Dura invettiva del sindaco Da Re sul patto di stabilità violato: «Trattati come dei ladri»
VITTORIO VENETO. «Disprezzo profondamente la sentenza della Corte dei conti». Il sindaco Toni Da Re ha usato parole molto dure contro quello che ha definito «un ente inutile».
La Corte ha constatato lo sforamento del patto di stabilità per il bilancio dell anno 2008. «Mi hanno fatto sentire come un ladro, mentre al Sud neanche presentano i bilanci e nessuno ci fa caso». Il duro attacco ieri alla conferenza stampa di fine anno. Ma facciamo un passo indietro. Tutto è incominciato con una sentenza della Corte dei Conti del 24 ottobre ottobre scorso, secondo la quale il comune ha sforato il patto di stabilità per il bilancio 2008. A monte l'alienazione mai avvenuta dell'ex-Mafil a Vittorio Servizi, controllata comunale al 100%, fatto che avrebbe bloccato la realizzazione prevista di alcune opere pubbliche. Il comune aveva così chiesto a Vittorio Servizi di erogare 2 milioni di euro a titolo di «distribuzione riserve», per finanziare la costruzione delle nuove scuole elementari di Forcal e San Giacomo. Contemporaneamente, per rimpolparne la liquidità, il Comune aveva «prestato» 1,5 milioni di euro alla controllata, che questa avrebbe poi restituito a rate. Ma l'operazione secondo la Corte ha violato il patto di stabilità. Sul caso ieri in municipio, alla conferenza stampa di fine anno, Da Re era un fiume in piena: «Sento profondo disprezzo per la sentenza della Corte dei conti. Mi hanno fatto sentire come un ladro, ma un sindaco non è un ladro, io sto lavorando per i cittadini e per la città - si è sfogato Da Re - Rinnovo il mio rancore verso la Corte: abbiamo cercato di portare a casa dei servizi per la città senza chiedere niente a nessuno, le farmacie (gestite da Vittorio Servizi ndr) sono infatti di una partecipata comunale». L'attacco del sindaco contro la Corte è stato frontale: «E' un ente inutile, come ne vengono mantenuti tanti in Italia. Ci sono regioni come Sicilia e Calabria che non presentano un bilancio regionale da anni, la Corte farebbe meglio a preoccuparsi di problemi come questi. Invece l'Italia ha un debito pubblico del 117 per cento rispetto al prodotto interno lordo. Se la Corte facesse quello che deve fare forse non sarebbe così». La chiusura dell'invettiva di Da Re è stata conseguente alle premesse: «Se aspettano che io applichi da solo le sanzioni conseguenti allo sforamento muore il cavallo e chi lo porta. Hanno mandato un fax, ma al Comune spetta almeno una raccomandata con tanto di francobollo da 4 euro, non mi interessa se anche il fax è sufficiente. Mandino una raccomandata».
30 dicembre 2010
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