18 novembre 2010
Nel terzo trimestre dell'anno l'economia italiana va peggio del previsto. E va peggio delle altre economie dell'area euro. Crescita inchiodata all'1% per quest'anno e per l'anno venturo. Occupazione ancora in calo. Ha toni scuri il ritratto delineato dalla "congiuntura flash" del Centro studi Confindustria.
Più nel dettaglio, nel terzo trimestre del 2010 (quello che si è chiuso il 30 settembre) l'andamento del prodotto interno lordo italiano (pil) ha rilevato una crescita da microscopio, un imprecettibile 0,2%, contro lo 0,5 rilevato nel trimestre estivo.
«Ciò riduce molto – osservano gli analisti della Confindustria – le probabilità di andare oltre l'1% annuo nel 2010 e nel 2011 e allarga la forbice della crescita persa». Il rallentamento proseguirà nei prossimi trimestri, «come anticipano l'indicatore Ocse, sceso anche a settembre (settimo calo consecutivo) e le attese degli imprenditori».
L'attività industriale aveva rilevato un +0,9% in ottobre (stima del Centro studi Confindustria), crescita che ha compensato in parte la contrazione sensibile osservata nel mese di settembre (-2,1%).
C'è però un problema: questa ripresa accennata della produzione industriale tende ad appiattirsi ed è nulla la crescita acquisita per l'ultimo quarto d'anno mentre si è ridotta molto la velocità di ricupero (dall'8% annualizzato fino a giugno all'1,3% nei mesi successivi).
Interessante tuttavia l'indice Pmi per il settore manifatturiero, cioè quell'indicatore formato dalle previsioni dei direttori agli acquisti dal quale si ricavano anticipazioni sulle tendenze. Questo indice è risalito in ottobre (da 52,6 a 53), sostenuto da produzione (55,7) e da nuovi ordini esteri (54,3).
Nel segmento dei servizi invece l'indice Pmi è calato a 51,0 (da 51,3).
È continuata nel mese scorso la discesa delle ore autorizzate di cassa integrazione. Ma i livelli di attività industriale sono ancora bassi e rimane perciò ancora ampio il bacino di lavoratori interessati: 340mila persone equivalenti a tempo pieno nel terzo trimestre (270mila nell'industria esclusa l'edilizia). I disoccupati in Italia nel trimestre erano oltre due milioni (l'8,2% della forza lavoro), in pratica invariati rispetto al secondo.
Invece scendono ancora l'occupazione (-28mila) ma anche la forza lavoro, segnalando il perdurare di effetti di scoraggiamento.
Uno sguardo all'estero. Il tasso di disoccupazione non accenna a rientrare nemmeno nelle maggiori economie avanzate, eccetto che in Germania, dove è sceso a settembre al 6,7% dal 7,6% di un anno prima. In Usa era fermo in ottobre al 9,6% (9,7% in gennaio). Nella media dell'area euro è salito al 10,1% in settembre.
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