venerdì 28 gennaio 2011

Notizie Federali del Mattino: Il Pd fornisce lo psicanalista al disoccupato, 28 gennaio 2011.

1. Dal Veneto con furore. Ancora uno schiaffo ai sindaci.
2. Treviso. Nuovi ospedali, monito della Corte dei Conti.
3. Mantova. Un altro schiaffo al Mantovano.
4. Pavia. Bressana, 3 milioni di euro dalle multe.
5. Sanremo. Riviera degli scandali: Scajola – Caltagirone nel mirino.
6. Reggio Emilia. Il Pd fornisce lo psicanalista al disoccupato.
7. Merano. Ceto medio: case nel 2013.
8. Palermo. Cuffaro trasferito in una cella con tre detenuti comuni.


1. Dal Veneto con furore. Ancora uno schiaffo ai sindaci. di Luigi Bacialli. Un'altra doccia fredda per i sindaci veneti che, per protestare contro il Patto di stabilità, chiudono il municipio un giorno alla settimana. Il parlamentare dell'Udc ed ex sindaco di Carmignano di Brenta, Antonio de Poli, nel question time chiede al governo, nell'aula semideserta, cosa intenda fare per evitare che i comuni veneti, notoriamente virtuosi, finiscano strangolati dai tagli ai trasferimenti e dalla «confisca» delle risorse in cassa. Risposta vaga, fredda e burocratica del ministro per i Rapporti con il parlamento, Elio Vito, subito tradotta dai primi cittadini con una sola parola: arrangiatevi. E poche ore dopo un altro schiaffo ai 500 amministratori locali veneti che non hanno più nemmeno i soldi per la spesa corrente e rischiano pesanti sanzioni e commissariamento in caso di sforamento del tetto stabilito dal Patto, Umberto Bossi che dice papale palpale: ai Comuni abbiamo già dato. Una pietra tombale sulle tante ipotesi di allentamento della stretta che sta mettendo i sindaci in ginocchio.
Così nell'auditorium di Loreggia, il comune pià danneggiato dalla tagliola del patto di stabilità, si riuniscono i dodici sindaci alla testa della rivolta contro il cinismo e l'ingordigia di uno stato centrale che chiede lacrime e sangue agli enti locali mentre continua a spendere e a spandere. Ed è un unico coro di protesta in diretta televisivam con minaccia di azioni ancora più eclatanti dello scioperom quello che sale da questo paese nel cuore del Nordest. I sindaci, le categorie e la popolazione davanti alle telecamere di Rete Veneta, che parlano di rivolta fiscale e di un'altra marcia su Roma, non più da soli a farsi prendere per i fondelli dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e dai funzionari di via XX Settembre, ma insieme con migliaia di cittadini esasperati e gli artigiani e tutti i fornitori delle amministrazioni pubbliche che non vengono pagati per i lavori realizzati per un motivo semplicissimo, i comuni non hanno più il becco di un quattrino. Il movimento dei sindaci per il 20% dell'Irpef era sempre tornato da Roma con la coda tra le gambe, ma ora la musica è cambiata. Alla rassegnazione e alla speranza è subentrata l'indignazione e la rabbia di chi si sente vittima della protervia del potere centrale. E fioccano le adesioni di altri sindaci veneti a questo primo gruppo composto da Maria Grazia Peron (Loreggia), Gilberto Trevisan (Rossano Veneto), Riccardo Zsumski (Santa Lucia di Piave), Bruna battaglion (Casale sul Sile), Elisa Venturini (Casalserugo), Piero Menegozzo (Santorso), Marcello Mezzasalma (Fontanive), Fausto Gottardo (Giave del Montello), Massimo De Franceschi (Isola Vicentina), Lorenzo Zanon (Trebaseleghe), Angelo Ceccato (Caerano San Marco), Diego Marchioro (Torri di Quartesolo). Tra questi c'è chi dice che sarà costretto a chiudere il riscaldamento nelle scuole, chi a tagliare i trasporti, chi a chiudere le case di riposo per colpa dello Stato. E a nulla vale parlare di 2% dell'Irpef e di addizionale Irpef o di tassa di soggiorno perché sono comunque misure che riguardano il federalismo municipale. Se tutto va bene e dando per scontato che l'autonomia impositiva andrà a ramengo con il perdurare dei semplici e irrisori trasferimenti dello Stato (ogni anno il Veneto versa 20 miliardi di euro all'erario e gliene ritornano solo le briciole, e basti pensare ai 300 milioni per i danni dell'alluvione) nulla cambierà sino al 2014. E nel frattempo, dicono i sindaci, come facciamo ad andare avanti? Così ogni giorno arrivano altri sindaci ad infoltire il gruppo, salvo quelli della Lega che sono in braghe di tela come gli altri, ma non possono sostenere iniziative diverse dal federalismo fiscale che verrà. Così una battaglia trasversale rischia di sfociare, in questo Ppese delle fazioni e della guerra per bande, in uno scontro tra i sindaci del centrosinistra e del centrodestra da una parte che chiedono interventi immediati e dall'altra quelli del Carroccio che devono tacere e fare di necessità virtù. Ma fino a quando se gli schei sono già finiti?
2. Treviso. Nuovi ospedali, monito della Corte dei Conti. Sotto la lente i project financing di Treviso, Castelfranco e Montebelluna: «Occhio ai costi».  TREVISO. La Corte dei conti avverte: i progetti di finanza nella sanità trevigiana saranno «oggetto di attenzione» anche negli anni a venire. «Vi sono elementi di attenzione legati al ricorso allo strumento del Project Financing, che dovranno essere monitorati costantemente». Ed elenca: il progetto di finanza degli ospedali di Castelfranco e Montebelluna, la ristrutturazione dell'ospedale provinciale Ca' Foncello di Treviso.  La relazione dei magistrati contabili veneti, a conclusione di una approfondita analisi dei conti della sanità, non fa sconti alla classe politica regionale, soprattutto quella del recente passato. Una programmazione ospedaliera «ferma al 1996», un disavanzo strutturale di oltre 521 milioni di euro registrato nel 2009, uno squilibro della rete ospedaliera a favore della provincia di Verona, dove l'offerta «è oggettivamente ridondante». E una forte preoccupazione per il project del nuovo ospedale dell'Angelo a Mestre, che sta inchiodando i bilanci della sanità veneta. Per questo è bene accendere i riflettori sui progetti di finanza attivati (Castelfranco/Montebelluna) e su quello destinato a decollare tra pochi mesi (Treviso).  Il direttore generale dell'Usl trevigiana, Claudio Dario, ha sempre ostentato tranquillità. Anche perchè il bando di gara della Cittadella della salute, aperto da poco, è passato indenne dalle forche caudine di tutti gli organi. Si tratta di un progetto da 224 milioni di euro (per il 56% a capitale pubblico, per il 44% a capitale privato) che andrà in scadenza nel 2032 e trasformerà il volto del Ca' Foncello: prevede infatti la costruzione di un nuovo corpo degenze, l'accorpamento delle sedi staccate, la riconversione di alcuni padiglioni, la realizzazione di aree verdi e collegamenti pedonali con la città.  Il progetto di finanza di Castelfranco e Montebelluna prevede costi per 147 milioni di euro (60% dai privati, 40% dal pubblico) e una durata di 27 anni e cinque mesi (andrà a scadenza nel febbraio 2032). In corso dal 2004, ha comportamento il rifacimento del 60% dell'ospedale di Montebelluna e l'ampliamento per ventimila metri quadrati dell'ospedale di Castelfranco. L'equilibrio finanziario, che offre un ritorno dell'investimento al privato pari all'8,6 per cento, è garantito dalla gestione di dodici servizi non sanitari (dal calore alle pulizie, dalla ristorazione alla fornitura di elettromedicali) a favore di una cordata (Asolo Hospital) di imprese guidate dalla Guerrato spa di Rovigo. Il canone annuo a carico dell'Azienda sanitaria numero 8 è pari a 44,5 milioni di euro (di cui quasi 7 solo di Iva).  Giusto pochi mesi fa, i project nella sanità erano stati sotto i riflettori della commissione consiliare della Regione Veneto, passando - quello di Castelfranco/Montebelluna - praticamente indenne. Ma i consiglieri avevano fatto mettere a verbale punti di forza e di debolezza dello strumento: tra i primi la tempistica certa dell'investimento, una qualità nell'investimento garantita da moderne tecnologie, l'esclusione dell'investimento dal debito pubblico. Tra le debolezze, invece, la Regione aveva sottolineato l'assenza di cultura gestionale nelle Usl per valutare l'investimento, la lunga durata dei contratti, il costo dell'Iva, il rimborso del capitale privato interamente a carico dell'Azienda. (d.f.)
3. Mantova. Un altro schiaffo al Mantovano. La Provincia: con l'ipotesi Verona-Cremona la Regione ci snobba. MANTOVA. «La Cremona-Verona? Un altro schiaffo per Mantova che sarà collegata meglio con il Veneto che non con il capoluogo regionale». La Provincia boccia senza appello la proposta regionale di far convergere in un unico tracciato i progetti della Mantova-Cremona e del Tibre. E gli industriali chiedono concretezza.  L'ipotesi, individuata a dicembre ed affrontata nei giorni scorsi, prevede che il Tibre, che sta avviando i cantieri a Parma, riprenda poi i lavori da Verona per congiungersi a Bozzolo o Marcaria con la Mantova Cremona. Il tratto Marcaria-Bagnolo avverrebbe attraverso una superstrada.  «Autocisa - spiega il vicepresidente della società autostradale Maurizio Ottolini - intende far partire il Tibre da sud per il lotto che è già stato approvato dal Cipe e che a breve vedrà la gara d'appalto con la partenza dei lavori entro l'anno. Ovviamente abbiamo progettato e stiamo realizzando il Tibre per lotti funzionali con il primo che va da Fontevivo, vicino a Parma, a Trecasali. Detto questo abbiamo manifestato la disponibilità a sederci attorno ad un tavolo per verificare se non si possa poi ripartire da Verona e scendere verso Bozzolo. Così come abbiamo manifestato la disponibilità alla Regione Lombardia a discutere delle due tangenziali di Casalmaggiore, tutta a nostro carico, e di quella di Goito. Per valorizzare la Cremona-Bozzolo - conclude Ottolini - servono i traffici del Tibre. Perché siamo partiti da Fontevivo? Perché è un lotto funzionale collegato già alla nostra autocamionale La Spezia-Parma e dà già pedaggio. Il nostro secondo lotto era Trecasali-Bozzolo».  Per il vicepresidente provinciale Claudio Camocardi la Verona-Cremona è però «inaccettabile. Ufficialmente non esiste - dice l'amministratore -. E poi si tratta di un'ipotesi non adeguata alle esigenze del territorio mantovano che viene ancora considerato una Cenerentola in regione. La Mantova Cremona si fermerebbe a Tornata, e sparirebbe di un colpo il nodo di Castellucchio e il completamento della viabilità su Mantova, non si risolvono i problemi della Cisa e della Romana. È il fallimento della politica della pianificazione, e proprio nelle regioni più ricche del Nord. Inoltre il tratto Nogara-Mare sta entrando in fase di concessione. Non è più rinviabile il tema del collegamento fra l'A22 e il confine veneto. Purtroppo Mantova sarà meglio collegata con il Veneto che con Milano».  «Noi chiediamo il miglioramento della rete infrastrutturale da sempre - spiega il presidente dell'Associazione industriali di Mantova Alberto Truzzi -. Purtroppo siamo cauti sull'applicazione perché la scelta definitiva del percorso, e la vicenda esprorpri risultano spesso determinanti sui tempi. Aggiungo che il Tibre deve essere completato perché ha senso viabilistico più ampio di collegamento nazionale fra l'area alpina ed i porti del tirreno. Non dobbiamo ragionare in termini localistici».
4. Pavia. Bressana, 3 milioni di euro dalle multe. Con i soldi dell'autovelox sarà fatta una nuova strada. Nel 2012 stop ai controlli. BRESSANA. Dal gennaio 2012 l'autovelox di Bressana non ci sarà più, al suo posto una rotatoria destinata a far ridurre la velocità sull'ex statale. La notizia arriva dal sindaco Davide Rovati. Intanto come incasso dall'autovelox è arrivata una cifra di un milione e 600mila euro, al 12 agosto dell'anno scorso (3 milioni stimati a fine anno). Nel 2011 sono previste altre ingenti entrate. «I tecnici dell'apposito settore della Provincia di Pavia - continua il primo cittadino - hanno già provveduto a svolgere le misurazioni nel punto in cui verrà costruita la rotatoria, e verranno avviate le trattative con i proprietari dei terreni interessati, per arrivare all'esproprio della parte di terreno necessaria ad ospitare la nuova struttura».
Il sindaco Rovati tiene anche a osservare come «l'autovelox sia segnalato benissimo, si puo' vedere a grande distanza: per non prendere le multe basta staccare il piede dall'acceleratore nei tempi giusti...». Tornando alla «destinazione dei proventi derivanti dalle sanzioni amministrative per violazioni alle norme del codice della strada», oltre 800 mila euro verranno impiegati per costruire una strada alternativa alla via Depretis, la strada che attraversa Bressana e che è da sempre oberata di traffico. Il provvedimento è già passato in Consiglio comunale. «Si tratta di una spesa che giudichiamo necessaria - continua ancora Rovati - e per la quale presto avvieremo le procedure burocratiche necessarie per la realizzazione». Si prevede che dopo le pratiche burocratiche ed i discorsi relativi agli espropri, i lavori per la nuova strada possano iniziare fra circa un anno. Altri fondi provenienti dagli incassi delle multe sono stati impiegati per la realizzazione dell'archivio storico bressanese, altri fondi ancora per assunzioni di stagionali a progetto, e poi ancora contributi a sostegno all'attività scolastica». Tornando alla cifra incassata dal Municipio fino all'agosto scorso, da segnalare che circa 132mila euro verranno impiegati per il noleggio di apparecchiature di controllo e accertamenti di violazioni. Dal corrente mese di gennaio pero' c'è anche da dire che parte dei proventi dell'autovelox verranno destinati, per legge, alla Provincia di Pavia. Altri investimenti provenienti dai proventi delle multe sono destinati alla viabilità, con rinnovo di segnaletica, manutenzione di strade, acquisto di automezzi destinati alla polizia locale.
5. Sanremo. Riviera degli scandali: Scajola – Caltagirone nel mirino. Sarà pure un caso, o una coincidenza, che sulla Riviera dei Fiori, epicentro il porto degli scandali in costruzione a Imperia, piombi di persona niente meno che il procuratore capo di Torino, il mitico Giancarlo Caselli, ex Torquemada di Andreotti in Sicilia e metta a ferro e fuoco la città, indagando perfino il presidente del Tribunale, Valerio Boccalatte.
Saranno tutti casi o coincidenze o congiunture del fato, ma da quando su quella Riviera che corre dalla oscura Ventimiglia alla tranquilla Imperia Oneglia si è alzato il coperchio feudale che vi aveva calato l’ex ministro Claudio Scajola, quello “che non sapeva” come gli avessero pagato la famosa casa con vista Colosseo, i big della famosa cricca di Anemone&Balducci, laggiù è l’inferno.
Intanto un inferno di fuoco, perchè oramai con pura sfacciataggine esibizionistica non passa settimana che non bruci qualche negozio o vengano incendiate macchine o saracinesche dalla mafia organizzata che pretende i suoi pizzi.
Era sempre successo, ma da qualche mese, da quando il flusso degli investimenti per porticcioli, nuovi insediamenti residenziali, infrastrutture di salvataggio dal traffico boom, si è moltiplicato, la malavita organizzata si è scatenata. Altro che le vecchie derivazioni calabresi e abruzzzesi di antichi coltivatori di serre e di fiori a Vallecrosia e Coldirodi, intorno alle quali camorra e indrangheta succhiavano le ruote, taglieggiando e minacciando. Allora erano petardi, oggi siamo ai fuochi artificiali se quella Riviera, con un po’ di sussiego ma anche di paura, l’hanno ribattezzata “la “costa dei cento fuochi”, alludendo alle fiamme appiccate ritmicamente a “chi non ci sta”.
Il consiglio comunale di Bordighera lo stanno per sciogliere, dopo rimpasti e dimissioni, per “connivenze” o vicinanze sospette dei pubblici amministratori con elementi malavitosi. Foto e video immortalano la presenza dei locali boss accanto a deputati, sindaci, assessori, magari all’inaugurazione di un porticciolo o a quella più modesta di un autosalone. Ma questa è la dolce Bordighera, riservata tra le palme e i giardini incantati delle vecchie ville belle epoque, che ora si sta incendiando perchè cosa vuole la malavita, formicolante a venti chilometri dalla Costa Azzurra, se non l’apertura di un paio di case da gioco, casinò che il governo ha promesso da tempo in un piano di rilancio dell’azzardo ovviamente con le nuove tendenze: meno roulettes, chemin de fer, trentequarante e più golden poker e altre smazzate più in voga, come insegnano i Casinò francesi.
Tutto questo però è l’antipasto di quanto, scoperchiato il pentolone, sta emergendo nelle città chiave dell’ex feudo scajolano, Imperia e Sanremo, alla vigilia di quel Festival di Sanremo che sta già accendendo i riflettori sul teatro Ariston, laggiù in fondo a quel Corso Matteotti con passiera rossa sull’asfalto e chiusura al traffico, dove sculetteranno la chiaccherata Belen Rodriguez e l’ermetica Elisabetta Canalis, annunciate in arrivo a far da vallette al sempreverde Gianni Morandi, ma senza George Clooney.
Imperia vive quasi sotto una permanente scossa tellurica che le due inchieste concentriche della Procura locale e di quella di Torino stanno perpetuando da mesi. Il colpo ad effetto l’ha inferto proprio Giancarlo Caselli, che è piombato in carne ed ossa con quattro sostituti per arrestare l’autista del presidente del Tribunale, Valerio Boccalatte, sessantacinque anni, una carriera da tranquillo magistrato, già presidente del Tribunale della ben più tentacolare Sanremo, perfino in odore di candidatura alle elezioni comunali della Città dei fiori, otto anni fa, nelle fila di una lista civica-progressista. L’autista fedifrago è accusato di avere usato il suo ruolo di vicinanza al presidente per promettere vantaggi giudiziari a personaggi della mala organizzata. E il povero Boccalatte è indagato per concorso in questi abusi. Tutto ciò ha mandato in onda la scena madre, mai vista anche a queste latitudini, di un presidente di Tribunale sotto il torchio per dieci ore di uno dei Procuratori più noti in Italia.
6. Reggio Emilia. Il Pd fornisce lo psicanalista al disoccupato. Parte a febbraio l'iniziativa del Pd per combattere il disagio dei disoccupati. Una delle sezioni della città metterà a disposizione gratuitamente uno spacanalista con cui le persone in difficoltà per il lavoro potranno dialogare. REGGIO. Inizia con il mese di febbraio nei locali del Circolo Pd Reggio 6, l'annunciata iniziativa di dar vita ad un centro di ascolto e a gruppi di incontro rivolti a quelle persone che vivono il disagio umano prima ancora che economico di essere in attesa di riprendere il lavoro o essere alla ricerca di un occupazione. L'obiettivo degli organizzatori è quella di offrire a tutte queste persone che avvertono in bisogno di un confronto, la possibilità di discutere e parlare insieme della propria condizione, con l'aiuto e l'assistenza dello psicologo e psicoterapeuta Ruggero Lamantea. Il professionista reggiano, che quotidianamente opera all'interno della nostra Ausl, presterà gratuitamente la propria attività nel suo tempo libero, nella sua qualità di componente del direttivo del circolo Pd. Si chiama «Perdere il lavoro e... non perdere se stessi», il progetto ideato dal Circolo Pd Reggio 6 che prenderà avvio mercoledì 9 febbraio alle 20.30 con l'incontro di presentazione del progetto. Tutti gli incontri si terranno presso la sede del Circolo Pd Reggio 6 a Masone in via F.lli Soncini 48 e per informazioni e iscrizioni è già possibile contattare il 339-2524032. «L'iscrizione - si legge in una nota dello stesso circolo del Pd - è aperta a tutti e i gruppi di lavoro, per garantire la riuscita del progetto, saranno al massimo di 20 partecipanti. I gruppi di lavoro, coordinati dallo psichiatra Ruggiero Lamantea, «hanno l'obbiettivo di affrontare con gli stessi lavoratori che la vivono in prima persona, le pesanti ricadute della traumatica esperienza della perdita del posto di lavoro. Ma soprattutto discutendo lo sforzo sarà quello di evitare, a chi vive la difficile situazione di disoccupato o di cassaintegrato, la sensazione o peggio ancora la convinzione de essere solo e abbandonati e di aver perso assieme al lavoro anche la propria dignità di persona umana».
Il progetto - spiegano gli organizzatori - intende dare la possibilità di affrontare a più voci anche le ricadute oltre che sul piano personale anche su quello familiare, ambito che non è impermeabile a tali questioni e parte dall'esperienza seguita ai grandi licenziamenti in Fiat negli anni'80 quando quella vicenda determinò a Torino un aumento anche della percentuale di suicidi. (r.f.)
7. Merano. Ceto medio: case nel 2013. Primi 35 alloggi nei pressi del Rione Sant'Antonio. MERANO. Prima 35 alloggi sulla strada di accesso a rione Sant'Antonio (ma non prima del 2013), poi appartamenti nella zona del deposito Asm e del canile dismesso in via 1º Maggio, a rione Santa Maria Assunta. È la scaletta del programma alloggi per il ceto medio nei piani della giunta comunale. Per Merano il programma provinciale prevede complessivamente sono 120 abitazioni. Delle tre ipotesi avanzate dalla scorsa legislatura due rimangono in piedi, una è stata stralciata: non si costruirà infatti nel fazzoletto verde tra via Bernhard Johannes e via Adige, possibilità che tra il resto aveva provocato la levata di scudi dei residenti in difesa del "polmone" del quartiere. In nessun caso, ha confermato l'assessore al sociale Alois Gurschler, il Comune parteciperà direttamente al finanziamento delle opere.
Secondo quanto previsto dalle disposizioni provinciali, oltre ai Comuni le case destinate al ceto medio - nuclei familiari con redditi depurati che variano da 20 a 50 mila euro - possono essere costruite dall'Ipes o dalle cooperative. Il primo cantiere di attuazione del piano sarà installato alla porta sud della città, nell'ampia superficie che guarda all'accesso del rione Sant'Antonio, alle spalle del condominio Arnica (l'ultimo di via Roma in direzione Sinigo), fino a qualche tempo fa utilizzato come ricovero per autovetture usate. I contatti con il proprietario del terreno sarebbero già in fase avanzata, sarà per altro necessaria una variazione del piano urbanistico nel quale attualmente la superficie è inquadrata come zona di espansione per insediamenti produttivi. Un'altra ipotesi che ancora giace sul tavolo riguarda l'area di verde privato all'interno dei confini del Rosskopf Hof, in vicolo Lazago, ma nel calendario operativo dell'amministrazione è stata scavalcata da una nuova idea: utilizzare la zona del deposito della Municipalizzata in via 1º Maggio, a rione Santa Maria Assunta, quando lo stesso verrà trasferito nell'areale ex Bosin. In questo caso non sarà necessario mettere mano al Puc. Dopodiché, ma i tempi sono più lunghi, potrà essere preso in considerazione il terreno presso il Rosskopf Hof. Tuttavia si stanno già posando gli occhi anche su altre possibili aree, in via Manzoni e in via Toti. Nel frattempo in Comune ci si adopera per far marciare l'iter burocratico. «Le pratiche per la prima palazzina - spiega Gurschler - saranno completate entro l'anno. I primi alloggi saranno pronti nel 2013. Gli interessati possono rivolgersi alle cooperative o direttamente al nostro assessorato».
8. Palermo. Cuffaro trasferito in una cella con tre detenuti comuni. Uno sta scontando una pena per duplice omicidio e un altro per truffa. È sempre al piano terra di Rebibbia. PALERMO - Salvatore Cuffaro, condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e per violazione del segreto istruttorio, è da ieri in una cella con altri tre detenuti «comuni», di cui uno sta scontando una pena per duplice omicidio e un altro per truffa. Da una cella singola del reparto G12, riservato ai «nuovi giunti», l’ex governatore della Sicilia - secondo quanto si è appreso - è stato trasferito nella sezione G8, sempre al piano terra, tra i reclusi in cosiddetta «media sicurezza». Si tratta, in sostanza, di detenuti comuni, che devono scontare una condanna definitiva. Per Cuffaro questa potrebbe essere tuttavia una sistemazione temporanea: probabilmente - si è appreso da fonti penitenziarie - presto gli verrà assegnata una cella singola, sempre a Rebibbia. I primi giorni di detenzione l’ex senatore del Pid li avrebbe trascorsi tranquillamente, per lo più leggendo. 27 gennaio 2011

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