martedì 19 aprile 2011

Mezzogiorno-Sera. 19 aprile 2011.

Bari. E Telenorba sbarca in Lombardia

Senza lavoro, Chieti maglia nera

Infrastrutture: la Calabria terzultima in Italia

Infrastrutture, Basilicata agli ultimi posti

Alluvione, il Governo impone alla Basilicata di alzare le tasse, altrimenti niente aiuti

“In Sicilia si va verso la desertificazione industriale”

Ai sindaci gli evasori fruttano il 50%

Napoli. Rifiuti, serve un “miracolo”

Turismo, le Terre del Salento tra novità e confusione

L'UNIONE SARDA - Economia: «È allarme disoccupazione giovanile»


Bari. E Telenorba sbarca in Lombardia
Montrone: "Una redazione a Milano"
Il patron: "Sarà una piattaforma di confronto con Bossi"
Tg Norba 24 una finestra anche per chi vive al Nord
BARI - «Entro un mese Telenorba aprirà una redazione a Milano che sarà operativa a settembre con il coinvolgimento di opinion leader nazionali. L’obiettivo? Continuare a essere una televisione di servizio, anche al Nord». L’annuncio è di Luca Montrone, patron di Telenorba. L’emittente di Conversano, dopo aver lanciato a fine 2010 l’edizione del Tg Norba 24, estende il raggio d’azione anche in Lombardia (dove il canale all news è già visibile sul digitale terrestre, come a Roma e in molte altre parti d’Italia, oltre che sulla piattaforma Sky al canale 590). «In Lombardia - prosegue Montrone - vivono un milione di pugliesi e due milioni di persone originarie del Mezzogiorno. Vogliamo sostenere il Sud informando anche il Nord delle nostre ambizioni e dei nostri problemi. Porteremo la gente nelle nostre trasmissioni per avere con la Lega di Umberto Bossi un rapporto più costruttivo che distruttivo».

L’APPUNTAMENTO - La linea dettata da Montrone è emersa nel corso di un incontro tenutosi a Milano a palazzo Rela, in piazza Duomo. «Fra Milano e la Lombardia - ha detto il vicesindaco di Milano, Riccardo Di Corato - l’esercito di pugliesi di prima, seconda e terza generazione non è inferiore alle 400mila unità, numero che fa di Milano, in un certo senso, la più importante città pugliese». Secondo Auditel, nei primi cinque mesi di vita il TgNorba24 si è confrontato quasi alla pari coi principali canali all news della piattaforma Sky. Alla manifestazione hanno partecipato Montrone, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il ministro per le Regioni, Raffaele Fitto, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, l’assessore regionale lombardo all'urbanistica Alessandro Colucci, di origini brindisine.
Vito Fatiguso

Senza lavoro, Chieti maglia nera
Le categorie maggiormente penalizzate sono i giovani e le donne
CHIETI. Un tasso di disoccupazione generale del 10,1%, una disoccupazione giovanile pari al 30,2% ed una femminile del 14,8%. Dati ampiamente superiori alla media nazionale. La Provincia di Chieti si è lasciata alle spalle un anno nero per il lavoro. Questo dicono i dati Instat elaborati dal Centro Studi di Confartigianato Chieti. L'associazione di categoria lancia l'allarme rosso.

«Bisogna riportare le micro e piccole imprese che rappresentato il 95% delle aziende censite in Abruzzo», afferma Daniele Giangiulli, direttore provinciale Confartigianato Chieti, «al centro di un progetto di sviluppo nuovo in grado di valorizzare i giovani e le donne».

Le categorie, al contrario, più penalizzate nel 2010 dalla congiuntura occupazionale negativa che ha attanagliato la provincia di Chieti. Dove i colossi industriali della Val di Sangro hanno ridotto la propria mole di lavoro mettendo in ginocchio l'intero indotto composto, in particolare, da piccole imprese artigiane.

Eloquenti i dati resi noti da Confartigianato. «Nel 2010», spiega Simona Di Silvestre, responsabile Centro Studi Confartigianato, «i valori medi nazionali registrano un tasso di disoccupazione totale pari all'8,4%, una disoccupazione giovanile del 27,8% e una femminile del 9,7%. In provincia di Chieti il tasso di disoccupazione generale si è attestato al 10,1%, quello giovanile al 30,2% mentre la disoccupazione delle donne è stata pari al 14,8%».

Una debacle evidente acuita da altri dati che devono far riflettere. «Tra il 2008 e il 2010», aggiunge Di Silvestre, «in molte province il tasso di occupazione è calato di due punti e mezzo. A Chieti il calo è stato pari a 3,6 punti tanto da classificare la provincia teatina tra le ultime dieci d'Italia».

Preoccupa, poi, il tasso di inattività registrato. Ovvero la percentuale di coloro che si sentono rassegnati e neanche cercano più un lavoro. Il tasso di inattività nazionale nel 2010 è stato del 51,6%, quello giovanile del 71,6%. Nella provincia di Chieti il dato generale si è fermato al 55% mentre quello giovanile ha raggiunto la soglia ragguardevole del 77,7%. Qualche spiraglio si intravede in questo primo scorcio del 2011 con un segno positivo dello 0,1% per l'occupazione ed un decremento del 2%, su scala nazionale, del numero dei disoccupati.

Per Confartigianato urge, comunque, voltare subito pagina. Un appello viene rivolto alla Provincia. Ente preposto alla pianificazione del territorio, sviluppo in primis. «E' stato istituito un tavolo di concertazione sull'economia di cui si sono perse le tracce dopo le tradizionali promesse di rito. E' necessario tornare a concertare il rilancio del nostro comprensorio facilitando l'accesso al credito delle piccole e micro imprese. D'ora in avanti», avverte Giangiulli, «non accetteremo altri ritardi». (j.o.)

Infrastrutture: la Calabria terzultima in Italia
Con un indice di 77,1, la Calabria è terzultima nella graduatoria delle Regioni a statuto ordinario per le dotazioni infrastrutturali
18/04/2011  La Calabria è terzultima nella graduatoria delle Regioni a statuto ordinario, con un indice di 77,1, per le dotazioni infrastrutturali che prende in considerazione otto categorie: rete stradale, aeroporti, ferrovie,reti telefoniche e telematiche reti ed impianti energetico-ambientali, strutture sanitarie, scolastiche e culturali-ricreative.
 Il dato emerge dall’elaborazione fatta dal Sole 24 ore su dati dell’Istituto Magnacarne in vista dell’esame del decreto sul recupero di gap infrastrutturale previsto dal federalismo.
 In questa graduatoria, la Calabria è seguita solo da Molise (54,4) e Basilicata (43,8). Il Lazio, che è al primo posto, ha un indice di 162. A livello provinciale, la prima Provincia calabrese è Catanzaro, al 29/mo posto nazionale, con una indice di 101,1, seguita da Reggio con 86,4 (44/ma), Vibo con 78,7 (56/ma), Cosenza con 66,5 (70/ma) e Crotone con 57 (76/ma).
 Passando all’esame delle singole voci, i chilometri di autostrada in Calabria sono 295, contro gli 853 del Piemonte, mentre quelli di binari doppi elettrificati sono 259. Peggio della calabria, per le ferrovie, stanno Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Molise, ma con un’estensione territoriale inferiore. I metri quadrati di area parcheggio degli aerei, sono 150 mila, con la Calabria che si pone al nono posto della graduatoria. È al terzultimo posto, invece, per la raccolta differenziata (con 86.294 chili), al qunitultimo per numero di biblioteche (496 contro le 2.642 della Lombadia, prima), ed al noto come numero di aule nei licei (1.595).

Infrastrutture, Basilicata agli ultimi posti
18/04/2011  Dal punto di vista delle infrastrutture, Basilicata, Molise e Calabria «nell’indice generale raggiungono un punteggio spesso sotto la metà rispetto a Lazio, Lombardia e Liguria»: lo ha scritto oggi Gianni Trovati sul quotidiano «Il Sole 24 Ore», in un articolo dedicato al decreto sulle «risorse aggiuntive» e gli “interventi speciali» previsti dal federalismo, presto all’esame della Commissione bicamerale per l’attuazione della riforma.

Nel quadro sintetico finale riservato alle regioni a statuto ordinario, la Basilicata ottiene un indice 43,8, l’ultimo della classifica (preceduta dal Molise, con 54,4). La Basilicata occupa l’ultimo o il penultimo posto nelle classifica di categoria (29 chilometri di autostrade rispetto ai 36 del Molise; 24 chilometri di binari doppi elettrificati rispetto ai 23 del Molise; nessun aeroporto, come il Molise; solo 19.856 chilogrammi di raccolta differenziata, in netto vantaggio però sul Molise, che è a quota 6.350; 189 biblioteche rispetto alle 169 del Molise; e 423 aule nei licei rispetto alle 224 del Molise). Nella classifica delle province, l’indice di quella di Potenza è 44,3 e la colloca al terz'ultimo posto; l’indice della provincia di Matera, dove «la ferrovia semplicemente non c'è, unico capoluogo d’Italia in questa condizione», è 42,7 e la colloca all’ultimo posto. I dati sono dell’Istituto Tagliacarne e sono stati elaborati dal «Sole 24 Ore»

Alluvione, il Governo impone alla Basilicata di alzare le tasse, altrimenti niente aiuti
L'assessore Rosa Gentile: «A oltre un mese e mezzo dal nubifragio non è arrivato neanche un euro. Solo forma il decreto sullo stato d'emergenza in regione»
18/04/2011  «A oltre un mese e mezzo dal nubifragio del primo marzo scorso, nemmeno un euro è stato destinato dal Governo al soccorso delle popolazioni lucane colpite dall'evento calamitoso e al ristoro dei danni»: lo ha detto, in una dichiarazione diffusa dall'ufficio stampa, l'assessore alle infrastrutture della Regione Basilicata, Rosa Gentile. «L'adozione, da parte del Governo, del decreto che indicava la Basilicata tra le zone danneggiate - ha aggiunto - è rimasta un mero adempimento formale senza che sia seguito lo stanziamento di risorse per dar corso agli interventi di risistemazione. Un passo avanti per l'adozione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio lo si aspettava oggi dalla riunione convocata a Roma dal Dipartimento nazionale di protezione civile con i rappresentanti del Ministero dell'Economia e le Regioni danneggiate Abruzzo, Basilicata e Marche, ma i ragionamenti avviati sulla quantificazione dei danni sono stati letteralmente troncati dall'arrivo del consigliere giuridico del ministro Tremonti, che ha imposto il rinvio di ogni ragionamento a quando le stesse regioni avranno provveduto ad aumentare al massimo le imposte di propria competenza. A nulla è valsa anche la diversa posizione dei rappresentanti della protezione civile che hanno tra l'altro certificato il lavoro 'preciso, puntuale e rigorosò fatto per la rilevazione dei danni. Quella che si sta consumando a danno della Basilicata - ha detto l'assessore - è una battaglia ideologica. In pratica il Governo chiede alla Basilicata di portare al massimo tutte le sue tasse, in base a quanto lo stesso esecutivo ha deciso qualche mese fa nel Milleproroghe, come condizione preliminare per intervenire con altri aiuti. Da subito avevamo manifestato la nostra contrarietà a questa ipotesi, sia per non gravare con nuovi tributi su chi già aveva subito un danno sia perché una tale misura non risolverebbe praticamente nulla poiché essendo la Basilicata la regione a minor gettito fiscale, le risorse recuperate sarebbero irrisorie, e ci eravamo offerti di sostituire questo gettito con altre somme di competenza regionale. Questa posizione, portata avanti con il sostegno indistinto di tutte le forze politiche della Basilicata, ci sembrava essere stata ragionevolmente compresa dal Governo, ma a distanza di un mese e mezzo oggi ci viene ripetuto che senza alzare al massimo le imposte regionali e l'accisa sui carburanti non avremo un euro. A testimonianza delle scelte fatte, oggi al tavolo del Dipartimento nazionale di protezione civile la Basilicata si era presentata con l'impegno a coprire in proprio circa due dei sei milioni di euro che erano stati impiegati nell'emergenza, e con la dichiarata volontà di fare altrettanto anche nella successiva fase di ristoro dei danni. Ma tutto è stato vano».

“In Sicilia si va verso la desertificazione industriale”
L’allarme del segretario generale regionale Ugl, Giovanni Condorelli. Con la delocalizzazione produttiva il lavoro perde quota
PALERMO - “Il reale stato economico-sociale tra il Nord e il Sud presenta un dualismo che penalizza negativamente le regioni meridionali; gli interventi effettuati non sono serviti ad una crescita regionale ed hanno frammentato di più economicamente le macro aree prese in esame. Stiamo percorrendo una strada che porterà alla desertificazione industriale: se non si esce dalla logica regionalistica, non ci sarà l’integrazione con il resto del Paese”. Ad affermarlo è il segretario generale Ugl in Sicilia, Giovanni Condorelli.

 “Le aziende - aggiunge - preferiscono trasferirsi verso altri tessuti produttivi, i quali offrono minori costi di produzioni, salariali e fiscali; il fenomeno va ricondotto alle ricerche da parte degli industriali di condizioni favorevoli per le attività di impresa, come l’outsourcing di R&S e la logistica verso l’Est Europa o il Medio Oriente. Ecco quali sono le priorità - dichiara il sindacalista - che il governo regionale deve presentare al governo centrale per un confronto tra le parti; per contrastare l’aspetto più complesso dell’economia della globalizzazione occorrono politiche di protezione favorendo lo sviluppo di condizioni favorevoli per le piccole e medie imprese, entro i confini regionali e nazionali”.

 “L’incidenza degli effetti della delocalizzazione - spiega Condorelli - renderà particolarmente difficile la negoziazione sindacale; a causa del differenziale del costo del lavoro, ci sarà una perdita esponenziale del potere contrattuale e la forza lavoro con bassa qualifica sarà la categoria più a rischio.

 Occorrono - conclude Condorelli - alleanze e nuove dinamiche di sviluppo interno per presidiare le filiere produttive, per analizzare e superare i punti debolezza dovute ai costi elevati di approvvigionamento delle materie prime, difficoltà sui marchi registrati e nella ricerca, ed infine il punto nodale la debolezza sul fronte politico, della legalità e delle infrastrutture, queste sono le prospettive per un miglior andamento ed una maggiore competitività del mercato economico, nell’ottica di integrazione regionale e nazionale”.
Articolo pubblicato il 19 aprile 2011

Ai sindaci gli evasori fruttano il 50%
Il Blog del Direttore di Carlo Alberto Tregua
Il dlgs 23/2011 sul Federalismo fiscale municipale ha introdotto un’importante innovazione che avrà il compito di incrementare considerevolmente le entrate delle amministrazioni comunali. Ci riferiamo all’art. 2, comma 10, lettera b, il quale prevede la compartecipazione delle attività dei sindaci al fine di snidare gli evasori, totali o parziali, che non pagano le imposte nazionali: Iva, Ires, Irpef e quella regionale, l’Irap.
 Ma che cosa dice l’appena citata norma? Che è elevata al 50 per cento la quota dei tributi statali riconosciuta ai Comuni ai sensi dell’articolo 1, comma 1, del dlgs 203/2005 convertito nella legge 248/2005. Il che significa che ai primi cittadini va la metà delle imposte accertate dall’Agenzia delle Entrate e provenienti da quegli evasori segnalati dall’Ente locale. Attenzione, sulle somme accertate, non sulle somme riscosse, quindi il beneficio per l’Ente è duplice: incassa dal precedente 33 l’attuale 50 per cento delle somme, ma calcolate sull’accertato e non sul riscosso.

 Questa norma è una vera manna dal cielo per i Comuni se, beninteso, i sindaci provvederanno tempestivamente a costituire un Nucleo tributario locale che vada a stanare quegli indegni cittadini che non pagano le imposte.
 In una città media o grande, per stanare gli evasori, occorre un’organizzazione efficiente, che parta dall’incrocio delle informazioni disponibili nelle banche dati, ma anche dal pattugliamento del territorio per rilevare indici di agiatezza e di ricchezza di residenti cui non corrispondono le imposte iscritte nelle dichiarazioni dei redditi.
 Nelle città piccole il compito è più facile perché tutti o quasi si conoscono. Basterebbe svolgere quella modesta attività d’intelligence per paragonare gli stili di vita dei propri cittadini con le loro dichiarazioni dei redditi.
 A questo riguardo esistono alcune norme delle leggi cosiddette estive (133/2008 e 122/2010) le quali prevedono la collaborazione tra Agenzia delle Entrate e Comuni per l’accesso agli elenchi delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti e la lotta all’evasione.

 Peccato però che il ministero dell’Economia abbia bloccato la pubblicizzazione on-line delle dichiarazioni dei redditi dei cittadini, con ciò danneggiando le amministrazioni perché esse avrebbero potuto utilizzare segnalazioni diverse se le dichiarazioni fossero state rese pubbliche su siti web ufficiali.
 Infatti, se tutti i cittadini potessero andare a guardare i redditi dei loro vicini o conoscenti, indicherebbero immediatamente, sia al Comune che al 117 della Guardia di finanza, tutte le possibili anomalie. Non si tratta di delazioni, bensì di un modo civile per rendere effettivo il principio di eguaglianza fra i cittadini previsto dall’articolo 3 della Costituzione. Eguaglianza vuole che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva (art. 53 della Costituzione).

 I sindaci saggi, amministratori e non politicanti da strapazzo, una volta costituito il Nucleo tributario locale (Ntl) per snidare gli evasori di imposte nazionali e regionale, dovrebbero utilizzarlo anche per scoprire quell’altra fetta di evasione di imposte comunali (Ici, Tarsu, Tia, Tosap, Pubblicità e via enumerando) nonché i proprietari degli immobili fantasma, abusivi o regolari ma non iscritti al Catasto dell’Agenzia del Territorio. Anche da questo versante le entrate degli Enti locali potrebbero cospicuamente aumentare per far quadrare i bilanci.
 Ma non basta. I sindaci, buoni amministratori e non politicanti, dovrebbero far redigere ai propri dirigenti il Piano aziendale dell’Ente, in modo da razionalizzare le spese per renderle efficaci, cioè per conseguire i massimi risultati (maggiori e migliori servizi).
 Da questa politica di buona amministrazione non può che scaturire un beneficio per i residenti, i quali devono abituarsi a controllare l’attività della propria amministrazione chiedendo a gran voce, anche protestando quando il sito dell’Ente non è aggiornato ed esaustivo, cioè non riporta tutti i provvedimenti amministrativi e consiliari, in modo che non venga nascosta la verità.

Napoli. Rifiuti, serve un “miracolo”
NAPOLI. I turisti rischiano di trovare a Pasqua una città sporca, Palazzo San Giacomo è in affanno per portare la situazione alla normalità. È partito dunque il conto alla rovescia: «Faremo l’impossibile» dichiara il sindaco Rosa Russo Iervolino. Il piano prevede priorità per gli sversamenti dei rifiuti negli impianti provinciali: si tratta di smaltire 1.500 tonnellate. Di sicuro non ci sarà alcun “miracolo” per giovedì, quando inizieranno le affollate ricorrenze ecclesiastiche che culmineranno con la Via Crucis di venerdì al Vomero, celebrata dal cardinale Sepe. Intanto gli alberghi sono quasi pieni, resta il last minute, ma i prezzi in alcuni casi sono stati dimezzati. Sul fronte giudiziario (inchiesta su assunzioni pilotate e “dazioni”), ieri è stato sentito dal gip Antonio Cigliano: «Nessun reato, ero solo preoccupato per i miei due figli».

Turismo, le Terre del Salento tra novità e confusione
 Lunedì 18 Aprile 2011 13:37
TARANTO - Turisti sempre più disorientati e confusi. Dopo i brand “Terra Jonica” e “Grande Salento” ora c’è anche “Terre del Salento”. Stamattina gli assessori delle Province di Taranto, Brindisi e Lecce hanno presentato una nuova iniziativa, l’ennesima, per cercare di attirare i turisti.
Questa volta l’attenzione si è rivolta alla Svezia dove l’11 aprile scorso la delegazione delle “Terre del Salento” è stata per incontrare buyers e giornalisti. A loro hanno mostrato le peculiarità del territorio. Ma quale territorio? Unificando i progetti delle tre province non si rischia di fare perdere ad ognuno di essi l’identità? E’ l’interrogativo che avevamo posto già quando era stato battezzato il marchio “Grande Salento” e torniamo a riproporlo oggi con questa ulteriore iniziativa che dovrebbe concretizzarsi, a breve, con un tour educational, ovvero con pacchetti di visite guidate per itinerari tematici che raccolgano, ad esempio gli aspetti culturali, paesaggistici o enogastronomici delle tre province. Insomma un minestrone di proposte che potrebbe disorientare il turista. La terra di Taranto, quella fatta di mare, sole e di prodotti tipici che fine farà? La prossima settimana il tavolo di lavoro avviato, dai tempi della Bit di Milano, tra i tre assessori (Pietro Mita di Lecce, Francesco Pacella di Brindisi e Giovanni Longo di Taranto) tornerà a riunirsi per pianificare il progetto

L'UNIONE SARDA - Economia: «È allarme disoccupazione giovanile»
19.04.2011
Il tasso di disoccupazione giovanile in Sardegna è arrivato al 44,7 per cento ed è «più preoccupante» del dato nazionale già di per sé «di evidente criticità», visto che è assestato al 28,9 per cento. Lo denuncia la Cisl col segretario generale Mario Medde: «La nostra Isola è al primo posto tra le regioni italiane, sesta in Europa». Per questo «è importante che la Regione vari un programma pluriennale di lotta alla disoccupazione giovanile». La Cisl si dice preoccupata «dalla scarsa efficacia degli strumenti attuali».

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