sabato 9 aprile 2011

Mezzogiorno-Sera. 9 aprile 2011.

Molise. Nella tendopoli di Campochiaro in arrivo altri 150 nordafricani

Lampedusa, riprendono gli sbarchi: circa 600 nuovi arrivi

Cagliari, arrestato un altro tunisino

Lombardo fa il leghista siciliano lezioni di dialetto a scuola

Manduria, il ritorno. Profughi in filaper legalizzarsi

Ginosa Marina. C’è il decreto, ma “vogliamo garanzie!”

Reggio Calabria. Illegalità, per gli imprenditori reggini la causa è nell’economia

Napoli. Fondi Ue, a rischio 1,2 miliardi

Basilicata in ginocchio. Il popolo del fango «minaccia» la Jonica

Napoli. «Munnezza day», protesta in piazza contro l'ennesima emergenza


Molise. Nella tendopoli di Campochiaro in arrivo altri 150 nordafricani
Aldo Ciaramella Nella tendopoli di Campochiaro potranno essere accolti altri 150 profughi per arrivare a 350, tanti quanti ne sono stati assegnati al Molise dal Ministero dell'Interno in accordo con il Governatore Iorio e le Regioni.
Che l'altra sera in una riunione con lo Stato e le Autonomie locali protrattasi sino a tarda notte hanno affrontato anche il tema dell'accoglienza. Gli ospiti attuali una volta terminata l'identificazione e definito il loro status giuridico potranno essere classificati o profughi o clandestini. I primi, quelli provenienti dalle zone di guerra secondo le direttive del Ministero dell'Interno girate ai presidenti delle Giunte, potranno usufruire di libera circolazione sul territorio nazionale e quindi di libera uscita, i secondi, invece, verranno o rimpatriati o muniti di un permesso breve che permetterà loro di avere piena libertà sul territorio nazionale e perciò di ricongiungersi, come hanno dichiarato la maggior parte, con parenti e amici che si trovano in alcune Nazioni del nord Europa soprattutto in Germania Belgio Francia e Inghilterra. Su queste problematiche, sull'organizzazione della Tendopoli di Campochiaro e su quanto potrà ancora accadere nei prossimi giorni sulla questione umanitaria e quindi sul fronte dell'emergenza profughi, si è discusso l'altra sera presso la sede della Giunta regionale dove erano presenti il presidente Iorio, l'assessore alla protezione civile Filoteo Di Sandro, i responsabili della Questura e della Prefettura di Campobasso, l'Associazione nazionale dei Comuni, l'Unione delle Province, alcuni sindaci e i responsabili delle Associazioni private che operano nel sociale. Naturalmente Iorio si è soffermato di più sulle determinazioni assunte nell'accordo con lo Stato, su quello che spetta al Governo nazionale in fatto di sostegno finanziario e su quanto le Regioni e quindi il Molise possono ancora adoperarsi. Naturalmente la presenza dei sindaci nel palazzo della Giunta voluta dal Governatore è servita soprattutto per l'annuncio di un Piano di sistemazione dei profughi in edifici comunali che la Regione insieme alle Amministrazioni municipali dovrà elaborare insieme a un programma di assistenza sociale e sanitaria. Iorio, pertanto, ha invitato i Sindaci e le Associazioni del Molise a voler far pervenire, in tempi strettissimi, alla struttura regionale della Protezione Civile, la disponibilità ad ospitare con costi a carico dello Stato i profughi e le strutture in cui essi possono essere sistemati. 09/04/2011

Lampedusa, riprendono gli sbarchi: circa 600 nuovi arrivi
In serata barcone dalla Libia con Somali, Eritrei e cittadini del Burkina Faso. A Pantelleria in 40 erano stati gettati in mare dagli scafisti, poi arrestati
Roma, 8 apr (Il Velino) - Col miglioramento delle condizioni meteorologiche, riprendono gli arrivi a Lampedusa. Nel giorno in cui Italia e Francia siglano l’intesa per il pattugliamento congiunto delle coste tunisine e i rimpatri assistiti, due nuovi sbarchi hanno interessato l’isola delle Pelagie. In serata un'imbarcazione con circa 550 migranti, proveniente dalla Libia è entrata nel porto dell'isola. A bordo c'erano cittadini eritrei, somali e del Burkina Faso. Tutti quindi da considerare profughi e quindi da non rimpatriare. Circa 300 di loro sono stati subito imbarcati sulla nave Militare San Giusto per essere portati in Continente. Altri 250 sono stati invece ricoverati presso l'ex base radar Loran. Secondo quanto si apprende il barcone su cui si trovavano i profughi era stato acquistato in egitto da alcuni scafisti. Nel tardo pomeriggio invece un'altra imbarcazione era arrivata in porto con circa 59 persone a bordo, tra cui anche una donna. Mentre in mattinata, a poca distanza da Pantelleria, una quarantina di tunisini erano invece stati gettati in mare. Gli scafisti pensavano in questo modo di fuggire alla Guardia costiera ma sono stati inseguiti e arrestati poco dopo. Procede intanto l’operazione di pulizia dell’isola, grazie anche al lavoro dei soldati, circa 200, impegnati nella gestione dei migranti. Molti di loro, ha reso noto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che li ha ringraziati pubblicamente, hanno rinunciato alla libera uscita e si sono dedicato volontariamente di impegnarsi alle operazioni per accelerare i tempi. Soddisfatto delle operazioni di svuotamento (rimangono solo circa 150 tunisini nel Cia dell'isola in attesa di essere trasferiti) anche il sindaco Dino De Rubeis, che è tornato a chiedere di recuperare i migranti a largo in modo che gli sbarchi incidano negativamente sulla stagione turistica, ormai prossima all’avvio.(red) 8 apr 2011 17:34

Cagliari, arrestato un altro tunisino
Nuovo arresto a Cagliari fra i tunisini arrivati due giorni fa da Lampedusa.
A finire nelle maglie dei controlli della Polizia è stato Issam Rebai, di 32 anni, che risultava latitante in Italia perché condannato a due anni e nove mesi di reclusione per reati legati allo spaccio di stupefacenti tra Brescia e Bergamo. Rebai è stato identificato grazie alle procedure di identificazione previste per tutti i migranti giunti in questi giorni in Italia. Procedure che, tra l'altro, prevedono l'acquisizione delle impronte digitali.

IL PRECEDENTE - Due giorni fa, subito dopo lo sbarco dal traghetto "Catania" era stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile cagliaritana Fathi Garnouchi, di 40 anni, che aveva anche un alias come Marwen Brahim, di 30 anni. A suo carico vi era una condanna detentiva a 8 anni e 8 mesi oltre ad una multa di 58 mila euro per reati commessi alla fine degli anni novanta tra la Toscana e l'Umbria.

IDENTIFICAZIONI - Le attività di identificazione della Questura di Cagliari continuano a ritmo serrato, come hanno ribadito fonti investigative locali, per impedire che possano sfuggire ai controlli soggetti con precedenti penali in Italia o nei cui confronti dovessero gravare provvedimenti restrittivi inseriti nel circuito Schengen o Interpol.

Lombardo fa il leghista siciliano lezioni di dialetto a scuola
di Antonio Calitri  
La Sicilia copia la LegaNord e porta il dialetto nelle scuole senza fare scandalo. Con tutti i riflettori puntati sugli sbarchi a Lampedusa, all'assemblea regionale siciliana è passato senza polemiche e senza fare notizia il primo sì alla legge per portare il dialetto e la cultura dell'isola in tutte le scuole.

Due ore a settimana che comporteranno probabilmente l'assunzione di nuovi professori che per poter insegnare il dialetto del territorio, non potranno non essere rigorosamente «made in Sicily». Un progetto voluto dall'Mpa del governatore Raffaele Lombardo, e approvato all'unanimità, che batte d'un colpo tutti i tentativi fatti dagli uomini di Umberto Bossi in questa direzione e finiti sempre in un mare di polemiche. Che il governatore si stia riposizionando sulle posizioni autonomiste del Senatur lo dimostra anche l'avversità mostrata in questi giorni, proprio come quella della LegaNod, sulla questione dell'ospitalità degli immigrati sul territorio dell'isola. Soltanto che mentre quello che fa la Lega viene etichettato come razzista, quello di Lombardo passa in silenzio. Merito anche dei nuovi alleati del partito democratico che preferiscono non disturbare il governatore, ma che devono incassare anche una perdita di consensi, passati secondo l'ultimo sondaggio Demopolis, dal 25,5% delle politiche del 2008 al 18% di oggi. Mentre tutti guardavano Lampedusa, la commissione cultura dell'Assemblea regionale ha approvato all'unanimità il disegno di legge sull'orgoglio regionale. In pratica si tratta di «norme sull'insegnamento della storia della Sicilia e dell'identità siciliana nelle scuole» delle quali Nicola D'Agostino, vicecapogruppo Mpa in regione è stato il primo firmatario (a cui poi si sono aggiunti esponenti di entrambi gli schieramenti). Il disegno prevede che per due ore a settimana, nelle scuole dell'isola si dovrò studiare sia il dialetto che la storia, l'economia e la cultura del popolo siciliano. Una vittoria non soltanto d'immagine perché al completamento dell'iter dovrà pure prevedere nuovi docenti, specializzati in dialetto e cultura regionale e che anche se non sarà esplicitamente richiesto difficilmente da altre regioni saranno in grado di svolgere il compito. Secondo D'Agostino «si tratta di un grande risultato perché sancisce, nell'ambito di applicazione delle leggi nazionali, l'autonomia scolastica locale prevedendo l'insegnamento del siciliano nelle nostre scuole. Un passo avanti verso il recupero della nostra tradizione culturale».

Manduria, il ritorno. Profughi in filaper legalizzarsi
di FULVIO COLUCCI
MANDURIA - La tendopoli da cui tutti volevano fuggire sarebbe diventata una calamita per clandestini in cerca di regolarizzazione. È l’ultimo atto di una storia che, al momento, sembra scrivere il lieto fine con l’inchiostro elettronico del permesso temporaneo di soggiorno. I profughi tunisini aumentano a vista d’occhio: le «allodole brune», fuggite sabato scorso cercando libertà, stanno ritornando a battaglioni. Le forze dell’ordine stimano 1500 presenze all’interno della tendopoli e forse qualcosa di più. La crescita dei rientri ha fatto rizzare le antenne a Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza. I profughi sono stati tutti identificati a Lampedusa e adesso hanno passato il nuovo vaglio delle generalità imposto dalle procedure per il rilascio del permesso temporaneo. La protezione internazione prevede un iter in cui è fondamentale il riconoscimento della persona che chiede il documento, soprattutto in ragione della nazionalità. Nei giorni scorsi, proprio durante lo svolgimento delle operazioni di identificazione, sono stati scoperti cinque minorenni tre dei quali di nazionalità afghana.

Non tutti gli ospiti del centro di accoglienza a Manduria vantano, quindi, cittadinanza tunisina. La notizia del rilascio dei permessi di soggiorno temporaneo unita ai grandi numeri della tendopoli avrebbe destato la «curiosità» di molti irregolari che vivono nelle provincie di Taranto e Brindisi, in particolare nelle zone tra Oria e Manduria. Più di qualcuno avrebbe pensato bene di approfittare della confusione per rifarsi un’identità e, cavalcando la scia tunisina, regolarizzare la propria posizione. Il centro di accoglienza come passepartout per chiudere alle spalle la porta della clandestinità. La cosa non sarebbe passata inosservata. L’ottima vigilanza delle forze dell’ordine avrebbe permesso di prevenire e bloccare qualsiasi «tentazione» di questo tipo.

Già le procedure di identificazione dei profughi tunisini a Lampedusa mettevano la polizia in una botte di ferro: i controlli ulteriori disposti al campo avrebbero chiuso il «cancello» a «doppia mandata» in faccia ai troppo furbi. Nessun clandestino, quindi, già noto alle forze dell’ordine o comunque fuori dalla lista dei profughi, avrebbe fatto il suo ingresso alla tendopoli nell’ex aeroporto militare. Questo segnerebbe un altro punto a vantaggio del processo di «normalizzazione» sia delle attività di controllo e burocratiche sia della vita stessa all’interno del campo. Che ieri è proceduta tranquilla in questo clima di falsa smoblitazione. Perché si avrà un bel dire che i tunisini partono tutti e presto; il campo resterà nella sua imponenza, nel suo essere dilagante macchia azzurra, dirompente novità dentro gli uliveti e i muri a secco a lungo addormentati.

Le tessere magnetiche dell’Istituto poligrafico dovrebbero essere spedite da Roma e arrivare a Manduria nei primi giorni della prossima settimana. Saranno il salvacondotto dei migranti: permetteranno la libera circolazione nel Paese e, Francia permettendo, nel resto d’Europa. La domanda, anzi le domande, sul futuro del campo restano, però, tutte in piedi come confine dentro il quale contenere buoni e cattivi pensieri. La tendopoli diventerà un centro di espulsione con il terzo recinto in costruzione a segnare un limite invalicabile? O resterà centro di accoglienza pronto a scrivere nuovi capitoli di questa storia che cambia la Storia?
08 Aprile 2011

Ginosa Marina. C’è il decreto, ma “vogliamo garanzie!”
Venerdì 08 Aprile 2011 13:47
GINOSA - C’erano anche i trattori. Da stamattina un centiaio, tra agricoltori e residenti delle contrade Marinella e Pantano, hanno partecipato alla manifestazione che il comitato “difendiamo le Terre Joniche” ha organizzato alle Tavola Palatine, ovvero sulla SS 106 che collega Ginosa a Matera. I due territori sono accomunati dai danni che l’alluvione del primo marzo scorso ha provocato alle coltivazioni ed alle abitazioni. Da allora battono i pugni per ottenere risposte ed aiuti. Un primo risultato è giunto ieri, mentre il sit-in di protesta veniva inscenato a due passi dai binari della stazione di Ginosa marina. Il consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che riconosce, come per la Basilicata, lo stato di emergenza per l’area jonica. “E’ solo un primo risultato” commentavano stamattina l’on. Paolo Rubino e Gianni Fabbris, portavoce del comitato “perchè ora abbiamo bisogno di garanzie, su come e su quando verranno elargiti i risarcimenti”. Garanzie che per ora chiedono agli amministratori locali ed ai consiglieri regionali. Stasera hanno inviatato a presentarsi al presidio i sindaci delle aree colpite dall’alluvione e domani i consiglieri regionali affinchè siano loro ad attivarsi perchè i famigerati aiuti arrivino quanto prima. “Per ora non occupiamo la statale - insiste Fabbris - perchè il nostro obiettivo non è creare disagi. Vogliamo però delle risposte concrete e celeri”. Intanto anche la Protezione civile, giunta da Roma, ha iniziato i sopralluoghi e acquisito la documentazione. Statte

Reggio Calabria. Illegalità, per gli imprenditori reggini la causa è nell’economia
Sabato 09 Aprile 2011 06:40 Redazione desk
REGGIO CALABRIA - Per gli imprenditori calabresi il principio di legalità coincide con il rispetto delle leggi. Almeno per il 65% di loro e il 55% dei cittadini. Ma a fronte di ciò ci sono, però, alcune “cattive pratiche” che vengono legittimate: il ritardo nei pagamenti, giustificato dal 30% degli imprenditori; il lavoro nero che viene considerato “a volte necessario” (23% imprenditori e 40% dei cittadini), nonostante sia ritenuto dal 73,9% degli imprenditori una caratteristica rilevante nell’economia locale e dal 51,7% una causa dell’incremento della concorrenza sleale. Questo è quanto emerso dall’indagine sulla presenza e sulla percezione dei fenomeni illegali. Un rapporto che è stato illustrato e discusso ieri nel corso dell’incontro “Progetto Legalità=sviluppo, promosso dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria, dalla Confesercenti, dalla regione Calabria e dalla Prefettura di Reggio Calabria. L’indagine è stata condotta su un campione di 1.204 cittadini residenti nel reggino e di 500 imprese provinciali, suddivise per settore. Tra le cause della diffusione dell’illegalità nel reggino, secondo le imprese intervistate, vi sono: l’economia poco sviluppata (48,9%), la poca rigidità delle leggi (31,7%); il fattore culturale (31,7%), la presenza di extracomunitari irregolari (13,8%). Il 60% delle imprese, inoltre, percepisce la presenza di una burocrazia illegale, soprattutto nel reggino (61,2%). Tra i comportamenti criminosi ritenuti più gravi vengono segnalati: le estorsioni e l’usura (62,5%) e le intimidazioni (32%). «Per quanto concerne estorsioni e usura i dati che abbiamo in prefettura indicano che è un fenomeno sommerso. Sono pochissime infatti le imprese che denunciano tali fenomeni. Manca purtroppo il coraggio della denuncia. È fondamentale che istituzioni e associazioni facciano sistema affinché chi denuncia non sia lasciato solo», è stato il commento di Luigi Varratta, prefetto di Reggio Calabria. «La ‘ndrangheta non è il pastore dell’Aspromonte con il fucile e la coppola - ha concluso Giuseppe Pignatone, procuratore di Reggio - ma è l’uomo in giacca e cravatta, il politico, il professore universitario, l’imprenditore. Per combattere l’illegalità, ognuno deve fare il proprio dovere, senza sconti». Secondo Scopelliti, i dati indicano una grande sfiducia nella politica ritenuta spesso collusa: «Ma esiste una politica perbene e la politica è l’unico mezzo per cambiare il territorio perché solo attraverso la politica passano contenuti, progetti e prospettive».

Napoli. Fondi Ue, a rischio 1,2 miliardi
A fine anno, la Campania dovrà rendicontare il 100% della spesa 2011 ma anche impegnare l’ 80% delle risorse per il 2012.
NAPOLI— O la Campania entro fine anno è in grado di rendicontare a Bruxelles la spesa di un miliardo e 200 milioni di fondi europei del periodo 2007-2013, sul totale di un miliardo e 600 milioni assegnati, o inesorabilmente una parte di queste risorse andrà persa dovrà essere restituita all’Ue. Non solo, perché ci sono anche alcune scadenze intermedie di qui al 31 dicembre da rispettare: entro il 31 maggio il miliardo e 200 milioni dovrà essere impegnato, mentre entro il 31 ottobre la Regione dovrà certificare il 70%della spesa. A fine anno, infine, non solo si dovrà rendicontare il 100%della spesa per il 2011 ma anche impegnare l’ 80%delle risorse per il 2012. Che accadrà in caso contrario? Il commissario europeo alla politica regionale Johannes Hahn, ieri a Napoli, spiega che Bruxelles comminerà sanzioni. Una sfida da far tremare le vene ai polsi, ma il vertice tra Hanh, il ministro per le Regioni Raffele Fitto e il governatore campano Stefano Caldoro, è servito per far capire al plenipotenziario di Bruxelles che la Regione, come spiega l’esponente governativo, «paga una partenza lenta ma negli ultimi sei mesi la performance è migliorata del 50%» . «Noi -gli fa eco Caldoro -avevamo anche un altro handicap rispetto alle altre Regioni, il patto di stabilità, che ci ha impedito di spendere fino al 31 marzo» . La leva per invertire la rotta sono i grandi progetti sbloccati qualche giorno fa. Non a caso Confindustria Campania plaude al risultato ottenuto, grazie all’assessore Trombetti, dalla ricerca industriale della regione, che ha ottenuto il 60%dei fondi aggiuntivi stanziati dal ministro Gelmini sui fondi europei del Pon 2007/2013, grazie all'elevata qualità progettuale.
Emanuele Imperiali

Basilicata in ginocchio. Il popolo del fango «minaccia» la Jonica
di FILIPPO MELE
Sono un manipolo ma sicuri di rappresentare tutto il «popolo degli infangati» di Puglia e Basilicata. Quegli imprenditori agricoli e turistici, cioè, che tra il 1 ed il 2 marzo scorsi sono stati investiti, con le loro aziende, dalle acque furibonde del Bradano e che ancora oggi non riescono a rimettere in moto le loro attività. Come la famiglia Faliero e le tre famiglie Esposito che da 48 giorni sono costrette a sopravvivere in due tende grazie all'assistenza della Protezione civile.

«Noi siamo qui – ha detto ieri Gianni Fabbris, presidente di Altragricoltura ed esponente del Comitato Terre Joniche parlando al gruppo radunato nei pressi delle Tavole Palatine – con un piede su questa strada e con un altro sulla Jonica, a pochi metri da noi. Basta scavalcare quel guard rail e siamo sulla 106. Una cosa, però, è se lo facciamo in 20, un'altra se lo facciamo in 200. Diamoci da fare, perciò, per rinforzare il nostro presidio. Noi dobbiamo continuare a lottare sino a quando il Governo nazionale non riempirà di soldi la dichiarazione dello stato di emergenza adottata sia per la Basilicata sia, solo giovedì scorso, per la Puglia».

Sulla stessa linea anche Paolo Rubino, già parlamentare del Pci –Pds e ora coordinatore del Tavolo verde di Puglia, che ha lanciato la parola d'ordine: «Il Governo deve destinare i soldi per lo svolgimento dei referendum, 300 milioni, agli alluvionati dell'arco jonico appulo - lucano accorpando elezioni amministrative e referendarie».

Insomma, i responsabili del Comitato sono stati costretti a far da «pompieri» alla rabbia dei presenti che volevano da subito occupare la Statale. Ma si è scelta le linea dell'attesa. Al presidio, infatti, sono stati invitati i sindaci dei Comuni alluvionati e delle Province di Matera e di Taranto. Si vuol far fronte unitario per rivendicare una posta finanziaria in grado di assicurare la ripresa produttiva delle aziende messe in ginocchio il 1 e 2 marzo scorsi come per il Veneto.

Intanto, a pochi metri dal presidio, di fianco all'edificio che ospitava il vecchio Antiquarum, ci sono le tende della Protezione civile e, in due recinti, 30 mucche da latte e 30 vaccini da macello. «Dalla notte del disastro – ha detto Giuseppe Esposito - siamo qui. È come se con la nostra presenza e quella degli animali protestassimo da 48 giorni. Nella nostra azienda abbiamo perso 183 bovini, 60 pecore, 22 tra asini e cavalli. Abitazioni e stalle sono inservibili. Siamo le famiglie di tre fratelli a vivere di questo modo più mio padre ed un operaio. Ci sta aiutando la Protezione civile... Ci dà da mangiare. In una tenda viviamo due famiglie, 9 persone. Nell'altra vivono i Faliero, 4 persone. La Protezione civile ci sta dando una mano anche per rientrare in azienda ma se non c'è un decreto che ci risarcisce delle perdite subite come faremo?».

A Metaponto, infine, a dare «man forte» nella lotta anche l'asinella Nicoletta, il figlio Salvatore, e il loro padrone Vincenzo Castellucci, trattati come tre star. «Nicoletta è vincente – ha esclamato un manifestante. Speriamo ci aiuti a vincere anche questa battaglia come contro le scorie radioattive a Scanzano Jonico». Il presidio continuerà anche oggi.
09 Aprile 2011

Napoli. «Munnezza day», protesta in piazza contro l'ennesima emergenza
In piazza Dante si sono dati appuntamento cittadini e comitati: «Negli ultimi quattro mesi non si è fatto nulla»
NAPOLI – Un altro anno di emergenza rifiuti e i cittadini di Napoli e della provincia di nuovo in piazza per chiedere alle autorità competenti un nuovo piano alternativo e credibile per uscire dalla crisi che attanaglia la regione da 17 anni. Sabato mattina in piazza Dante cittadini e comitati si sono dati appuntamento per un’altro «Monnezza Day», per dire «no al fallimentare piano rifiuti che punta su inceneritori e discariche», e «si» alla raccolta differenziata porta a porta a Napoli e in tutta la regione, agli incentivi economici per un buono smaltimento dei rifiuti, un impianto di compostaggio per l’umido o dei centri di “trattamento meccanico manuale” per l’indifferenziato secco. Proteste quindi ma anche proposte. Le associazioni ambientaliste fanno presente «che dal 18 dicembre (data in cui ci fu un’altra manifestazione simile, ndr), sono passati quattro mesi in cui non si è risolto nulla». Un presidio della manifestazione anche in piazza dei Martiri, per coinvolgere imprenditori e commercianti.

A coordinare l’ iniziativa che si è concluso sotto la sede della Provincia di Napoli, il «Progetto cittadini campani», che mette insieme diversi movimenti: da Terzigno a Chiaiano, dalle Mamme Vulcaniche ai Comitati del Nolano e dell’area flegrea. «Siamo in tanti e di territori diversi, ma abbiamo tutti un obiettivo comune — dice Roberto Caso, uno degli organizzatori —. Vogliamo – aggiunge - una differenziata porta a porta spinta. E chiediamo che si inizi subito con la raccolta differenziata dell’ organico. Un passo alla volta, ma con passi concreti». Intanto, sul fronte della raccolta, le tonnellate di rifiuti che giacciono ancora a terra nel capoluogo campano da 1900 sono scese a poco più di 1500, ma è in provincia di Napoli che la situazione è più preoccupante visto anche l’innalzamento delle temperature, dove si calcolano oltre 3000 tonnellate ancora da raccogliere.
Francesco Parrella

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