martedì 19 aprile 2011

Federali-Mattino. 20 aprile 2011. Sono nati in Italia, hanno studiato nel nostro Paese e parlano la lingua nazionale con le inflessioni dialettali del luogo in cui hanno sempre vissuto. Ma quando compiono i 18 anni e arrivano alla maggiore età la loro esistenza cambia radicalmente. Insomma devono chiedere il permesso per poter restare nel Paese in cui sono nati e hanno sempre vissuto.

Monte Titano:
Le Finanziarie a San Marino? Sono una specie in via d'estinzione
San Marino. Mafia, Casali: “Nessuno potrà ora dire di non sapere”
Gdf di Roma scopre frode per 170 milioni di euro, 5 denunce

Disgraziati in padania:
Udin. I figli dell'immigrazione: siamo italiani anche noi
Pordenone. Raccolta firme leghista contro l'ipotesi moschea
Arrivati all'Abri Vincent di Aosta cinque immigrati tunisini
Verona. Altri cinquanta migranti «Non resteremo a lungo»

Accattoni, magna a sbafo:
Aoste': Sconti ai residenti per Punta Helbronner
Nova Gorica. Cultura, a Gorizia pioggia di euro. Penalizzata Monfalcone
Venezia. Barricate a San Marco contro i vu' cumprà
Firenze. Mercato nero dei taxi. Evasi 3 milioni di euro
Venezia. Zaia: «Trecento milioni in più per sanità veneta»
Guglielmelli: «In Liguria il settore edile ha perso oltre 2mila dipendenti e 400 aziende»


Le Finanziarie a San Marino? Sono una specie in via d'estinzione
SAN MARINO - Continua a calare il numero delle finanziarie e delle fiduciarie a San Marino. Secondo l’ultima rilevazione fornita da Banca Centrale di San Marino il totale a marzo 2011 è di 35 società operanti, quattro in meno rispetto allo scorso anno. I dati però sono molto più significativi se vengono messi a confronto con quelli del 2009 – complessivamente erano 48 – e del 2008, quando tra finanziarie e fiduciarie a San Marino se ne contavano ben 53.
Resta stabile invece il numero degli istituti di credito operanti sul territorio, 12, mentre sono cresciute da 1 a 2 le imprese di investimento e si mantengono stabili a quota 2 le società di gestione e le imprese di assicurazione. In totale il numero complessivo dei soggetti autorizzati ad operare da BCSM a San Marino è di 53, con un trend costante di riduzione dei soggetti (erano 56 nel 2010, 64 nel 2009 e 67 nel 2008).
Questi dati possono avere due differenti chiavi di lettura. La prima si inserisce nel contesto di una crisi generalizzata del sistema finanziario sammarinese. La seconda invece va nella direzione di una semplificazione del quadro generale, o per meglio dire di una ristrutturazione, cosa gradita anche a Bankitalia.

San Marino. Mafia, Casali: “Nessuno potrà ora dire di non sapere”
19/04/11 15:17
[c.s.] Il Congresso di Stato ha preso atto oggi degli esiti del Vertice Internazionale Antimafia recentemente svoltosi a San Marino con la collaborazione della Fondazione Caponnetto. Lo ha riferito il Segretario di Stato alla Giustizia, Augusto Casali, sottolineando l’estrema importanza di questo appuntamento. Il fenomeno mafioso si è evoluto e internazionalizzato, ha riferito Casali, ed era impensabile che la criminalità senza confini rispettasse l’esiguo confine sammarinese. Consapevolezza dunque, è il primo risultato raggiunto: della mafia a San Marino è necessario parlare, senza allarmismi o strumentalizzazioni, ma al fine di mettere a punto la necessaria strategia difensiva. Dal Vertice scaturisce un primo risultato concreto: entro un mese la Repubblica avrà, sempre con la collaborazione della Fondazione Caponnetto, il proprio Osservatorio Permanente Antimafia che servirà anche alla Riviera romagnola.
 Consegnata oggi al Congresso di Stato anche la relazione del Magistrato Dirigente sulla criminalità organizzata a San Marino che ora l’esecutivo dovrà esaminare. “Nessuno potrà ora dire di non sapere” – prosegue Casali –“ si tratta di un fenomeno governabile ma occorre mettere in atto in tempi brevi una strategia concreta”. Se ne parlerà anche nel prossimo Consiglio Grande e Generale, dove il Governo proporrà un comma per discutere delle infiltrazioni mafiose a San Marino. Dal Vertice si evince anche che nel nostro Paese occorre creare nuove professionalità e migliorare il passaggio delle informazioni e il Governo ha preso in esame l’idea, che dovrà essere approfondita, di creare una struttura di intelligence formata da professionisti che siano in grado di dialogare con le strutture degli altri Stati e soprattutto con l’Italia. Casali ha poi affermato che dal Vertice sono emersi anche segnali positivi, come quello del Presidente della Commissione Antimafia Lumia, che ha dato atto dei progressi compiuti da San Marino e del Presidente della Fondazione Caponnetto, Cagliari, che ha criticato l’attuale rigidità italiana nei confronti del Titano asserendo che è necessaria maggiore disponibilità e collaborazione da parte del grande Vicino. Entro giugno, ha concluso Casali, potrà completare l’iter consigliare un progetto di legge, da lui consegnato oggi all’Esecutivo, per l’istituzione di una Commissione Consigliare d’Inchiesta Permanente Antimafia che consentirà alla politica di essere costantemente informata e vedrà il coinvolgimento di tutte le forze di maggioranza e opposizione in questa opera di contrasto alla criminalità.
 Il Segretario di Stato alla Cultura, Romeo Morri, dopo avere elogiato, a nome dell’Esecutivo, il grande lavoro svolto dalla Segreteria di Stato alla Giustizia, ha informato che nei prossimi giorni si riunirà il gruppo tecnico sammarinese per esaminare i seguiti del Protocollo applicativo in materia di cooperazione culturale e scientifica con l’Italia, in previsione di una prossima riunione della Commissione Mista, prevista dall’Accordo in materia. Importanti i tempi sul tavolo: dal riconoscimento dei titoli di studio all’Università , dal Parco Scientifico e Tecnologico alla Radiotelevisione. Morri ha infine informato di alcune iniziative culturali organizzate dalla sua Segreteria di Stato: domani la premiazione del Concorso di Poesia, con la partecipazione dell’attore Remo Girone, il 10 giugno un incontro con Umberto Eco sul tema del semitismo e dell’antisemitismo e il 31 luglio un seminario del professor Canfora sullo scampo di Garibaldi a San Marino.
Repubblica di San Marino
 UFFICIO STAMPA DEL CONGRESSO DI STATO

Gdf di Roma scopre frode per 170 milioni di euro, 5 denunce
19/04/11 15:27
(Adnkronos) – Una frode per 170 milioni di euro e’ stata scoperta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma nell’ambito dell’azione di contrasto all’evasione fiscale. A mettere in atto la frode una societa’ di Ariccia del settore della commercializzazione di prodotti elettronici e tecnologici. Nel corso dell’operazione di servizio, eseguita dalle Fiamme Gialle di Velletri, e’ stato rilevato che la societa’ ha acquistato da fornitori comunitari e di San Marino rilevanti partite di prodotti elettronici avvalendosi di societa’ ‘cartiere’ interposte fittiziamente, al solo fine di consentire l’evasione dell’Iva e delle imposte dirette.
 La sola Iva sottratta all’Erario ammonta a circa 30 milioni di euro. Mediante questo meccanismo fondato sull’utilizzo di fatture false, e’ stato possibile per la societa’ di Ariccia conseguire un illecito risparmio d’imposta e, conseguentemente, immettere sul mercato della Capitale prodotti a prezzi fortemente competitivi, arrecando danni alla concorrenza del mercato.

Le indagini svolte dai finanzieri sono state rese particolarmente difficoltose dalla totale assenza della documentazione contabile dell’impresa controllata e sono state sviluppate anche con accertamenti bancari che hanno permesso di ricostruire le ingenti movimentazioni di denaro eseguite dai responsabili della societa’, e di quantificare il volume d’affari conseguito. Cinque responsabili sono stati denunciati per reati tributari.

Udin. I figli dell'immigrazione: siamo italiani anche noi
di Renato Schinko
Quando arrivano ai 18 anni devono però chiedere il permesso di soggiorno
UDINE. Sono nati in Italia, hanno studiato nel nostro Paese e parlano la lingua nazionale con le inflessioni dialettali del luogo in cui hanno sempre vissuto. La loro esistenza è dunque perfettamente inserita nel nostro mondo: hanno gli amici, gli affetti, chi è più fortunato ha anche un lavoro.
Ma quando compiono i 18 anni e arrivano alla maggiore età la loro esistenza cambia radicalmente. I figli dell'immigrazione, quelli della seconda generazione, devono così cominciare a frequentare questure e uffici per gli stranieri. Insomma devono chiedere il permesso per poter restare nel Paese in cui sono nati e hanno sempre vissuto.

Il problema, in provincia di Udine, riguarda ben 5 mila figli di immigrati (su 37 mila stranieri) che, in alcuni casi, riescono a ottenere la cittadinanza soltanto dopo attese infinite, che vanno dai 2 ai 5 anni. Tutto questo per l'Anolf giovani (Associazione nazionale oltre le frontiere) è un problema inaccettabile. Per tale motivo ieri pomeriggio, nella sede udinese della Cisl, in via Ciconi, si è tenuta una conferenza dal titolo "Diversi colori, una sola cittadinanza", in cui si è discusso sul tema.

«Chiediamo - dice il responsabile nazionale dei giovani della seconda generazione, Oussaifi Maruan - che il Parlamento italiano riconosca ai figli dell'immigrazione il diritto di cittadinanza, introducendo lo ius solis e modificando così l'antiquata legge che prevede lo ius sanguinis».

Ma Oussaifi sa che della legge, ferma nella commissione Affari costituzionali, non se ne parlerà più almeno fino alle prossime elezioni, e quindi chiede «che si introduca per i figli di immigrati nati in Italia una sorta di ius soli temperato, ovvero la previsione di un accesso alla cittadinanza legato alla residenza in Italia da almeno 5 anni di un genitore e percorsi agevolati di cittadinanza, legati alla scuola, per chi arriva nel nostro Paese in età infantile».

Alla tavola rotonda è intervenuto anche il deputato del Pd, Jean Leonard Touadi, secondo il quale «le resistenze del governo, e soprattutto della Lega, sulla concessione dello ius soli, sono ancora forti, ma intanto si potrebbe riconoscere il diritto di cittadinanza almeno ai bambini».

E su questo ha aperto uno spiraglio anche il consigliere regionale del Pdl, Alessandro Colautti, il quale ha affermato «che la cittadinanza è la strada maestra per l'integrazione, anche perché pone lo straniero in una situazione di diritti e doveri pari a quella di chi nasce nel nostro Paese. E' importante dunque riuscire a creare un percorso chiaro».

Evanhove Madzou, responsabile dell'associazione Anolf giovani di seconda generazione, che ieri ha organizzato il dibattito sui diritti di cittadinanza, ha detto: «Non siamo immigrati, non abbiamo attraversato frontiere, siamo qui dall'inizio della nostra vita: è per questo motivo che riteniamo assurdo che noi, giovani italiani purtroppo ancora legati al permesso di soggiorno, viviamo in bilico tra gli uffici immigrazione e la questura».

Madzou ha anche annunciato che l'Anolf di Udine organizzerà presto una campagna per sensibilizzare la popolazione sulla condizione dei giovani figli di immigrati. «Spesso molti italiani - conclude - non sanno cosa ci aspetta una volta compiuti i 18 anni. Vogliamo dunque coinvolgere con conferenze soprattutto i cittadini e anche le scuole».

Pordenone. Raccolta firme leghista contro l'ipotesi moschea
Narduzzi: la variante 77 va cancellata, non accettiamo minareti a Pordenone
PORDENONE. La Lega nord prepara il primo "regalo" al nuovo sindaco di Pordenone, chiunque egli sarà: una petizione per chiedere l'annullamento della variante urbanistica 77, uno degli ultimi provvedimenti licenziati dall'amministrazione comunale uscente, quella cioè che mette ordine anche al comparto "religioso". Il via alla raccolta delle firme sabato, durante il mercato cittadino.

 La consultazione amministrativa, inoltre, «sarà un referendum», pro o contro moschee e minareti. «Siamo determinati - spiega il capogruppo in consiglio regionale Danilo Narduzzi - a fermare questa sciagura: l'attuale maggioranza di centro-sinistra ha dato il via libera a un provvedimento che permetterà di costruire la più grande moschea del nordest proprio a Pordenone».

La Lega nord, che delle campagne anti-islamiche da tempo ne fa una bandiera, si prepara a chiedere la cancellazione del provvedimento urbanistico. La variante 77, denuncia Narduzzi, «ha trasformato l'autorizzazione del centro islamico della Comina da temporanea a definitiva e consente, nelle aree industriali di Vallenoncello e della Comina stessa, la costruzione di edifici di culto, con deroghe all'altezza».

Non è escluso, tira le somme l'esponente leghista, «che in futuro vedremo sorgere minareti di oltre 15 metri. E' un regalo del sindaco Sergio Bolzonello alla città». Sabato parte la raccolta delle firme sul documento che sarà presentato al nuovo sindaco: «Chiederà di cancellare la variante 77 e tutte le conseguenze che porterà: moschee e minareti compresi». La chiosa di Narduzzi: «I pordenonesi dovranno sapere che se voteranno per il tandem Pedrotti-Bolzonello voteranno a favore di moschee e minareti: e questo grazie alla variante che hanno approvato, che nessuno ha mai smentito».

Nel dibattito si inserisce anche la consigliere comunale e regionale leghista Mara Piccin: «I cittadini di Pordenone dovrebbero decidere di cambiare rotta, rispetto all'attuale amministrazione di centro-sinistra, se vogliono evitare di vedere costruire una moschea in città». Piccin si dice «allibita nel sentire l'assessore all'Urbanistica Martina Toffolo sostenere che questo non sta scritto da nessuna parte. Sì, non si parla di moschea, ma di edifici di culto. La moschea forse non è un edificio di culto? Allora è bene che i cittadini sappiano che nella variante c'è scritto che "le attrezzature e i servizi di culto sono a libera localizzazione nelle zone D ed H, nel rispetto delle relative norme di zona ad esclusione dei parcheggi"».

L'invito di Mara Piccin: «Davanti a questa norma, credo che i cittadini di Pordenone dovrebbero riflettere».

Arrivati all'Abri Vincent di Aosta cinque immigrati tunisini
 19/04/2011   
AOSTA. Sono arrivati, ad Aosta, i primi cinque immigrati tunisini. Li ospita la Caritas diocesana all'Abri Vincent, la struttura di viale Gran San Bernardo che, per garantire un'accoglienza il più confortevole possibile, è stata riorganizzata. «Ce lo hanno comunicato, ieri sera, intorno alle 22 - dice don Aldo Armellin, direttore della Caritas -. I ragazzi sono arrivati verso la mezzanotte».

 Il gruppo di extracomunitari potrà pranzare alla mensa "Tavola Amica", in via Abbé Gorret e cenare nella sala-cucina del dormitorio. «Avevamo dato la nostra disponibilità ad ospitarne tre - continua don Armellin -. I due in più del previsto non hanno creato problemi. Abbiamo trasformato in camera da letto la cucina dell'alloggio al piano terra dell'Abri. Si tratta - sottolinea il direttore della Caritas -  di un'emergenza che necessita di risposte immediate. L'importante è, per il momento, offrire giorni di serenità a persone molto provate».

 In Valle d'Aosta sono attesi altri 95 profughi; un'ospitalità assicurata dal presidente della Regione Augusto Rollandin nell'incontro, a Roma, con il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Fra i Comuni che hanno dato la loro disponibilità vi sono anche Chatillon, Pont Saint Martin, Verres.

Verona. Altri cinquanta migranti «Non resteremo a lungo»
Distribuiti tra Verona, Breganze, Bibione e Marghera. A differenza dei primi cento, arrivano da Manduria. La maggior parte si dichiara «di passaggio».
VERONA — La seconda «onda» è arrivata e ne ha spiaggiati in Veneto altri cinquanta. Altri cinquanta tunisini, tutti uomini. Tutti giovani, tra i 20 e i 35 anni. E’giunta alle 13,30 all’aeroporto militare di Caluri la seconda «onda» di quei migranti, tutti in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che sabato in buona parte si è vaporizzata verso altri lidi, prima di arrivare nelle strutture che erano state predisposte in tutta la regione. Ha seguito i crismi già oliati tre giorni fa, con l’arrivo della prima tornata, il sistema veneto di accoglienza. E se allora il pullman era partito dal campo di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, ieri chi è arrivato ha conosciuto la tendopoli di Manduria, in provincia di Taranto. Stesso sistema di trasporto, stessa destinazione per quello che, tecnicamente, viene definito lo «smistamento ». In quell’aeroporto militare fornito di personale addestrato nelle missioni all’estero in esodi simili. Quindici a Verona, sedici nel Veneziano, venti nel Vicentino, ha deciso la cabala delle assegnazioni.

E, come sabato, chi ha un’altra mèta non si è fermato a lungo. A Venezia in tre se ne sono andati appena arrivati. A Verona uno non è neanche salito sui mezzi della protezione civile. A Vicenza in otto hanno preso altre strade. Lampedusa è stato il loro primo approdo. Il Veneto non è altro che una baia. Per molti, per quasi tutti. Anche per quelli che, al momento, hanno deciso di restare. Parlano francese e arabo, i tunisini dell’accoglienza veneta. Le parole d’italiano sono quelle imparate tra l’approdo in Sicilia e il limbo dei campi profughi. E l’onda, se dipendesse da loro, non si sarebbe fermata qui. Sono in Italia dalla fine di marzo, prima che entrasse in vigore l’accordo per i rimpatri con Tunisi. Ma è da un’altra parte che quasi tutti vorrebbero essere. «Il Veneto? No, non sappiamo cos’è. Ci hanno portato qui, basta. - dice Samir - Qui rimane solo chi ha qualche parente. Vogliamo andare in Francia, Belgio, Germania. Abbiamo accettato di venire perchè non ce la facevamo più a stare nei campi, a vivere in quel modo. Con il pullman ti portano verso Nord, ti avvicini». Evitano di dover prendere un treno dalla Campania o dalla Puglia, i migranti che arrivano qui. Un treno per cui non hanno soldi, un viaggio nel quale verrebbero fermati ogni due per tre. E così il Veneto non diventa una mèta, ma solo l’ennesimo di tanti altri approdi. «Ci fermiamo qualche giorno, giusto per vedere com’è, per riposarci e riprenderci. Ma poi andremo via tutti», continua Samir. L’onda di sabato è già sciabordata.

Sono andati via quasi tutti, i 106 del primo approdo, lasciando vuote strutture, case famiglie e stanze tirate a lucido. Dei tredici tunisini arrivati ieri che hanno deciso di fermarsi nel Veneziano sette sono ospitati a Bibione, mentre sei a Marghera. I dodici «vicentini» sono a Casa Monza di Breganze, centro di accoglienza gestito dalle orsoline. I quindici di Verona alla «Locanda», struttura della Caritas. Divideranno le stanze con gli altri undici connazionali che sono arrivati sabato e hanno deciso di restare. «Lo sappiamo che qui da voi c’è la crisi», spiega Mohammed. E «crisi» è una delle poche parole italiane che conoscono, a dimostrazione di come le disgrazie - anche quelle economiche - siano facilmente globalizzabili. «E’ meglio la Francia. C’è il problema di Sarkozy, ma loro sono messimeglio di voi. Dipende tutto dal lavoro. Se ci fosse lavoro, magari ci fermeremmo anche qui...». Vagli a spiegare che questo è l’El Dorado italiano. Niente. Al massimo Milano, ma per chi deve studiare.

Il Veneto, a loro, non dice niente. Se non un’accoglienza che li impressiona. «E’ diverso da dove eravamo. Qui è tutto pulito, in ordine. E’ più bello qui. Qui sono tutti gentili». Tolgono gli alibi a chi li vuole «invasori » e offrono il fianco a chi ha offerto di ospitarli, i migranti che arrivano in Veneto. Tutti «regolari» con il loro permesso validità sei mesi, come voleva Zaia. Quasi tutti intenzionati a non restare, come auspicato da molti. E, soprattutto, a cavalcioni di un’onda che sembra perdere di potenza con il passare dei giorni e la normalizzazione della situazione. Ma non è detto che non ci saranno altri arrivi, nei prossimi giorni, in quel Veneto che questa volta è agoniato quasi da nessuno.
Angiola Petronio

Aoste': Sconti ai residenti per Punta Helbronner
Courmayeur - Dal 9 maggio al 17 giugno prossimo tutti i residenti in Valle d'Aosta possono ammirare da vicino il Monte Bianco ad un prezzo speciale. Le Funivie del Bianco infatti offrono un biglietto per la tratta di A/R da e per Punta Helbronner a 14 euro.
Dal 9 maggio al 17 giugno prossimo tutti i residenti in Valle d'Aosta possono ammirare da vicino il Monte Bianco ad un prezzo speciale. Le Funivie del Bianco infatti offrono un biglietto per la tratta di A/R da e per Punta Helbronner a 14 euro.

"Obiettivo della promozione  - si legge in una nota - è di rimarcare il legame di Funivie Monte Bianco con il territorio, le tradizioni e le usanze tipiche e uniche della Valle d’Aosta che testimoniano la nostra eccellenza e peculiarità in tutto il mondo."

Nova Gorica. Cultura, a Gorizia pioggia di euro. Penalizzata Monfalcone
Al capoluogo 670mila euro contro gli appena 219mila della città dei cantieri
 di Roberto Covaz e Fabio Malacrea
GORIZIA. E adesso a Gorizia vietato piagnucolare sui tagli ai fondi per la cultura. Semmai, lo può fare - e a pieno titolo - Monfalcone. Dai contributi distribuiti dall'assessore De Anna ben 670mila sono destinati al capoluogo, appena 219mila a Monfalcone. A beneficiarne sono associazioni asseritamente storiche comprese in una lista nella quale inserirsi è quasi proibitivo. Con il risultato che sono esclusi sodalizi capaci di organizzare eventi che davvero portano benefici e prestigio al territorio: èStoria, ad esempio. Gorizia. È una delle capitali della cultura regionale e non solo e non ci piove.

 Ma sarebbe interessante conoscere e discutere pubblicamente i parametri di valutazione. Il caso delle Pro Loco è eloquente. Quella di Monfalcone è il motore ricreativo della città dei cantieri e organizza un carnevale con i fiocchi. Incassa appena 35mila euro. Quella di Gorizia ne incassa 80mila per un solo appuntamento all'anno: la sfilata del folclore. La stessa che organizzano ad Aviano, ma a quella Pro Loco arrivano solo 64mila di euro. C'è poi il caso dell'Isig che è al top della contribuzione: 120mila euro. Che rapporto ha oggi l'Isig con Gorizia? Quale contributo dà alla crescita di tutta la comunità e non solo di una elite? E, fuor di retorica, quanti goriziani sanno cos'è l'Isig? «Sì, questa lista va assolutamente ricalibrata - ammette l'assessore comunale alla Cultura Antonio Devetag - e ne parleremo presto con De Anna».

 Il Piccolo vuole fare un'inchiesta su questo argomento e chiederà alle associazioni goriziane maggiormente beneficiate di spiegare come sono spesi questi soldi pubblici. Oggi serve più che mai una sana operazione-trasparenza. Monfalcone. Detto della Pro Loco, la Regione, per fortuna, si è ricordata del Consorzio culturale (50mila euro) e di Onde Mediterranee che intanto, però, è traslocata in Friuli (54mila). Tutto sommato bene è andata alla Galleria d'arte contemporanea (45mila) e all'istituto "Vivaldi" (35mila). E gli altri? Il nulla. Niente all'Orchestra filarmonica, capace di mettere in piedi un Premio per giovani cantanti lirici. Zero all'ultracentenaria Banda civica, alla Società di Mutuo soccorso che di anni ne ha compiuti 135. Ma è solo colpa della scarsa sensibilità regionale o della maggiore "affinità politica" che Gorizia vanta rispetto alla "rossa" Monfalcone? Anche, ma non solo. Monfalcone paga anche il suo provincialismo culturale.

 Per decenni le associazioni culturali hanno operato su scala prettamente locale locale in una logica quasi assistenzialistica, battendo cassa solo con il Comune. Al contrario dei goriziani, certo più intraprendenti nella ricerca dei finanziamenti, il cui interlocutore è da sempre la Regione. Solo pochi sodalizi a Monfalcone si sono accorti che i tempi sono cambiati. Ci sarebbe l'opportunità di puntare più in alto. Ma non tutti l'hanno fatto. Conferma questa visione l'assessore alla Cultura, Paola Benes: «La nostra è una realtà culturale rimasta ancorata a vecchi schemi. Vedrei - afferma - forme di consorzio tra associazioni per varare progetti di ampio respiro, farli conoscere alla Regione». Insomma, chiedere è lecito, rispondere è cortesia.

Venezia. Barricate a San Marco contro i vu' cumprà
VENEZIA. Un altro giorno di barricate in Riva degli Schiavoni per protestare contro il commercio abusivo e impedire agli extracomunitari di sistemarsi con borse contraffatte e lenzuola sui preziosi masegni tra il ponte della Paglia e quello dell'hotel Danieli.
 E l'accusa ai vu' cumprà di aver trasformato la zona in un suk. Dal canto suo il sindaco Orsoni invita a non drammatizzare.

 Lunedì pomeriggio la protesta dei banchi chiusi messi di traverso in Riva si è arricchita di cartelli per spiegare, casomai non fosse chiaro, cosa sta accadendo a due passi da Piazza San Marco. Del tipo "comprare merce illegale è reato", e ancora "siamo stanchi di essere cittadini di serie B" e infine "multe a centinaia, pagate nessuna".

 "La nostra è una protesta contro l'abusivismo, è una forma di autodifesa prima che la situazione degeneri _ denuncia il pittore di piazza Franco Dei Rossi _ Dopo le otto di sera qui è un Bronx, c'è di tutto. Quello che noi chiediamo è che ci sia più controllo".

 A complicare la situazione si è messa di mezzo anche la recente bocciatura della Consulta verso le misure prese dall'ex amministrazione comunale, che ha fatto decadere l'ordinanza anti-borsoni. Ca' Farsetti, tuttavia è intenzionato a reiterare il divieto, inserendo il vecchio provvedimento - rivisto e corretto - in un più articolato regolamento comunale di polizia.

 "L'area marciana è diventata un suk, i vu' cumprà rappresentano solo un aspetto del problema": così la pensa Claudio Staderini, direttore dell'Hotel Danieli di Venezia. Ma un invito a «non drammatizzare» viene dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, che deve fare i conti con il rischio di deregulation dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale che ha di fatto bocciato le ordinanze sindacali d'urgenza inibendo interventi efficaci come i sequestri della merce. 19 aprile 2011

Firenze. Mercato nero dei taxi. Evasi 3 milioni di euro
Le licenze venivano cedute indicando nell'atto di vendita un valore pari a circa il 20% di quello reale. Per il restante 80% le parti concordavano cifre che andavano dai 2300 ai 350 mila euro, di solito frazionate per eludere la normativa antiriciclaggio
Firenze, 19 aprile 2011 - Un mercato nero per la compravendita della licenze per il servizio taxi della 'piazza
 fiorentina': è quello che è emerso dalle verifiche effettuate dalla Guardia di Finanza. L'esito dei controlli su 21 posizioni ha fatto emergere redditi non dichiarati per 3 milioni di euro tra il 2005 e il 2009. Due persone sono state denunciate per aver omesso ricavi, rispettivamente, per 300 e 350 mila euro.
Secondo quanto ricostruito, le licenze venivano cedute indicando nell'atto di vendita un valore pari a circa il 20% di quello reale. Per il restante 80% le parti concordavano un pagamento in contanti, per cifre che andavano dai 2300 ai 350 mila euro, di solito frazionato per eludere la normativa antiriciclaggio. Nella quasi totalità dei casi la cessione della licenza avveniva in concomitanza col pensionamento del cedente. Gli acquirenti invece erano quasi sempre persone in cerca di occupazione. In un caso accertato dalla Gdf, un ragazzo di 23 anni ha acquistato ufficialmente una licenza per 800 euro, ma il valore reale della cessione è risultato essere di 200 mila euro.

Secondo quanto reso noto, le indagini sono scattate a partire da controlli incrociati tra il valore dichiarato negli atti pubblici di compravendita delle licenze, il reddito dichiarato da chi vendeva e da chi acquistava. In molti casi, in date prossime al passaggio della licenza, gli acquirenti avevano contratto mutui per importi molto piu' alti rispetto a quelli indicati nell'atto di vendita. Oltre agli aspetti fiscali, per acquirenti e venditori sono scattate le sanzioni previste dalle norme antiriciclaggio per aver effettuato trasferimenti di denaro contante superiori a 12500 euro.

Venezia. Zaia: «Trecento milioni in più per sanità veneta»
Vanno ad aggiungersi agli 8.344 dello scorso anno. Il governatore: «Siamo usciti da mattatori. Le cassandre adesso devono recitare il mea culpa»
VENEZIA - Era evidente, sul viso di Luca Zaia, la soddisfazione nell’annunciare che «dalla chiusura della trattativa nazionale a Roma sul riparto dei fondi da destinare alla sanità, abbiamo ottenuto trecento milioni in più rispetto allo scorso anno». «Siamo usciti da mattatori - ha commentato il presidente del Veneto - visto che la battaglia sulla deprivazione ha dato i suoi frutti, dal momento che siamo riusciti a mantenere la trattativa ferma sulla sanità e abbiamo dato la nostra intesa solo a carte chiuse e quando la suddivisione dei fondi ci ha dato piena soddisfazione. Le cassandre devono quindi recitare il mea culpa». L’ottimismo di Zaia deriva anche dalle prime risultanze relative al bilancio sanitario, che verrà quanto prima presentato. «Il bilancio - ha anticipato - ci fa intravedere un sole splendente e speriamo, nei prossimi giorni, di potervi comunicare un risultato che potrebbe essere eccezionale. Vedremo se la cura da cavallo ha dato i risultati sperati, ma penso che ci potranno essere anche delle sorprese».

Dopo aver ricordato che «abbiamo fissato, decidendo di investire sulla qualità, degli obiettivi di economicità e rispetto delle liste d’attesa: solo le Asl che non li rispettano devono avere paura» e dichiarato che «sanità pubblica e privata si completano, con percentuali che oggi si equilibrano», Zaia ha passato parola all’assessore alla Sanità, Luca Coletto, che si è addentrato maggiormente sulla tre giorni romana. «Non sono state trattative semplici - ha dichiarato - perchè aleggiava lo spettro della deprivazione, che ora è stata cancellata, premiando il lavoro fatto in questi mesi. Il riparto è stato fatto sulla base dei vecchi criteri, con aggiustamenti tra le varie regioni, e domani sarà siglata a Roma l’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni. L’accordo raggiunto prevede che, in quattro mesi, si individuino i nuovi criteri, che tengano conto delle patologie legate all’ambiente, ma non solo, in sede di commissione, composta da Agenas, Ministero e direttori generali delle Regioni. Si va comunque verso i costi standard». I circa trecento milioni vanno ad aggiungersi agli 8.344 dello scorso anno. «Con la firma dell’accordo di domani - ha concluso Coletto - il Veneto potrà dare risposte a 360 gradi, come si è sempre detto, perchè si tratta di razionalizzare e non di tagliare». (Ansa)

Guglielmelli: «In Liguria il settore edile ha perso oltre 2mila dipendenti e 400 aziende»
 19 aprile 2011
SAvona - Negli ultimi due anni in Liguria il settore edile ha perso oltre 2 mila dipendenti e 400 aziende. A denunciarlo è il presidente degli Imprenditori Edili di Savona Elio Guglielmelli. «Il quadro congiunturale della provincia di Savona che fotografa l’andamento del settore - sottolinea Guglielmelli - mostra indicatori peggiori di quelli nazionali, solo in parte imputabili al fatto che la crisi, da noi, si è manifestata con un anno di ritardo. In due anni, abbiamo perso l’11% delle imprese con dipendenti, dei lavoratori e delle ore lavorate, e il primo trimestre 2011 sembra andare peggio».

Secondo l’indagine nel settore dell’edilizia privata, nel 2010 si è verificato un crollo del 67% in termini di volume sui permessi di costruire per fabbricati residenziali, che si aggiunge al calo del 30% dello scorso anno. Nel biennio 2008 - 2010 si è passati da 350.000 mc. a poco più di 80.000, cioè meno di un quarto.

Desolante anche il quadro riferito agli appalti di opere pubbliche. Prosegue da sette anni la riduzione delle opere poste in gara, con una flessione nel 2010 del 42% rispetto al 2009. In sette anni il mercato si è ridotto a un quarto, passando da quasi 160 milioni di euro a 40 milioni.

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