venerdì 24 dicembre 2010

Il fondo Ue divide Parigi e Berlino

PARIGI. Dal nostro corrispondente
Un governo economico nelle mani dei politici oppure un fondo monetario indipendente da affiancare alla banca centrale? Il dibattito sulla forma, e la sostanza, che dovrà avere la risposta europea alla crisi finanziaria di alcuni degli stati membri e ai rischi che corre l'intera Eurozona è stato rilanciato ieri dal giornale tedesco Süddeutsche Zeitung, evidenziando due approcci ben diversi da parte di Francia e Germania.


La prima mossa è del ministro francese dell'Economia Christine Lagarde, che in un'intervista al quotidiano insiste sulla necessità di un coordinamento più stretto e più vincolante tra le politiche economiche nazionali. «La crisi - spiega la Lagarde - ha dimostrato che limitarci a controllare i livelli di debito e di deficit non è sufficiente, come dimostra chiaramente il caso irlandese. L'unione europea non deve semplicemente limitarsi a osservare i bilanci pubblici. Deve sorvegliare l'evoluzione delle economie. Delle politiche finalizzate a sostenere le esportazioni o a incrementare gli investimenti in alcuni settori a scapito di altri possono avere un impatto importante sulle economie dell'intera area».
Questa governance economica, affidata in ultima istanza ai capi di stato e di governo dell'Unione, avrebbe il compito di bloccare o dare il via libera a tutte le decisioni di un paese suscettibili di avere conseguenze di portata più ampia. Vi dovrebbero far parte i 16 paesi dell'Eurozona, ma in una formula "16+", cioè aperta all'ingresso di membri dell'Unione esterni a Eurolandia. Non però alla Gran Bretagna, precisa la Lagarde, «che non può bloccare le iniziative degli altri paesi».
Al ministro francese risponde con un comunicato il collega tedesco Rainer Brüderle: «Non si tratta di un buon progetto. Chi lavora attualmente per un governo economico europeo lavora a un cantiere sbagliato, a una cattiva idea».
«L'obiettivo - prosegue Brüderle - è quello di avere un meccanismo di protezione permanente dell'euro. Il sistema di pronto intervento esistente, che sui vari fronti dell'indipendenza, responsabilità e trasparenza deve prevedere innanzitutto la possibilità di sanzioni per i cattivi allievi dell'euro, va nella direzione di un fondo monetario europeo».
Un Fondo monetario europeo sull'esempio dell'Fmi? Se certo il meccanismo europeo di stabilità (Esm) deciso lo scorso 17 dicembre dai Ventisette vi assomiglia molto, nessuno aveva ancora utilizzato questa espressione. La discussione che si dovrà aprire in gennaio sulle caratteristiche dell'Esm, destinato a sostituire nel giugno del 2013 l'attuale Fondo temporaneo di stabilizzazione da 440 miliardi, si annuncia particolarmente complessa.
Tanto più che l'ipotesi di un Fondo monetario europeo non è solo di Brüderle. La Süddeutsche Zeitung dà conto infatti di un documento contenente questa formula che sta girando all'interno del governo tedesco.
Secondo il testo sul quale sta lavorando Berlino, il fondo dovrebbe avere risorse illimitate e intervenire in soccorso dei paesi in difficoltà imponendo condizioni davvero pesanti. In cambio dell'aiuto dovrebbero fornire garanzie sotto forma di riserve in oro e/o partecipazioni detenute dagli stati nelle imprese. Questa nuova istituzione, che avrebbe già il consenso di Olanda, Finlandia e Irlanda, dovrebbe affiancarsi in qualche modo alla Banca centrale europea e il progetto che la prevede si presenta come alternativo a quello di emissione di obbligazione europeo (gli eurobond) sostenuto invece da Italia e Lussemburgo.
Il documento sottolinea inoltre che l'Unione monetaria deve chiaramente orientarsi verso «l'interesse nazionale tedesco per la stabilità». È questa la «contropartita» al ruolo di «àncora stabilizzatrice» che la Germania è chiamata a giocare all'interno dell'Eurozona.
Il portavoce del ministero tedesco delle Finanze (guidato da Wolfgang Schäuble) si è affrettato a precisare che si tratta di un documento di riflessione interna, che «non è stato sottoposto ai massimi dirigenti del ministero e tantomeno approvato», che «le idee evidenziate non riflettono in alcun modo la posizione del ministro e del governo».
Ma insomma, è evidente che c'è un po' di maretta. Forse tra i due ministri tedeschi (che si dividono gli incarichi delle Finanze e dell'Economia), certo tra Parigi e Berlino. Un chiarimento avrebbe potuto arrivare dal previsto incontro di ieri pomeriggio a Strasburgo tra Lagarde e Schäuble, saltato a causa del maltempo.
 

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