La multinazionale: «Fu un bel lavoro, solo nel 2010 cento milioni di ricavi». Ma a settembre l'impianto andò in tilt
NAPOLI - L'Impregilo esulta: la vicenda del termovalorizzatore di Acerra «è stata una storia di successo». La multinazionale i cui vecchi vertici figurano alla sbarra nel processo rifiuti con l'ex governatore Antonio Bassolino snocciola le cifre dell'inceneritore: «I ricavi per il 2010 dall’impianto sono di circa 100 milioni di euro, per i primi due mesi del 2011 di circa 19 milioni». A riferirlo è l’attuale amministratore delegato di Impregilo, Alberto Rubegni. «A Napoli tutti si chiedono dove mettere i rifiuti - aggiunge Rubegni durante la presentazione dei conti del gruppo a Milano - ma se ci avessero permesso di partire prima con Acerra forse tanti problemi non ci sarebbero: dopo tante critiche, poi tutti dicono "però, un bel lavoro"». Non tutti per la verità. Appena nel settembre dello scorso anno, l'allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso ebbe il suo bel da fare per fronteggiare i guasti dell'impianto acerrano: i tre forni si erano spenti e la multiservizi A2a che ora gestisce l'impianto dovette ammettere il guasto. I forni, detta in breve, si erano spenti perché «bucati» dall'eccessivo potere calorifero dei rifuti campani non differenziati. Fu poi il premier Silvio Berlusconi - che all'inaugurazione nel 2009 chiamò «eroi» i tecnici di Impregilo - a placare le polemiche con un personale sopralluogo alla struttura.
«LA CASSA NON È PIU' ATTACCABILE» - I vertici di Impregilo ricordano anche il maxisequestro (700 milioni di euro), poi rientrato, subito da parte della magistratura per il disastro rifiuti campano. I diversi ricorsi secondo Impregilo sono adesso giunti a un punto nel quale «la cassa non è più attaccabile e siccome a ogni passaggio l’entità di quanto eventualmente sequestrato si riduce, siamo molto fiduciosi» che la situazione si risolva.
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