martedì 22 marzo 2011

Mezzogiorno-Mattino. 22 marzo 2011.

Spendiamo 236 euro l'anno per l'acqua minerale

Borbone, il regno delle ferrovie? Falso mito, lo dimostrano i dati Svimez

Caltanissetta, Fondazione Federico II e Comune per Palazzo Moncada.

Sicilia. Alfano: "L'Isola sarà risarcita per i danni di immagine"

Sbarco migranti a Catania, pm indagano su peschereccio etneo

Trapani. Pilota: "Non abbiamo lanciato missili"

Sicilia. Miniera di Pasquasia, indagati Lombardo e due assessori

Libia, rimorchiatore napoletano sequestrato: monitorato via satellite

Palermo. “Parte il count down per far dimettere Cammarata”

Napoli. Intascavano le ritenute Inps degli operai.

Basilicata, «scomparse»140mila tonnellate di rifiuti industriali

Inchiesta toghe lucane. Agente Sisde a indagato «Sarà tutto archiviato».

Agrigento. La leghista Sonia Viale coordinerà gli interventi per Lampedusa

Palermo. La rifondazione del MpA passa anche dal web

Iervolino: «Videosorveglianza in Comune. Ma Napoli non è una città di ladri»

Accordo per la riqualificazione urbana di tre quartieri palermitani

Federalismo: Armao a Napolitano: "la Sicilia e' preparata"


Spendiamo 236 euro l'anno per l'acqua minerale
21.03.11
L’Istat ha fornito, in occasione della giornata mondiale dell'acqua istituita dall'Onu, un quadro di sintesi su questa fondamentale risorsa attraverso statistiche sul ciclo idrologico, sull’uso delle acque urbane e su alcuni fattori climatici. Il quadro mostra come la spesa media delle famiglie che scelgono di comprare l'acqua invece di avvalrsi di quella erogata dai rubinetti di casa è pari a 19,71 euro mensili.

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU e celebrata ogni 22 marzo, l’Istat fornisce un quadro di sintesi su questa fondamentale risorsa attraverso statistiche sul ciclo idrologico, sull’uso delle acque urbane e su alcuni fattori climatici.
I dati diffusi provengono da indagini condotte dall’Istat negli ultimi anni, tra le quali la “Rilevazione sui servizi idrici”, gli “Aspetti della vita quotidiana”, i “Consumi delle famiglie” e la “Rilevazione sui dati meteoclimatici e idrologici”.
Nel 2008 il prelievo d’acqua a uso potabile ammontava, a livello nazionale, a 9,1 miliardi di m3, l’1,7% in più rispetto al 2005, il 2,6% in più dal 1999.
L’acqua prelevata pro capite ammonta a circa 152 m3 per abitante. Gli aumenti più significativi si registrano nelle regioni del Nord-Est e del Centro, mentre nelle altre ripartizioni si osservano riduzioni dovute probabilmente alla carenza generalizzata di precipitazioni negli anni centrali del periodo 1999-2008.
Dal confronto della quantità di acqua prelevata per abitante in alcuni grandi paesi della Unione Europea, l’Italia, con prelievi pari a 152 m3 per abitante, supera nettamente la Spagna (127 m3 per abitante), il Regno Unito (113 m3 per abitante) e la Germania (62 m3 per abitante).
Nel 2008 il 32,2% dell’acqua prelevata è stata sottoposta a trattamenti di potabilizzazione. Tale quota è sostanzialmente in linea con quella rilevata nel 2005, mentre nel 1999 si potabilizzava il 26,3%, pari a 5,9 punti percentuali in meno. Naturalmente, la quota di acqua potabilizzata risente delle caratteristiche idrogeologiche dei territori da cui sono captate le acque. Infatti, dove sono disponibili una pluralità di fonti vengono in primis utilizzate le acqua sotterranee, che sono di migliore qualità e non richiedono, di norma, processi di potabilizzazione. Le acque superficiali, invece, devono essere sottoposte a trattamenti di potabilizzazione nella quasi totalità dei casi. Sardegna (89,2%) e Basilicata (80,5%) sono le regioni dove una quota maggiore di acqua viene potabilizzata, mentre Lazio (2,9%) e Molise (8,9%) presentano i livelli più bassi perché sono disponibili risorse sotterranee idropotabili di buona qualità.
L’89,4% dell’acqua prelevata a uso potabile, pari a circa 8,1 milioni di m3, viene effettivamente immessa nelle reti comunali di distribuzione. Complessivamente vengono immessi in rete 136 m3 di acqua per abitante, valore rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi dieci anni.
Le regioni che immettono nelle reti comunali più acqua potabile per abitante sono Valle d’Aosta e Lazio (rispettivamente 182 e 172 m3 per abitante). Umbria e Marche, con poco più di 100 metri cubi per abitante, sono quelle che ne immettono meno.
Nel 2008 in Italia sono stati erogati 92,5 m3 di acqua potabile per abitante, con un incremento dell’1,2% negli ultimi dieci anni. Tale valore è costituito dall’acqua consumata, misurata ai contatori dei singoli utenti, e dalla stima dell’acqua non misurata, ma consumata per diversi usi (luoghi pubblici, fontane, acque di lavaggio delle strade, innaffiamento di verde pubblico, ecc.).
La distribuzione dell’acqua potabile si presenta molto eterogenea sul territorio italiano. Con 107,1 m3 per abitante, il Nord-ovest è la ripartizione geografica in cui si rileva una maggiore erogazione di acqua potabile pro-capite da parte della rete comunale di distribuzione, circa 15 m3 in più rispetto al dato nazionale. I valori regionali più alti sono quelli della provincia autonoma di Trento (127,4 m3 per abitante) e della Valle d’Aosta (121,9 m3). Il Centro presenta un valore di 96,0 m3 per abitante, lievemente più alto del valore nazionale, con valori regionali compresi tra i 68,5 m3 per abitante dell’Umbria e i 111,3 del Lazio. Il Mezzogiorno è l’area geografica con la minore erogazione di acqua potabile: il volume annuo di acqua erogata per abitante è pari a 80,6 m3 e risente, anche in questo caso, di una forte variabilità regionale, con un valore massimo di 99,2 m3 in Calabria e uno minimo in Puglia, con 63,5 m3 (quest’ultima è la regione con il valore più basso di acqua erogata per abitante).
Considerando i consumi pro capite nei 27 paesi dell’Unione Europea per il periodo 1996-2007, l’Italia, con consumi intorno ai 92 m3 annui per abitante, presenta valori superiori alla media europea, pari a 85 m3 annui per abitante. In particolare comparando il fenomeno nel periodo considerato in alcuni grandi paesi della Ue, i consumi medi in Italia risultano inferiori rispetto alla Spagna (100 m3) e al Regno Unito (110 m3); mentre risultano superiori ai Paesi Bassi (73 m3) e alla Germania (57 m3).
Nel 2008 si registra, a livello nazionale, una perdita del 47% di acqua potabile, dovuta alle necessità di garantire una continuità di afflusso nelle condutture, ma anche alle effettive perdite delle condutture stesse. Le maggiori dispersioni di rete si osservano in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo dove, per ogni 100 litri di acqua erogata, se ne immettono in rete circa 80 litri in più; quelle più basse si riscontrano in Lombardia e nelle due province autonome di Trento e Bolzano.
Nel 2009 il consumo pro capite di acqua per uso domestico, dato dalla media dei 115 comuni capoluogo di provincia, è pari a 68 m3 per abitante (186,6 litri al giorno), in calo dello 0,7% rispetto al valore del 2008. Tutti i comuni capoluogo di provincia con una popolazione superiore a 250 mila abitanti mostrano una diminuzione del consumo di acqua per uso domestico rispetto all’anno precedente, ad eccezione di Milano, dove si registra un incremento dell’1,5%. La contrazione dei consumi di acqua verificatasi ininterrottamente a partire dal 2001 testimonia una maggiore attenzione all’utilizzo della risorsa idrica su gran parte del territorio nazionale.
Nel 2008 la capacità effettiva depurativa degli impianti, ossia il carico inquinante proveniente dalle acque reflue urbane e trattato dagli impianti di depurazione, è pari a 59,0 milioni di abitanti equivalenti (Ae), il 26,6% in più rispetto al 1999 quando la capacità effettiva depurativa era pari a 46,6 milioni di Ae. Anche la capacità potenziale depurativa, misurata dagli abitanti equivalenti di progetto, è aumentata rispetto al 1999 passando da 61,4 milioni di Ae a 75,2 milioni di Ae del 2008 (+22,5%).
I gestori dei servizi idrici, specializzati o in economia, operanti in Italia nel biennio 2007-2008 sono diminuiti del 18,9%. Rispetto al 1999 il decremento è del 57,2% (passando dai 7.826 a 3.351) per effetto del processo di riforma della gestione dei servizi idrici (D.Lgs. 152/2006). Tra il 2007 e il 2008 la quota dei comuni in cui le società affidatarie gestiscono almeno una tipologia di servizio idrico (dal prelievo alla depurazione) passa dal 50,0% al 58,3%.
Nel 2010 lamentano irregolarità nell’erogazione dell’acqua il 10,8% delle famiglie. Questo problema è dichiarato soprattutto dalle famiglie residenti nel Mezzogiorno (18,7%), in particolare in Calabria (33,4%) e in Sicilia (28,3%). All’opposto, appena il 5,8% delle famiglie del Nord dichiara irregolarità nell’erogazione dell’acqua, con valori minimi pari all’1,6% nella provincia autonoma di Bolzano e all’1,9% nella provincia autonoma di Trento.
La diffidenza nel bere acqua di rubinetto si manifesta ancora elevata nel Paese: il 32,8% delle famiglie ha al suo interno uno o più componenti che dichiarano di non fidarsi a berla. Tale fenomeno raggiunge i livelli più elevati in Sicilia (64,2%), Calabria (52%) e Sardegna (49,8%).
Sia il giudizio negativo delle famiglie sull’erogazione di acqua sia la diffidenza nel bere acqua di rubinetto hanno mostrato un cambiamento in positivo negli ultimi dieci anni. Le famiglie con un giudizio negativo sull’erogazione passano, infatti, dal 16,2% nel 2001 al 10,8% nel 2010. Anche le famiglie che annoverano al proprio interno uno o più membri che non si fidano a bere acqua di rubinetto diminuiscono dal 42% nel 2001 al 32,8% nel 2010.
Nel 2009 il 63,4% delle famiglie italiane ha acquistato acqua minerale, percentuale che risulta in calo rispetto agli anni precedenti (67,6% nel 2000, 64,2% nel 2008). La distribuzione territoriale è piuttosto uniforme: si passa dal 65,2% di famiglie del Mezzogiorno, al 62,5% di quelle del Nord e al 62,8% di quelle del Centro.
La spesa media delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale è pari a 19,71 euro mensili e, anche in questo caso, mostra un’alta omogeneità territoriale: si passa, infatti, da un massimo di 20,34 euro nel Nord a un minimo di 18,75 nel Mezzogiorno. In media la spesa delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale risulta più bassa rispetto a quella sostenuta nel 2008 (21,14 euro).

Borbone, il regno delle ferrovie? Falso mito, lo dimostrano i dati Svimez
Solo dopo l’Unità d'Italia la rete si sviluppò. Anche al Sud
Ferdinando II inaugurò la prima tratta ma poi si fermò
NAPOLI - I lavori per realizzare la strada ferrata che avrebbe collegato Napoli con Nocera, con una diramazione per Castellammare, cominciarono l’ 8 agosto 1838. Dopo tredici mesi il primo tratto a un solo binario giungeva al Granatello di Portici. I vagoni furono costruiti nello stabilimento di San Giovanni a Teduccio, le locomotive acquistate dalla società inglese Longridge Starbuck e Co. di Newcastle. In seguito anche le locomotive furono costruite a Pietrarsa ed esportate pure in altri Stati italiani. Il Piemonte, per esempio, nel 1847 acquistò sette locomotive napoletane. Il primo tratto della Ferrovia fu inaugurato il 3 ottobre 1839 con grande solennità. Re Ferdinando Il a mezzogiorno diede il segnale partenza personalmente con un discorso: Questo cammino ferrato— disse — gioverà senza dubbio al commercio e considerando come tale nuova strada debba riuscire di utilità al mio popolo, assai più godo nel mio pensiero che, terminati i lavori fino a Nocera e Castellammare, io possa vederli tosto proseguiti per Avellino fino al lido del Mare Adriatico» .

Partì quel giorno, tra l’entusiasmo e l’orgoglio di tutti, il primo convoglio ferroviario italiano. Nel 1840 la via ferrata arrivò a Torre del Greco, nel 1842 a Castellammare. I lavori furono continuati per portare la Ferrovia fino a Nocera e terminarono nel 1844. Un secondo tronco ferroviario, finanziato direttamente dallo Stato, raggiunse Caserta nel 1843 e Capua nel 1844. Nel 1853 fu concessa in appalto la costruzione della Nola-Sarno-San Severino, che avrebbe dovuto proseguire per Avellino. Il programma prevedeva poi che la linea Napoli Capua fosse prolungata a Cassino e allacciarsi con la ferrovia dello Stato Pontificio. La Napoli-Avellino doveva proseguire da un lato per Bari-Brindisi-Lecce, da un altro per la Basilicata e Taranto. Furono programmate anche le linee per Reggio e la tratta da Pescara al Tronto. In Sicilia erano previste le linee Palermo Catania-Messina, e Palermo-Girgenti-Terranova. È per questo che la ferrovia è uno dei principali motivi di vanto dei sostenitori dell’idea di un Sud avanzato, penalizzato piuttosto che aiutato dall’Unità d’Italia. Ma è stato veramente così? I dati dimostrano, al contrario, che questo è solo un luogo comune. I progetti dei Borbone erano di tutto rispetto, ma non trovarono corrispondenza nei fatti. Secondo i dati contenuti nel ponderoso studio della Svimez intitolato «Un secolo di statistiche italiane. Nord e Sud 1861-1961» , edito mezzo secolo fa del quale è in via di pubblicazione l’edizione aggiornata «150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud» , nel 1861 nel Mezzogiorno l’estensione della linea ferrata era di 184 chilometri, concentrati in Campania. Nel Centro, però, i chilometri erano 535 e nel Nord 1.801, dieci volte in più. Che fine avevano fatto i progetti così enfaticamente presentati da re più di vent’anni prima e supportati anche dalla produzione? Nel regno di Ferdinando II, dopo la repressione del ’ 49, vi fu una riduzione drastica della costruzione di nuove strade ferrate, la cui realizzazione si infrangeva contro l’acuto scetticismo del re, che giudicò i collegamenti ferroviari strumento di propagazione delle idee rivoluzionarie e quindi elemento di rischio per la stabilità politica dello stato, dolorosamente ristabilita nel 1849, come spiegò Raffaele de Cesare, storico pugliese e giornalista del Corriere della Sera, in «La fine di un regno» , pubblicato in tre volumi nel 1909 e poi in ristampa anastatica qualche anno fa.

Mentre le locomotive meridionali frenavano, nel resto d’Italia il treno avanzava rapidamente. Meno di un anno dopo la Napoli-Portici, il 18 agosto 1840, furono inaugurati i 13 chilometri della Milano-Monza, che aprivano la Imperial Regia Privilegiata Strada di Ferro. Seguirono molte tratte in tutte le regioni del Nord e anche del Centro. Di fatto, quindi, dopo lo slancio iniziale, Ferdinando II fu di freno allo sviluppo e ritardò di un decennio lo sviluppo della rete delle Due Sicilie. E alla sua morte, nel 1859, subito ripartirono i progetti di ampliamento delle ferrovie. Un nuovo stop ci fu nel 1860, in seguito alla perdita dell’indipendenza e l’annullamento di tutte le convenzioni da parte del Dittatore Garibaldi. Poco dopo, tuttavia, i lavori furono in gran parte ripresi e portati a termine. Emblematico il caso della galleria dell’Orco, inaugurata il 31 maggio del 1858, il primo tunnel ferroviario del Regno delle Due Sicilie e forse del mondo, che però andò in esercizio solo dopo la caduta dei Borbone, il 17 febbraio 1861, per collegare la linea ferroviaria Capua Cancello-Sarno a Mercato San Severino, sulla vie delle Puglie. E inequivocabile il dato del 1886, riportato dalla Svimez. In 25 anni i chilometri di strada ferrata si erano moltiplicati passando da 1.801 del 1861 a 5.904 nel Nord, da da 535 a 2.176 nel Centro, nelle Isole erano stati costruiti 1.324 chilometri di linea, 893 dei quali in Sicilia, e nel Mezzogiorno continentale i 184 chilometri erano diventati 2.698. Dei quali 734 in Campania, 767 in Puglia e i rimanenti ripartiti in tutte le altre regioni.
Angelo Lomonaco

Caltanissetta, Fondazione Federico II e Comune per Palazzo Moncada. di BlogSicilia 21 marzo 2011 - La Fondazione Federico II e il Comune di Caltanissetta hanno stilato una convenzione finalizzata all’organizzazione di eventi culturali nella splendida cornice di Palazzo Moncada, a Caltanissetta, oggetto di un recente e integrale recupero.

Il presidente della Fondazione Federico II, Francesco Cascio, e il sindaco di Caltanissetta, Michele Campisi, sottoscriveranno la convenzione oggi alle 16 presso l’Assemblea Regionale Siciliana.
“Per la prima volta – ha dichiarato il presidente dell’Ars Francesco Cascio - la Fondazione Federico II si apre al territorio siciliano per l’organizzazione, in maniera organica e continuativa, di eventi culturali. Da tempo – prosegue Cascio – si avvertiva l’esigenza di impegnare anche fuori dalla provincia di Palermo la Federico II che, pur essendo Organo culturale dell’ARS ed essendo stata istituita con legge regionale, ha operato prevalentemente nell’ambito del capoluogo regionale”.
“Questa apertura al territorio siciliano, che oggi inizia con il palazzo Moncada di Caltanissetta ma che vedrà presto il coinvolgimento di altri enti territoriali, coincide con l’avvenuto risanamento contabile e finanziario della Fondazione”.
“Una circostanza questa – conclude Cascio – particolarmente rilevante se si considera che la Federico II non vive di contributi pubblici ma in prevalenza della vendita di servizi ai turisti“. La convenzione sottoscritta dal Comune di Caltanissetta e dalla Fondazione Federico II prevede, tra l’altro, l’attivazione presso Palazzo Moncada del software di biglietteria fornito dalla Federico II ed ampiamente collaudato per l’accesso dei visitatori al Complesso monumentale di Palazzo Reale a Palermo.

Sicilia. Alfano: "L'Isola sarà risarcita per i danni di immagine"
21/03/2011
ROMA - Lampedusa riceverà un "risarcimento per i danni patiti", anche in termini di "immagine" per il massiccio arrivo di immigrati ha assicurato il ministro della Giustizia Angelino Alfano, al termine del consiglio dei ministri straordinario sulla Libia. Vi saranno, ha spiegato, "provvedimenti" immediati per il decentramento degli immigrati, a breve scadenza misure compensative e dopo un risarcimento per i danni patiti.

Sbarco migranti a Catania, pm indagano su peschereccio etneo
di Markez 21 marzo 2011 -
E’ la motobarca Felice, italiana, il peschereccio con circa una cinquantina di migranti, che la notte scorsa si è arenata a Riposto, nel catanese. I proprietari dell’imbarcazione, tutti pescatori, sono stati interrogati dai carabinieri di Giarre. Non ci sono fermi, ma sono state avviate delle indagini. L’ipotesi è quella di favoreggiamneto dell’immigrazione clandestina.
Il sostituto procuratore della Repubblica etnea Enzo Serpotta segue l’indagine sullo sbarco al fine di individuare gli organizzatori e le presunte responsabilità del natante italiano su cui erano in corso le operazioni di trasbordo prima dell’intervento della Guardia di Finanza.
Le indagini sono eseguite anche da capitaneria di porto, guardia di finanza e polizia di Stato. In totale la notte scorsa sono sbarcati 191 immigrati, giunti con la motobarca e con un altro barcone e sono stati portati al Palanitta di Catania in attesa dei trasferimenti.
Sono tutti egiziani partiti dal porto di Alessandria d’Egitto. I migranti avrebbero sostenuto di essere libici per ottenere lo status di rifugiati politici.
Gli immigrati, arrivati nella notte, in serata potrebbero essere trasferiti nel centro di Crotone, in Calabria .

Trapani. Pilota: "Non abbiamo lanciato missili"
TRAPANI - "Ieri sera nella missione condotta in Libia abbiamo solo pattugliato la zona nei pressi di Bengasi ma non abbiamo ritenuto di lanciare i missili contro i radar". A parlare è Nicola Scolari, 38 anni, uno dei tre piloti che ieri ha partecipato alla missione italiana contro la Libia. "Ieri sera - ha aggiunto Scolari - nella nostra missione abbiamo verificato sulla Libia se vi fosse la presenza di radar accesi e qualora ne avessimo avuto conferma li avremmo distrutti".
"Il nostro gruppo - ha raccontato Scolari - è di base a San Giuliano a Piacenza. I nostri sei Tornado sono rischierati a Birgi da alcuni giorni. Siamo specializzati nella soppressione delle difese aeree nemiche, attraverso dei missili che eventualmente dirigiamo sui radar. Siamo così in grado di neutralizzare queste minacce, anche se mobili". "In questo modo - ha aggiunto - i bombardieri sono liberi di entrare in zone di guerra".
21/03/2011

Sicilia. Miniera di Pasquasia, indagati Lombardo e due assessori
di BlogSicilia 21 marzo 2011 -
Omissione di atti d’ufficio e gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento e mancati interventi di bonifica a tutela della salute.
Questi i reati contestati al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, l’assessore alle Infrastrutture, Pier Carmelo Russo, e l’assessore all’Energia, Giosuè Marino, tutti indagati dalla Procura di Enna, nell’ambito dell’inchiesta partita a gennaio sulla miniera di Pasquasia ridotta a una discarica di rifiuti speciali pericolosi.
Intanto l’ex miniera di sali potassici di Pasquasia è stata posta sotto sequestro dai magistrati. Stamani gli agenti del Corpo forestale, della Digos e i carabinieri hanno sigillato l’intero sito chiuso da 19 anni. A firmare il provvedimento di sequestro preventivo sono stati il procuratore capo di Enna, Calogero Ferrotti, e il sostituto Marina Ingoglia.
A far scattare i sigilli sarebbero state le analisi effettuate sul terreno e le falde acquifere che avrebbero accertato elevati livelli di contaminazione da amianto, olii e sostanze chimiche altamente inquinanti.
Lo scorso dicembre era venuta alla luce la notizia del sabotaggio di alcuni trasformatori con la dispersione nelle campagne circostanti di oltre due tonnellate di olio elettrico. A denunciare il caso era stato un funzionario dell’assessorato regionale all’Energia, responsabile della miniera, per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
Domani il procuratore Ferrotti alle 12 incontrerà i giornalisti per fare il punto sulle indagini.

Libia, rimorchiatore napoletano sequestrato: monitorato via satellite
Napoli, 21 mar (Il Velino/Velino Campania) - Il rimorchiatore italiano, Asso 22, con otto italiani a bordo, bloccato ieri da uomini armati in Libia che si sono definiti appartenenti a forze militari di Gheddafi, è costantemente monitorato via satellite secondo quanto ha riferito un portavoce della compagnia Augusta off shore, con sede a Napoli, specializzata nel servizio di assistenza alle piattaforme petrolifere e in attività di esplorazione e produzione. Resta sconosciuta la destinazione dell’imbarcazione. Sabato scorso, poco prima che gli aerei francesi iniziassero le operazioni militari contro la Libia, il rimorchiatore noleggiato da un cliente dell’Eni è stato bloccato a Tripoli da personale armato. A bordo undici persone tra cui otto italiani (un ischitano, Giovan Giuseppe Iapino, uno di Sorrento, Graziano Scala, quattro siciliani, mentre per altri due componenti non sono al momento state diffuse le generalità), due indiani e un ucraino. Alle 13 di ieri l’imbarcazione aveva lasciato il porto di Tripoli presumibilmente verso una piattaforma petrolifera, in serata, poi, intorno alle 22, ha invertito la rotta dopo essere stato intercettato da un elicottero militare di una unità navale della coalizione internazionale dislocata nell’area e stava tornando verso il porto di Tripoli. Poi un nuovo cambio di rotta verso nord ovest dalla capitale libica. L’armatore ha assicurato che l’equipaggio sta bene. La nave era arrivata in Libia, dal porto di Napoli, il 10 marzo scorso.
(rep/red) 21 mar 2011 12:20

Palermo. “Parte il count down per far dimettere Cammarata”
di BlogSicilia 21 marzo 2011 -
Parte il count-down per far dimettere Cammarata. Da oggi sino a venerdì il gruppo Lo Strapp-Faraone sindaco chiede a tutti di inviare una mail al sindaco (sindaco@comune.palermo.it) allegando la lettera di dimissioni da fargli firmare.
Se, infatti, Cammarata rassegnerà le dimissioni entro le ore 12 di venerdì 25 marzo, Palermo potrebbe andare al voto per eleggere il nuovo sindaco già al prossimo turno amministrativo del 29 e 30 maggio 2011.
“Poco importa se Cammarata, mercoledì prossimo, si recherà da Berlusconi a battere cassa mettendo sul tavolo le sue dimissioni in caso di risposta negativa. Ormai il tempo è scaduto e Palermo ha bisogno al più presto di un nuovo Sindaco”.
Lo afferma una nota.
Venerdì intanto, alle 16.30, il gruppo ha fissato un incontro pubblico con la città che si terrà nel saloncino della Chiesa Valdese di Palermo in via dello Spezio 43 (presso Piazza Politeama).

Napoli. Intascavano le ritenute Inps degli operai. Truffa per sei milioni, tre in manette
Frodati cento dipendenti della società Vesuviana Service
NAPOLI – Una truffa da sei milioni di euro. Nel Vesuviano sono state arrestate tre persone. Gaetano Schiavone di 66 anni, di San Marzano del Sarno, Umberto Criscuolo di 63 anni originario di Scafati e il 49enne Antonio Farina, di Pagani. Amministratori di fatto e di diritto della società Vesuviana Service di San Giuseppe Vesuviano, i tre uomini sono accusati di truffa fiscale ai danni di cento lavoratori dell’azienda. Secondo gli inquirenti, gli artefici della truffa operavano le ritenute fiscali ai dipendenti ma non provvedevano a versarle. Trentamila euro, auto e immobili, sono stati sequestrati dalla Procura di Nola.

L’INCHIESTA – Le indagini sono scattate dopo la denuncia fatta da un disoccupato che, a sua insaputa, risultava assunto dall’azienda senza farne veramente parte. Altri lavoratori, inseriti nelle liste dei dipendenti, hanno negato l’esistenza del rapporto di lavoro. Inoltre la società risulta in forte debito non avendo versato all’Inps le ritenute dei dipendenti. In seguito alle indagini è stato accertato che i tre amministratori ottenevano prestazioni di lavoro da un centinaio di persone, formalmente assunti dalla Vesuviana Service. I lavoratori ricevevano lo stipendio ma non le ritenute previdenziali e assistenziali che gravavano sulla società vesuviana. Due milioni di euro sono stati sottratti all’Inps e sono andati in tasca ai truffatori.

TRUFFA DA SEI MILIONI DI EURO – La Vesuviana Service avrebbe non dichiarato al fisco ricavati di sei milioni di euro, omettendo di versare l’Iva per seicentomila euro. Le indagini della guardia di Finanza di Ottaviano si sono focalizzate su Gaetano Schiavone, rappresentante legale della società. Già coinvolto in reati di frode fiscale, Schiavone, pur essendo nullatenente e disoccupato, risulta essere stato rappresentante legale di 73 società sparse sul territorio nazionale.

Basilicata, «scomparse»140mila tonnellate di rifiuti industriali
Con un dossier presentato a Potenza «Legambiente» aggiorna i dati sulla produzione dei rifiuti industriali in Basilicata al 2008, guadagnando due anni rispetto all’ultimo censimento del ministero dell’Ambiente, fermo al 2006. In questa regione sono stati prodotti scarti pari a 600.335 tonnellate nel 2007 e a 553.349 tonnellate nel 2008. Un trend in crescita rispetto agli anni precedenti (più 41% per i rifiuti non pericolosi e più 148% per quelli speciali pericolosi), ma in linea con il quadro nazionale. Cresce, invece, più della media nazionale la produzione pro capite: più 43% per i rifiuti speciali non pericolosi e più 150% per quelli speciali pericolosi. E mancano ancora i dati relativi ai rifiuti da demolizione, cioè gli inerti, a oggi non disponibili.
«L’analisi dei dati - spiega Marco De Biasi, presidente Legambiente Basilicata - sorprende soprattutto se messa a confronto con le altre regioni del sud: la Basilicata produce rifiuti industriali sette volte di più della Sicilia e tre volte di più della Calabria e della Campania. Eppure, la nostra regione non ha un sistema industriale tale da giustificare una differenza così marcata. Forse allora in Basilicata tutto si svolge alla luce del sole, e viene dichiarato ogni grammo di rifiuti prodotto, mentre nelle altre regioni non tutta la produzione finisce nei documenti ufficiali?». Nonostante ciò, anche in Basilicata, comunque, i conti non tornano.

«Così come accade a livello nazionale dove in un solo anno, il 2006, sono spariti dalla contabilità ufficiale ben 31 milioni di tonnellate di rifiuti industriali, in Basilicata ne sono scomparse circa 140mila - afferma Enrico Fontana, responsabile Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente -, è lecito chiedersi che fine abbiano fatto e perché siano sparite nel nulla. Questa domanda merita una risposta, nell’interesse di tutti i lucani».
Una risposta che appare ancor più urgente alla luce delle inchieste condotte su scala nazionale dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, che raccontano come spesso i rifiuti «spariti» finiscano nel girone illegale: un affare di circa 7 miliardi di euro.

Inchiesta toghe lucane. Agente Sisde a indagato «Sarà tutto archiviato». CATANZARO – «Dino, a me hanno detto che lì archiviano, se non hanno già archiviato, è chiaro! Se non hanno già archiviato! Io in questo periodo non è che me ne sono stato con le mani in mano, chiaro?». A dirlo è stato l’ex agente del Sisde Nicola Cervone, arrestato il 30 novembre scorso dalla squadra mobile di Potenza su disposizione del gip di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta Toghe Lucane-bis su una presunta calunnia ai danni dell’ex pm di Potenza Henry John Woodcock, attualmente in servizio alla Procura di Napoli. Cervone è stato poi scarcerato dal Tribunale del riesame di Catanzaro.

Cervone parla con Leonardo Campagna, agente di polizia in servizio nel commissariato di Cerignola (Foggia), indagato nella stessa inchiesta della Procura catanzarese, che registra la conversazione dopo essere stato chiamato per essere sentito. Campagna ha ammesso di avere spedito alcune lettere anonime a giornali e uffici giudiziari per delegittimare Woodcock. Lettere, ha riferito, che gli furono date da Cervone, al quale era legato da rapporti di amicizia, e di cui lui – ha detto - non conosceva il contenuto. La registrazione, che non è recente, è contenuta nelle motivazioni con cui il tribunale del riesame ha scarcerato Cervone, che sono state depositate nelle scorse settimane (e di cui si è avuta notizia solo ora) sostenendo che il reato ipotizzato nei suoi confronti, la calunnia, non è configurabile, mentre si tratterebbe di diffamazione.

Con quella frase Cervone risponde all’affermazione di Campagna che gli dice: «Mi hai detto che il problema me l'avrebbero risolto con quelli lì, mi avrebbero archiviato, intanto la comunicazione al ministero è arrivata, se avessero archiviato tutto, io non sarei stato chiamato dal Questore e trattato di me..., come un delinquente». Interrogato dalla squadra mobile di Potenza, che conduce le indagini, Campagna ha raccontato che Cervone, durante un altro colloquio gli disse: «non preoccuparti perchè la tua situazione verrà archiviata, ci sarà un’intercessione tra i vertici delle due Procure. Tra le Procure di Potenza e di Catanzaro».

Campagna ha anche raccontato che, in merito alle lettere, Cervone gli disse che «siccome stanno succedendo problemi all’interno della Procura di Potenza, ci sono dei miei amici magistrati che avevano bisogno, dovevano far sì che queste cose venissero fuori, bisognava indagare su quest’attività».

Le lettere furono spedite nel febbraio 2009, un periodo in cui, a Potenza, erano in corso forti contrasti tra magistrati dell’ufficio di Procura. L'inchiesta a carico di Cervone è una delle due inchieste che sono ancora aperte a Catanzaro dopo che ieri il gup ha archiviato l’inchiesta Toghe Lucane a carico di trenta persone tra magistrati, politici e appartenenti alle forze dell’ordine. L'altra inchiesta tutt'ora aperta riguarda due magistrati della Procura generale di Potenza, Gaetano Bonomi e Modestino Roca, un autista dello stesso ufficio giudiziario ed un imprenditore.

Agrigento. La leghista Sonia Viale coordinerà gli interventi per Lampedusa
di BlogSicilia 21 marzo 2011 -
Sonia Viale, leghista, sottosegretario all’Economia, coordinerà gli interventi per il superamento dell’emergenza a Lampedusa.
Si occuperà anche delle misure compensative per l’isola.
Il coordinamento degli interventi vedrà il pieno coinvolgimento dei ministri competenti e dei rappresentanti politici locali, in particolare la senatrice Angela Maraventano e l’onorevole Vincenzo Fontana, già Presidente del la provincia di Agrigento.
Lo si legge nel comunicato del Consiglio dei Ministri.

Palermo. La rifondazione del MpA passa anche dal web
di Gianfranco Modica 21 marzo 2011 -
Lo scorso sabato mattina, in una sala superaffollata dell’Albergo delle povere in Corso Calatafimi a Palermo, Raffaele Lombardo ha lanciato ufficialmente la fase costituente di rifondazione del suo Movimento per le Autonomie.
Al di là di tutte le valutazioni politiche che sono state fatte e si continueranno a fare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, un elemento che suscita interesse e che forse è passato in sordina è la volontà di puntare sulle nuove tecnologie e su internet come strumenti utili a creare ed alimentare la partecipazione della gente.
Lombardo si è avvicinato ad internet relativamente da poco, ha un suo blog abbastanza seguito che raccoglie un discreto numero di affezionati lettori e commentatori e che è diventato punto di riferimento utile anche per la stampa e i mezzi di comunicazione tradizionali che vi trovano aggiornamenti regolari, soprattutto in formato video ma non solo, sui principali temi che il governatore affronta giorno per giorno.

Sembrerebbe che il Presidente sia stato folgorato dalle nuove tecnologie – possiede e ha cominciato ad utilizzare un iPad – e, di certo, ne coglie appieno le potenzialità e le possibilità di utilizzo anche se ancora dimostra una certa mancanza di dimestichezza e familiarità, come ha dichiarato lui stesso nel corso della conferenza all’Albergo delle povere.

La fase di rifondazione del movimento lanciata ufficialmente sabato ha un proprio sito, www.lanaturalevoluzione.com, ospitato sulla piattaforma di wordpress.com, attraverso il quale, come dichiarato da Lombardo, si potrà partecipare, ad esempio, alla scelta del nome del nuovo soggetto politico. E sarà quello il luogo virtuale attraverso il quale catalizzare le discussioni e le elaborazioni teoriche, per la condivisione delle parole chiave e delle battaglie da cui far prendere le mosse al movimento, per mobilitare e fidelizzare i cittadini al progetto.
Se poi leghiamo questa attenzione verso le nuove tecnologie alle altre dichiarazioni fatte dal governatore circa lo svecchiamento della classe politica, a cominciare dal nuovo movimento in costruzione, il coinvolgimento alla partecipazione di un pubblico giovanile, la ricerca di spazio in più ampi settori della società civile ecc. il quadro che ne viene fuori sembra destinato a farsi interessante e di certo degno di essere seguito con attenzione.
Senza nascondersi però una dose di sano scetticismo – le buone intenzioni non sempre si sposano con buoni risultati – e provando a dare un piccolo consiglio a Raffaele Lombardo: se davvero crede nelle potenzialità del mezzo faccia lo sforzo di imparare l’indirizzo del sito e lo comunichi lui stesso alla platea. Un piccolo, e forse banale, segno di attenzione che non guasterebbe affatto.

Iervolino: «Videosorveglianza in Comune. Ma Napoli non è una città di ladri»
Dopo il furto del dipinto di Luca Giordano, il sindaco corre ai ripari: la polizia municipale non basta
NAPOLI - Dopo il furto del quadro del Seicento, arriva la videosorveglianza a Palazzo San Giacomo. Come dire: curare è meglio che prevenire. Nella versione dell'entroterra, il proverbio perfetto per il comportamento del Comune di Napoli, suona così: «M'naster r santa Chiara ropp arrubbat port r' fierr'». E le porte di ferro di era tecnologica sono il sistema di videosorveglianza che Rosa Iervolino ha annunciato di voler impiantare nella sede dell'ente.
Luca fa presto - era il soprannome del pittore secentesco particolarmente prolifico - i ladri hanno fatto prestissimo, il Comune ci mette un po', ma ci arriva.

GARIBALDI NON SI TOCCA - Il sindaco riferendosi al quadro di Giuseppe Garibaldi all’ingresso del secondo piano di Palazzo San Giacomo, ha commentato: «Questo è qui e nessuno lo tocca, certo l’episodio (il furto del quadro di Luca Giordano, ndr) ha fatto del male a Napoli e credo che i soli agenti di polizia municipale non bastino, stiamo recuperando fondi e faremo la videosorveglianza».

IN QUESTO MONDO DI LADRI - Il sindaco ha comunque criticato la divulgazione della notizia affermando che chi l’ha trasmessa alla stampa ha fatto un danno alla città. «Ieri ero a Roma e quando ho acquistato i giornali mi sono sentita dire che Napoli è una città di ladri». «Ho immediatamente risposto che i furti avvengono in tutte le città - ha proseguito - anche se però mi sono dovuta zittire quando mi è stato fatto notare che il furto era avvenuto nella stanza del sindaco». «Purtroppo, poi, - ha concluso il sindaco di Napoli - basta vedere come ci ha trattati 'La Stampa' di Torino per capire il male che si è fatto alla città».

Accordo per la riqualificazione urbana di tre quartieri palermitani
di BlogSicilia 21 marzo 2011 -
Siglato all’assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilità l’Accordo di programma per la riqualificazione urbana dei quartieri palermitani San Filippo
Neri, Borgo Nuovo e Sperone.
A siglare il documento, che sblocca 47 milioni di euro già stanziati nel 2000 con una delibera della giunta regionale, l’assessore Pier Carmelo Russo e il sindaco di Palermo Diego Cammarata. “È un accordo – ha sottolineato Pier Carmelo Russo – che Regione e amministrazione comunale sottoscrivono, con reciproca soddisfazione, ad esclusivo beneficio della città di Palermo ponendo fine, grazie ad uno sforzo comune, ad un ritardo certamente non commendevole che purtroppo ha provocato la riduzione, in termini di valore reale, dell’intervento finanziario destinato a migliorare la qualità di alcuni quartieri che ancora
accusano un grave degrado. Abbiamo individuato altri fondi per l’edilizia sociale: vedremo adesso come distribuirli, tenendo presente che proprio Palermo costiuisce, da questo punto di vista, una delle emergenze che esistono in Sicilia”.

Per il sindaco Diego Cammarata, “si tratta di importanti interventi di riqualificazione che potranno partire in brevissimo tempo, poiché i progetti esecutivi sono già pronti”.

“Vorrei – ha sottolineato il primo cittadino di Palermo – che tra governo regionale e amministrazione comunale ci fosse sempre questa sinergia, a dimostrazione che le istituzioni sanno collaborare nell’interesse della collettività”.

Federalismo: Armao a Napolitano: "la Sicilia e' preparata"
"Occorre che il Mezzogiorno raccolga, senza se e senza ma, il monito del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad intraprendere i percorsi di riequilibrio imposti dal federalismo. Il Governo regionale ha avviato importanti riforme nei settori della sanita', dei rifiuti, della riorganizzazione dell'amministrazione, della legalita', che occorre adesso completare con il risanamento finanziario, la semplificazione amministrativa e la riduzione degli enti (consorzi Asi, Iacp etc) e delle societa' regionali. Per queste ultime e' stato varato il piano di riduzione da trentasei a dodici che abbiano gia' presentato all'Ars per l'approvazione, con un massiccio contenimento dei costi ed un aumento dell'efficacia.
Al Parlamento regionale il compito di far presto e dimostrare che la Sicilia, soprattutto perche' ne accetta le conseguenze, si prepara al federalismo fiscale, avviando riforme divenute non piu' rinviabili. Ma, al contempo, intende continuare a rivendicare che il federalismo assuma i caratteri di equita' e solidarieta' senza i quali sara' la causa di un aggravamento del divario tra Nord e Sud"
Cosi' ha commentato l'assessore per l'Economia, Gaetano Armao, l'intervento di questa mattina del Capo dello Stato in Lombardia, "In Sicilia - ha concluso Armao - abbiamo avviato in pochi anni un'opera di risanamento mai tentata prima. Dobbiamo avere carte e conti in regola per pretendere un federalismo equo e solidale per i siciliani".

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