di PIERLUIGI POTÌ
Che l’inquinamento elettromagnetico rappresenti un problema serio e sempre di grande attualità è un fatto ben risaputo a tutte le realtà urbane.
Del resto, le radiazioni emesse senza soluzione di continuità dalla miriade di antenne radio-televisive e, soprattutto, di telefonia mobile, installate sui tetti di edifici pubblici e privati, costituiscono da sempre un pericolo costante e formano oggetto, spesso e volentieri, di vibranti proteste da parte delle comunità “assediate” e, in particolare, dalle associazioni ambientaliste che più volte, in tale materia, si sono erette a “paladini” della salute pubblica. In realtà, da un po’ di tempo a questa parte - se si esclude qualche estemporanea voce di protesta - della questione (quanto meno nel capoluogo) se ne parla sempre meno, quasi come se si fosse eretta... “bandiera bianca” di fronte ad un fenomeno che sembra non voglia saperne di diminuire di tono e di intensità.
Proprio per questa ragione, a (ri)alimentare il fuoco delle polemiche ci ha pensato l’Adoc (Associazione difesa e orientamento dei consumatori) che, attraverso una nota, ha manifestato l’interesse e il desiderio a riaprire i termini della questione. «Un argomento che da tempo non è più al centro delle attenzioni nella città di Brindisi - scrive l’associazione - è quello relativo all’inquinamento elettromagnetico. In passato, abbiamo registrato iniziative spontanee di gruppi di cittadini contro l’installazione di impianti di telefonia a ridosso delle proprie abitazioni, invocando a gran voce i controlli da parte degli organi preposti. Poi il nulla».
«Intanto - si legge ancora nella nota -, nella città capoluogo, prosegue a ritmi sostenuti l’installazione di nuovi impianti con una densità che ad occhio nudo pare già di per sé intollerabile, non solo sotto l’aspetto relativo all’inquinamento ambientale, ma anche per quanto riguarda l’impatto paesaggistico. L’unica soluzione adottata in qualche caso è quella della mimetizzazione, le cui finalità vengono meno nel momento in cui vi è ad esempio un numero considerevole di “canne fumarie” di dimensioni e forme davvero inusuali specie per le nostre città. Ma quello che più interessa, al di là dell’aspetto estetico, è la tutela della salute di soggetti che andrebbero maggiormente protetti come bambini ed ammalati».
«Due i casi maggiormente a rischio: in primo luogo, quello inerente la scuola dell’infanzia sita in viale Aldo Moro, prospiciente l’ex albergo Mediterraneo che ha smesso le sue funzioni ricettivo-turistiche per lasciare spazio a quelle “ricetrasmittenti”. Ci chiediamo quali siano i livelli di emissione in quell’area e se sul territorio comunale ci sia un monitoraggio costante dei livelli di trasmissione». «Altra situazione anomala - prosegue l’Adoc - è rappresentata da un impianto mobile posto in viale Porta Pia, di fronte sempre ad una scuola dell’in - fanzia, e quello posto nelle immediate vicinanze dell’ospedale “Perrino”. Potremmo andare oltre con l’elencazione di criticità che interessano un po’ tutto il territorio comunale; quello, però, che più ci interessa è la tutela della salute dei cittadini ed il rispetto delle leggi vigenti attraverso un costante monitoraggio della situazione e l’elimina - zione di situazioni di pericolo».
«All’amministrazione comunale - conclude la nota - chiediamo di attivarsi affinché stabilisca delle regole in tale settore, aspetto tra l’altro previsto dalla legge che dà la possibilità ai Comuni di adottare un regolamento, appunto, per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’espo - sizione della popolazione ai campi elettromagnetici ("Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", art. 8 comma 6 della leggen. 36/2001). Ad oggi, nulla è stato fatto: ci risulta solo si sia insediata una commissione allo scopo di produrre un documento, ma a distanza di oltre sette mesi non si hanno notizie circa i risultati ottenuti o se l’attività è stata svolta. Una situazione non più tollerabile in quanto in gioco vi è la salute di migliaia di cittadini».
04 Dicembre 2010
FONTE:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=387423&IDCategoria=11
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