Gentile Sig.ra Cannata,
La prego.
Ho appena letto la Sua intervista al Sig. Adriano Bonafede – in nomen est homen – e faccio fatica a capire. Mi aiuti, per favore. Che l'euro imploda, Lei: «E' un`ipotesi fantascientifica». «E comunque, se l`euro crollasse davvero, non esisterebbe un "piano B" per nessuno. Non per noi ma neppure per la Germania. Per questo sono convinta che non ci sia spazio nella realtà per uno scenario apocalittico». Vediamo di intuire: Lei fa affidamento a non so quale paura – conscia o incoscia – che dovrebbe attanagliare i tedeschi nella prospettiva della precoce dipartita della moneta unica europea?
Cara Signora, mi dispiace, non e' cosi' come pensa, o forse auspica. Magari lo fosse.
Ricorda il periodo dell'introduzione dell'euro e quanto – in quel momento fosse solido – il Marco?
La prego, rimembri la levata di scudi che si levo' dal basso, dal ventre borghese della Nazione; quanti opinionisti ed economisti tedeschi erano certi che il Marco fosse insostituibile, anche per la stabilita' economica - e politica - di alcune aree geografiche in Europa. E come questa posizione facesse il paio con il tradizionale orgoglio dei ceti popolari delle citta'. Per non citare la netta opposizione delle campagne.
Comunque sia, la prospettiva si e' oggi rovesciata: gli euroscettici di allora sono – oggi – i piu' severi e rigorosi difensori della stabilita' dell'euro. Mentre quelli che mastravano entusiasmo sono oggi definiti pig. Chi piu', chi meno, ma sempre di suini si parla.
Lei dice: «All`Italia, dunque, non rimane che andare avanti con il programma in atto da anni per l`allungamento della durata del debito e l`affinamento dei metodi che ci consentono di risparmiare sui costi».
Dottoressa Cannata, se la montagna di monnezza accumulata a Napoli – dice Saviano – e' alta quanto l'Everest, quanto sara' alta quella del debito consolidato italiano fra qualche mese? Lei ci dice che - voi italiani – pensate che coloro i quali finanziano lo Stato italiano sono golosi di un leggero aumento di una frazione di percentuale, per cedere davanti all'allungamento della durata.
Che „l'affinamento dei metodi consente di risparmiare sui costi“. Mi scusi ma quanto possono incidere sul montante codesti metodi? Immagino non molto. Ma spero – per voi – che escogitiate un'equazione risolutiva, degna di Leonardo da Vinci. E serve proprio una sua geniale invenzione, perche' a vedere l'Italia sull'orlo dell'abisso è la Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un lungo editoriale dal titolo "L'Italia si avvicina all'abisso", nel quale la maggiore responsabilità della situazione viene assegnata alla classe politica.
Dopo aver rilevato che anche in tempi di ripresa economica la crescita italiana è solo dell'1%, mentre il deficit pubblico aumenta, il giornale osserva che è "solo una questione di tempo su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato".
Il giornale di Francoforte ricorda che a settembre il deficit italiano è stato di 1.845 miliardi di euro, "oltre 150 miliardi di euro in più di quello della Germania", con la conseguenza che "una crisi del debito italiano, se affrontata in modo dilettantesco, potrebbe scatenare un'enorme carica esplosiva per l'unione monetaria europea e per la stessa Ue, ma purtroppo l'Italia si avvicina a questa crisi, senza che i politici italiani se ne interessino".
E invece, anche se "il mondo politico italiano continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza", "se si verificassero turbolenze a causa della montagna del debito italiano, le crisi della Grecia e dell'Irlanda sarebbero uno scherzetto al confronto".
Ma Lei, giustamente, ci deve credere, nella possibilita' di rinviare sine die la resa dei conti, e dice, in sintesi:
«È il mercato a darci continuamente delle rassicurazioni.
(….) Data la reputazione storica dell`Italia sul fronte dei conti pubblici, con questo enorme fardello dí un debito pubblico superiore al Pil, all`inizio c`era un po` di scetticismo, ma poi il mercato ha constatato che il rigore di questa scelta non è mai venuto meno (…..).
(…..) fa premio lo stile di comportamento dei cittadini, complessivamente più virtuosi di quelli di altri paesi, perché meno propensi a indebitarsi».
(….) il mercato ha anche compreso che l`Italia, pur avendo un debito pubblico indubbiamente alto, ha tuttavia la capacità di tenerlo sotto controllo. E anche la situazione della disoccupazione non è drammatica rispetto ad altri paesi. A preoccupare di più è forse la bassa crescita del Pil; ma su questo punto meritiamo al massimo un 5, non un 3. Insomma, potremmo andar meglio, ma un po` cresciamo lo stesso»
Cara Signora, me lo auguro, per voi, ma non ci scommetterei neanche un copeco. Il copeco e' la prossima divisa degli italiani meno il Mezzogiorno. Tutti col copeco. In testa ed in tasca. A Cortina.
La pregherei di una cortesia, dica al Ministro Tremonti che noi del Mezzogiorno non ne sappiamo, e non ne volgiamo sapere, niente dei debiti accumulati per il pil della padania. Se qualcuno pensa il contrario avra' problemi. I migliori saluti a Lei.
grecanico
Fonti:
da "LA REPUBBLICA - INSERTO AFFARI&FINANZA" di lunedì 22 novembre 2010;
http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=147723#
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