(lettera di Marta al Direttore del Corriere della Sera, che ne ha eliminato alcuni passi.)
Caro Direttore,
dopo aver seguito i dibattiti e i dibattimenti riguardo la manifestazione studentesca di Roma, ho deciso di scriverle perché sento il bisogno di far sentire la mia voce, confidando che qui verra' ascoltata.
Al governo evidentemente non interessa, visto il vergognoso spettacolo di un ministro della Repubblica durante la puntata di Annozero del 16 ' dicembre. Sono una ragazza di 26 anni, laureata in Lettere con lode e in tempo di record alla Sapienza, con un master all'universita' di Oxford e da poco diplomata all'Accademia d'arte drammatica di Londra. Vivo in Inghilterra da quasi 5 anni, per scelta e per necessita', ma mi sento parte integrante di quelle decine di migliaia di studenti che hanno riempito le piazze di Roma e di tutta Italia (...) durante molte giornate di questi infausti anni. Noi ragazzi e ragazze che manifestiamo non siamo i «perditempo», i «fannulloni» (...); al contrario, siamo i ragazzi e le ragazze che vogliono tutelare il diritto a un'istruzione pubblica e libera, che non vogliono fare la rivoluzione ma semplicemente poter continuare studiare. Anche se forse in questa strana Italia puo' apparire rivoluzionario voler diventare persone istruite, e quindi pensanti. Io, come moltissimi miei coetanei, sento una rabbia cosi' viscerale e furiosa contro questa classe politica - di destra, di centro e di sinistra - corrotta e stantia, che negli ultimi vent'anni si e' solo preoccupata di perpetuare il proprio potere e i propri interessi, appropriandosi indebitamente della nostra democrazia. Detto questo, sono tutto tranne che un'amante della «lotta armata», che ho sempre condannato (...). Credo la violenza porti solo violenza, compresa quella subdola e strisciante contro cui stiamo cercando di combattere a suon di parole: cioe' il Silenzio e l'Indifferenza. Perché mentre cani e gatti si azzuffano in una triste e tragica lotta tra poveri, immancabile si alza il polverone delle polemiche che offusca e distorce il legittimo grido di chi vuole difendere l'universita' pubblica (...). Eppure, nonostante queste mie ferree convinzioni, per la prima volta confesso, senza alcun orgoglio, di poter, se non giustificare, almeno comprendere l'esplosione di violenza e vandalismo che ha deturpato il centro di Roma. Mi ha ferito vedere studenti e poliziotti darsi colpi da orbi. Vedere, in fondo, ragazzi aggredire altri ragazzi. Ma, allo stesso tempo, nel fuoco che ha inutilmente bruciato alcune camionette della polizia, ho riconosciuto il fuoco rabbioso e dirompente che infiamma il cuore di ogni giovane quando vede quotidianamente ignorata, sedata, umiliata, uccisa quella forza vitale che attraversa ogni fibra del nostro essere. Cosi' quel fuoco, che potrebbe creare nuovi mondi, ormai agonizzante si riduce a incendiare macchine o a prendere a palate le vetrine dei negozi. Capisco e condivido la necessita' di condannare la violenza, ma vorrei far notare come la nostra classe dirigente si stia macchiando di un crimine ben piu' grave (...). Questi nostri indegni politicanti stanno distruggendo non solo il futuro, ma il presente dei loro figli. E quando a un ragazzo si leva il presente, si leva la vita. Tutti voi politici che state comodamente seduti sui vostri troni dorati, siete compiici dell'omicidio subdolo e silenzioso di un'intera generazione. Quando vi scandalizzate davanti alle immagini di una Roma messa a ferro e fuoco, vorrei vi indignaste ancora di piu' nel riconoscere il vostro crudele delitto: quello di un padre mostruoso che ingrassa divorando i propri figli - o i propri nipoti, data l'eta' media dei nostri politici (...). E fate la cortesia di non piangere lacrime di coccodrillo quando annunciate con grande rammarico la fuga di talenti italiani all'estero. Molti di noi vorrebbero restare, o tornare, per cercare di costruire qualcosa di utile e di buono in questa nostra Italia (...). Forse e' solo l'indicibile disgusto per quanto e' accaduto e quanto sta accadendo a darci ancora la forza di tenere accesi sogni e speranze. Ma se non d sara' data la possibilita' di esistere, di vivere e di creare, ce ne andremo via. Lasciandovi a sguazzare in un paese di vecchi. Marta
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