Forza Oltrepadani:
Canton Ticino, Italiani go home
Bozen. Cultura: il Pd vuole la riconferma della Vittorio come dirigente in Comune a Bolzano
Bozen. Le imprese altoatesine: lingue da migliorare
Aoste: I principali provvedimenti della Giunta regionale
Aoste, l'Uv a élu son Comité de Direction
Padania:
Treviso. L'Ue ha milioni pronti per opere anti-alluvione ma l'Italia non li spende
Treviso. Anche la Regione è in allerta. Verifica sui fondi non sfruttati
Treviso. Marca, un 2011 nero: aumentano i licenziamenti nei primi tre mesi dell'anno "fuori" 2.193 lavoratori, il 27 per cento di nazionalità straniera.
Milano. Bocciate le ordinanze anti degrado
Immigrati, ha vinto Sarko':
Immigrati. Italia e Francia, è accordo: «Pattugliamento comune»
Immigrati, rimpatri e pattugliamenti comuni Italia-Francia
Roma. Dopo la Francia l'altolà di Berlino
Modena. Profughi dal Nordafrica, ecco chi li accoglierà a Modena
Bologna. Immigrati, Errani: 'No tendopoli'
Canton Ticino, Italiani go home
Venerdí 08.04.2011 17:53
Un sondaggio pubblicato a Giugno 2010 dai quotidiani "La Provincia" a Como e Varese aveva mostrato come la maggior parte della popolazione locale vedeva di buon occhio un trasferimento delle due province dall'Italia alla Svizzera. Sembra però che dall'altra parte del confine non siano entusiasti di accogliere i nuovi venuti e l'ostilità verso gli italiani è diventato parte integrante del programma elettorale per le elezioni cantonali in programma domenica nel Ticino.
La Lega dei Ticinesi, partito che s'ispira alla Lega Nord di Bossi, per la sua campagna elettorale si scaglia contro i lavoratori italiani residenti in Italia ma che ogni giorno varcano il confine per andare a lavorare in Svizzera. Secondo gli ultimi sondaggi la Lega ticinese è in ascesa e dovrebbe riuscire a conquistare un secondo seggio nel governo locale. Da li l'obiettivo è esercitare pressioni su Berna affinchè adotti un atteggiamento più duro nei riguardi dell'italia. Il tasto dolente è la questione dei ristorni, le tasse pagate dai lavoratori italiani in Svizzera non residenti, che la Confederazione restituisce all'Italia e che vengono poi girate alle province in cui risiedono queste persone. L'accordo risale al 1974; ora però la Lega ticinese chieda che questi trasferimenti vengano sospesi e che la Svizzera prema sull'Italia affinchè anche ai lavoratori svizzeri in Italia non residenti (pochi a dire il vero) venga riconosciuto il diritto ai rimborsi fiscali. In questa sua richiesta la Lega dei Ticinesi non è sola, anche il Partito Popolare di Centro si è espresso affinchè questi trattati bilaterali vengano rivisti. La questione è emersa in un momento in cui i rapporti fra Roma e Berna non sono buoni anche per altri motivi, sempre di natura fiscale. In un'intervista al Corriere della Sera il Presidente della Confederazione Calmy Rey ha parlato esplicitamente di crisi fra i due paesi e ha indicato nel ministro Tremonti il responsabile di tale situazione. In particolare la Rey ha accusato l'Italia di non voler trovare un accordo con Berna per evitare la doppia imposizione fiscale benchè la Svizzera avesse adottato un approccio più conciliante. Con queste premesse è possibile immaginare che la richiesta della Lega Ticinese possa incontrare maggiori favori a livello federale rispetto al passato.
Oltre che sulle questioni fiscali anche il tema dei profughi dalla Tunisia potrebbe incidere sul voto e aumentare i consensi per la Lega ticinese. Negli ultimi giorni diversi clandestini fuggiti da Lampedusa sono stati fermati poco oltre il confine di Chiasso e rispediti in Italia. Berna ha rafforzato i controlli mandando un numero maggiore di poliziotti a ridosso dei confini con l'Italia e ha attivato anche dei droni in dotazione all'esercito che sorvegliano la zona dall'alto.Per gli abitanti di Como, Varese, Verbania e Sondrio la Svizzera è un sogno. Ma per gli Svizzeri queste province (padane o meno che siano) sono un problema col quale regolare i conti, con ogni mezzo e a tutti i livelli.
Massimiliano Santalucia
Bozen. Cultura: il Pd vuole la riconferma della Vittorio come dirigente in Comune a Bolzano
Gnecchi e Frena attaccano la Trincanato: un pasticcio che espone la giunta e il Comune. di Antonella Mattioli
BOLZANO. Pressing del Pd sul Comune per chiudere al più presto il caso Vittorio. Una vicenda iniziata male e proseguita peggio. Si cerca ora di uscirne, evitando all'assessore alla cultura Patrizia Trincanato e al sindaco che l'ha appoggiata, un'ulteriore figuraccia; al Comune, ovvero alla collettività, di pagare fior di quattrini a titolo di risarcimento ad Anna Vittorio, unico caporipartizione e direttore dell'ufficio cultura comunale, non riconfermata a fine marzo. Motivazione del siluramento: «Bravissima, ma senza quello spirito europeo che serve per affrontare le nuove sfide che attendono il Comune». L'indicazione che arriva dal Pd è chiara: riconfermare Vittorio e archiviare la pratica. «È l'unica soluzione possibile - dice il segretario del Pd Antonio Frena - anche perché tutti, a partire dall'assessore, sostengono che la dirigente è brava e quindi non si capisce perché non dovrebbe continuare a fare quello che ha fatto finora». Per il momento Spagnolli ha bloccato l'annunciato bando per cercare un nuovo dirigente di "altissimo livello" ed è in attesa di pareri legali per capire come muoversi in un campo che è minato.
LA SFIDUCIA Frena è infastidito innanzitutto per il modo in cui è stata gestita l'intera vicenda "creata in maniera atipica": «Alla dirigente manca un quid europeo? A ciascuno di noi manca un quid di qualcosa. Bisognerebbe avere un po' più di modestia». Non la cita, ma la frecciata è per l'assessore alla cultura Patrizia Trincanato, che ha portato l'amministrazione in un vicolo cieco. Ancora più velenosa la deputata Luisa Gnecchi: «Spetta ai politici avere creatività: sono loro che devono dettare le linee di indirizzo, oltre che avere spirito e apertura europei. Al dirigente tocca attuarle». Dal caso Vittorio, comunque andranno a finire le cose, l'assessore Trincanato uscirà politicamente indebolita. Se voleva cambiare il suo caporipartizione, poteva farlo, ma non in questo modo. Gnecchi ne fa innanzitutto una questione di principio: «Dalla pubblica amministrazione ci si aspetta rispetto delle regole e della trasparenza».
POCA TRASPARENZA Nessuno lo dichiara, ma molti tra gli alleati dei verdi lo pensano: il cambio al vertice dell'assessorato alla cultura, presentato come il frutto di un più ampio disegno interetnico, nascondeva molto probabilmente il tentativo di sostituire la dirigente italiana con un tedesco però interetnico. Il nome più gettonato è stato fin dall'inizio quello di Brigitte Foppa, capogruppo verde in consiglio comunale. Lei però nega: «Stupidaggini. Io lavoro in Provincia a dei progetti che mi interessano molto. Mai parlato, mai neppure pensato a quel posto in Comune. Mi spiace però di come sono andate a finire le cose. Quella dell'assessore Trincanato era un'operazione pionieristica che doveva inaugurare una nuova stagione. Evidentemente, non siamo ancora pronti».
LA PARALISI Al di là dei nomi in corsa per prendere il posto di Vittorio, l'operazione è naufragata nel momento in cui è finita sui giornali. La situazione attualmente è pesante innanzitutto dal punto di vista amministrativo: ripartizione e ufficio cultura sono scoperti ed è tutto fermo. Da martedì Vittorio è rientrata dalle ferie e non sa cosa fare. La situazione giuridica è ancora peggio: sono già partiti i ricorsi e il Comune rischia di dover pagare i danni all'ex dirigente. Per non parlare delle complicazioni politiche: gli alleati hanno contestato l'assessore Trincanato. La Svp, che puntava ad avere un dirigente tedesco alla Cultura, non solo non lo avrà, ma dal 1º aprile non ha più neppure l'ufficio della cultura in lingua tedesca. Il vicesindaco Klaus Ladinser è abbottonatissimo: «Aspettiamo di capire come l'assessore intende andare avanti. Serve nuovo slancio in quel settore: bisogna fare di più». In attesa di fare di più ci si accontenterebbe anche della normale amministrazione.
8 aprile 2011
Bozen. Le imprese altoatesine: lingue da migliorare
Lo studio: carenze anche tra i dirigenti. L'Ipl: i dipendenti ne sono consapevoli
di Mirco Marchiodi
BOLZANO. Un terzo dei dipendenti ritiene di avere conoscenze solo scarse della seconda lingua. La percentuale sale al 66% rispetto all'inglese. Dati confermati anche dalle imprese che vedono un grosso potenziale di miglioramento a tutti i livelli, compreso quello dirigenziale.
Il mondo economico continua a sottolineare l'importanza del plurilinguismo. Dal presidente della Lub Konrad Bergmeister a quello della Camera di commercio Michl Ebner, dal presidente di Assoimprenditori Stefan Pan a quello della Cna Claudio Corrarati: «La conoscenza delle lingue - ripetono in coro - è sempre più decisiva». Export, innovazione, conquista dei nuovi mercati: «Il plurilinguismo sta alla base di tutto», sostiene Pan. Ma Ebner avverte: «La scuola deve fare di più, l'apprendimento linguistico va migliorato».
IL SONDAGGIO. Quella di Ebner non è un'opinione personale. Mario Giovannacci, vicedirettore dell'istituto dei lavoratori, in questi giorni sta elaborando i dati relativi all'ultima indagine svolta dall'Ipl tra i lavoratori dipendenti. «Tra le altre cose - spiega Giovannacci - abbiamo chiesto ai dipendenti di fare un'autovalutazione delle loro conoscenze linguistiche». I risultati: definisce molto scarsa o scarsa la conoscenza della seconda lingua il 28% dei mille lavoratori intervistati, mentre per quanto riguarda l'inglese, il 7% risponde che non lo conosce per nulla e un altro 66% giudica scarse le proprie conoscenze. «Il fatto - spiega Giovannacci - che quasi un terzo dei dipendenti abbia una conoscenza solo scarsa della seconda lingua riflette benissimo quanto ancora si debba fare per raggiungere un effettivo bilinguismo di tutta la popolazione. Gli stessi dati dimostrano inoltre che il bilinguismo influenza di fatto anche l'occupabilità dei lavoratori dipendenti, intesa come capacità di trovare un posto di lavoro equivalente qualora venisse perso quello attuale. Infatti, tra i lavoratori che valutano in maniera insufficiente le proprie competenze linguistiche, ben tre su quattro ritengono abbastanza o molto difficile trovare un nuovo posto di lavoro equivalente. Inoltre, rispetto ad un mondo che si sta sempre più aprendo oltre al tradizionale confine del Brennero, preoccupa ancora di più il dato sulla scarsa conoscenza della lingua
inglese».
LE IMPRESE. Prima ancora del sondaggio fatto tra i dipendenti, l'Ipl - assieme alla Provincia e allo studio Apollis - ne ha effettuato uno tra le imprese. A rispondere sono stati un centinaio di manager dei settori dell'industria manifatturiera, del turismo e del commercio e il quadro è molto simile a quello emerso dalle autovalutazioni dei lavoratori. «Il fabbisogno formativo - afferma Giovannacci - risulta ancora elevato, nella maggior parte dei casi le imprese chiedono dei miglioramenti. E questo accade a tutti i livelli, dai dirigenti fino al personale ausiliario».
Anche in questo caso i dati parlano chiaro: la conoscenza del tedesco deve essere migliorata almeno nel 27% dei casi (tra dirigenti e personale amministrativo), ma si sale al 59% per qualifiche funzionali più basse. Simile la situazione per l'italiano: stando alla valutazione fatta dalle direzioni aziendali, nel 38% dei casi i dirigenti dovrebbero migliorare il loro italiano e si arriva al 59% se dai dirigenti si passa al personale ausiliario. Il vero punto dolente è però l'inglese, in particolare per quanto riguarda i livelli funzionali più elevati: nel 73% dei casi si giudica necessario un milgioramento della conoscenza per i dirigenti, mentre per personale amministrativo e impiegato nelle aree marketing o vendite sarebbero necessari dei miglioramenti delle competenze linguistiche per il 71% degli occupati.
Ma sono messe meglio le aziende in cui si parla prevalentemente il tedesco o quelle in cui la lingua utilizzata più spesso è l'italiano? Dal sondaggio emerge che la situazione non è rosea né per le une né per le altre, ma che il bilinguismo è meno diffuso in quelle imprese che utilizzano soprattutto l'italiano. Nelle aziende a maggioranza tedesca viene ritenuto necessario un miglioramento delle competenze linguistiche per circa il 60% dei dipendenti che occupano le funzioni più elevate e per il 40% del personale specializzato o ausiliare. Nelle aziende in cui invece la lingua prevalente è l'italiano, i responsabili del personale giudicano necessari dei miglioramenti in oltre l'80% dei casi per le funzioni direttive (92%), di amministrazione (83%) e di marketing (83%) e in circa il 60% dei casi per il personale qualificato o ausiliare.
«Ricapitolando - chiude l'Ipl - il personale ausiliario avrebbe bisogno di migliorare soprattutto la propria conoscenza dell'italiano o del tedesco, mentre i quadri e i dirigenti invece dovrebbero imparare meglio l'inglese, anche se nemmeno a questo livello non è sempre possibile dare per scontato il possesso di buone conoscenze dell'italiano e del tedesco». 8 aprile 2011
Aoste: I principali provvedimenti della Giunta regionale
08/04/2011. AOSTA. La giunta regionale della Valle d'Aosta (nella foto l'assessore Claudio Lavoyer a sinistra ed il presidente della Regione Augusto Rollandin a destra) ha oggi deciso di inviare al Consiglio regionale il disegno di legge "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Regione autonoma Valle d'Aosta derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee" in attuazione della direttiva 2006/123/CE.
L'Esecutivo ha anche approvato la presa d'atto dei verbali di concertazione relativi ai criteri di reclutamento del personale avente profilo professionale operaio edile a tempo determinato e operaio idraulico-forestale.
E' stato nominato Marco Blondin, con incarico dirigenziale fiduciario, in qualità di vicecomandante del Corpo forestale della Valle d'Aosta.
Per l'assessorato Agricoltura, è stato adottato il programma regionale concorsi, rassegne e mercati concorso, per l'anno 2011, presentato dall'AREV. L'impegno di spesa è di 2 milioni 250 mila euro.
Su proposta dell'assessorato Attività produttive è stato concesso un contributo di 60 mila euro ad un'impresa di Pollein ai sensi della legge regionale per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile. Sono stati inoltre assegnati contributi per 80 mila euro a sostegno della internazionalizzazione del sistema produttivo regionale, a favore di piccole e medie imprese industriali e artigiane, un contributo di mille euro ad una società cooperativa sociale di Aosta, un ulteriore contributo di 449 mila euro ad un'impresa di Arnad per la realizzazione di un progetto di sviluppo sperimentale e due contributi (per un ammontare di 860 mila euro) a due imprese, per la realizzazione di progetti di ricerca industriale.
Per l'assessorato Istruzione e Cultura, sono state approvate le attività necessarie per la gestione, nell'anno 2011, della mediateca dell'Assessorato.
Per quel che riguarda la Sanità, la Salute e le Politiche sociali, sono stati deliberati due progetti (Estensione del servizio riabilitativo ambulatoriale e domiciliare per pazienti affetti da sclerosi multipla e Realizzazione di un progetto sperimentale di medicina territoriale, attraverso l'impiego dell'infermiere di famiglia, con particolare riferimento alle zone montane) presentati dall'azienda Usl della Valle d'Aosta tesi a favorire la salute e il benessere della popolazione, ai sensi del Piano socio sanitario regionale 2011/2013.
Sono stati inoltre concessi contributi a favore di organizzazioni per il rimborso di spese relative alla realizzazione di iniziative nell'ambito socio sanitario.
Su proposta dell'assessorato Territorio ed Ambiente l'Esecutivo ha approvato il progetto definitivo, redatto dal Provveditorato alle opere pubbliche del Piemonte e della Valle d'Aosta, per la ristrutturazione dell'immobile Caserma Giuseppe Mottino Capoluogo ad Aosta.
E' stato anche espresso parere favorevole condizionato in ordine all'approvazione del progetto definitivo della variante della strada statale 26 nei Comuni di Chambave e Pontey.
Per il Turismo, lo Sport, il Commercio ed i Trasporti, sono stati concessi contributi a varie associazioni sportive per l'organizzazione di manifestazioni. L'impegno di spesa è di 28 mila euro.
Sono stati infine assegnati contributi, per l'anno 2011, a favore dei gestori dei campi di golf per le spese relative al ripristino funzionale da realizzarsi all'inizio della stagione ed alla manutenzione straordinaria dei campi. L'impegno di spesa è di 300 mila euro.
Aoste, l'Uv a élu son Comité de Direction
08/04/2011. AOSTE. L'Assemblée Générale de la Section d'Aoste-Ville de l'Union Valdotaine, a élu le nouveau Comité de Direction et a procédé au renouvellement des charges en son sein. Ont été élus à l'unanimité des présents: René Favre (Président), Lucia Pellissier (Présidente adjointe), Joseph Rivolin (Président adjoint); Roberto Artaz (Secrétaire); Gilberto Cavalieri (Trésorier); Roberto Willien (Responsabile de la presse) et Franco Mondet (Porte-drapeau); Mirko Bertacco, Ennio Brochet, Luca De Santi, Tubere Elisabetta
Parmi les priorités figurent notamment la création de Commissions d'étude sur différents arguments, ouvertes à tous les inscrits; le lancement de la nouvelle campagne d'adhésion, l'organisation de rencontres publiques avec la participation des élus locaux et des responsables du Mouvement sur les grands thèmes d'actualité. Des moments de convivialité (dîner social ou rencontres sur le modèle des rendez-vous valdotains) seront également prévus pour resserrer les liens avec les inscrits.
Rédaction
Treviso. L'Ue ha milioni pronti per opere anti-alluvione ma l'Italia non li spende
BRUXELLES. Spunta il “Fondo prevenzione disastri naturali”: l'ideale per finanziare i bacini
La scoperta dell'on. Gardini (Pdl): c'è un gruzzolo disponibile dal 2007 ma su 450 milioni a lui destinati il nostro Paese ne ha usati solo il 20% C'è un perché: sono co-finanziamenti, bisogna metterci un po' di soldi. 08/04/2011
Alessio Pisanò
BRUXELLES
Per il periodo 2007-2013 l'Ue ha messo a disposizione dell'Italia ben 450 milioni di euro con una destinazione precisa: interventi di "prevenzione di disastri naturali". E si capisce bene come questi termini risuonino nel Veneto colpito dall'alluvione di novembre. Ma dai dati Ue purtroppo a fine 2009 solo il 20 per cento risulta utilizzato, e se i restanti 360 milioni non verranno richiesti entro fine 2013 resteranno a Bruxelles. È evidente che almeno parte di questi milioni, rientranti nel Fondi di coesione Ue, potrebbe appunto essere spesa in Veneto per prevenire calamità come le alluvioni - già sfiorate di nuovo anche a dicembre e in marzo - costruendo bacini idrici e altre strutture di prevenzione.
A dare la sveglia al Veneto è stata l'on. Elisabetta Gardini, eurodeputata padovana del Pdl, che ha avuto un incontro con i capi unità del Monitoring Information Center (Mic), il centro che coordina la Protezione civile europea. E avverte: «L'Europa mette a disposizione degli Stati membri importanti fondi per avviare o completare opere di prevenzione ed intervenire sulle aree colpite da disastri naturali come l'alluvione in Veneto. Ora sta a noi saperli sfruttare». Ma appunto finora l'Italia ha fatto davvero poco, visto che l'80% dei fondi di coesione destinati alla prevenzione resta a Bruxelles. I 450 milioni fanno parte del più cospicuo stanziamento di 5,7 miliardi di euro a disposizione dei 27 Stati membri, fondi che sono diversi dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea che però come noto interviene a posteriori di una tragedia e che copre al massimo il 2,5% dei danni totali (si arriva al 6% per situazioni davvero eccezionali, oltre la cosiddetta "soglia dei maggiori disastri"). Altra cosa ancora poi è la Protezione civile europea, che interviene per il primo soccorso: ripristino di elettricità, rete idrica, trasporti, telecomunicazioni, sanità-istruzione, eventuali alloggi temporanei e servizi di soccorso, ripulitura delle zone.
Attenzione: per attingere ai 450 milioni bisogna presentare un progetto d'intervento ben strutturato che il fondo di coesione andrebbero solo a cofinanziare: vuol dire che l'Italia deve mettere una parte dei soldi per averne un'altra da Bruxelles. L'assenza di richieste dall'Italia potrebbe quindi essere l'assenza di "liquidi nostrani" per investire in simili progetti, così come ad esempio per il corridoio Lione-Torino dell'Alta velocità. Secondo la Gardini, nominata relatrice per la Protezione civile al Parlamento Europeo, «il paradosso è che solo una piccola parte di questo fondo è stata utilizzata. Gli Stati non concretizzano i vantaggi offerti da questa opportunità. Abbiamo l'urgenza di avviare numerosi interventi per preservare il territorio dai rischi naturali», aggiunge l'eurodeputata. «Non possiamo restare con il fiato sospeso ogni volta che piove, i lavori devono iniziare subito. È vitale mettere in sicurezza i fiumi, gli scoli e anche i fossi veneti creando contemporaneamente tutti quei bacini di laminazione in grado di impedire alluvioni».
La stessa Commissione europea, in una comunicazione sui "Contributi alla politica regionale per una crescita sostenibile verso l'Europa 2020", sottolinea la disponibilità a cofinanziare progetti di prevenzione di disastri naturali e incoraggia i Governi a cogliere questa opportunità. Certo, ma i finanziamenti devono arrivare anche da Roma e dalla Regione.
Treviso. Anche la Regione è in allerta. Verifica sui fondi non sfruttati
GLI AIUTI FESR. Ciambetti: «Pronti a chiedere il via libera a deviare altrove le cifre inutilizzate» 08/04/2011. VENEZIA
E anche in Regione suona un campanello d'allerta sull'utilizzo dei fondi concessi dall'Europa. A fine febbraio è stata trasmessa al ministero delle Finanze la "tabella" di verifica sullo stato di avanzamento del Por-Piano operativo regionale per quello che riguarda i programmi operativi di "Competitività regionale e occupazione" (Cro), legati alla concessione di soldi europei sotto la sigla Fesr-Fondo europeo di sviluppo regionale: i soldi vanno spesi entro il 2013.
Basta guardare i numeri per vedere chiaramente che mentre su alcune linee di finanziamento i risultati sono già buoni (innovazione ed economia della conoscenza, oppure "assistenza tecnica"), per altri settori la situazione è ben peggiore: quota zero o poco più per l'energia, l'ambiente-valorizzazione del territorio e per le azioni di cooperazione, e appena qualcosa di più per trasporti e telecomunicazioni. Insomma, siamo indietro.
«Il programma è stato attivato nel 2007, quindi con la precedente giunta: dopo che ci siamo insediati - sottolinea l'assessore al bilancio Roberto Ciambetti - ho chiesto agli uffici di fare una verifica approfondita di tutte le cifre, e il quadro generale è appunto quello che abbiamo trasmesso al Ministero». La verifica puntuale, "fisica", della realizzazione dei progetti darà il quadro completo. E proprio a metà maggio, spiega Ciambetti, è in programma la verifica annuale a Bruxelles dell'andamento dell'utilizzo dei fondi (è praticamente la prima per questa Giunta, che un anno fa si era appena insediata) «e in quell'occasione chiederò alla Direzione generale "Regioni" della Commissione europea di poter dirottare ad altre azioni quei fondi che risulteranno disponibili ma non utilizzati. Occorre avere la loro autorizzazione per "dirottare" cifre da un'azione a un'altra, ma di sicuro non vogliamo trovarci nel 2013 - conclude Ciambetti - con fondi disponibili che sono rimasti a Bruxelles».P.E.
Treviso. Marca, un 2011 nero: aumentano i licenziamenti nei primi tre mesi dell'anno "fuori" 2.193 lavoratori, il 27 per cento di nazionalità straniera.
Se nel 2010 le persone che hanno perso il posto di lavoro in provincia di Treviso sono state 7.259, dato peggiore del triennio, il 2011 inizia con un trend ancora piu' preoccupante perchè le espulsioni contate da gennaio a marzo sono già 2.193.
Il dato giunge da uno studio della Cgil di Treviso, la quale evidenzia anche che il 27% degli interessati è di nazionalità straniera e che la grande maggioranza delle procedure di mobilità, pari a 1.418 casi, proviene dalle aziende di piccole dimensioni, cioè quelle per le quali gli ammortizzatori sociali sono minimi. L'analisi pone inoltre in rilievo il fatto che sono in forte crescita anche i licenziamenti di personale amministrativo, corrispondente al 36% del totale, contro una media del 28% registrata nel corso del 2010.
I settori colpiti dalle perdite di occupazione sono, come prevedibile, soprattutto il metalmeccanico (41% del totale), il tessile-abbigliamento (20%) e legno arredo e affini (17%).
Molto evidente, fra le categorie non tutelate da ammortizzatori, l'emorragia di lavoratori dal terziario (31%) e dall'edilizia (28%). Si tratta, per lo più, di nuovi disoccupati in generale ''anziani'', dato che appena il 5% dei licenziamenti totali riguarda gli under 30.
''Diventa fondamentale - è il giudizio di Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale - dare vita al patto per lo sviluppo recentemente siglato con Unindustria Treviso e, allo stesso tempo, costruire con le categorie economiche che rappresentano gli artigiani, l'agricoltura, il terziario e la cooperazione, un Patto di
8 aprile 201
Milano. Bocciate le ordinanze anti degrado
De Corato: «Città meno sicura»
Polemica sulla sentenza della Corte costituzionale che cancella i provvedimenti su prostitute e mendicanti
MILANO - Due ordinanze fuori gioco. È il primo risultato a Milano della sentenza della Consulta sul pacchetto sicurezza. Sotto tiro il provvedimento contro le prostitute e i loro clienti e quello sull'accattonaggio molesto. Dovrebbero restare in vigore le altre tre: quelle contro l'uso e l'acquisto di stupefacenti in pubblico, contro i writer e contro il consumo degli alcoolici all'aperto. Ma per adesso è solo un ipotesi. Lo si capirà meglio quando verrà depositata la sentenza. Furioso il centrodestra che queste ordinanze le ha volute con tutte le forze. Tanto che il sindaco Letizia Moratti è stato tra i primi cittadini a usufruire delle possibilità offerte dal pacchetto Maroni. Esulta, invece, il centrosinistra da sempre contrario alle misure emergenziali.
«I giudici della consulta picconano il pacchetto sicurezza - attacca il vicesindaco, Riccardo De Corato - stanno facendo il gioco dei dieci piccoli indiani. E, a furia di picconate, stanno abbattendo tutte le impalcature che sostengono il pacchetto sicurezza. Dopo la raffica di provvedimenti a favore dei clandestini, tanto che ora non possono neanche più essere arrestati, adesso si accaniscono sui poteri dei sindaci. Con la conseguenza che, in virtù della ricerca del cavillo, torneranno a riempirsi le strade di Milano non solo di irregolari inespellibili, ma anche di prostitute e accattoni molesti». E conclude: «È curioso che lo stesso ministro dell'Interno Roberto Maroni faccia un pubblico riconoscimento davanti a un consesso mondiale sulla sicurezza in Israele sui provvedimenti dei sindaci che hanno contribuito a una straordinaria decrescita dei reati (48 per cento in due anni); e che oggi, invece, i giudici, che evidentemente non conoscono le difficoltà dei quartieri, cassino i nuovi poteri dei primi cittadini».
Esattamente opposta la reazione del centrosinistra. «Il sindaco sceriffo non appartiene al nostro ordinamento costituzionale - attacca il candidato sindaco, Giuliano Pisapia -. La decisione della Consulta di bocciare le norme sugli ampi poteri di ordinanza dei sindaci in tema di sicurezza, dimostra una volta di più che non è così che si combattono il degrado e la criminalità». E rilancia la sua proposta: «È bene che i sindaci affrontino i problemi sociali, quelli delle povertà e quelli connessi al degrado ambientale e culturale delle grandi città con strumenti adeguati. Ad esempio operando con seri programmi di riqualificazione dei quartieri a rischio e assumendo nuovi vigili di quartiere». Nello specifico l'ordinanza sulle lucciole vieta la prostituzione in luogo pubblico e il divieto di contrattare prestazioni sessuali «per chi esercita il meretricio». Anche i clienti sono sanzionabili. Per l'accattonaggio il divieto riguarda chi è insistente o fastidioso. Ma è anche vietato usare, minori, anziani o disabili. Chi non molesta - chi chiede l'elemosina seduto per terra - non è sanzionabile. Ora si torna all'antico.
Maurizio Giannattasio
Immigrati. Italia e Francia, è accordo: «Pattugliamento comune»
08 aprile 2011
Milano - Dopo le tensioni di ieri sui permessi temporanei, Italia e Francia raggiungono l’accordo. Questo l’esito dell’incontro tra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il suo omologo francese Claude Gueant.«Per sollecitare la Ue a contrastare l’immigrazione clandestina abbiamo concordemente deciso con la Francia un pattugliamento comune sulle coste tunisine fra Italia e Francia per bloccare le partenze dalla Tunisia» ha detto Maroni.
«Per quanto riguarda i permessi di soggiorno temporanei ci muoveremo nel rispetto dell’accordo di Schengen e della libera circolazione ma nel rispetto dell’articolo 5 che prevede il possesso, da parte degli immigrati, di risorse finanziarie e documenti». È quanto ha detto il ministro degli Interni francese, Claude Gueant, al termine dell’incontro con il ministro dell’Interno Roberto Maroni in Prefettura a Milano.
«Sono soddisfatto dell’incontro di oggi: da una crisi può nascere un’iniziativa forte, comune e congiunta come quella che abbiamo deciso oggi, per dare una risposta concreta ai problemi che Italia e Francia stanno fronteggiando sull’immigrazione. Problemi che vogliamo risolvere con l’Europa nell’ambito di una solidarietà europea che vogliamo stimolare e rafforzare». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al termine del vertice a Milano con il suo omologo francese Claude Gueant.
Immigrati, rimpatri e pattugliamenti comuni Italia-Francia
Ma su permessi temporanei Parigi non cede: necessari documenti e risorse economiche adeguate
Roma, 8 apr (Il Velino) - Pattuglie miste italo-francesi, sia aeree che marine, per controllare le coste tunisine e un gruppo comune di lavoro per fermare le partenze dei migranti dalla Tunisia. È l’accordo emerso dall’incontro a Milano fra il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il suo omologo francese, Claude Gueant. L’Italia, come già manifestato nei giorni scorsi, darà permessi di soggiorno temporanei ai migranti provenienti dal Nord Africa. “Si applicano le regole di Schengen e la Francia sarà libera di controllare che siano rispettate”, ha detto Maroni al termine del vertice bilaterale. Fra le condizioni, su cui Parigi conta di fare affidamento, secondo quanto anticipato da Gueant, la presenza di documenti di circolazione e di risorse economiche adeguate da parte degli immigrati. L’intesa con Parigi prevede tuttavia novità anche sul fronte dei rientri: “Abbiamo anche concordato sull’opportunità di studiare congiuntamente programmi di rimpatrio - ha aggiunto Maroni -. Sia volontario, nel caso in cui avvengano nel periodo di vigenza del permesso di soggiorno temporaneo, o al termine tramite il sostegno dell’Unione europea”.
(red) 8 apr 2011 13:28
Roma. Dopo la Francia l'altolà di Berlino
I permessi ai tunisini? «Un attentato» allo spirito di Schengen
di Franco Adriano
Il ministro dell'Interno leghista Roberto Maroni sta facendo i conti con l'Europa che non c'è. Difficile mettere il manico ad un problema epocale come quello dell'immigrazione se non appena trovato un accordo con la Francia insorge la Germania. Una doccia fredda sull'accordo raggiunto dal governo italiano con quello francese per dare il via a pattugliamenti comuni davanti alle coste nordafricane nonché alla costituzione di un gruppo di lavoro per arginare l'emergenza immigrati.
La Germania giudica i permessi temporanei di soggiorno concessi dall'Italia contrari «allo spirito di Schengen» e ha annunciato che solleverà la questione lunedì a Lussemburgo, al Consiglio dei ministri degli Affari interni. «Vediamo in queste misure prese dall'Italia un attentato alla spirito di Schengen, dobbiamo parlarne tra ministri tedeschi e italiani», ha spiegato il portavoce del ministero dell'Interno tedesco, Jens Teschke. Così si riparte da capo a dodici. Non è che i francesi fossero pronti ad accolgiere migliaia di tunisini senza battere ciglio. Il ministro dell'Interno d'Oltralpe, infatti, ci aveva tenuto a sottolineare al termine del vertice di Milano, che tutti i requisiti di Schengen vanno rispettati per aprire la frontiera di Ventimiglia: «Condizioni che prevedono in primo luogo, il possesso di documenti di viaggio, come il passaporto e, in secondo luogo, il possesso di risorse sufficienti per assicurarsi il soggiorno e il ritorno al Paese di origine». Ma il rimpallo sulla questione è evidente. E se non bastasse ci si è messa anche Malta con il ministro degli Esteri, Carm Mifsud Bonnici, il quale ha definito «irresponsabile» l'Italia perché «viola i suoi obblighi umanitari e legali». Si riferisce al presunto rifiuto italiano di accogliere una nave con 172 rifugiati libici poi soccorsi e accolti nella capitale maltese. Intanto, il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, incontrando a palazzo Chigi un gruppo di giovani premiati per il progetto «Campus mentis» ha scherzato con barzellette e sfottò. Il tono si è fatto serio solo nel momento in cui ha parlato di riforme, di maggioranza e di giustizia. «Solo ora mi vedo davanti due anni con una maggioranza pur esile nei numeri, ma assolutamente coesa nell'approvare questa indispensabile riforma», ha affermato parlando della riforma della giustizia che è convinto di portare a termine entro la fine della legislatura. Berlusconi ha anche promesso l'approvazione della riforma tributaria, che deve porre rimedio al fatto che «gli imprenditori lamentano l'oppressione burocratica» legata all'eccessiva normativa in materia fiscale. «Stiamo studiando con gli imprenditori e con le parti sociali», ha aggiunto, «una riforma tributaria e vogliamo arrivare nei prossimi due anni ad avere un codice che abolisca tutte le leggi tributarie che sono migliaia, e che dia a chi lavora delle norme certe a cui ottemperare». Il premier ha ribadito la sua convinzione che per avere in Italia una vera democrazia bisogna cambiare l'architettura istituzionale e riformare la Costituzione: «Una legge che e' un purosangue quando esce dal Consiglio dei ministri, diventa un ippopotamo alla fine di questo iter», ha sostenuto. Ma l'argomento che ha provocato la replica del presidente della Camera e leader del Fli, Gianfranco Fini è stato lo statalismo di An: «Sono cose prive di fondamento, soprattutto in una fase in cui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per certi aspetti giustamente, ipotizza un intervento per salvare aziende italiane in difficoltà con capitali pubblici. Questo non è statalismo ma certamente non è mai stata statalista una forza come Alleanza Nazionale».
Modena. Profughi dal Nordafrica, ecco chi li accoglierà a Modena
In Prefettura il vertice per la ripartizione dei primi 230 in arrivo: saranno distribuiti in città e provincia in appartamenti messi a disposizione dai Comuni.
MODENA. Dei 230 profughi e immigrati del Nord Africa destinati al territorio modenese in questa prima fase dell'emergenza umanitaria, 61 troveranno ospitalità nel distretto del capoluogo modenese, 39 in quello di Sassuolo, 34 nei comuni del distretto di Carpi, 29 rispettivamente nei distretti di Mirandola e di Vignola, 24 in quello di Castelfranco Emilia e 14 in quello di Pavullo.
I numeri sono stati definiti, in proporzione alla popolazione residente in ciascun distretto, nell'incontro coordinato dalla Provincia di Modena con i rappresentanti dei Comuni capidistretto che si è svolto venerdì 8 aprile e al quale hanno partecipato anche rappresentanti della Prefettura. Nel corso del fine settimana, in vista della riunione del Tavolo regionale convocata per martedì 12 aprile, continuerà il lavoro di approfondimento da parte dei Comuni per accertare la quantità dei posti immediatamente disponibili per far fronte all'emergenza e la tempistica per la collocazione di tutti i profughi e gli immigrati attesi.
"Tutti gli enti locali modenesi si sono fatti carico dell'accoglienza" ha sottolineato il vice presidente della Provincia Mario Galli, aggiungendo però che "è necessario fare chiarezza, insieme alla Regione e con il Governo, su chi ha la responsabilità nella linea del comando, quali sono i tempi di permanenza effettivi e le caratteristiche delle persone che arriveranno, sulla conferma che agli enti locali non sarà richiesto nessun anticipo nè copertura economica".
Tra le questioni da proporre in sede regionale ci sono anche la gestione dell'accoglienza dei minori non accompagnati e il coordinamento con il mondo del sociale "da assegnare agli enti locali per evitare la costruzione di percorsi di accoglienza paralleli". Nell'incontro si è definito che lo smistamento sul territorio dei profughi e degli immigrati verrà effettuato, previa identificazione, in collaborazione con la protezione civile. Gli ospiti saranno alloggiati in piccole strutture e appartamenti per favorire in questo modo un percorso di autonomia.
È stata valutata inoltre l'impossibilità di utilizzo di alcune strutture indicate in questi giorni dagli organi di informazione, come gli ostelli del San Filippo Neri e di Vignola, mentre "per il centro di Montefiorino - spiega il vice presidente Galli - che pure rientra nell'elenco della protezione civile delle strutture di prima assistenza, come era stato anticipato al sindaco nei giorni scorsi, abbiamo valutato la non opportunità di un suo utilizzo in vista dell'avvio della stagione turistica. Sarà accolta invece la disponibilità manifestata dal sindaco di utilizzare un appartamento per l'accoglienza di alcune persone". 8 aprile 2011
Bologna. Immigrati, Errani: 'No tendopoli'
Raisi: A Bologna non ci sono siti
Il governatore dell'Emilia invita a evitare lo scontro ideologico e avere "un forte spirito e senso di umanità". Per il deputato Fli la zona di Prati di Caprara non è idonea. Bologna, 8 aprile 2011 - "Nessuna tendopoli ma strutture adattate con i necessari criteri di qualita', utilizzo di complessi gia' attrezzati e disponibili, particolari tutele per i minori e le loro madri". Vasco Errani interviene con un corsivo sul suo sito sull'emergenza profughi e - nel ribadire l'impegno dell'Emilia Romagna per 1.500 persone, piu', "da subito, l'ospitalita' per i piu' piccoli attraverso la rete dei servizi sociali" - prende il toro per le corna: "Facciamo in modo che anche i linguaggi, le dichiarazioni, le tentazioni di fare campagna elettorale si adeguino alla gravita' e alla serieta' della situazione: e' indispensabile che la Repubblica parli con una voce sola".
Errani ricorda che l'impegno preso da "tutte" le Regioni col governo arriva in un momento in cui giungono dalla Sicilia "immagini drammatiche, spesso mortalmente tragiche". E su quell'accordo c'e' il timbro del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che "ha espresso un vivo apprezzamento per l'intesa, e ha auspicato che questo segnale di coesione si confermi a ogni livello". Dunque, prosegue il presidente dell'Emilia Romagna e della conferenza delle Regioni, "prima di ogni considerazione bisogna ribadire che tutti noi dovremmo essere richiamati a un forte spirito e senso di umanita'".
Il problema dei profughi del nord Africa "non puo' essere inquinato da parole di propaganda fuori luogo: in questo momento chi ha responsabilita' deve evitare ogni leggerezza, evitando di affrontare ideologicamente un'emergenza umanitaria di cui ancora non possiamo prevedere l'evoluzione. Di questo, ora, c'e' assoluta necessita' - conclude Errani- di un sistema di accoglienza che funzioni come quando l'emergenza riguardo' l'Albania, l'ex Jugoslavia, il Kossovo".
RAISI: 'PRATI DI CAPRARA NON E' IDONEO'
Accoglierli si', ma a Bologna non dalle parti di Prati di Caprara: quella, avverte il deputato e leader regionale finiano Enzo Raisi, "e' evidentemente una soluzione inaccettabile visto che non ci sono le condizioni igienico sanitarie adeguate". Il deputato Fli interviene con una nota dopo aver saputo che quasi mille extracomunitari provenienti da Lampedusa sono stati assegnati dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, a Bologna. "Auspico - dice dunque Raisi, in una nota - che questa collocazione avvenga ovviamente nel pieno rispetto dei diritti di accoglienza di questi immigrati, ma anche considerando il territorio che ha gia' sofferto molte situazioni analoghe non avendo spazi idonei a questo tipo di interventi". E da questo punto di vista l'ipotesi che possano essere collocati ad esempio in via Prati di Caprara, secondo Raisi va scartata. Per questo presentera' nei prossimi giorni un'interrogazione.
Intanto, dice il finiano, "mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il candidato leghista Manes Bernardini visto che nella sua posizione che lo vede per la prima volta aspirante uomo di governo non potra' usare il famoso invito del presidente Bossi 'Fora di bal' anche perche' questo regalo ai bolognesi e' stato fatto dal ministro Maroni che mi risulta essere un ministro leghista". Lapidario il commento di Bernardini a margine di una conferenza stampa: "E' una situazione di emergenza, che deve avere un inizio e una fine. Spero che duri il meno possibile".
L'arrivo dei migranti sbarcati a Lampedusa preoccupa un po' anche un altro candidato sindaco, il civico Stefano Aldrovandi, secondo cui questi immigrati arrivano in una citta' "in cui non riusciamo a mettere a dormire i nostri poveretti": c'e' il problema casa per i bolognesi, chiarisce a Bo 210 tv, e ora si somma un "problema nazionale" che si porta dietro "anche un pericolo di ordine pubblico". Per cui, secondo Aldrovandi, questi migranti "vanno portati e assistiti in luoghi particolari come le vecchie caserme dove li si puo' aiutare, ma in qualche modo anche controllare".
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