - non possono essere vincolanti su decreti che attuano una delega, e questo lo dice una sentenza della Consulta. Il testo è stato riscritto tre volte per la volontà che fosse condiviso dai Comuni e dal Parlamento. Nella Bicameralina si è raggiunto un pareggio, per cui non è stato espresso un parere. Ma l'oggetto - ha spiegato il ministro - non era il decreto, ma il parere proposto dal relatore. Sul decreto si sono espresse favorevolmente sei commissioni. E' curioso che la commissione presieduta da Baldassarri abbia dato parere positivo con l'astensione del presidente, che nella Bicamerale ha votato contro, cambiando idea. Quello che è stato votato con la legge 42 è stato completamente rispettato. Il federalismo fiscale - prosegue il ministro leghista - vuol dire autonomia di entrata e di spesa. Nessuno ha fatto nascere nuove tasse, perché sono tutte tasse che esistevano già. L'introduzione dei costi standard è l'unico strumento che può determinare un risparmio nei costi della cosa pubblica, e le addizionali - conclude Calderoli - ci sono sempre state".
Secondo il ministro e maggiorente leghista, le polemiche contro l’accelerazione del governo sono insussistenti. "Qualcuno ha parlato di sfregio al Parlamento. Se c'è uno sfregio, questo è nella composizione della commissione bicamerale" sul federalismo fiscale, denuncia. Perché "è acclarato - che vi è una maggioranza assoluta alla Camera e al Senato, e questo dovrebbe consentire di avere una maggioranza in commissione. Sono nati partiti, gruppi parlamentari sono trasmigrati da una parte all'altra, ma nessuno è intervenuto a modificare la commissione bicamerale. Il governo è di maggioranza nel Parlamento ma non nella Bicamerale, dove l'opposizione è presente in modo sproporzionato. Il Terzo polo - rammenta Calderoli - ha quattro componenti. Quello che è accaduto ieri era una squadra che giocava in 12 contro 10, con l'arbitro (allusione a Gianfranco Fini, ndr) che guardava dall'altra parte e pensava a creare forze politiche senza vedere che la composizione era cambiata. Il lavoro non intendo buttarlo via. Abbiamo valutato, e credo che in questo senso si procederà, di andare a riferire rispetto a quello che è stato il percorso ed eventualmente presentare un documento che può essere messo in votazione. Al di là delle procedure richieste dalla forma - ha concluso - la volontà politica di proseguire nel confronto c'è, una volta ricostituita la reale e veritiera composizione della Bicamerale".
Tra maggioranza e opposizione - “sul resto c’è stata una condivisione sostanziale” - la reale differenza, nel confronto sul fisco municipale, è stata la tassazione o meno della prima casa, fa notare poi il ministro della Semplificazione. “Questa maggioranza - continua Calderoli - ha deciso che l’acquisto della prima casa non è una cosa che debba essere oggetto di tassazione - vuoi come Ici o introduzione di una tassa sui servizi che avrebbe penalizzato i proprietari di una prima casa. È una scelta culturale: si tassa o no? Noi - ribadisce il titolare della Semplificazione - abbiamo deciso che la prima casa debba essere garantita costituzionalmente come soggetto non sottoposto a imposta”. Calderoli conclude: “Neppure fossi stato sei mesi in più in commissione avrei cambiato idea su questo. Il primo atto del governo, nel decreto-legge di Napoli, è stato l’abolizione dell’Ici sulla prima casa”. Spiegando il no “culturale” del governo alla tassazione della prima casa, il ministro della Semplificazione normativa si concede una digressione cinematografica, segnalando che “anche nel film ‘Qualunquemente’ (di cui è protagonista il comico Antonio Albanese nei panni di un suo appezzato personaggio, il politico calabrese Cetto La Qualunque, ndr) si parla di Ici”. Seduto al suo fianco, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti stoppa l’amico e collega per riportare il dibattito su temi più propriamente politici: “Lascia stare…”.
Poco dopo la fine della conferenza stampa, Calderoli fa diffondere una nota in cui assicura che è sua intenzione andare a riferire alle assemblee parlamentari rispetto al decreto sul federalismo fiscale municipale. “in tale occasione i gruppi parlamentari potranno assumere le iniziative previste dai rispetti regolamenti”. (chi/baz/ndl) 4 feb 2011 11:16
 

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