Tar del Lazio accoglie ricorso Comuni foggiani contro
trivellazione
Pomigliano, ancora due settimane di cig
Fiat: Fim-Cisl, cig a Pomigliano riflette
andamento mercato
Corte Conti: rischio corto circuito
rigore-crescita
Squinzi: ''Firmerei per ripresa nel 2015.
Lavorare di più per essere competitivi''
Serbia: Italia terzo partner per interscambio
Parma, padania. Parmalat ai francesi, per il
ministro Passera "non è stato un buon risultato"
Tar del Lazio accoglie ricorso Comuni foggiani contro
trivellazione
TERMOLI (CAMPOBASSO)
– Il Tar del Lazio, Sezione seconda bis, ha accolto il ricorso presentato dai
comuni di Peschici, Rodi, Vieste, Vico del Gargano e Manfredonia (Foggia)
contro la Petroceltic Italia srl per l’annullamento di un decreto del 29 marzo
2011 che valuta positivamente, sotto il profilo della compatibilità ambientale,
il programma di indagini sismiche proposto dalla multinazionale per
l’individuazione e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi sottomarini in
Adriatico”
Pomigliano, ancora due settimane di cig
Stop produttivo dal
29 ottobre al 9 novembre
Attualmente sono già
in corso due settimane di «cassa»
NAPOLI - Nuova cassa
integrazione per gli operai della newco Fabbrica Italia Pomigliano, che saranno
interessati da due settimane di stop dal 29 ottobre al 9 novembre, con rientro
l'11 novembre. Lo riferiscono fonti sindacali, che hanno ricevuto la nuova
comunicazione dalla Fiat mentre a Pomigliano sono ancora in corso le due
settimane di cig: gli operai, infatti, rientreranno in fabbrica lunedì 8
ottobre. I lavoratori avevano già effettuato due settimane di stop a fine
agosto.
ROTTURA CON FIOM -
Nessun percorso unitario tra Fiom e le sigle sindacali che hanno sottoscritto
l'accordo con Fiat a giugno del 2010. Lo annunciano da Fim, Uilm, Fismic e Ugl,
che rendono nota la loro intenzione di convocare assemblee di lavoratori a
Pomigliano d'Arco, ma da soli, in quanto l'indisponibilità della Fiom a
sottoscrivere l'accordo con il Lingotto, ribadita la scorsa settimana dal
segretario provinciale dei metalmeccanici della Cgil, Andrea Amendola,
renderebbe «impraticabili percorsi unitari con le organizzazioni firmatarie».
La precisazione arriva a seguito della lettera di Amendola in risposta a quella
che sembrava essere un'apertura nei confronti della Fiom da parte dei sindacati
firmatari, che si dicevano disposti a percorsi unitari di informazione dei
lavoratori, alla sola condizione che l'accordo fosse sottoscritto anche dai
metalmeccanici Cgil. Amendola, da parte sua, aveva ribadito il proprio no
all'accordo, affermando, però, la propria disponibilità ad un incontro per
discutere del futuro dello stabilimento e delle iniziative per tutelare il
posto di lavoro degli operai ancora in Cig. «Vi ricordiamo - scrivono ora i
sindacati firmatari alla Fiom - che quell'accordo fu approvato dalla
maggioranza dei lavoratori e l'unica condizione per poter dare una prospettiva
occupazionale ai lavoratori in cig è quello di richiederne la piena attuazione.
Pertanto l'indisponibilità espressa a sottoscrivere l'accordo rende
impraticabili percorsi unitari con le organizzazioni firmatarie».
FISMIC - La Fismic
chiederà un incontro con i vertici Fiat per capire a che punto è la gamma di
motorizzazioni in produzione a Pomigliano, non appena si riprenderà a lavorare.
Lo ha annunciato il segretario regionale del sindacato, Felice Mercogliano,
alla luce della nuova comunicazione di cassa integrazione per lo stabilimento
dove si produce la nuova Panda. Una notizia, quella del nuovo stop dal 29
ottobre al 9 novembre prossimi, che sta già facendo il giro tra gli oltre
duemila lavoratori della newco, che ritorneranno in fabbrica l'8 ottobre, al
termine di due settimane di cig. «Dal Lingotto - ha spiegato Mercogliano - ci
hanno informati che lo stop è stato reso necessario a causa del mercato
stagnante. Ma non appena si tornerà in fabbrica chiederemo un incontro per
conoscere a che punto è la nuova gamma di motorizzazioni, come la Gpl, il
metano e la 4x4, in modo da capire anche in che modo si pensa di proseguire il
lavoro per uscire da questa situazione di stallo, magari con le vendite di questi
modelli».
Fiat: Fim-Cisl, cig a Pomigliano riflette
andamento mercato
02 Ottobre 2012 -
14:40
(ASCA) - Roma, 2 ott - ''La richiesta di cassa
integrazione nello stabilimento Fiat di Pomigliano riflette l'andamento del
mercato in Europa e in Italia, andamento, tra l'altro, confermato dai dati
diffusi ieri sulle immatricolazioni del mese di settembre 2012 dove si
evidenzia il permanere di un forte calo delle immatricolazioni in Europa e in
particolare sul mercato interno. E' quanto dichiara il segretario nazionale
della FIM Cisl, Ferdinando Uliano.
''Per lo stabilimento campano di Fiat -
prosegue - ora sara' importante, ai fini dell'assorbimento dei lavoratori
attualmente in cassa e previsto entro luglio 2013, l'impatto sui volumi che si
determinera' dal 1 gennaio 2013, quando lo stabilimento polacco di Tychy di
Fiat fermera' la produzione della vecchia Panda; per quanto ci riguarda come
Fim Cisl su quest'ultimo punto, diventa indispensabile l'impegno per
l'assorbimento di tutti i lavoratori sul piano occupazionale previsto
dall'accordo e che resta un impegno preciso e fermo su cui Fiat dovra' dare seguito''.
''Sul fronte industriale - secondo Uliano -
diventa urgente e indispensabile, l'impegno preso in sede governativa per il
rilancio della dimensione dell'export e della competitivita' dell'impresa
attraverso l'efficientamento del sistema Paese, riteniamo importante da parte
del Governo come gia' detto nell'incontro, della necessita' di individuare
subito politiche di sostegno agli investimenti nel settore industriali,
compreso il settore auto, questo potrebbe portare Fiat ad implementare subito i
suoi investimenti nel Paese e toglierebbe qualsiasi alibi alla politica
attendista di del Gruppo sul lancio di nuovi prodotti''.
com-fgl/
http://www.asca.it/news-Fiat__Fim_Cisl__cig_a_Pomigliano_riflette_andamento_mercato-1202623-ECO.html
Corte Conti: rischio corto circuito
rigore-crescita
Grilli: no corto
circuito, crescita senza rigore è come costruire una casa sulla sabbia
02 ottobre, 13:57
ROMA - La Corte dei
Conti evidenzia il "pericolo di un corto circuito rigore-crescita,
favorito dalla composizione delle manovre correttive delineate nel Def: per
quasi il 70% affidate, nel 2013, ad aumenti di imposte e tasse". Questo
con una pressione fiscale oltre il 45%. Lo dice il presidente Luigi Giampaolino
alla Camera.
Il pareggio di
bilancio nel 2013 conseguito attraverso le misure previste dal governo (in
particolare l'aumento della tassazione e il conseguente "drenaggio"
di risorse) rischia di poggiare su "un equilibrio precario". E' la
preoccupazione espressa dalla Corte dei Conti alla Camera sulle politiche
economiche indicate dal Def.
La spesa delle
famiglie si è contratta a metà del 2012 del 4%. Un dato che - secondo il
presidente della Corte dei Conti - è "presumibilmente destinata a
peggiorare nella seconda parte dell'anno e nei primi mesi del 2013".
"Dosi crescenti
di austerità e rigore al singolo paese, in assenza di una rete protettiva di
coordinamento e solidarietà, e soprattutto se incentrata sull'aumento del
prelievo fiscale, si rivela alla prova dei fatti una terapia molto costosa e in
parte inefficace". Una 'cura' che "neppure offre certezze circa il
definitivo allentamento delle tensioni finanziarie".
Il calo del Pil
indicato nella nota di aggiornamento al Def "é stimato al 2,4% (contro il
-1,2% del Def di aprile), ma sorprende soprattutto la diminuzione dell'1% del
prodotto anche in termini nominali: un risultato eccezionalmente negativo che,
storicamente, si era verificato solo nel 2009, l'anno centrale della grande
recessione".
"Nel 2013 si registrano minori entrate
complessive per oltre 21 miliardi rispetto a quelle previste. Di questi poco
più di 6,5 miliardi sono riconducibili al superamento dei previsti incrementi
dell'Iva (almeno fino al giugno 2013), ma la flessione delle imposte dirette
(-7,4 miliardi) e dei contributi sociali (-2,3) è da imputare ad una caduta del
Pil molto superiore al previsto".
E' "necessario
rafforzare la strategia per la crescita puntando a obiettivi più ambiziosi di
quelli finora adottati". Serve anche che "si apra una prospettiva di
riduzione della pressione fiscale". "Non si può non rilevare -
afferma - come i risultati attribuiti al programma di riforme abbiano una
dimensione insufficiente per colmare il vuoto di domanda apertosi a partire dal
2007".
"Non dovrebbe rivelarsi necessaria una
nuova manovra di correzione dei conti pubblici, che l'economia potrebbe
difficilmente sostenere", sottolinea Gianpaolino.
GRILLI, NO CORTO
CIRCUITO, RIGORE-CRESCITA COMPATIBILI - "Più che un corto circuito c'é una
compatibilità tra rigore e crescita". Lo sostiene il ministro
dell'Economia Vittorio Grilli replicando ai timori della Corte dei conti sul
rapporto tra rigore e crescita. A margine del Forum della cooperazione Grilli
ha spiegato che "la crescita senza rigore è come costruire una casa sulla
sabbia".
Squinzi: ''Firmerei per ripresa nel 2015.
Lavorare di più per essere competitivi''
ultimo
aggiornamento: 02 ottobre, ore 15:32
Bruxelles, 2 ott.
(Adnkronos) - "Se una vera ripresa fosse nel 2015 ci metterei la
firma". E' quanto ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio
Squinzi, al suo arrivo a Bruxelles per la conferenza Techitaly 2012. "Per
l'anno prossimo una vera ripresa non la vediamo -ha sottolineato- salvo un miglioramento
verso la fine dell'anno".
"Dobbiamo
lavorare duro come Paese -ha ammonito ancora Squinzi, parlando con i
giornalisti a Bruxelles- nel senso che dovremmo mettere mano a tutte le riforme
che da tempo auspichiamo".
E quale sarebbe la
prima delle riforme invocate? "Come ho detto nel mio discorso
programmatico del 24 maggio - ha ricordato il numero uno di viale
dell'Astronomia - la madre di tutte le riforme è la semplificazione
normativo-burocratica del Paese, che poi vuole dire tutto". Quindi, alla
domanda se il 2% sarebbe per lui una vera ripresa, Squinzi risponde:
"Speriamo".
Per il presidente di
Confindustria bisogna lavorare di più per recuperare competitività. "E' il
mio sogno" recuperare dieci punti di competitività con la Germania,
sostiene il numero uno di Viale dell'Astronomia, che, alla domanda su come
sarebbe possibile farlo, replica: "Se vogliamo sintetizzare con uno
slogan, lavorando di più".
"Stiamo
finalizzando tra oggi, domani e dopo una serie di proposte che permettano di
incidere davvero sul costo del lavoro", dice il presidente di
Confindustria. E la prima di queste proposte, spiega, prevede "certamente
qualche ora di lavoro in più, per adesso". Quante? "Se vogliamo
recuperare il 10%, si fa presto a fare i conti", chiosa Squinzi.
Per il leader Cgil
Susanna Camusso ''questa riduzione sul tema lavorare di più'' rischia ''di
diventare, per molti lavoratori, anche offensiva visto che siamo costretti a
misurare le decine di milioni di ore di cig e a contare decine di migliaia di
lavoratori in mobilità ai quali piacerebbe tanto poter lavorare e invece sono
costretti all'inattività''. Basta dunque "ricette facili" e
"colpevolizzazione dei lavoratori": "piuttosto le imprese,
pubbliche e private, abbassino le retribuzioni ai grandi dirigenti e taglino le
stock option", conclude.
Serbia: Italia terzo partner per interscambio
ultimi dati relativi
a periodo gennaio-agosto
02 ottobre, 13:51
(ANSAmed) -
BELGRADO, 2 OTT - L'Italia si conferma terzo partner commerciale della Serbia,
sia per l'export che per l'import. Stando ai dati relativi ai primi otto mesi
dell'anno diffusi dall'Istituto nazionale di statistica, l'Italia figura al
terzo posto sia per l'export, con un valore di 652 milioni di dollari, sia per
l'import con 1,16 miliardi di dollari.
Nel campo delle esportazioni serbe, il nostro
Paese e' preceduto da Bosnia-Erzegovina (710 milioni di dollari) e Germania
(858,4 milioni di dollari), mentre per le importazioni di Belgrado l'Italia e'
terza alle spalle di Federazione russa (1,32 miliardi di dollari) e Germania
(1,38 miliardi di dollari). (ANSAmed)
Parma, padania. Parmalat ai francesi, per il
ministro Passera "non è stato un buon risultato"
A una Parmalat
francese, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera avrebbe
preferito un gruppo forte, alleato di altre realtà italiane, capace di stare
sui mercati internazionali. Secondo il ministro, insomma, la cessione a
Lactalis non è stata un buon risultato. Passera lo ha detto questa mattina
parlando a Milano, all'inaugurazione del salone B-Mu.
«Quello che è successo con Parmalat non è
stato un buon risultato, da lì hanno portato via tutto e lasciato solo quello
che non hanno potuto portare via», ha dichiarato il ministro, parlando del tema
delle acquisizioni di aziende italiane da parte di investitori esteri. Passera
ha spiegato di voler portare con il caso Parmalat «un esempio tratto dalla mia
vita passata». Secondo lui, «l'ideale sarebbe stato che Parmalat si fosse messa
insieme ad un’altra azienda italiana per creare un grande campione
multinazionale»
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