Creata il 31/01/2011 - 14:48. Amato Lamberti – Terra.
«Una cosa veramente allucinante». Così il procuratore generale del Tribunale di Napoli, Giandomenico Lepore, ha definito l’ultima scoperta della Procura: per anni il percolato che si produceva nelle discariche dell’intera Campania veniva sversato senza alcun trattamento a mare utilizzando, per sfuggire ai controlli, un trucco, quello di portarlo in impianti di depurazione non funzionanti, o in attesa di autorizzazione, dai quali poteva tranquillamente defluire a mare.
Un trucco reso possibile da un accordo criminale tra struttura del Commissariato di Governo, dirigenti regionali e gestori degli impianti che avevano costituito una vera e propria associazione a delinquere, responsabile dell’inquinamento di una fascia costiera tra le più belle d’Italia, ma da anni condannata da divieti di balneazione ed elioterapia. Infatti, l’inquinamento ha reso inagibili mare e spiagge, con un danno enorme per gli operatori balneari che avevano fatto anche grandi investimenti per rendere i loro impianti adeguati alle richieste dei cittadini. Naturalmente i divieti non hanno frenato l’afflusso dei bagnanti con conseguenze sulla salute pubblica ancora tutte da accertare.
Nelle indagini della Procura quello che colpisce è il cinismo dei responsabili del Commissariato e della Regione che, pur rendendosi conto dei danni che lo smaltimento abusivo del percolato poteva provocare, pensavano solo ad escogitare nuovi trucchi per smaltire un rifiuto che provocava allarmi e preoccupazioni tra i cittadini. Dalle intercettazioni telefoniche vengono fuori comportamenti che si pensavano appannaggio delle organizzazioni camorristiche. Alla domanda di cosa fare del percolato accumulato nel depuratore di Acerra, il dirigente della Regione risponde che «la merda di Acerra va nei Regi Lagni», un lungo canale di bonifica borbonico che sbocca sul litorale flegreo passando per città con più di 200mila abitanti.
Un atteggiamento criminale consumato nelle lussuose sedi, a S.Lucia e a via dei Mille, di un Commissariato che invece di risolvere il problema dei rifiuti pensava solo, con la complicità di dirigenti, professionisti, professori universitari, a come allungare nel tempo la più che dorata situazione.
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