Sezione Belluno:
1. Belluno. FORNO DI ZOLDO. Rifiuti, porta a porta da marzo.
2. Belluno. Mel. Super gettonato nelle case il calendario eco-virtuoso.
3. Belluno. Referendum, carte in Cassazione.
4. Belluno. Così siamo destinati a morire.
5. Belluno. SOVRAMONTE Quei municipi sempre più vuoti.
6. Belluno. In 36 a processo per l'occupazione abusiva.
7. Belluno. Longarone. L'occhialeria traina la «ripresina».
Sezione come va il business?:
8. Alto Adige – Sud Tirolo. BRESSANONE. Povertà: distribuzione di viveri per 200 persone.
9. Bolzano. I ragazzi: dateci la scuola bilingue.
10. Ferrara. CODIGORO. Fame di case, 76 famiglie in lista d'attesa.
11. Mantova. Fallimenti raddoppiati in tre anni.
12. Vigevano perde i meccanici.
13. Reggio dell'Emilia. Così smascheriamo i prodotti falsi.
14. Voghera. La grande distribuzione continua l'avanzata.
15. Guaresi significa pomodoro.
Sezione l’idiota di turno:
16. Il Sud è diventato popolare ma deve darsi da fare.
1. Belluno. FORNO DI ZOLDO. Rifiuti, porta a porta da marzo. Anche a Forno viene intensificata la raccolta. FORNO DI ZOLDO. Partirà a marzo il nuovo metodo di raccolta dei rifiuti a Forno. L'obiettivo è migliorare il livello di differenziata: «Le novità introdotte», dice il sindaco Fausta De Feo, «riguardano sia il rifiuto differenziato sia il non riciclabile: in particolare verranno raccolti separatamente e con metodi diversi il secco e l'umido, mentre la plastica verrà accorpata a vetro/lattine in un'unica campana. Un'altra novità, l'apertura dell'ecocentro in zona industriale che permetterà di conferire tutti i rifiuti in un idoneo centro di raccolta». Una svolta importante e necessaria: «Il nuovo metodo di raccolta», spiega la De Feo, «si pone l'obbiettivo di incrementare la percentuale di rifiuti differenziati e riciclabili con la prospettiva di evitare l'aumento dei costi del servizio. Un altro obiettivo non secondario è garantire un maggior decoro del territorio, cercando di contrastare il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti. A tale scopo, parallelamente all'avvio del servizio, il Comune attiverà una campagna di controlli, sanzionatori se necessario, per verificare il corretto conferimento dei rifiuti». Le modalità della raccolta: «Per quanto riguarda il secco non riciclabile, la raccolta verrà effettuata con il "porta a porta". Ogni utenza verrà dotata di un bidone carrellato da 120 litri di colore grigio e la frequenza degli svuotamenti sarà qunidicinale, con le cadenze riportate in un apposito calendario. Il contenitore dovrà essere esposto al limite della proprietà dell'utente, nei punti individuati dal soggetto gestore della raccolta. Per quanto riguarda l'umido la raccolta verrà effettuata con metodo "stradale", in apposite piazzole, preventivamente, individuate. Ogni utenza verrà dotata di un bidoncino sottolavello da 10 litri di colore verde e la frequenza degli svuotamenti sarà settimanale. La consegna dei bidoni avverà a febbraio nel magazzino comunale di Ciamber, il martedì e il venerdì dalle 8 alle 12. Verranno rimossi i contenitori del RSU, quelli verdi, e inoltre quelli della plastica, di colore grigio e blu, in quanto questo tipo di rifiuto dovrà essere conferito nelle campane insieme al vetro e alle lattine andando a costituire il cosiddetto "vpl"».
2. Belluno. Mel. Super gettonato nelle case il calendario eco-virtuoso. Il sindaco Cesa: «Il nostro primo obiettivo è preservare le risorse naturali di cui disponiamo» MEL. Sta riscuotendo un ottimo successo il calendario eco-virtuoso 2011 voluto e ideato dall'amministrazinoe di Mel e distribuito alle famiglie grazie alla collaborazione di consiglieri e volontari. Si presenta con ottima grafica, stampato su carta riciclata, dall'aspetto accattivante e in copertina è riportato il proverbio dei nativi americani «Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli» che racchiude in sé le motivazioni di questa scelta operata, ovvero per stimolare tutti gli zumellesi ad essere cittadini più consapevoli e responsabili, intraprendendo il più possibile comportamenti corretti per ottenere una differenziata del rifiuto sempre migliore. Nella lettera di presentazione il sindaco e l'assessore Da Canal affermano che «la produzione di rifiuti non è l'inevitabile conseguenza dello sviluppo, ma un'indicazione dell'inefficienza del sistema in cui viviamo e costituisce uno dei fenomeni più complessi e delicati da gestire, per le sue implicazioni ambientali, per quelle economiche e sociali». «Il calendario», dice Da Canal, «riporta nella parte finale un valido vademecum con tutte le tipologie di rifiuto e le modalità per il loro corretto conferimento sfruttando l'ecocentro comunale, le campane per la differenziata e utilizzando in modo intelligente i cassonetti stradali. Sono anche riportate alcune norme, il più delle volte di buon senso, come il fatto che il conferimento nei cassonetti stradali va fatto esclusivamente la sera prima della raccolta, o che nessun rifiuto deve essere conferito all'esterno dei cassonetti stradali o delle campane per la differenziata (per la differenziata si ricorre eventualmente all'ecocentro), ma che vale la pena ogni tanto rinfrescare per pulizia e decoro urbano». «Abbiamo la fortuna e l'onere», dichiara il sindaco Stefano Cesa, «di vivere in un ambiente che preserva ancora molto della sua naturalità. È per questo che dobbiamo continuare a sforzarci ad intraprendere politiche eco-virtuose che hanno come primo obiettivo il preservare le nostre risorse naturali e poi contribuire alla riduzione delle quantità di materiali destinate al rifiuto come imballaggi o confezionamenti, e recuperare e riciclare il più possibile dal rifiuto prodotto. Alternative per la nostra realtà di montagna non ne vedo e soprattutto per la Valbelluna che continua a primeggiare per il triste primato di presenza di un alto tasso di tumori». (va.da.)
3. Belluno. Referendum, carte in Cassazione. Depositati gli atti del consiglio provinciale e il testo del quesito. BELLUNO. Il presidente del consiglio provinciale Stefano Ghezze, accompagnato dal presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin, ieri ha depositato alla Cancelleria della Corte di Cassazione di Roma, la delibera dell'11 gennaio, con la quale si dà il via all'iter referendario per il passaggio della provincia di Belluno dal Veneto al Trentino Alto Adige. In Cassazione sono anche stati depositati: il quesito referendario ("Volete che il territorio della Provincia di Belluno sia separato dalla Regione Veneto per entrare a far parte integrante della Regione Trentino-Alto Adige?"); la sbobinatura del dibattito in consiglio e l'indirizzo del domicilio romano, presso la sede dell'Unione delle Province italiane. «Non abbiamo voluto perdere tempo, nel pieno rispetto della volontà popolare», hanno commentato i due. «Non appena ci è stata indicata una data utile per poter procedere alla consegna dei documenti ci siamo attivati. Ci è stato riferito che la richiesta di referendum dovrebbe essere inserita già domani nella Gazzetta Ufficiale. Di lì, entro un mese si riunirà la preposta Commissione della Corte di Cassazione per verificare la legittimità tecnica del quesito: in caso di esito positivo, si potrà procedere in questa prima fase, che è quella referendaria: ad essa seguirà poi quella legislativa (in Parlamento)». Ghezze ha notificato il deposito alla prefettura e a tutti i consiglieri provinciali. Soddisfazione da parte del consigliere del Pdl Silvano Martini: «La provincia di Belluno ha fatto oggi un altro passo del cammino verso l'autogoverno. Stefano Ghezze ha bene operato a dimostrazione che il consiglio provinciale ha ben risposto la sua fiducia in lui a seguire le pratiche. E' venuto il tempo in cui noi cittadini bellunesi otterremo, attraverso lo strumento del referendum, una forma reale di autonomia, una possibilità di autogoverno che è indispensabile per non dover continuare a pagare sulla nostra pelle gli errori di chi non abita e non conosce il nostro territorio. La dimostrazione, tragica, è il disastro del Vajont. I cittadini bellunesi», chiarisce Martini, «non vogliono "andare a farsi comandare da Trento o Bolzano", come sostengono i detrattori del referendum, ma aggregare la nostra provincia a una regione che trasferisce automaticamente il 98% delle competenze alle sue province. E smettiamola di dire che Belluno non ha risorse sufficienti per mantenersi, perché è una provincia ricca, che non dovrà andare mai piu' col cappello in mano a mendicare quattro soldi oppure subire l'onta di non avere nemmeno un rappresentante in giunta regionale. Sono convinto che molte responsabilità nella mancanza di cultura autonomista e più in generale nell'atteggiamento supino e rinunciatario di molti che occupano posizioni di potere, sia dovuta ad una classe politica che ha fatto dell'ignavia una regola di vita». (i.a.)
4. Belluno. Così siamo destinati a morire. I sindacati chiedono risorse adeguate. «Noi sempre penalizzati». BELLUNO. Perequazione sul trasporto pubblico locale. A chiederlo sono Cgil, Cisl e Uil. «Se il rimborso chilometrico della Regione alla provincia di Belluno è di 1.64 €/km, per Verona è di 1.89 €/km, per Vicenza di 1.88 €/Km, per Venezia di 93 €/Km. Credo esista una disparità di trattamento tra il Bellunese e il resto del Veneto: non viene riconosciuto il nostro essere provincia montana al 100%, ma prendiamo addirittura meno della pianura. È necessaria una perequazione delle risorse, perchè se anche ci sono meno fondi c'è la possibilità di ridistribuire quelli che ci sono in maniera diversa», hanno detto Anna Orsini segretaria Cisl e Rudy Roffarè. I sindacati concordano sulla gravità dei danni che la mannaia sul trasporto locale comporterà per la provincia e, con le categorie, hanno indetto per domani una manifestazione regionale per ribadire che i tagli al trasporto vanno bloccati. «La ferrovia per noi rappresenta un territorio di partenza e si potrebbe pensare che non sia economico mantenerla, ma proprio perchè siamo un territorio in difficoltà abbiamo bisogno di maggiore attenzione. Non possiamo pensare di gravare con nuove tariffe sull'utenza perchè si penalizzerebbero pensionati, studenti e lavoratori che utilizzano i mezzi per spostarsi. Chiediamo la perequazione, concetto contenuto anche nel federalismo». Sul piatto tre questioni, come ha illustrato Alessandra Fontana, segretaria della Filt Cgil: «Da un lato il taglio del 25% dei fondi sul trasporto locale pari a 67 milioni di euro, di cui però lo Stato ha restituito alla Regione 40 milioni, vincolati, e che Venezia non ha ancora stanziato. Restano 27 milioni di risorse in meno che andranno a penalizzare le linee più deboli e quindi le nostre. Avevamo sollecitato un confronto con l'assessore provinciale De Zolt sul futuro della linea Ponte-Calalzo che voci danno in chiusura. Resta aperta, poi, la questione degli appalti: per legge il trasporto locale deve essere mandato a gara entro il 30 giugno. Sulla vicenda abbiamo prodotto, ad ottobre, assieme alle categorie imprenditoriali un documento coi criteri per redigere i bandi, chiedendo un incontro in Provincia, ma ancora non abbiamo avuto risposta». A ribadire la necessità dell'incontro il segretario della Cgil, Renato Bressan che ha chiesto la convocazione «al più presto, anche perchè in quel documento ci sono delle proposte che potrebbero essere utili per risolvere delle questioni». E infine resta sul tavolo la scadenza da 36 mesi del contratto collettivo di lavoro. Ma il problema ferrovia comprende anche il nuovo orario che impedisce le coincidenze. «Questo dimostra come non ci sia mai stata la volontà di mettere insieme gli orari per rendere appetibile il trasporto», ha detto Roffarè a cui ha fatto eco Bressan che ha puntato sull'importanza del rapporto con l'assessore Finozzi «con cui discuteremo anche di trasporto perchè o c'è il sostegno pubblico con la perequazione o noi bellunesi siamo condannati a morte».
5. Belluno. SOVRAMONTE Quei municipi sempre più vuoti. Comuni senza operai e senza vigili. I sindaci: impossibile andare avanti SOVRAMONTE. C'è a chi manca un vigile, chi si deve arrangiare con due-tre operai, chi ancora guarda con timore al futuro. Il malessere dei comuni del Feltrino occidentale si vede anche dalla carenza di personale. Municipi vuoti o quasi: gli organici sono all'osso. «E pensare che siamo noi il presidio del territorio», afferma da Lamon Vania Malacarne, mentre il suo collega di Arsiè Ivano Faoro rimarca come in altre parti d'Italia le proporzioni siano ben altre. In prima linea. Che siano tempi duri lo fa intendere il fonzasino Gianluigi Furlin, che quando c'è da prendere in mano chiodi e martello non se lo fa ripetere due volte. L'ultima "impresa" risale all'8 gennaio quando è salito a bordo dell'ape del comune per buttare il sale sui vicoli del centro. «La nostra emergenza continua a riguardare gli operai. Sono soltanto tre e sono impegnati su diversi fronti. Basta che uno vada in ferie per mettere il sistema in difficoltà», racconta. Pochi anni fa a Fonzaso c'erano sette operai, poi - man mano che andavano in pensione - non sono stati sostituiti, così come impongono le ultime leggi finanziarie. Un aiuto arriva dai lavoratori socialmente utili, ma ci sono limiti oggettivi di professionalità ed esperienza. Ci sono poi le due vigilesse, entrambe part-time. In un caso il contratto è a termine e scadrà in primavera: «Faremo un concorso, ma il rapporto di lavoro sarà per pochi mesi». Operaio cercasi. Situazione analoga ad Arsiè dove uno dei due vigili è andato in pensione a fine anno. «Cercheremo di compensare con l'impiegata assunta lo scorso autunno», spiega il sindaco Ivano Faoro. «Almeno per le funzioni di messo». Intanto il comune si prepara a organizzare un concorso per operaio: «Lo faremo in primavera e presumo arriveranno molte domande», dice il primo cittadino, arrabbiato quanto basta: «In altre realtà del Sud i comuni hanno mediamente il triplo dei nostri dipendenti». "Ingessati". Punta sulle specificità di Lamon il sindaco Vania Malacarne, che se da un lato si dice d'accordo sulla necessità di razionalizzare la spesa pubblica, dall'altro sottolinea come serva «una struttura in grado di dare risposte» a un territorio vasto e policentrico come quello dell'altopiano: «Non possiamo superare i livelli di spesa del 2004. Siamo ingessati». Proprio a causa di questi vincoli, sottolinea il primo cittadino, è difficile anche programmare sinergie con altri comuni: «Non è facile nemmeno pescare nelle cooperative sociali», afferma Malacarne. «Se l'unico principio è quello di risparmiare sempre e comunque, allora tanto vale chiudere tutto». Quanto al municipio di Lamon «siamo già risicati»: «Vale per il settore amministrativo come per gli operai». Sotto c'è la questione economica: «Bisogna guardare agli introiti di Ici e oneri di urbanizzazione. Da noi sono pochissimi». Fantasia e realtà. Armando Scalet, in dieci anni di amministrazione, ha assistito a un progressivo ridimensionamento delle risorse umane: «Non so davvero dove si andrà a finire di questo passo, dico solo che adesso dobbiamo usare la fantasia e studiare nuove forme di collaborazione fra comuni». E Scalet pensa anche all'automazione: «Dove possiamo, dovremo rivolgerci alla tecnologia», dice. Anche sull'altopiano del pom prussian la condizione peggiore è quella degli operai: «Quando manca qualcuno, devono fare i salti mortali. Le risorse sono sempre più scarse, bisogna trovare una soluzione».
6. Belluno. In 36 a processo per l'occupazione abusiva. Due distinti blitz nell'area ex Bardin in via Lungardo e al liceo Dal Piaz di Feltre. BELLUNO. Entrerà nel vivo il 10 giugno il processo a 36 imputati, simpatizzanti dell'area autonoma, che nel maggio del 2004 occuparono, senza alcuna autorizzazione, l'area ex Bardin in via Lungardo a Belluno e nel novembre successivo il liceo Dal Piaz di Feltre. Le accuse, a vario titolo, sono diverse. Si va dall'invasione di edifici all'imbrattamento, dal danneggiamento al disturbo della quiete pubblica fino addirittura al furto. Tra l'altro, si tratta di reati quasi tutti prescritti, tranne il furto di energia elettrica al liceo feltrino. Andando per ordine cronologico la prima occupazione abusiva, contestata dalla procura ed effettuata per protestare contro l'assenza di spazi liberi per giovani nei due centri principali della provincia, risale al periodo tra il 14 ed il 16 maggio del 2004 quando un numeroso gruppo di autonomi occupò l'area ex Bardin in via Lungardo di proprietà della Cm Costruzioni. In questo caso le accuse sono due: occupazione di edificio e violenza privata per aver apposto al cancello un catenaccio con lucchetto impedendo al proprietario dell'area di accedervi. Più corposo il capo d'accusa per quanto riguarda l'occupazione del liceo "Dal Piaz" di Feltre. Quattro le contestazioni: occupazione di edificio, danneggiamento per aver scardinato la porta d'ingresso per accedervi all'interno e per aver imbrattato i muri con scritte con la vernice, disturbo del riposo e della quiete altrui per aver suonato in ore notturne e furto di energia elettrica ai danni del Comune dopo aver rimosso il sigillo del contatore della scuola. I fatti contestati in questo caso risalgono al periodo tra il 6 ed il 22 novembre 2004.
7. Belluno. Longarone. L'occhialeria traina la «ripresina». Nell'area industriale c'è chi è tornato ad assumere e c'è chi chiede nuovi spazi. LONGARONE. Sull'area industriale soffiano venti di ripresa, ma la cautela è d'obbligo. È iniziato bene il 2011 per le grandi aziende del Longaronese. A dettare la marcia sono le realtà dell'occhiale, a partire dalla Marcolin, ma ci sarebbero novità in vista - in senso positivo - anche per la Safilo. Nel metalmeccanico "tiene" la Procond. A sottolinearlo sono i sindacati e il primo cittadino. Si tratta di capire se siamo di fronte a una ripresa vera o a un semplice riordino delle scorte. In vista c'è un nuovo insediamento nei capannoni dell'ex Graf-recycling. Dalle sorti e dalle dinamiche dell'area industriale di Longarone dipendono migliaia di operai, residenti in zona, ma anche provenienti dalla Valbelluna e dal Cadore. Un esercito che in questi anni ha saputo resistere alla crisi. Certo, non sono mancate delle perdite - rimanendo nel cuore della metafora - ma l'impressione è che a Longarone la situazione sia complessivamente migliore che altrove. Non è da dimenticare che proprio l'area industriale a ridosso del Vajont è diventata negli anni il porto franco di molte aziende che operavano nella parte alta della provincia. Basta pensare alla fuga della Marcolin verso valle. Proprio l'occhialeria è il settore che più di tutti ha reagito alla difficile congiuntura: «Il discorso vale per le grandi imprese, mentre le piccole e medie continuano ad avere grosse difficoltà», sottolinea il segretario della Filtcem, Giuseppe Colferai. I tre colossi che si trovano nell'area industriale - Marcolin, De Rigo e Safilo - stanno abbastanza bene: «In Safilo continuiamo ad aspettare il piano industriale, ma rispetto a un anno fa ci sono stati dei miglioramenti». C'è poi l'exploit - soprattutto in borsa - della Marcolin e la conferma della De Rigo, dove si è chiuso il contratto integrativo. Ma la vera novità è che negli ultimi mesi si è ritornati ad assumere: non solo lavoratori temporanei o "somministrali", ma anche "indeterminati". «Forse questa è la vera novità», sottolinea Colferai, che pure non se la sente di parlare di ripresa: «Non siamo ai livelli del periodo pre-crisi e, al momento, non abbiamo la possibilità di dire se si tratti di una ripresa solida o di un semplice riordino. Dobbiamo essere cauti». Sulla falsariga c'è il segretario provinciale della Fiom, Alessandro Da Rugna, che guarda a un'altra importante realtà del territorio longaronese, la Procond: «Stiamo vedendo una timida inversione di tendenza. In qualche caso si sono chiusi dei contratti a tempo indeterminato. Non si vedevano da un po'». Ma una rondine non fa primavera e - visto anche quello che sta succedendo in giro per l'Italia - la Fiom chiama alla mobilitazione generale contro il modello Mirafiori. Guarda al bicchiere mezzo pieno Roberto Padrin: «Rispetto a quando mi sono insediato come sindaco ho notato una diminuzione delle richieste d'aiuto al Comune. E' un segno positivo». Padrin dice di essere sicuro che la Safilo voglia «potenziare» la sua presenza e sottolinea come si stia facendo avanti qualche investitore. Merce rara di questi tempi: «C'è interesse nei confronti dell'area Graf-recycling, dove una volta c'era un centro di stoccaggio pneumatici», dice. In attesa di riscontri, si guarda al 2011 con un po' più di serenità.
8. Alto Adige – Sud Tirolo. BRESSANONE. Povertà: distribuzione di viveri per 200 persone. Se ne occuperà il neonato Banco alimentare con le realtà sociali locali. Saranno quasi 200 i brissinesi bisognosi che da oggi verranno aiutati dal Banco Alimentare, la cooperativa Onlus attiva dal 2003 in tutta la regione che si occupa di raccogliere generi alimentari in scadenza da supermercati, industrie, privati, per distribuirli poi ad enti convenzionati e farli arrivare così a chi è in difficoltà. Il progetto Bancoalimentare da ieri è infatti una realtà anche a Bressanone, grazie ad una mozione presentata la scorsa legislatura dall'ex consigliera ecosociale Daniela Mosconi, accolta dall'allora maggioranza, e sono quattro per il momento gli Enti assistenziali che usufruiranno dell'aiuto del Banco Alimentare di Trento, vale a dire Caritas, Kinderdorf, Conferenza San Vincenzo e Casa della Solidarietà. L'iniziativa è stata presentata ieri mattina in municipio dall'assessore Magdalena Amhof. «Il Comune è riuscito a concretizzare il progetto, facendo da tramite tra gli enti interessati e il Banco Alimentare - ha detto la Amhof - siamo riusciti a coinvolgere la Comunità comprensoriale, che collaborerà mettendo a disposizione una volta al mese un camion e siamo disponibili ad aiutare altri enti ad aderire al progetto». Il presidente Porro ha spiegato che da oggi verranno aiutate 186 persone: 55 della Casa della Solidarietà, 25 della Caritas, 46 del Kinderdorf e 60 della San Vincenzo. «Una volta al mese metteremo a disposizione una tonnellata di alimentari - ha detto Porro - ogni persona bisognosa riceverà oltre 7 chili di alimenti al mese». Infine, un invito a tutte le imprese del settore alimentare: «Chi può, ci aiuti donando». (t.c.)
9. Bolzano. I ragazzi: dateci la scuola bilingue. Elaborato un manifesto comune. Il rettore Lorenz (Lub): è la via del futuro BOLZANO. «Entro il 2020 non vogliamo più vedere la divisione tra scuola italiana e tedesca, ma una sola istituzione educativa per tutti». E' un'affermazione netta quella che arriva dai giovani protagonisti del progetto "Liberamente", organizzato dal dipartimento provinciale della cultura italiana. Presentato ieri il manifesto programmatico elaborato in un anno di lavoro da ragazzi tra i 16 e 25 anni dei due gruppi linguistici. Tutti i settori della società e delle politica altoatesina vengono toccati da un documento che si prefigura il territorio del futuro e chiede la stessa considerazione dell'omologo presentato da Assoimprenditori nei giorni scorsi. Sulla questione, comunque, si esprime anche il rettore della Lub Walter Lorenz che ammette come in ateneo «si formino insegnanti per la scuola primaria in un'ottica che prevede un possibile sviluppo bilingue del sistema altoatesino». E' l'istruzione, dunque, il settore dove il manifesto giovanile esprime posizioni forti: «Guardare in avanti - le parole di Jacob Mureda e Daniel Benelli - significa cercare di superare le divisioni che ci sono attualmente e orientarsi verso una scuola che sia realmente paritetica e senza troppi steccati». L'assessore alla scuola Christian Tommasini è promotore del progetto "Liberamente" e annuisce alle richieste dei ragazzi: «Abbiamo tenuto conto delle loro richieste quando si è trattato di discutere sullo scambio di docenti. Le nostre scelte nel promuovere una sezione di potenziamento linguistico in tutte le primarie, e in futuro alle medie, sono figlie di queste riflessioni». Il mondo scolastico italiano, insomma, apre le porte alle proposte della sua stessa utenza. «Il dialogo tra tutte le componenti - precisa la sovrintendente Nicoletta Minnei - è molto importante e stiamo dimostrando con i fatti che teniamo conto delle loro richieste, coniugandole con una necessaria visione tecnica». La riflessione sulla scuola dei ragazzi, comunque, non si ferma alla sezione bilingue. «Necessario - si legge nel manifesto - aumentare i contatti tra l'università e le scuole superiori, contare su insegnanti retribuiti e motivati e utilizzare di più le nuove tecnologie». Proprio sul rapporto con gli atenei prende la parola il rettore della Lub Walter Lorenz: «I contatti delle nostre facoltà con i vari indirizzi delle scuole superiori sono proficui e mirano alla creazione di progetti comuni che possano garantire una certa continuità tra i gradi d'istruzione. Le stesse Intendenze sono interlocutori regolari per le nostre attività». La Lub, però, con scienze della formazione primaria è anche la fabbrica di insegnanti che potrebbero trovarsi a fare i conti con l'aumentare delle sezioni bilingui. «Stiamo guardando con attenzione - continua Lorenz - a quanto accade nel mondo italiano. Evidente come i due corsi, italiano e tedesco, rimangano al momento divisi, ma è naturale che un ateneo con le nostre caratteristiche si debba far trovare pronto alla spinta plurilingue della società. Proprio in quest'ottica attiviamo precisi corsi di potenziamento che compenetrino i due gruppi linguistici. Non solo, da quando è stata abolita la scuola di specializzazione all'insegnamento Siss tutte le nostre facoltà diventano potenzialmente generatrici di docenti per la secondaria e, come sappiamo, si tratta di corsi naturalmente plurilingui, adatti a fornire personale adeguato a tale esigenza». Al centro dell'attenzione, però, sono proprie le convinzioni dei ragazzi. «Siamo consapevoli - le parole di Sharoom Torres, Shadi Davoodi ed Eleonora Daino - che strutturare una scuola comune ai due gruppi linguistici non è certo una passeggiata, ma vale la pena di provare. Non possiamo nasconderci che le lingue sono armi da spendere nel mondo del lavoro, evidente che dobbiamo insistere perché siano il più precise possibili». C'è, però, quel nodo importante chiamato "identità". «La chiave - spiegano Gianluca Iocolano e Maria Laura Moschella - è cominciare a considerarci europei senza radicalizzare l'estrazione nazionale».
10. Ferrara. CODIGORO. Fame di case, 76 famiglie in lista d'attesa. Prosegue il programma di interventi per recuperare le abitazioni consegnate. CODIGORO. Nonostante l'impegno e la disponibilità del Comune e di Acer Ferrara a corrispondere alle necessità ed esigenze di nuclei familiari o cittadini delle fasce più deboli, anche in ambito comunale la''fame'' abitativa si sente. Sono 131 gli alloggi Erp assegnati, oltre a 12 gestiti dal Comune. In lista d'attesa 76 unità familiari. Le famiglie risultano inserite nella graduatoria per l'occupazione di un alloggio Erp. Sono alcuni dei numeri del settore per il biennio 2009-2010 presentati nel corso di una conferenza stampa convocata nella residenza municipale. All'incontro erano presenti l'assessore comunale, Marco Finotti con la funzionaria comunale, Paola Farinella, il componente del cda di Acer, Iadi Fabbri ed il direttore tecnico dell'azienda regionale per la gestione Erp, Massimo Cazzola. Il ritmo di assegnazione di case popolari dal 2009 a tutt'oggi ha consentito la consegna dell'abitazione, recuperate e risanate con una spesa di circa 100 mila euro, a 21 nuclei familiari. «Uno sforzo notevole - sottolinea Finotti - è stato effettuato da Acer, per realizzare un articolato piano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, con la realizzazione di 135 interventi, che nel biennio di riferimento ha comportato un investimento complessivo di euro 118 mila euro». Inoltre, puntualizza Cazzola, abbiamo avviato la procedura di appalto, per 275 mila euro per assegnare il servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria degli alloggi Erp nei Comuni del Basso Ferrarese». Sia nel caso di interventi di recupero degli alloggi da assegnare (non più di 45 giorni) che degli interventi di manutenzione urgente (entro la giornata della richiesta con soluzione dell'emergenza entro tre giorni, è evidente l'impegno complessivo per sostenere e tutelare gli assegnatari degli alloggi. Mentre, con riguardo agli interventi previsti per l'anno in corso, saranno effettuati interventi negli immobili Erp di via Fermi a Codigoro per una spesa di 35mila euro ed anche in quelli di via don Gnocchi per la sistemazione esterna degli edifici. «Acer si fa continuamente carico - evidenzia Fabbri - di mantenere in modo ottimale gli immobili gestiti non solo a livello di manutenzione ma anche, da qualche tempo, nella gestione amministrativa condominiale diretta dei complessi abitativi». (pg.f.)
11. Mantova. Fallimenti raddoppiati in tre anni. Record negativo nel 2010: 108 aziende si sono arrese. Nel 2008 erano state 41. Il 2010 è stato l'anno record dei fallimenti: 108 aziende si sono arrese e hanno portato i libri contabili in tribunale. Più del doppio rispetto al 2008 e di quasi cinque volte superiore al dato del 2007, quando gli imprenditori che avevano gettato la spugna era stati soltanto 27. Cosa sta succedendo? Il presidente del Tribunale Filippo Nora allarga le braccia: «La crisi economica si fa sentire a tutti i livelli. Le banche non vogliono rischiare e il credito alle aziende è concesso soltanto in presenza di forti garanzie». Sì certo. Ma ci sono attività che proprio grazie a questo credito riescono a sopravvivere. Stiamo parlando delle società immobiliari, il comparto che in questi anni più ha più sofferto per la mancanza di finanziamenti, ma a ruota seguono le aziende manifatturiere e i calzifici. Laura De Simone, giudice delegato alle procedure concorsuali, in questi anni ha visto raddoppiare il suo impegno lavorativo. Ha dovuto affrontare fallimenti eclatanti come quelli del Mantova Calcio, del gruppo MS che fa riferimento a Spaggiari, catena di negozi di abbigliamento indebitato per 300 milioni di euro, il gruppo Tenca di Gazzuolo per 4 milioni di euro, Muto srl costruzioni di Virgilio che ha un passivo di tre milioni. Per fortuna, in mezzo a tanti fallimenti, qualche azienda è riuscita a imboccare la strada del concordato preventivo omologato. Al momento l'unico che è in fase esecutiva è quello che riguarda Contifibre, che garantisce la continuità aziendale con il mantenimento della manodopera. Il piano industriale ha previsto infatti la liquidazione dei creditori con la cessione di alcuni beni ma che non incidono sulla continuità dell'attività lavorativa. Concordato anche per la "Carla Carini". I beni sono in vendita per consentire di pagare i debiti, ma non è escluso che qualcuno possa rilevare l'attività. In liquidazione invece tantissime altre aziende, che si concentrano soprattutto nell'Alto Mantovano. L'Abrasix di Cavriana ne é un esempio. Ma anche nel Basso Mantovano le criticità non mancano: parliano della Mvm Costruzioni di Ostiglia e dell'Eurotricò di San Giacomo delle Segnate. Nel novero delle attività che hanno dovuto chiudere i battenti non mancano palestre, macellerie, centri estetici. Ma il vero record di quest'anno è rappresentato dal buco di 45 milioni di euro della Omicron's srl di Serravalle a Po, un'azienda che fin dalla sua nascita ha avuto come riferimento la famiglia Moietta di Ostiglia. E' stato proprio l'amministratore unico e legale rappresentante Giorgio Bernardelli, a depositare in tribunale, nel dicembre scorso, la richiesta di insolvenza. L'obiettivo è quello di arrivare ad un'amministrazione straordinaria per evitare il fallimento e il licenziamento dei 208 dipendenti che lavorano in numerosi cantieri sparsi in tutta Europa. «La situazione è molto seria - commenta il giudice Laura De Simone - e gli imprenditori sono sempre più spazientiti nei confronti delle banche, ma noi purtroppo non possiamo far altro che prendere atto».
12. Vigevano perde i meccanici. L'allarme dei presidi: «Più nessuno arriva al diploma di perito» VIGEVANO. Fuga dagli istituti professionali. Gli studenti preferiscono il liceo e da quattro anni al Roncalli non si diploma un perito meccanico. Dal 2006 ad oggi nell'indirizzo che un tempo caratterizzava la scuola professionale vigevanese non c'è stato nemmeno un diplomato. I dati sono stati illustrati durante un incontro organizzato dal Rotary al ristorante Ludovico il Moro dal preside del Roncalli-Castoldi, Ambrogio Cotta Ramusino, ex-sindaco di Vigevano. Alla richiesta da parte delle aziende di personale specifico non arriva la risposta degli studenti. Al Roncalli- Castoldi, unico istituto superiore professionale in città l'anno scorso ci sono stati 16 diplomati nell'indirizzo termico, 12 nel elettronico, 18 in quello aziendale e 11 in quello turistico. E' questa una tendenza ormai diffusa negli ultimi anni e non soltanto a Vigevano. «A questo punto - ha detto Cotta - ben venga la riforma Gelmini, che con il potenziamento delle scuole tecniche aumenterà il numero di professionisti nei settori dove oggi c'è carenza. E' necessario cambiare l'impostazione degli istituti professionali. E' giusto che ci siano meno ore di lezione, dal momento che sono frequentati di solito da studenti che non fanno dell'inclinazione allo studio il proprio punto di forza. Inoltre questo permette una maggiore flessibilità e soprattutto l'alternanza scuola-lavoro». I presidi delle scuole tecniche e professionali hanno posto infatti l'accento sulla possibilità di chiedere alle aziende vigevanesi di far fare degli stage in azienda agli alunni, nella speranza addirittura di avere un giorno una scuola in cui alla mattina si studia e al pomeriggio si lavora. E' stata la preside dell'Itis Caramuel a lanciare l'appello ai molti imprenditori presenti per chiedere di dare sostegno alle scuole con accordi che portino i ragazzi a lavorare in azienda. «E' possibile - ha detto - migliorare la preparazione degli allievi, ma anche per aziende è un modo di conoscere potenziali dipendenti e di vedere come operano sul campo». Erano presenti alla serata anche il preside del Pollini Alberto Henin, quello della scuola media Bramante Lucio Sollima, il rappresentate degli artigiani Carlo Ornati e il presidente dell'Assomac Amilcare Baccini. Molti sono stati anche gli interventi dei soci del Rotary.
13. Reggio dell'Emilia. Così smascheriamo i prodotti falsi. Etichetta obbligatoria, Reggio esulta. REGGIO. Un migliaio di produttori agricoli di Coldiretti con il presidente nazionale Sergio Marini hanno festeggiato in piazza Montecitorio la definitiva approvazione del Ddl sull'etichettatura che rende obbligatoria l'indicazione dell'origine sui prodotti alimentari. «Si conclude in modo positivo - commenta Marino Zani, presidente Coldiretti Reggio Emilia - una vicenda che è durata dieci anni, a partire dal primo caso di mucca pazza nel gennaio del 2001 e che portò all'obbligo di etichettatura per la carne bovina». «L'approvazione del decreto - commenta il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello - corona l'impegno di Coldiretti che in questi dieci anni si è sempre battuta per la trasparenza di ciò che i consumatori portano sulla tavola, per garantire una sicurezza alimentare messa a dura prova dalle emergenze sanitarie che si sono susseguite in questi anni». «Una vittoria della Coldiretti per tutti i consumatori - commenta ancora Zani. L'approvazione rappresenta un importante passo avanti nei rapporti economici e nei diritti dei consumatori. E mi unisco al presidente nazionale Marini nel dire che è sentito e doveroso il nostro ringraziamento a tutti coloro - soci, associazioni, cittadini, esponenti politici - che hanno permesso di vincere questa battaglia». Ora la legge dovrà essere applicata bene e velocemente, con un'attenzione particolare all'Ue che rema ancora contro. L'approvazione della legge - commenta Coldiretti - pone fine ad un grave inganno nei confronti dei produttori italiani e dei consumatori che attribuiscono grande importanza alla provenienza degli alimenti: per quasi un italiano su quattro (23 per cento) il cibo italiano dal campo alla tavola vale almeno il doppio e due italiani su tre (65 per cento) che sono disponibili a pagare dal 10 per cento in su, secondo l'indagine Coldiretti-Swg. La fiducia accordata alle produzioni agricole italiane è giustificata dal primato nei controlli con oltre un milione tra le verifiche e le ispezioni effettuate sul Made in Italy alimentare nel 2010. Tra Agenzie delle dogane, Nas dei Carabinieri, Istituto controllo qualità, Capitanerie di porto, Corpo forestale e Carabinieri delle politiche agricole, Asl, ai quali si è aggiunta l'attività degli organismi privati, sono stati effettuati nel 2010 - ricorda Coldiretti - oltre un milione di controlli sul Made in Italy, a garanzia delle imprese e dei consumatori. «E' una vittoria per le nostre imprese agricole che - ha affermato Marini nel commentare la legge - potranno far riconoscere il valore del proprio lavoro e della propria qualità e contrastare la concorrenza sleale di chi vende per italiano ciò che di italiano non ha neppure l'incarto».
14. Voghera. La grande distribuzione continua l'avanzata. Altri cantieri in periferia. VOGHERA. Grandi manovre in via Piacenza, il nuovo Eldorado del commercio vogherese. L'apertura, nello scorso novembre, dello Shopping Park Voghera Est, la cittadella dei negozi da 12 mila metri quadri, e quella di poco precedente del megastore sportivo Decathlon, non ha affatto arrestato l'avanzata degli iper alla periferia cittadina, tanto temuta dai commercianti del centro storico. Si aprono altri due fronti, sempre sulla direttrice di espansione bivio Colussi-Voghera. Ruspe già in azione ai lati opposti di via Piacenza. Si lavora all'altezza dell'ex concessionaria Renault (oggi dismessa) per realizzare la strada che servirà il nuovo insediamento commerciale collegando la ex statale 10 alla provinciale Bressana Salice. E' l'intervento preliminare, dopodichè si passerà al recupero dello stabile dismesso (2.400 metri di superficie) e alla creazione di nuovi capannoni per altri 4.500-5mila metri. Una delle società impegnate nell'operazione avrebbe interessi anche nel piano Baratta, il maxi-progetto residenziale in zona Pombio confinato da anni nel limbo delle indecisioni politiche. L'altro cantiere è situato nei pressi della rotatoria di Campoferro, di fronte a Decathlon. Qui sorgerà un capannone di 2mila metri, sempre destinato a uso commerciale; poichè la metratura è inferiore ai 2.500 metri non occorre l'autorizzazione regionale, basta una semplice licenza edilizia rilasciata dal Comune. In questo caso, la società proprietaria dell'area è di Borgo Priolo. Siamo alla fase uno. La fase due consisterà nella vendita dei capannoni ai gruppi commerciali interessati a insediarsi alle porte di Voghera. Le ultime iniziative porteranno la superficie complessiva degli insediamenti commerciali di via Piacenza a 40mila metri, poco meno della metà di quella totale contemplata dagli strumenti di regolamentazione urbanistica, mentre rispunta l'ipotesi di un outlet all'area ex Colussi (in territorio di Codevilla). Insomma, l'asse bivio Colussi-via Piacenza ha sempre più le caratteristiche di un luna park commerciale in grado di offrire di tutto, dal tramezzino alla lavastoviglie, con un processo di sviluppo e di espansione analogo a quello che ha interessato Cava Manara e San Martino Siccomario. Un'espansione che preoccupa i commercianti del centro cittadino di Voghera, già in crisi. Umberto Baggini, presidente Ascom, allarga le braccia ma suggerisce una contromisura: «Non ci siamo opporre alle autorizzazioni regionali e a quanto dicono le carte che vincolano quell'area della città a uso commerciale. Il punto però è un altro: la clientela tipo della grande distribuzione è diversa da quella dei negozi specializzati. Bisogna seguire la scelta della qualità e della specializzazione».
15. Guaresi significa pomodoro. E' una delle aziende leader nelle macchine per la raccolta. PILASTRI. Era l'8 febbraio 1902, quando a Pilastri, fondo Casazza, in una casa ottocentesca tuttora esistente, da una famiglia di mezzadri del Marchese Rangoni, nacque Idalgo Guaresi. Fin dalla gioventù manifestò interesse per la falegnameria e con i pochi mezzi a disposizione avviò la costruzione di mobili in un locale situato nel fienile dell'azienda. Sposata Ebe Travaini, con la quale ha avuto sette figli, si trasferì nel borgo Fornace dove proseguì la fabbricazione di mobili ed avviò quella di cassette di legno per l'agricoltura, zoccoli di legno (i zupei), spazzole rustiche (sdarinin), dando occupazione ad una ventina di persone. Le crescenti necessità familiari stimolarono il suo spirito di iniziativa spingendolo ad associare all'attività artigianale quella di mediatore fra agricoltori e commercianti all'ingrosso di cipolle, aglio, mele, pere e prugne. Costruì una seminatrice a pozetta (rastel) per la semina di barbabietole, capace di ridurre di un terzo la forza lavoro ed ancor più la fatica e il disagio richiesti agli addetti alla semina stessa. La commercializzazione del prodotto veniva compiuta dallo stesso costruttore nei mercati della zona raggiunti a bordo di una bici caricata con tre attrezzi, due sul portapacchi e uno sul manubrio. L'inserimento nell'azienda dei tre figli impose la graduale trasformazione dell'originaria azienda artigiana in attività industriale e l'abbandono del settore del legno per quello metalmeccanico la cui produzione ha contribuito alla meccanizzazione dell'agricoltura con molteplici realizzazioni quali gli scavabietole degli anni '60, i caricaballe e macchine scolletta scavabietole degli anni '70 e le prime macchine per la raccolta dei pomodori degli anni '80 e '90. Con la nascita del modello G 89, macchina moderna ed innovativa raccoglitrice semovente di pomodori, Guaresi consolidò la fama del marchio in Europa. Attualmente i nipoti di Idalgo, Patrizia, Stefano, Mirco, Massimo e Massimiliano, con ruoli diversi, ma uguale impegno nell'ambito dell'azienda, producono una nuova ed evoluta macchina per la raccolta e selezione automatica di pomodori portando in tutto il mondo il marchio Guaresi. «Eravamo una snc ma da anni siamo una società per azioni nel senso che noi tre fratelli abbiamo ciascuno il 33% delle quote e poi le quote di noi tre sono state trasferite ai figli - afferma Alberto Guaresi - fino a qualche anno fa contavamo su una cinquantina di dipendenti, adesso ne abbiamo 33. Non abbiamo effettuato nessun licenziamento, semplicemente non è stato sostituito chi è andato in pensione ed abbiamo trasferito buona parte del lavoro all'esterno». Dopo le maccchine per la lavorazione delle barbabietole avete ampliato l'attività a quelle per il pomodoro. Perché quest'inversione di rotta? «Semplicemente per il fatto che nelle nostre zone la coltivazione delle barbabietole da zucchero è praticamente sparita ed in Italia si è ridotta sensibilmente e allora da vent'anni ci siamo concentrati sul pomodoro». Come si presenta la situazione in questo settore? «Quest'anno si registra una diversa regolamentazione. Ci sarà una riduzione del contributo comunitario. Il piccolo coltivatore si concentrerà su altri prodotti quali mais, grano tenero e duro mentre le grandi aziende continueranno a coltivarlo. Abbiamo realizzato una nuova macchina, la Guaresi Super G 48 progettata per la raccolta di grandi superfici ed è stata presentata durante l'ultima edizione dell'Eima di Bologna. Abbiamo venduto il primo esemplare all'azienda Martini di Massa Fiscaglia (quando si chiamava Le Gallare apparteneva alla famiglia Ferruzzi) che è una delle realtà più significative operanti nella provincia di Ferrara, che coltiva ben 300 ettari a pomodoro». Che cosa serve per continuare a rimanere sui mercati? «Affidabilità e prezzi competitivi». Quali sono attualmente i principali mercati? «Parliamo di estero visto che in Italia, come accade in diversi altri settori, vi è una fase di stagnazione. La Turchia in Europa, Brasile e Cina nel mondo costituiscono Paesi in grande crescita dove c'è bisogno di notevole meccanizzazione».
16. Il Sud è diventato popolare ma deve darsi da fare. di Sergio Luciano. Prima Benvenuti al Sud, con il napoletano Alessandro Siani; poi Che bella giornata, il gettonatissimo film del barese Luca Pasquale Medici, in arte Checco Zalone; infine Qualunquemente, da oggi nelle sale, del palermitano (nato per caso migratorio in provincia di Lecco) Antonio Albanese. Tre successi. È il momento dei comici meridionali. E delle storie meridionali. Singolare concomitanza per un paese in lento ma sicuro avvicinamento a un federalismo che promette (o minaccia: a seconda dei punti di vista) di dare filo da torcere a una gran parte del malcostume meridionale: sperperi di denaro pubblico, fannullaggine, sporcizia, mancanza di senso civico_ In tutta Italia i ragazzi delle scuole medie parlano, ormai, con un po' di «meridionese» nello slang: anche a Como, Brembate o Treviso. E raramente il Sud è «stato simpatico» come in questo periodo. Ma non è tutt'oro quel che riluce. Dietro la moda del nuovo humour meridionale, c'è al Sud una realtà socio-economica stagnante più che mai. Dalla crisi endemica dell'immondizia a Napoli allo sfascio degli scavi di Pompei; dallo strapotere della 'ndrangheta in Calabria al dissesto sanitario in Puglia e Sicilia (oltre che nella stessa Campania). Questo contrasto nasconde due cause, politicamente scorrette a dirsi. La prima è che l'immagine del Sud fornita dai meridionali emigrati, nella realtà, oltre che nella fiction, è da sempre molto migliore di quella che invece legittimano i comportamenti della maggioranza di chi resta. Per la semplice ragione che a partire sono quelli che hanno voglia di cambiare, di migliorare. Ed è con questa voglia in valigia che gli emigranti italiani, non solo meridionali, hanno colonizzato il mondo. Oltretutto, i meridionali che fanno musica o spettacolo con successo vivono tutti al Nord, o almeno a Roma, se non altro perché a Sud del Garigliano non è mai fiorita un'industria dell'intrattenimento di livello adeguato. L'altra causa del contrasto risiede nella conclamata incapacità della classe dirigente meridionale di uscire dalla logica del voto di scambio che regna incontrastata da sempre e inquina qualunque tentativo di rendere efficiente la pubblica amministrazione. In questo senso, l'avvento del federalismo fiscale potrebbe essere uno stimolo decisivo, purché applicato con serietà, o meglio: con severità. Se davvero chi non si metterà in regola con gli standard di efficienza minimi del Nord verrà punito (economicamente), le cose al Sud miglioreranno. Ma viene il sospetto che ci sia qualche inghippo. Non foss'altro perché, finora, nessuno dei governanti meridionali ha protestato contro le riforme in arrivo: segno che non ha motivo di temerle.
Nessun commento:
Posta un commento