Frena il progetto leghista: il Mezzogiorno ha 6 anni per adeguarsi
di Sergio Luciano
C'era da aspettarselo, ed è capitato subito: sta impazzendo anche la maionese del federalismo.
Questa mattina a Roma il governo – con una delegazione al completo, presente forse anche lo stesso premier ma certamente i sottosegretari alla presidenza Gianni Letta e Gianfranco Miccichè – incontreranno le parti sociali per aprire il confronto sul «piano per il Sud» annunciato da Silvio Berlusconi.
Intanto Roberto Formigoni, presidente della più importante regione del Nord, la Lombardia, dove la Lega conta moltissimo, ha avanzato una richiesta formale al governo affinchè apra il tavolo sul regionalismo differenziato: «Il federalismo», ha detto, «può e deve viaggiare a venti velocità diverse».
Non deve sfuggire quello che le due notizie, apparentemente scisse tra loro, in realtà congiuntamente indicano.
Che cioè tra le forze «legittimiste» dell'attuale maggioranza di governo è già spaccatura sulle priorità da seguire nell'allocare le calanti risorse del bilancio pubblico alle varie zone del paese.
Secondo l'attuale schema del disegno di legge Calderoli sul federalismo, ormai da tempo approvato, le regioni del Sud possono prendersela molto comoda nel risanare le loro finanze.
In particolare, Campania, Sicilia, Puglia e anche le regioni minori, tutte diversamente accomunate da costi storici di pubblica amministrazione (sanità essenzialmente, ma anche trasporti, turismo eccetera) molto più alti di quelli delle regioni virtuose del Nord, hanno ben sei anni – da quello in corso a tutto il 2016 – per adeguarsi ai costi standard del Nord.
È stata una scelta di gradualismo dettata da ragioni di buon senso e di opportunità: una maggioranza netta di questi supercosti è legata infatti, banalmente, all'organico pletorico delle amministrazioni locali.
Tagliare i costi significa tagliare l'organico, generando disoccupazione. Avere sei anni di tempo per l'adeguamento significa, ad esempio, poter bloccare il turn-over su chi va in pensione o attuare politiche di riconversione del personale più giovane che abbiano un po' di concretezza.
Tanto più che mai come in questo momento, proprio per iniziativa del sottosegretario Gianfranco Miccichè, l'anima meridionale del Pdl sta prendendo coscienza di sé, con la nascita del nuovo movimento «Forza del Sud». Anche se questo partito satellite del Pdl nasce legittimista, rispetto a Berlusconi che infatti l'ha benedetto, nasce sicuramente anche per fungere da contrappeso alla grande forza che la Lega ha acquisito nella coalizione: non a caso, alla Lega si contrappone anche con alcuni simbolismi, come la cravatta monocromatica, arancione (colore del sole) nel caso di Miccichè e dei suoi.
Anche il migliore elettorato meridionale del Pdl, quello che Miccichè intende rappresentare, non può comunque accettare che i tempi lunghi di convergenza verso i costi standard previsti dalla legge di Roberto Calderoli siano sincopati per dare spazio alle richieste leghiste di un federalismo a molte velocità diverse.
Senza dimenticare che, per quel poco che conta, anche la sinistra è contraria a una modifica dei tempi comodi fin qui previsti per il federalismo: proprio ieri Susanna Camusso, neo segretario generale dela Cgil, li ha bocciati, semplicemente affermando che accelerando il processo il federalismo non riuscirebbe più ad essere anche solidale.
Come riuscirà Berlusconi a conciliare le diverse anime del Pdl con l'anima dell'alleato Lega, quello fondamentale per la tenuta della coalizione? È una domanda politica pesante come un macigno, che gioca contro la stabilità politica del governo almeno quanto la fronda dei finiani, pur se scoraggia lo stesso Berlusconi dall'idea di ricorrere al voto anticipato nel timore di dare ulteriore, e a quel punto eccessivo, vantaggio elettorale alla Lega.
Fatto sta che, in questa maionese socioeconomica italiana completa impazzita, dove ciascuno se ne va per la sua strada, e mentre perfino la prudente Emma Marcegaglia, chiede con la sua Confindustria di spostare a vantaggio del Nord produttivo parte dei 50 miliardi che ogni anno le regioni settentrionali travasano a quelle del Sud, stamattina a Palazzo Chigi di quello si parlerà: di come dare soldi al Sud.
Fonte:
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1688396&codiciTestate=1&sez=hgiornali
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