«Noi riteniamo di essere federalisti, abbiamo una nostra proposta, se ragioniamo sulla nostra bene altrimenti se si tiene la sua noi non ci stiamo». Alla Lega, che per bocca del ministro Roberto Calderoli chiede di fare le riforme assieme dopo avere detto sì al federalismo, il leader democratico Pierluigi Bersani – intervistato da Sky – replica secco. Non chiude al dialogo ma rivendica l'autonomia della propria forza politica.
Immediata la replica del ministro Calderoli, dai toni piuttosto concilianti. Ringraziando il leader del Pd per aver risposto ad «un appello di responsabilità» sul federalismo, lo invita tuttavia a rileggere con attenzione la proposta del Pd dal momento che è stata bocciata dall'Anci che l'ha definita come una "tarsona", ovvero come il ritorno di una tassazione sulla prima casa.
«Noi restiamo contrari alla tassazione della prima casa intesa in termini di possesso, noi intendiamo mantenere questa posizione e introdurre anche un vantaggio per gli inquilini che non avendo le risorse per poter comprare la prima casa sono costretti ad affittarsela – spiega Calderoli –. Se dal Pd viene accettato questo presupposto mirato a garantire che tutti, come proprietari o come affittuari, debbano avere una prima casa con tutti i conseguenti vantaggi fiscali legati alla prima casa, allora sono pronto ad anticipare quel tavolo che abbiamo già convocato con tutte le forze politiche per martedì 11 gennaio e sono pronto a farlo a partire già dal primo di gennaio e per i giorni a seguire. Lavoriamo nei primi dieci giorni di gennaio – suggerisce dunque Calderoli – per dare finalmente concrete risposte al paese. E visto che qualcuno parla in questi giorni di catena di montaggio, diamo una dimostrazione concreta che la politica è disponibile a lavorare a un vera catena di montaggio delle riforme».
Ma l'ottimismo del ministro leghista – costretto a fare i conti con i numeri stretti della maggioranza in commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo, con il finiano Mario Baldassarri ago della bilancia – resta impallinato da fuoco amico. «Bossi ha ragione quando parla di palude – dice il governatore del Veneto Luca Zaia –. Bersani le sue proposte le vada a fare a Bossi. A noi risulta che finora il Pd non ha votato nulla a nostro favore, e spesso anche con acredine».
L'intervista concessa da Bersani a Sky non ha toccato solo il tema del federalismo ma anche le prospettive del governo Berlusconi. Il leader del Pd, da sempre sostenitore dell'accordo con i centristi, non sembra credere all'ipotesi di un'Udc che entri a far parte dell'esecutivo: «Tenderei ad escluderlo – ha detto – perché verrebbe meno alla linea fin qui tenuta». Analogo scetticismo sulla possibilità di elezioni. «Sulle elezioni io non ci scommetto. Deve scommetterci Berlusconi. Se ci arriviamo però, deve essere chiaro che è la proclamazione del suo fallimento totale».
31 dicembre 2010
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