lunedì 11 luglio 2011

Federali.Sera_11.7.11. Lucani. Alessia Giammaria: In tempi di magra, quando ogni giorno tocca allungare il Bollettino di guerra dei licenziati, chi riuscirà ad accaparrarsi uno dei 70 posti di lavoro messi a concorso dalla Regione Basilicata potrà ben dire di avere vinto un Superenalotto o un Turista per sempre, anche alla luce dei dati Istat relativi al primo trimestre del 2011, che vedono la pletora dei lucani disoccupati a quota 193.000 unità. Il posto pubblico, infatti, è sempre stato, e continuerà a essere - oggi più che mai - davvero la soluzione migliore per assicurarsi lo stipendio a fine mese.----Antonio Nicastro: Il governo, alla faccia del federalismo sbandierato di qua e di la, ha deciso di rimborsare i lucani con metodo che non è sbagliato definire a pene di segugio inventandosi un rimborso per i soli patentati residenti in Basilicata e discriminando in maniera vergognosa i lucani che non possono permettersi un mezzo di trasporto, gli anziani (forse i più bisognosi di un incentivo) i disabili.

Basilicata. L'esercito del posto fisso. Settanta posti 28.910 candidati
Basilicata. Bonus Card, la Regione venduta per un piatto di lenticchie
Genova. Ministeri al Nord, il Governo trema ma Calderoli è raggiante
Milano, padania. Contadini e imprenditori: tutti stregati dal business dei kilowatt «verdi»


Basilicata. L'esercito del posto fisso. Settanta posti 28.910 candidati
Al via oggi all'Efab le preselezioni per i nove concorsi banditi dalla Regione
11/07/2011 POTENZA - In tempi di magra, quando ogni giorno tocca allungare il “Bollettino di guerra” dei licenziati, chi riuscirà ad accaparrarsi uno dei 70 posti di lavoro messi a concorso dalla Regione Basilicata potrà ben dire di avere vinto un “Superenalotto” o un “Turista per sempre”, anche alla luce dei dati Istat relativi al primo trimestre del 2011, che vedono la pletora dei lucani disoccupati a quota 193.000 unità.
 Il posto pubblico, infatti, è sempre stato, e continuerà a essere - oggi più che mai - davvero la soluzione migliore per assicurarsi lo stipendio a fine mese.
 Quando, forse, più di qualcuno aveva anche perso le speranze, ecco che, finalmente, oggi le porte dei padiglioni dell’Efab si apriranno e “suonerà la carica” per i 28.910 che dovranno sgomitare non poco per passare le preselezioni che consentiranno, poi, di accedere ai nove concorsi - diversi, infatti i profili professionali richiesti - banditi tempo fa dalla Regione Basilicata.
 Solo chi riuscirà ad arrivare indenne alla fine potrà fare parte dei 70 - questo il totale degli assunti - che non dovranno più preoccuparsi di trovare un posto di lavoro che significa stipendio garantito.
 Inutile nascondersi dietro un dito: lo spettro “concorsopoli” aleggia sui padiglioni dell’Efab.
 In troppi, infatti, temono che quei 70 posti siano già stati assegnati, ma il popolo dei 28.910 - qualcuno ha presentato più di una domanda nella speranza di avere maggiori chance - oggi comunque sfiderà il caldo e la sorte sperando che “l’aiutino da casa” sia davvero bandito. Giulio Andreotti, da politico navigato e uomo di mondo, asseriva che “a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, ma da via Anzio assicurano - del resto è un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono - che tutto si svolgerà nel rispetto della legalità e della trasparenza.
 Alla fine di ogni prova, infatti, gli elaborati dei singoli candidati verranno immediatamente corretti dalla commissione esaminatrice che proietterà le schede su una sorta di maxi schermo in modo che chiunque possa prendere visione delle risposte giuste e di quelle sbagliate. Le operazioni di correzione saranno quindi anche trasmesse in diretta sui portali internet della Regione.
 Le prove preselettive che prenderanno il via oggi, consisteranno in quiz (sono stati realizzati da una società esterna, specializzata in concorsi, la Cnipec di Genova, che si è aggiudicata la gara) a risposta multipla.
 La Cnipec ha un “pedigree” di tutto rispetto: è, infatti, una società riconosciuta dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali per l'esercizio dell'attività di selezione e ricerca del personale, «definita ufficialmente dal Dipartimento della Funzione pubblica - si legge in una nota stampa della Regione - quale azienda accreditata nel settore».
 Con oltre 20 anni di esperienza alle spalle «ha selezionato, nel corso della sua storia, qualcosa come oltre 2 milioni di unità».
 Tra i suoi clienti? La Guardia di finanza, la Consob, il Formez, l'Inail, l'Inps, l'Ice, i ministeri dell'Interno, degli Affari esteri, della Difesa, della Giustizia, della Sanità, delle Comunicazioni, delle Politiche agricole e forestali, dei Beni e attività culturali, oltre a una serie di Regioni, Università, enti locali, istituti e aziende di primissimo piano. Senza mettere in dubbio la serietà della società genovese, il solo leggere “concorsi in Università” - dopo gli scandali della varie parentopoli negli Atenei di Bari e Roma, giusto per fare qualche esempio - qualche brivido lungo la schiena è lecito che corra.
 Ma torniamo alle prove preselettive che si svolgeranno a partire da oggi per terminare il prossimo 15 luglio. In totale, saranno ammessi a prendere parte alle diverse prove 20.449 candidati, alcuni dei quali hanno presentato, come detto in precedenza, domanda per più selezioni, giungendo ad un totale di 28.910 candidature da esaminare per tutti e 9 i concorsi.
 Per le preselezioni relative ad alcuni concorsi sarà sufficiente una sola sessione di test, mentre per tre prove, con un più alto numero di candidati, si dovrà procedere a sessioni d'esame successive (da 2 e fino a 8) ma sempre garantendo l'unitarietà della correzione automatica degli elaborati al termine di tutte le prove relative allo stesso concorso.
 Nelle vicinanze della sala dove si effettueranno le preselezioni è stata anche allestita un'area attrezzata che le candidate neomamme potranno utilizzare prima e dopo la prova. Alle donne in gravidanza e ai portatori di handicap gli operatori Cnipec garantiranno un accesso prioritario.

 Alle prove i candidati, pena l’esclusione, non potranno portare materiale di consultazione e apparati per comunicare con l'esterno. Ma questo del resto avviene anche per gli esami di maturità.
 Una volta che gli aspiranti avranno varcato i cancelli dell’Efab e avranno preso posto tra i banchi, le istruzioni sui tempi della prova, l’apertura delle buste contenenti i quiz, la compilazione e la riconsegna degli elaborati, secondo procedure che garantiscano l'anonimato della prova, verranno impartite prima dell'inizio di ciascuna sessione di esame.
 Dopo aver terminato la prova (o tutte le sessioni di prova del medesimo concorso) si procederà alla correzione pubblica degli elaborati in forma anonima. La correzione avverrà mediante scansione automatica delle schede, ciascuna delle quali contrassegnata da un codice a barre. Al termine della correzione si procederà, attraverso i codici identificativi, all'abbinamento degli elaborati con i nomi dei candidati e si determinerà così l'elenco provvisorio degli ammessi alla successiva fase selettiva. Tale elenco sarà reso immediatamente noto. Tutti i candidati, in ogni caso, potranno verificare gli esiti della propria prova attraverso una password identificativa che sarà loro comunicata in sede d'esame.
 Sarà comunque consentito, ai candidati che lo vorranno, assistere alla correzione pubblica dei questionari presso i locali dell'Efab di Tito scalo.
Alessia Giammaria

Basilicata. Bonus Card, la Regione venduta per un piatto di lenticchie
11/07/2011
di ANTONIO NICASTRO
IN questi giorni l'opinione pubblica lucana è scatenata nel commentare la notizia dell'imminente consegna della “card - carburante” da parte di Poste italiane, sui giornali, nella rete, per strada non si parla d'altro. La promessa, o forse è meglio definire minaccia che i nostri prodi parlamentari del Pdl, fatta in campagna elettorale, si concretizza, ma è il classico caso della montagna che partorisce il topolino. Il risarcimento ai lucani per le devastazioni ambientali causate dalle massicce trivellazioni si è concretizzato in ulteriore 3 per cento di royalties che si sono sommate al misero 7 derivante dall'accordo fra Stato, Regione e compagnie petrolifere. Il governo, alla faccia del federalismo sbandierato di qua e di la, ha deciso di “rimborsare” i lucani con metodo che non è sbagliato definire a “pene di segugio” inventandosi un rimborso per i soli patentati residenti in Basilicata e discriminando in maniera vergognosa i lucani che non possono permettersi un mezzo di trasporto, gli anziani (forse i più bisognosi di un incentivo) i disabili. Volendo sorvolare sull'entità del “rimborso”, pare circa 90 euro, c'è da sputtanare quelli del centrodestra per la faccia tosta con cui enfatizzano la regalia dimenticandosi della promessa di dimezzare il prezzo dei carburanti fatta con ogni mezzo mediatico nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2008 arrivando a dichiarare che con questa concessione la Basilicata sarebbe diventata la Svizzera del Sud! Come se i 33 milioni di euro, questo l'importo complessivo destinato ai lucani, rivenienti da questa manovra avrebbero cambiato le sorti della Basilicata! Vergognoso esempio di populismo di bassa lega ed ancor più vergognosa enfatizzazione da parte di Viceconte, Taddei e Latronico e di alcuni esponenti locali del Pdl dell'iniziativa del Governo, si ha notizia di un sms fatto pervenire ai fedelissimi del partito di Berlusconi con cui s'annuncia in pompa magna quello che viene ritenuto un grosso favore ai lucani! Se davvero volevano dare una mano ai lucani sarebbe stato più giusto trasferire quei 33 milioni alla Regione che avrebbe sicuramente trovato un altro modo di distribuirli, magari scegliendo di realizzare una infrastruttura che avrebbe potuto contribuire ad attrarre qualche azienda dalle nostre parti. Ad aggravare le cose la scellerata scelta di incaricare le Poste per la distribuzione della card del circuito Mastercard, per far ciò pare che il 30 per cento della somma a disposizione dei lucani si spenderà in commissioni a favore di Poste italiane, l'affare quindi lo fa solamente l'ex monopolista postale oggi trasformatosi in una società tuttofare che trascura senza pudore gli utenti impegnato com'è a lucrare nelle tante attività che hanno affiancato e reso marginale il servizio postale. Oggi Poste italiane sono una banca, un gestore telefonico, un supermercato e da poco pure venditore di gratta e vinci. Mi meraviglio che l'Autority per la concorrenza non ponga un freno alle attività di Poste italiane, una società che dispone di un “punto vendita” nella quasi totalità dei comuni italiani e, soprattutto nei piccoli centri, quelli che ancora non sono stati abbandonati perché ritenuti poco remunerativi, dove hanno carta bianca per lucrare su tutte le attività ritenute strategiche per il loro business e trascurando spudoratamente di mantenere ad uno standard accettabile il servizio postale, il tutto in barba alle norme che vorrebbero favorire la concorrenza!!!! In Basilicata da qualche anno fioccano le lamentele per come viene gestito il servizio postale, ci sono piccoli centri dove la corrispondenza non viene distribuita quando il postino si ammala o va in ferie creando disagi enormi e danni economici non di poco conto, si pensi alle utenze pagate in ritardo ed alle conseguenze per tanti sfortunati utenti. Gli sportelli di quasi tutte le sedi sono perennemente affollati e per ritirare la pensione, fare una raccomandata o pagare una bolletta spesso ci vuole l'intera mattinata per non parlare dei frequenti black out informatici che hanno bloccato gli sportelli per molti giorni.. Per farla breve Poste italiane è un pessimo erogatore di servizi che non ha cura del cliente ma solo dei propri interessi. Per questo motivo è inquietante che il Governo abbia scelto proprio Poste italiane per la distribuzione della card. Sono bastati pochi giorni di affluenza da parte di chi voleva consegnare la documentazione per avere la card che il sistema è collassato del tutto. In queste torride giornate di luglio non è piacevole frequentare gli uffici postali in Basilicata e già fioccano vibrate protesta da tutti i territori. Non oso immaginare cosa succederà quando gli sportelli funzioneranno con personale ridotto per le ferie che necessariamente saranno concesse agli operatori agli sportelli. Si potevano scegliere tanti modi per distribuire le somme ai patentati lucani, bastava procurarsi gli elenchi ed i recapiti degli aventi diritto presso la Motorizzazione civile e far pervenire un assegno circolare, si sarebbero risparmiati un sacco di soldi e si sarebbe evitato un disagio enorme ai patentati lucani. Restano i dubbi e le perplessità di questa infelice scelta ma i ben informati dicono che sia stata una mossa politica per favorire Poste Italiane (che intrattiene accordi commerciali con Mediolanum di proprietà di un certo Berlusconi) e Master Card. Un tipico caso di provvedimento ad “aziendam”, pratica molto in uso dell'attuale Governo. Quanti lucani se la sentiranno di affrontare gli immani disagi, le insidie, le trappole di un ufficio postale? Perché è stato reso obbligatorio che la pratica debba essere presentata personalmente dal richiedente il beneficio? Come dire, vuoi il sostanzioso regalo? Allora devi soffrire.. Si spera che qualcuno intervenga per cambiare queste assurde e vessatorie prescrizioni, si faccia in modo che l'utente possa semplicemente consegnare la domanda allo sportello ricevendo un timbro quale ricevuta e che i dati nel sistema informatico vengano inseriti in back office, si provveda ad assumere qualche disoccupato in considerazione degli enormi guadagni che Poste Italiane ricava per il favore ricevuto dal Governo. Si ritiene che saranno tanti i lucani che non vorranno passare sotto queste forche caudine, molti pure coloro che non potranno farlo perché impegnati, per studio o lavoro, fuori regione per cui molta parte di quei 33 milioni di euro resteranno nelle casse dello Stato... sembra tutto organizzato per scoraggiare le genti lucane dal ritirare quei 90 euro. Come si vede il petrolio ai lucani porta solo danni, in 12 anni di estrazioni la Basilicata non ha avuto benefici tangibili tant'è vero che siamo diventati la regione più povera d'Italia, che stiamo perdendo abitanti e l'intera generazione dei giovani dai vent'anni in su è persa per la biblica emigrazione in cerca di lavoro altrove. Però dalle estrazioni ci resta la devastazione dei territori, l'inquinamento soprattutto delle falde acquifere, i problemi sanitari che interessano chi a contatto con le trivelle ci vive troppo vicino. Invece di porre un freno per tutelare la salute dei lucani i politici lucani che cosa fanno? Si accordano col Governo, in cambio di piatto di lenticchie, servito come sopra detto, si apprestano a concedere l'autorizzazione a spertugiare nuovi territori. Siamo un popolo di cornuti volontari per decisione di chi ci rapprenta.

Genova. Ministeri al Nord, il Governo trema ma Calderoli è raggiante
 11 luglio 2011 Gennaro Di Biase
Genova - Calderoli, da bravo ministro della Semplificazione qual’è, sa accontentarsi dei piaceri semplici della vita. Certo, sono tempi indiscutibilmente ostili: Tremonti trema, le casse dello Stato piangono, la malavita organizzata è da più parti infiltrata nelle maglie del Governo (vedi Milanese e Romano), e il premier, fallito “last minute” il tentativo di legge ad personam, deve pagare alla Cir un risarcimento tanto faraonico che la cosa rischia di affossare ancora di più i mercati nazionali e spingerli nelle tane degli speculatori.

Eppure, nonostante tutto, Calderoli è indiscutibilmente raggiante. Per farlo felice non servono riforme complesse e manovre ingarbugliate ma salvifiche; bastano questioni geografiche: «Il 23 luglio, alle ore 11:30, aprono i ministeri, il mio, quello di Bossi e quello di Tremonti, a Monza. Alla faccia di chi non li voleva, e non c’è Roma che tenga». Così ha spiegato a una festa della Lega Nord nel Varesotto. Vicino a lui c’era anche il “senatur”. Il tutto, mentre il presidente della Repubblica era intento a invitare «a stare uniti, per affrontare la grave crisi».

Ma a Calderoli brillavano gli occhi, mentre aggiungeva la sua nuova proposta sui tagli delle pensioni: «Fare come i contributi di solidarietà per gli stipendi sopra i 90 e 120 mila euro, deve avvenire lo stesso per le pensioni della stessa entità, con un taglio del 5-10%». Il tutto è perfettamente coerente con quel «La Lega corregge la manovra», con cui “La Padania” ha titolato il 10 luglio. I cavalieri del Carroccio in cravatta verde hanno lanciato un ammonimento: «Ritoccare le voci del pacchetto anticrisi a favore delle autonomie». Insomma, i leghisti assicurano di avere le idee chiarissime su come migliorare quello che a Tremonti non è riuscito.

Una domanda riesce naturale, sullo spostamento dei ministeri: come potrà una distribuzione di uffici semplificare le cose anziché complicarle? La risposta è un affare semplice come i gusti di Calderoli: un fatto semplice e serio, sociologico più che politico. Il Carroccio ha ereditato, al Nord, quella capillarizzazione territoriale, quella vicinanza alle braccia e alle mani del cittadino che un tempo era la caratteristica delle corporazioni. Magari vale la pena di rifletterci su spogliandoci di qualsiasi indumento ideologico, anche al di là e al di qua delle cravatte e dei fazzoletti verdi.

Milano, padania. Contadini e imprenditori: tutti stregati dal business dei kilowatt «verdi»
Ma in Lombardia il mercato delle energie rinnovabili è quasi saturo. Pesante l'impatto sull’ambiente
MILANO – Non c’è più spazio per centrali idroelettriche, quelle a biogas stanno stravolgendo il mercato dell’agricoltura e anche i pannelli solari devono ormai farsi spazio tra mille difficoltà. Il paradosso delle energie rinnovabili trova la sua plastica rappresentazione in Lombardia: nati per bilanciare i consumi di combustibili fossili, spinti dalla generosa erogazione di incentivi statali senza pari in Europa, i kilowatt «verdi» fanno i conti con la sostenibilità e l’impatto determinato sull’ambiente. Non sempre facile da trovare, stando almeno a una serie di casi emersi proprio nella regione più energivora d’Italia. La protesta contro lo sfruttamento intensivo delle risorse rinnovabili ha radunato un fronte molto composito, che va dalle organizzazioni degli agricoltori fino ad associazioni green come Slowfood per arrivare in campo politico alla Lega Nord, favorevole come è noto al taglio in finanziaria dei fondi per le rinnovabili.

ALL’ASCIUTTO – Il primo effetto indotto dagli incentivi sulle fonti alternative lo si vede nelle province dell’arco alpino: nella sola Lombardia sono state depositate domande per costruire ben 299 nuove centrali idroelettriche di piccole e medie dimensioni tra Como, Lecco, Bergamo e Brescia. Dal conto è esclusa Sondrio ma perché qui l’amministrazione provinciale ha strappato una moratoria dal momento che quasi il 90% dei corsi d’acqua è già imbrigliato per produrre elettricità. «Occorre ridiscutere subito le regole – denuncia Dario Bianchi, consigliere regionale della Lega Nord – altrimenti per l’ambiente montano sarà un vero e proprio scempio: fiume e torrenti rischiano di rimanere asciutti con gravi danni idrogeologici perché sfruttati da aziende private sostenute dagli incentivi statali». Dopo l’estate la questione finirà sui tavoli della Regione Lombardia.

ENERGY FARMERS – Molti dei contadini che fino a pochi anni fa si dedicavano ad allevare suini, a seminare mais e foraggio adesso si sono chiamati fuori dalla catena alimentare. Molto più redditizio, sempre per il meccanismo degli incentivi, trasformarsi in produttori di energia. La sezione dello Slowfood di Cremona, una delle città gioiello dell’agroalimentare italiano, ha chiesto alla Provincia di introdurre una moratoria sulla costruzione di centrali biogas che stanno nascendo in tutta la campagna padana: solo nel Cremonese sono già 125 gli impianti funzionanti o in procinto di essere accesi. Secondo stime dello Slowfood, in buona sostanza confermate dal consorzio dei produttori del biogas, il 25% dei suoli destinati al mais oggi serve solo ad alimentare le centrali a biogas. «E’ un danno enorme alla filiera agroalimentare» denuncia Claudio Rambelli di Slowfood. Una stima di Coldiretti sostiene che per produrre un solo megawatt di biogas è necessaria la produzione di 200 – 300 ettari di mais.

PER UNA LAMPADINA – Il terzo caso manifestatosi in Lombardia riguarda i pannelli solari. Stavolta è Confagricoltura a denunciare le storture di questo boom: in un anno la presenza nella regione è passata da 10.800 a oltre 25mila impianti. Sembrano molti, in realtà in base a un calcolo di Regione Lombardia questa «foresta» di pannelli produce all’incirca 348 megawatt di potenza: l’equivalente del consumo di una piccola lampadina per ogni lombardo. A che prezzo? Al prezzo che l’affitto dei terreni è balzato da 600 euro a 2mila euro per ettaro, denuncia Confagricoltura, al punto che molti proprietari smettono anche in questo caso di produrre cibo per dedicarsi all’energia. «E’ necessario introdurre criteri di salvaguardia - aveva annunciato l’assessore regionale Marcello Raimondi – almeno per le zone dedicate a produzioni agricole di pregio».
Claudio Del Frate

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