Spagna, varata "finanziaria di emergenza
per uscire dalla crisi"
Spagna: Rehn, piano Madrid passo importante
Grecia: Tsipras, stop a misure austerità
'barbare'
Crisi: Slovenia pubblichera' lista debitori
fiscali
Ticino. Italianità vo cercando...
Spagna, varata "finanziaria di emergenza
per uscire dalla crisi"
Alla base del
provvedimento 43 nuove leggi tra le quali spicca l'istituzione di un'autorità
fiscale indipendente che controlli le spese governative. Tiepida la risposta
dei mercati
Roma - “Una
finanziaria di emergenza per uscire dalla crisi”. Così il vice primo ministro
spagnolo Soraya Saenz de Santamaria ha definito la nuova manovra varata dal
governo di Mariano Rajoy per il 2013. Alla base del provvedimento c’è un
pacchetto di 43 nuove leggi che dovrebbero consentire il riavvio della crescita,
dopo un anno in cui è prevista la riduzione del Pil dello 0,5 per cento. Sei le
misure fondamentali decise dal governo: il taglio del 12 per cento delle spese
ministeriali (circa 40 miliardi di euro), il blocco degli aumenti ai dipendenti
pubblici per il terzo anno consecutivo, una nuova tassa del 20 per cento sulle
vincite al gioco, incentivi sull’acquisto di automobili ad efficienza
energetica, l’aumento di fondi pensione con il ricorso a tre miliardi di euro
dal fondo riserve creato nel 2000 e l’istituzione di un’autorità fiscale
indipendente con poteri di controllo sulle spese governative. Questi
provvedimenti consistono per il 58 per cento in tagli alle spese e per il 42 in
nuove tasse. Solo tre le voci per le quali si registrano aumenti: le pensioni,
le sovvenzioni per l’istruzione e gli interessi sul debito. Il commissario
europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn ha commentato positivamente
la manovra di Rajoy, definendola “un passo fondamentale” verso le necessarie
riforme strutturali. Rehn ha anche espresso apprezzamento per la nuova autorità
fiscale indipendente e per la spinta verso nuove liberalizzazioni.
I mercati hanno reagito in maniera cauta: non
c’è stato un rimbalzo rispetto al -3,9 per cento di ieri alla Borsa di Madrid
ma le perdite si sono limitate allo 0,15 per cento. Nel mercato dei titoli di
Stato, i rendimenti dei Bonos spagnoli sono leggermente calati, assestandosi
appena sotto il 6 per cento. Rimangono tuttavia le incertezze rispetto alla
possibilità che il governo si trovi costretto a chiedere un piano di
salvataggio dall’Europa, in aggiunta ai cento miliardi già destinati alle
banche del Paese. Ulteriori timori vengono poi dalle regioni: Castiglia-La
Mancha è infatti diventata il quinto governo locale a chiedere aiuti al
governo, dopo Valencia, Murcia, Catalogna e Andalusia. La regione della Spagna
centrale farà richiesta di fondi per 848 milioni per evitare il default. (ilVelino/AGV)
(gda) 27 Settembre
2012 19:24
Spagna: Rehn, piano Madrid passo importante
Misure concrete e
scadenze precise
27 settembre, 19:58
(ANSA) - BRUXELLES,
27 SET - ''Un passo importante per l'ampliamento e l'approfondimento delle
riforme strutturali'' che si aggiunge alle importanti realizzazioni gia' fatte:
e' il commento del commissario ue agli affari economici e monetari Olli Rehn
alla finanziaria presentata oggi dal governo spagnolo.
''Il piano di riforma include misure concrete,
ambiziose e ben mirate e stabilisce chiare scadenze in molte aeree'', dichiara
Rehn, secondo il quale questo nuovo piano di riforme strutturali ''risponde
alle specifiche raccomandazioni rivolte alla Spagna sotto il semestre europeo''
e ''affronta in modo molto chiaro alcune delle sfide piu' pressanti''.
Miglioramenti ulteriori della flessibilita' dei mercati del prodotto e del
lavoro contribuiranno a ''migliorare la crescita e l'occupazione e a sostenere
il consolidamento di bilancio''. Rehn, in particolare, loda ''il piano
ambizioso per creare un'autorita' fiscale indipendente, liberalizzare
maggiormente i servizi e ridurre la frammentazione del mercato interno in
Spagna''. Le misure sul mercato del lavoro ''completano poi le passate riforme
sulla contrattazione e la protezione dei lavoratori'', commenta ancora Rehn che
giudica ''particolarmente pertinenti'' la riforma prevista del sistema di
formazione professionale.
educativo. ''La
Spagna sta affrontando importanti sfide per correggere squilibri macroeconomici
considerevoli che richiedono una risposta politica globale. Le misure
annunciate oggi - conclude Rehn - sono un passo avanti importante per
affrontare queste sfide''.
Grecia: Tsipras, stop a misure austerità
'barbare'
Leader sinistra
chiede trattamento come per Germania nel 1953
27 settembre, 16:32
BRUXELLES - Le
misure d'austerita' imposte alla Grecia sono ''barbare'' e stanno all'origine
di ''un circolo vizioso'' che sta facendo sprofondare sempre di piu' il paese
nella crisi economica. E' giunto il momento di organizzare una grande
conferenza internazionale sul debito, sul modello di quella avvenuta nel 1953
per salvare la Germania, che permetta all'economia ellenica di ripartire.
E' questo il
messaggio portato oggi al Parlamento europeo dal leader dell'opposizione greca,
Alexis Tsipras, a capo della coalizione della sinistra radicale (Syriza). ''E'
necessario raccontare la verita' ai cittadini greci ed europei, le misure
d'austerita' non funzionano: la popolazione e' stata messa a dura prova senza
fornire una vera soluzione alla crisi'', ha affermato Tsipras, che nel
pomeriggio ha incontrato anche il presidente dell'Europarlamento, Martin
Schulz.
''Bisogna dare un
po' di tempo alla Grecia e non strangolarla'', ha aggiunto. Il leader
dell'opposizione ellenica ha proposto di organizzare una conferenza sul debito
''che affronti i problemi in maniera globale'' e trovi una soluzione comune
''al piu' alto livello politico''. Tsipras ha inoltre ribadito che la sua
coalizione non vuole che la Grecia esca dalla moneta unica, perche' si
tratterebbe di ''un suicidio collettivo''. Piuttosto, e' necessario ''rifondare
la zona euro su basi piu' democratiche e di coesione sociale''.
Crisi: Slovenia pubblichera' lista debitori
fiscali
Come deciso due mesi
fa anche da Croazia
27 settembre, 20:07
(ANSAmed)
– LUBIANA, 27 SET – Dopo la Croazia, anche la Slovenia si
appresta a pubblicare in internet la lista delle societa' e delle persone
fisiche che hanno un debito con il fisco sloveno. Lo ha annunciato il ministro
delle Finanze, Janez Sustercic, dopo che oggi il governo ha approvato una serie
di emendamenti alla relativa legge.
''La nostra proposta e' di rendere note le
liste di tutti coloro che hanno un debito con il fisco superiore ai cinque mila
euro per un periodo piu' lungo di tre mesi'', ha detto il ministro, spiegando
che le attuali norme non permetto la pubblicazione dei nomi dei debitori,
classificando i debiti contratti come ''segreto d'ufficio''. Secondo alcuni
calcoli, la somma complessiva dei debiti dei cittadini e delle aziende verso il
fisco in Slovenia e' di 830 milioni di euro. Gli esperti stimano che lo Stato
riuscira' a riscuotere appena un terzo di questa somma. Due mesi fa la Croazia
ha fatto la stessa scelta, e, secondo i dati del ministero, grazie alla
pressione dell'opinione pubbliche nel frattempo circa 4 mila aziende e persone
hanno saldato il loro debito con il fisco per un totale di circa 12 milioni di
euro. Il debito complessivo in Croazia accumulato in piu' di un decennio
ammonta pero' a circa 7 miliardi di euro.
(ANSAmed).
Ticino. Italianità vo cercando...
di Carlo Piccardi - 09/27/2012
Sempre più spesso
siamo confrontati al problema del riconoscimento dell’italiano: lingua e
cultura che di questi tempi a livello federale non godono di buona salute. Da
parte delle nostre autorità gli interventi di fronte al peggioramento della
situazione non sono mancati, come è stato il caso della levata di scudi di
fronte all’abolizione dell’italiano quale materia di maturità nel Canton San
Gallo e a quella successiva del Cantone di Obvaldo, del richiamo del
consigliere di Stato Manuele Bertoli al Cantone di Basilea Città sulla
disattesa applicazione dell’Ordinanza
sulla maturità
federale che prevede la scelta dell’italiano come materia fondamentale nei
licei, dell’intervento dell’on. Ignazio Cassis sul bando di concorso (senza
l’italiano) per il restauro di Villa Maraini (sede dell’Istituto svizzero di
Roma). Ma, a ben guardare, si tratta sempre di prese di posizione reattive, a
dare l’allarme quando i buoi sono già usciti dalla stalla. Soprattutto è
diventata una materia lasciata per delega alle autorità
politico-amministrative, senza il coinvolgimento della popolazione e del mondo
intellettuale, come se fosse una semplice faccenda burocratica.
Diciamo pure che si
tratta di una questione che non scalda gli animi. Lo si è visto lo scorso 8
settembre alla tavola rotonda suCome promuovere l’italiano in Svizzera, a
conclusione di una tre giorni di formazione che l’associazione dei docenti di
italiano del Canton Berna ha svolto a Lugano con il supporto dell’Usi. Quale
migliore occasione per manifestare agli avamposti della nostra cultura oltralpe
il sostegno della Svizzera italiana che ne rappresenta il retroterra
‘ufficiale’? Orbene, pur alla presenza di personalità di spicco (fra cui due
deputati al parlamento italiano eletti nel nostro Paese), poche decine di
persone (compresi i frequentatori del corso) hanno ritenuto di partecipare
all’incontro, a dar ragione allo sbeffeggiante articolo del
settimanaleBeobachter(Molto rumore um nichts) come risposta alla più che
opportuna creazione del Forum per la salvaguardia dell’italiano promossa dal Cantone
Ticino.
Mi chiedo quindi se
uno degli aspetti del problema non stia proprio qui, nella scarsa attenzione
(per non dire indifferenza) da parte della nostra stessa opinione pubblica
verso tale problematica, prima ancora del venir meno dell’interesse per la
lingua e la cultura italiane al di là del San Gottardo. Vi sono infatti indizi
che mostrano un indebolimento della coscienza dell’identità linguistica.
Si consideri
l’intitolazione delle manifestazioni estive luganesi (già denunciata da Giorgio
Mainini il 26 giugno in questo giornale), denominateLonglake Festival, come se
non bastasse suddivise inPark & Read,Lugano Words Festival,Urban Art
Festival,Buskers Festival,Wavesecc., cioè nell’uso di un inglese omologante,
che pigia sul pedale della ricerca del compiacimento da parte del mondo
giovanile. Per non parlare dell’identità culturale che, a livello di
spettacolo, deve farsi largo fra la sovrabbondante offerta diBlues to Bop,Moon
and Stars, penetrati persino nelle valli conIrish Music Festival,Tenero Music
Night,Vallemaggia Magic Blues,Open Air Palagnedra,Verzasca Country Festival,
come forma di colonizzazione musicale in base al primato livellante dei modelli
anglosassoni.
Quale credibilità
possiamo vantare chiedendo una maggiore valorizzazione della nostra lingua e
della nostra cultura nelle scuole e nei rapporti transalpini, quando noi stessi
siamo i primi a dimostrare poco o nullo interesse al rafforzamento
dell’italianità, praticando con leggerezza tali scorciatoie linguistiche. Che
coerenza dimostra il Lac nell’accompagnare la mostraUna finestra sul
mondo(peraltro originale e interessantissima) con una pubblicità all’insegna
delThink of this as a window(inglese ingigantito nel cartellone e negli
stendardi posti all’entrata sud di Lugano)?
L’opera di Cereth
Wyn Evans da cui la scritta è estratta ne è stata la comprensibile tentazione;
ma è paradossale che, mentre la Legge sugli impianti pubblicitari dichiara
l’obbligo alle relative scritte di “essere in lingua italiana”, ammettendo la
traduzione in altre lingue “purché non a caratteri superiori o più
appariscenti” (Art. 4/2), mentre ai nostri esercizi pubblici è fatto obbligo di
esporre la lista dei piatti e delle bevande con relativi prezzi in lingua
italiana (Art. 34/1 della Legge sugli esercizi alberghieri e la ristorazione),
a istituzioni culturali importanti quali i musei comunali e cantonali di Lugano
sia permesso di non tenere conto dello stesso dovere linguistico. Non
dimentichiamo che la “finestra sul mondo” di questa esposizione è anche la
prima visione che il viaggiatore venuto da nord incontra guardando al meridione
di cui siamo la prima tappa, il quale al primo incontro si attende il segno e
il suono della nostra lingua radiosa e melodiosa, di fondamento classico, non
l’inglese globalizzato equivalente agli hamburger e ai cibi precotti rispetto
alle gustose pietanze della cucina mediterranea.
È trascorso un
secolo dal manifesto redatto da Francesco Chiesa e da un significativo gruppo
di intellettuali ticinesi orientati a fondare una sezione della Società Dante
Alighieri, a denunciare nel 1908 “[...] codesta condiscendenza ad accogliere,
anzi a favorire tante inutilissime intrusioni di lingue estranee [dipendente]
da certa vecchia usanza di servitù che si trascina nei nostri costumi. Tutta
codesta brutta miscela di scritte tedesche, francesi, inglesi sulle pareti e
sulle carte non è certo testimonianza di dignità e neppure di accortezza;
poiché lo straniero intelligente preferisce, dovunque si rechi, trovare segni
caratteristici, schiettezza nativa, non meschine e generiche contraffazioni”.
Allo stesso modo, all’apertura delle scuole tedesche per venire incontro alle
esigenze delle famiglie degli impiegati nordici della Gottardbahn, divenute di
proprietà della Confederazione, il Ticino reagì ottenendo la loro chiusura nel
1926 e il principio ribadito nell’attuale Legge della scuola in base al quale
“agli allievi in età d’obbligo scolastico l’insegnamento dev’essere impartito
in lingua italiana”.
Ma non bastano le
leggi, che arrivano sempre tardi a porre rimedio ai problemi. Di fronte al
problema che si ripresenta occorre uno scatto d’orgoglio come allora avvenne,
facendo leva sulla sensibilità collettiva. I fatti denunciati, di fronte alla
serpeggiante rassegnazione, suonano come un campanello d’alLarme.
Dentro il paradosso
della nostra minoranza culturale; difesa spesso in forma reattiva, di rado
propositiva. E l’italiano, malgrado i ‘Words Festival’, si ritrova a rischio
‘default’ all’interno delle stesse istituzioni culturali del nostro cantone.
Domanda: siamo credibili?
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