Di EMANUELE LAURIA
La Regione scioglie la commissione-lumaca per riformare lo Statuto Spesi finora oltre 165.000 euro per riformare lo Statuto.
Sette ore di lavoro in un anno e alla fine la Regione Sicilia scioglie la commissione-lumaca.
La commissione Statuto e' un organismo istituito nel giugno del 2008 che avrebbe dovuto rinnovare l'antica carta dell'autonomia isolana: due anni e mezzo dopo il lavoro non si e' ancora concluso. Anzi. Da luglio a oggi, la commissione si e' riunita dieci volte e in sei occasioni nessuno dei 13 novelli padri costituenti che la compongono si e' presentato all'appuntamento. Morale: 205 minuti di lavoro negli ultimi sei mesi, 34 faticosissimi minuti ogni mese, la maggior parte dei quali spesi nell'ascoltare l'assessore all'Economia che ha relazionato sul federalismo e i sette consulenti nominati per un parere tecnico evidentemente indispensabile. Oddio, non e' che nel semestre precedente la commissione avesse operato con maggior vigore: poco piu' di un paio di sedute ogni trenta giorni, sei delle quali disdette o annullate e cinque (cinque!) consumate prima di mettersi d'accordo sull'elezione della centrale figura del segretario. Cosi' doveva finire, e forse era scritto. Se e' vero che gia' alla scadenza del primo anno di attivita', nel luglio del 2009, Cascio sottopose ai colleghi l'abolizione dell'organismo che si avviava a stabilire non invidiabili primati di improduttivita'. L'aula di Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea siciliana, boccio' la proposta e delibero' la prima di due proroghe peraltro non consentite dal regolamento. Gli eredi di Alessi eAldisio – storici progenitori dell'autonomia siciliana - hanno cosi' continuato ad incassare le indennita' di carica previste, che sono fisse e non legate all'effettivo svolgimento delle sedute. In soldoni: 3.316 euro al mese per il presidente (il finiano Alessandro Arico'), 819 euro per i due vice, 404 per il segretario. Cifre lorde, per carita', che vanno a sommarsi pero' a retribuzioni-base equiparate a quelle dei senatori: piu' o meno 19 mila mensili, 11 mila al netto di imposte e ritenute. Certo, Arico' e soci sono in buona compagnia: sono 57, su 90, i parlamentari siciliani titolari di una carica - e dunque di una indennita' - aggiuntiva: i presidenti dei gruppi parlamentari lievitati di recente con la nascita di Fli, di Forza del Sud di Gianfranco Micciché e del Pid di Saverio Romano, i componenti del consiglio di presidenza dell'Ars, i vertici delle tredici commissioni fra legislative e speciali: fra queste, c'e' pure quella che si occupa di controllare preventivamente la «qualita' delle leggi», affidata non a un giureconsulto o a un esperto di bilancio, ma - in ossequio a una ripartizione cencelliana fra i partiti - a un deputato di Ragusa dell'Udc che ha un diploma di geometra. E che nulla ha avuto da dire quando, nell'aprile scorso, l'Ars approvo' una legge che metteva sul mercato il porto di Augusta: di proprieta' pero' dello Stato, non della Regione. Avete presente Toto' che vende la fontana di Trevi? Ma tant'e'. L'immobilismo della commissione Statuto ha tatto traboccare il classico vaso. E il presidente Cascio ha avuto un moto d'indignazione: «Quest'organismo e' nella evidente impossibilita' di raggiungere gli obiettivo cui era preposto, quindi dichiaro definitivamente cessate le sue funzioni». Arico' ufficialmente non parla, il suo movimento - Fli - grida all'attacco politico: Cascio e' un esponente di quel Pdl che in Sicilia e' stato messo all'opposizione dal governatore Lombardo. Cosi, fra le polemiche, cala il sipario sull'ultimo scandalo siciliano. Costato, a conti fatti, 166.640 euro: la spesa sostenuta dalle casse pubbliche per garantire il gettone ai padri della riforma mai nata.
Nessun commento:
Posta un commento