I porti di transhipment italiani, quelli dove i container vengono spostati dalle grandi navi madri alle più piccole unità feeder che li trasporteranno in altri scali di destinazione finale, stanno vivendo un forte momento di crisi.
Sono assediati dalla concorrenza di porti vicini che offrono servizi efficienti con costi del lavoro notevolmente inferiori e una maggiore produttività. Mentre Tangeri riesce a movimentare una media di 30 container l'ora e Malta si attesta sui 24, Gioia Tauro oscilla tra i 22 e i 24, Cagliari ha ritmi analoghi e Taranto scende addirittura a 20 movimenti. Una situazione rilevata dalle grandi compagnie, che tendono ovviamente a spostare i traffici sugli scali più convenienti. Eppure Gioia Tauro, in particolare, era considerato un fiore all'occhiello della portualità italiana: una sfida vinta nel Sud. Ora il suo principale cliente (Msc) minaccia di andarsene. Per bloccare il declino dei porti di trasbordo italiani occorre allora investire sull'efficienza. Puntando a una maggiore produttività e a un abbassamento del costo del lavoro. Obiettivi, ovviamente, che si possono raggiungere solo se esiste davvero la volontà, in Italia, d'investire sui porti. Altrimenti, meglio decidere subito (assumendone la responsabilità) di dedicarsi ad altro.
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